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RACCONTO

61. La pecorella di Dio   3

C'era una volta una pecorella ribelle.
Essa vagava senza ben sapere che strada prendere.
Più volte Dio gliel'aveva mostrata ma lei voleva fare di testa sua, voleva cavarsela da sola.
Poiché la strada che si era scelta era comoda e priva di sacrifici.
Un bel giorno stanca di vivere nell'oppio decise di seguire la voce di Dio.
La strada che Dio le mostrò era tutta in salita.
La pecorella voleva tornare indietro, Dio però la incoraggiò ed ella riprese il suo cammino... a volte cadeva a terra, Dio però non la lasciava sola, se la metteva in braccio e l'aiutava nel proseguire.
La pecorella arrivò alla meta proposta da Dio sanguinante e straziata.
Ma quel che è strano è che arrivò felice.
Il Signore se la portò in paradiso.
Ora le disse nessuno ti farà del male sarai tutta mia io che tanto ho sperato in te e che tanto ti ho amata.
La pecorella capì che più grande ricompensa non poteva avere.

amore di Diosequeladoloresofferenzacrocefiduciafede

1.0/5 (1 voto)

inviato da Alessia, inserito il 19/06/2005

RACCONTO

62. Il fiore più bello

In un paesino di montagna c'è un'usanza molto bella. Ogni primavera si svolge una gara tra tutti gli abitanti. Ciascuno cerca di trovare il primo fiore della primavera. Chi trova il primo fiore sarà il vincitore e avrà fortuna per tutto l'anno. A questa gara partecipano tutti, giovani e vecchi. Quest'anno, quando la neve iniziava a sciogliersi e larghi squarci di terra umida rimanevano liberi, tutti gli abitanti di quel paesino partirono alla ricerca del primo fiore. Per ore e ore iniziarono a cercare alle pendici del monte, ma non trovarono alcun fiore.

Stavano già ritornando verso casa quando il grido di un bambino attirò l'attenzione di tutti. "È qui! L'ho trovato". Tutti accorsero per vedere. Quel bambino aveva trovato il primo fiore, sbocciato in mezzo alle rocce, qualche metro sotto il ciglio di un terribile dirupo. Il bambino indicava col braccio teso giù in basso, ma non poteva raggiungerlo perché aveva paura di precipitare nel terribile burrone. Il bambino però desiderava quel fiore anche perché voleva vincere la gara.

Cinque uomini forti portarono una corda. Intendevano legare il bambino e calarlo fino al fiore. Il bambino però aveva paura. Aveva paura che la corda si rompesse e di cadere nel burrone. "No, no - diceva piangendo - ho paura!". Gli fecero vedere una corda più forte e quindici uomini che l'avrebbero tenuto. Tutti lo incoraggiavano. Ad un tratto il bambino cessò di piangere. Tutti fecero silenzio per sentire che cosa avrebbe fatto il bambino. "Va bene - disse il bambino - andrò giù se mio padre terrà la corda!".

Dio Padreaffidamento in Dioabbandono in Dio

inviato da Don Gianni Castignoli, inserito il 23/04/2005

RACCONTO

63. Parlare di Dio

Sri Ramakrishna, Il libro degli esempi, Gribaudi Editore

«Quante discussioni si sono fatte e si fanno ancora su Dio. Tu che ne pensi?», chiese un giorno un discepolo al grande maestro.
«Vedi quell'ape?», rispose il maestro. «Senti il suo ronzìo? Esso cessa quando l'ape ha trovato il fiore e ne succhia il nettare. Vedi quest'anfora? Ora vi verso dell'acqua. Ne senti il glu-glu? Cesserà quando l'anfora sarà colma. Ed ora osserva questo biscotto che pongo crudo nell'olio bollente. Senti come frigge e che rumore fa? Quando sarà ben cotto tacerà. Così è degli uomini. Fino a quando discutono e fanno del gran rumore su Dio, è perché non l'hanno ancora trovato. Chi invece l'ha trovato tace e, nel silenzio, adora ed agisce.»

Dioricerca di Diorapporto con Dio

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 23/01/2005

RACCONTO

64. Portami ciò che nella tua vita è imperfetto...   1

E' la notte di Natale. Tommaso sogna che sta andando insieme ai pastori e ai Re Magi verso la stalla quando si trova improvvisamente davanti a Gesù Bambino che giace nella mangiatoia. Tommaso si accorge di essere a mani vuote. Tutti hanno portato qualcosa: solo lui è senza doni!

Avvilito dice subito: "Prometto di darti la cosa più bella che ho. Ti regalo la mia nuova bicicletta, anzi il mio trenino elettrico".

Il bambino nel presepe scuote la testa e sorridendo dice: "Io non voglio il tuo trenino elettrico. Dammi il tuo tema in classe!".

"Il mio ultimo tema?" balbetta il ragazzino. "Ma ho preso un insufficiente!".

"Appunto, proprio per questo lo vorrei" dice Gesù. "Devi darmi sempre tutto quello che è insufficiente, imperfetto. Per questo sono venuto nel mondo. Ma vorrei un'altra cosa ancora da te: la tua tazza del latte".

A questo punto Tommaso si rattrista: "La mia tazza? Ma è rotta!".

"Proprio per questo la vorrei avere" dice Gesù Bambino. "Tu mi puoi portare tutto quello che si rompe nella tua vita. Perché io sono capace di risanarlo".

Il ragazzino sentì di nuovo la voce del Bambino Gesù: "Vorrei una terza cosa da te: vorrei la risposta che hai dato a tua mamma quando ti ha chiesto come mai si è rotta la tazza del latte".

Allora Tommaso inizia a piangere e confessa tra le lacrime: "Ma le ho detto una bugia, quella volta. Ho detto alla mamma che la tazza era caduta per caso, ma in realtà l'ho gettata a terra io, per rabbia".

"Per questo vorrei avere quella tua risposta" risponde sicuro Gesù Bambino. "Portami sempre tutto quello che nella tua vita è cattivo, bugiardo, dispettoso e malvagio. Sono venuto nel mondo per perdonarti, per prenderti la mano e insegnarti la via".

Gesù sorride di nuovo a Tommaso, mentre lui guarda, comprende e si meraviglia....

Quest'anno hai già pensato cosa "regalare" della tua vita al Signore Gesù?

natalemisericordia di Diorapporto con Dio

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 14/01/2005

RACCONTO

65. Liberi davvero   1

Un ebreo salvò la vita del faraone che stava per essere morso da un serpente velenoso. Il faraone, grato, permise allo schiavo di esprimere un desiderio. Invece di chiedere libertà per se stesso o per i suoi parenti o doni materiali, l'ebreo fece una richiesta incomprensibile per il faraone: chiese che tutti i giovani ebrei avessero ogni giorno due ore libere per pregare, studiare, imparare.
«Un popolo che rivolge il suo pensiero al Signore - disse ai giovani - non sarà mai un popolo di schiavi, perché si può rendere schiavo il corpo, mai lo spirito!»

libertàpreghierarapporto con Dio

inviato da Antonella Longo, inserito il 29/07/2004

RACCONTO

66. Chi sono i santi?

Una maestra di una scuola materna aveva portato la sua classe a visitare una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate luminose. A scuola il parroco damanda ai bambini: "Chi sono i santi?". Un bambino risponde: "Sono quelli che fanno passare la luce".

Stupenda definizione: i santi fanno passare la luce di Dio che continua ad illuminare la terra.

santità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 28/07/2004

RACCONTO

67. Arriva Dio!   3

Un giorno un uomo "single" venne a sapere che Dio stava per venire a trovarlo. «Da me?», si preoccupò. «Nella mia casa?». Si mise a correre affannato attraverso tutte le camere, salì e scese per le scale, si arrampicò fin sul tetto, si precipitò in cantina. Vide la sua casa con altri occhi, adesso che doveva venire Dio.

«Impossibile! Povero me!», si lamentava. «Non posso ricevere visite in questa indecenza. E' tutto sporco! Tutto pieno di porcherie. Non c'è un solo posto adatto per riposare. Non c'è neppure aria per respirare». Spalancò porte e finestre.

«Fratelli! Amici!», invocò. «Qualcuno mi aiuti a mettere in ordine! Ma in fretta!». E cominciò a spazzare con energia la sua casa. Attraverso la spessa nube di polvere che si sollevava, vide uno che era venuto a dargli aiuto. In due era più facile. Buttarono fuori il ciarpame inutile, lo ammucchiarono e lo bruciarono. Si misero in ginocchioni e strofinarono vigorosamente le scale e i pavimenti. Ci vollero molti secchi d'acqua, per pulire tutti i vetri. Stanarono anche la sporcizia che si annidava negli angoli più nascosti.

«Non finiremo mai!», sbuffava l'uomo. «Finiremo!», diceva l'altro, con calma. Continuarono a lavorare, fianco a fianco, per tutto il giorno. E, finalmente, la casa pareva messa a nuovo, lustra e profumata di pulito.

Quando scese il buio, andarono in cucina e apparecchiarono la tavola. «Adesso», disse l'uomo, «può venire il mio Visitatore! Adesso può venire Dio. Dove starà aspettando?». «Io sono già qui!», disse l'altro, e si sedette al tavolo. «Siediti e mangia con me!».

Dio non ci lascia mai soli nel compito di «far pulizia» nella nostra casa-anima. E' con noi, dalla nostra parte. Ci incoraggia con la sua parola, ci affianca e agisce con la sua grazia. Il sacramento della Riconciliazione è opera contemporaneamente di Dio e del cristiano, che si incontrano per star bene insieme e «mangiare alla stessa tavola».

confessionericonciliazionepeccatorapporto con Diomisericordia di Dioattesaperdonoperdono di dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Cecilia Leone, inserito il 28/07/2004

RACCONTO

68. Ho fatto colazione con Dio   3

Traduzione dallo spagnolo di un racconto di Te-La Gitana

Un bambino voleva conoscere Dio. Sapeva che era un lungo viaggio arrivare dove abita Dio, ed è per questo che un giorno mise dentro al suo cestino dei dolci, marmellata e bibite e cominciò la sua ricerca.

Dopo aver camminato per trecento metri circa, vide una donna anziana seduta su una panchina nel parco. Era sola e stava osservando alcune colombe. Il bambino gli si sedette vicino ed aprì il suo cestino. Stava per bere la sua bibita quando gli sembrò che la vecchietta avesse fame, ed allora le offrì uno dei suoi dolci.

La vecchietta riconoscente accettò e sorrise al bambino. Il suo sorriso era molto bello, tanto bello che il bambino gli offrì un altro dolce per vedere di nuovo questo suo sorriso.

Il bambino era incantato! Si fermò molto tempo mangiando e sorridendo, senza che nessuno dei due dicesse una sola parola. Al tramonto il bambino, stanco, si alzò per andarsene, però prima si volse indietro, corse verso la vecchietta e la abbracciò. Ella, dopo averlo abbracciato, gli dette il più bel sorriso della sua vita.

Quando il bambino arrivò a casa sua ed aprì la porta, la sua mamma fu sorpresa nel vedere la sua faccia piena di felicità, e gli chiese: "Figlio, cosa hai fatto che sei tanto felice?". Il bambino rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio!".

E prima che sua mamma gli dicesse qualche cosa aggiunse: "E sai cosa, ha il sorriso più bello che ho mai visto!".

Anche la vecchietta arrivò a casa raggiante di felicità. Suo figlio restò sorpreso per l'espressione di pace stampata sul suo volto e le domandò: "Mamma, cosa hai fatto oggi che ti ha reso tanto felice?". La vecchietta rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio, nel parco!". E prima che suo figlio rispondesse, aggiunse: "E sai? E' più giovane di quel che pensavo!".

rapporto con Diovedere Dioricerca di Dio

inviato da Cecilia Leone, inserito il 16/12/2003

RACCONTO

69. La pecorella smarrita   1

Anthony De Mello

Una pecora scoprì un buco nel recinto e scivolò fuori.
Era così felice di andarsene.
Si allontanò molto e si perse.
Si accorse allora di essere seguita da un lupo.
Corse e corse, ma il lupo continuava ad inseguirla, finché il pastore arrivò e la salvò riportandola amorevolmente all'ovile.
E nonostante che tutti l'incitassero a farlo, il pastore non volle riparare il buco nel recinto.

libertàamore di Diobenemalescegliererapporto con Diopecorella smarritapecora

2.7/5 (3 voti)

inviato da Anna Barbi, inserito il 27/10/2003

RACCONTO

70. Un celebre astronomo   1

Tilmann Pesch

Il celebre astronomo Kircher aveva uno dei suoi amici che dubitava della esistenza di Dio.

Un giorno in cui doveva recarsi a visitarlo, collocò sul suo tavolo un magnifico globo celeste. L'incredulo era appena entrato quando il novello oggetto colpì il suo sguardo; l'esaminò da vicino e domandò a Kircher se gli apparteneva.

"No", rispose l'astronomo, "il globo che voi vedete non appartiene ad alcuno; non ha proprietario. Deve esser venuto qui per effetto del caso, perché io non posso spiegare altrimenti la sua presenza".

L'amico credeva che Kircher scherzasse: ma l'astronomo continuò a sostenere con serietà quello che aveva affermato non ascoltando alcuna delle obiezioni dell'incredulo, fino al momento in cui questi dimostrò di aversene a male.

Allora Kircher sorrise e gli disse con malizia: "Voi trovate che sarebbe assurdo ammettere che il caso abbia portato qui questo piccolo globo: come dunque volete poi che il caso sia autore di questo grande ed ammirevole globo che noi abitiamo?".

Il visitatore tacque non trovando nulla da obiettare ad una argomentazione così decisiva.

scienzafedericerca di sensosenso della vitaateismocredereesistenza di Diodubbio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Claudia Nobile, inserito il 27/10/2003

RACCONTO

71. L'umorista davanti a Dio   3

Pino Pellegrino, Racconti per il volo dell'anima

Una volta un uomo, un tipo sempre allegro e sorridente, fece un sogno: gli sembrò d'esser morto e di trovarsi davanti al tribunale di Dio. Era quasi disperato perché aveva grosse marachelle sulla coscienza.

Sentiva che il Giudice quando sceglieva uno tra i beati gli diceva: «Avevo fame e mi hai dato da mangiare; avevo freddo e mi hai coperto... vieni a godere nel mio regno!»

L'uomo tremava tutto, perché non si ricordava d'aver fatto nessuna opera buona.

Ma quando venne il suo turno vide che il Signore lo guardava sorridendo.
«Che cosa mai avrò fatto di bene?» si domandava tra sé.

Il Giudice esclamò: «Ero triste e tu con il tuo umorismo mi hai consolato; ero malinconico e tu con il tuo sorriso mi hai rasserenato: entra nella gioia del mio paradiso!»

umorismogiudizio universaleparadisovita eternagioiasorriso

4.7/5 (3 voti)

inviato da Cecilia Leone, inserito il 18/10/2003

RACCONTO

72. Le orme del creatore   2

Pino Pellegrino

Un arabo accompagnava attraverso il deserto un esploratore francese. E ogni mattino si prostrava a terra per adorare e pregare Dio. Un giorno il francese gli disse:
«Tu sei un ingenuo: Dio non esiste, difatti tu non l'hai mai visto né toccato.»
L'arabo non rispose.

Poco dopo il francese notò delle orme di cammello ed esclamò:
«Guarda, di qui è passato un cammello.»

E l'arabo rispose:
«Signore, lei è un ingenuo, il cammello non l'ha né visto né toccato.»
«Sciocco sei tu! Si vedono le orme!» replicò il francese.

Allora l'arabo, puntando il dito verso il sole:
«Ecco le orme del Creatore: Dio c'è.»

federicerca di Dioreligiosità

4.0/5 (1 voto)

inviato da Eleonora Polo, inserito il 28/06/2003

RACCONTO

73. La donna e la cipolla

Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov VII, 3

Vedi, Aljòscecka, - scoppiò e ridere nervosamente Grùscegnka rivolgendosi a lui, - mi sono vantata con Rakìttka di aver dato una cipolla, ma con te non mi vanterò, a te parlerò con un'altra intenzione. E' soltanto una leggenda, ma una bella leggenda, che ancora bambina a sentito dalla mia Matrjòna, quella che adesso serve da me come cuoca. Senti com'è:

"C'era una volta una donna cattiva cattiva che morì, senza lasciarsi dietro nemmeno un'azione virtuosa. I diavoli l'afferrarono e la gettarono in un lago di fuoco. Ma il suo angelo custode era là e pensava: di quale suo azione virtuosa mi posso ricordare per dirla a Dio? Se ne ricordò una e disse a Dio: - Ha sradicato una cipolla nell'orto e l'ha data a una mendicante. E Dio gli rispose: - Prendi dunque quella stessa cipolla, tendila a lei nel lago, che vi si aggrappi e la tenga stretta, e se tu la tirerai fuori del lago, vada in paradiso; se invece la cipolla si strapperà, la donna rimanga dov'è ora. L'angelo corse della donna, le tese la cipolla: - Su, donna, le disse, attaccati e tieni. E si mise a tirarla cautamente, e l'aveva già quasi tirata fuori, ma gli altri peccatori che erano nel lago, quando videro che la traevano fuori, cominciarono ad aggrapparsi tutti a lei, per essere anch'essi tirati fuori. Ma la donna era cattiva cattiva e si mise a sparar calci contro di loro, dicendo: "E' me che si tira e non voi, la cipolla è mia e non vostra. Appena ebbe detto questo, la cipolla si strappò. E la donna cadde nel lago e brucia ancora. E l'angelo si mise a piangere e si allontanò".

caritàamorecondivisioneparadisomortevita eternagiudizio universaleegoismochiusura

5.0/5 (1 voto)

inserito il 01/04/2003

RACCONTO

74. Il giardino di Dio   1

Pino Marelli, Nuovi Incontri per i genitori, Elledici

C'era una volta un giardino chiuso da altissime mura, che suscitava la curiosità di molti.
Finalmente una notte quattro uomini si munirono di un'altissima scala per vedere che mai ci fosse di là.
Quando il primo raggiunse la sommità del muro, si mise a ridere forte e saltò nel giardino.
Salì a sua volta il secondo, si mise a ridere e saltò anch'egli.
Così il terzo.
Quando toccò al quarto, questi vide dall'alto del muro uno splendido giardino con alberi da frutta, fontane, statue, fiori di ogni genere e mille altre delizie.
Forte fu il desiderio di gettarsi in quell'oasi di verde e di quiete, ma un altro desiderio ebbe il sopravvento: quello di andare per il mondo a parlare a tutti dell'esistenza di quel giardino e della sua bellezza.

È questo il tipo di uomo che salva l'umanità.
Colui che avendo visto Dio desidera condividerne con gli altri la visione.
Costui avrà un giorno nel giardino un posto speciale, accanto al cuore di Dio.

condivisioneannunciomissione

inviato da Anna Barbi, inserito il 01/04/2003

RACCONTO

75. L'anello benedetto

Gabriele Mandel, Saggezza islamica

C'era una volta un re che aveva tre figli e un anello. Sì: un anello d'oro e pietre preziose così bello, che se ne parlava perfino di là dalle frontiere, al punto che lo si riteneva magico, benedetto, simbolo del potere, e chissà che altro. Ognuno dei figli del re sperava di ricevere in eredità quell'anello, e spesso litigavano fra di loro per questo. Allora il re, sentendosi oramai prossimo a morire, decise di far fare dal gioielliere di corte altri due anelli in tutto simili al suo; e vennero così ben lavorati che proprio non se ne poteva distinguere uno dagli altri. Quando il re morì, ognuno dei tre prìncipi ricevette un anello, ma subito cominciarono a litigare gridando: «L'autentico è il mio. Questo è l'anello benedetto!».

Non venendo a capo di niente, decisero di rivolgersi a un maestro sufi che albergava in una grotta sul monte, uomo saggio, un mago che conosceva i segreti delle cose. Giunsero da lui e, mostrandogli gli anelli, chiesero: «Quale di questi è l'autentico?».

Il venerabile sufi guardò gli anelli, li rigirò a lungo fra le mani, poi, restituendoli, disse: «Non lo so, ma lo posso chiedere alla terra. La terra sa tutto e mi darà la risposta». E posato un orecchio a terra, rimase a lungo in ascolto. Poi si alzò e disse: «Ha risposto così: di' ai tre prìncipi che io non so a chi appartiene l'anello benedetto, ma io so che tutti e tre appartengono a me. Litigano per un poco d'oro e di pietre, e io nel mio ventre ne ho a profusione. Ma perché litigano, dal momento che anche loro verranno nel mio ventre?».

I vecchi maestri sufi dicono che il re simbolizza Dio, e i tre anelli simbolizzano la religione ebraica, la religione cristiana e la religione musulmana.

religioneebraismocristianesimoislamismotolleranzaconvivenzadialogo interreligiosoreligiosità

4.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lianza, inserito il 01/04/2003

RACCONTO

76. L'incidente   3

Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole

Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile. Guidava con molta attenzione perché l'auto che stava usando era nuova fiammante, ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi soprattutto del marito che aveva fatto parecchie rinunce per poter acquistare quel modello.

Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna ebbe un attimo di indecisione e con il parafango andò ad urtare il paraurti di un'altra macchina.

La giovane donna scoppiò in lacrime. Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito? Il conducente dell'altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto.

La donna cercò i documenti in una grande busta di plastica marrone. Cadde fuori un pezzo di carta.

In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole: "In caso di incidente..., ricorda, tesoro, io amo te, non la macchina!"

Lo dovremmo ricordare tutti, sempre. Le persone contano, non le cose. Quanto facciamo per le cose, le macchine, le case, l'organizzazione, l'efficienza materiale! Se dedicassimo lo stesso tempo e la stessa attenzione alle persone, il mondo sarebbe diverso. Dovremmo ritrovare il tempo per ascoltare, guardarsi negli occhi, piangere insieme, incaraggiarsi, ridere, passeggiare...

Ed è solo questo che porteremo con noi davanti a Dio. Noi e la nostra capacità d'amare. Non le cose, neanche i vestiti, neanche questo corpo...

Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. "Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei calciatori... Che cosa devo ancora prenderti?".
"Prendimi la mano" rispose il bambino.

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inviato da Patrizia Traverso, inserito il 01/04/2003

RACCONTO

77. Voglio ringraziare   1

Paulo Coelho

Matthew Henry è un noto specialista di studi biblici. Una volta, mentre tornava dall'università dove insegna, fu aggredito. Quella sera, egli scrisse questa preghiera:

Voglio ringraziare
in primo luogo, perché non sono mai stato aggredito prima.
In secondo luogo,
perché mi hanno portato via il portafoglio e mi hanno lasciato la vita.
In terzo luogo,
perché, anche se mi hanno portato via tutto, non era molto.
Infine, voglio ringraziare
perché io sono colui che è stato derubato, e non colui che ha derubato.

ringraziamentogratitudinedoni di Diolodevedere oltre le apparenzefortunasfortunaottimismofiducia

4.7/5 (3 voti)

inviato da Anna Lianza, inserito il 31/03/2003

RACCONTO

78. Le cose non sempre sono quelle che sembrano

Due angeli viaggiatori si fermarono per passare la notte nella casa di una ricca famiglia. Era una famiglia di persone molto avare che si rifiutarono di far dormire i due angeli nella camera degli ospiti. Infatti concessero agli angeli solo un piccolo spazio fuori, nel duro e freddo pavimento del pergolato davanti alla casa. Mentre si preparavano come potevano un letto per terra il più vecchio degli angeli vide un buco nel muro e lo riparò. Quando l'angelo giovane gli chiese perché, lui rispose soltanto: "Le cose non sono sempre quello che sembrano".

La notte dopo la coppia di angeli cercò riparo nella casa di una molto povera ma, molto ospitale famiglia, dove furono accolti da un contadino e sua moglie. Dopo aver diviso con gli angeli il seppur poco cibo che avevano, i contadini cedettero agli angeli i propri letti, dove finalmente i viaggiatori si poterono riposare comodamente.

Quando il sole sorse, la mattina dopo, gli angeli trovarono l'uomo e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, la sola loro fonte di sostentamento, giaceva morta nel campo. Il giovane angelo ne fu infuriato a chiese al più vecchio come avesse potuto lasciare accadere una cosa del genere. "Al primo uomo, che pure aveva tutto, hai fatto un favore", lo accusò. "Questa famiglia seppure aveva pochissimo era pronta a dividere tutto, e tu hai lasciato morire la mucca!".

"Le cose non sono sempre quello che sembrano" replicò l'angelo. "Quando eravamo nel cortile della villa ho notato che c'era dell'oro nascosto nel muro e che si poteva scoprire grazie a quel piccolo buco. Siccome quell'uomo era così avaro e ossessionato dal denaro io ho riparato quel buco, così non avrebbe trovato anche quella ricchezza. Poi la notte scorsa quando dormimmo nel letto del contadino l'angelo della morte venne per sua moglie. Io invece di lei gli ho dato la mucca. Le cose non sono sempre quello che sembrano".

futuroprogetto di DiomisteroProvvidenza

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 14/12/2002

RACCONTO

79. Umiltà   1

Fonti Francescane

Spesso, quando gli si prodigavano onori e lo si celebrava come santo ribatteva con la frase: «Non sono ancora sicuro che non avrò figli e figlie!». E spiegava: «Infatti, in qualunque ora il Signore mi volesse togliere il suo tesoro, datomi in prestito, che altro mi resterebbe se non il corpo e l'anima, che anche gli infedeli possiedono? Di più, devo esser convinto che se il Signore avesse dato a un ladrone o a un non credente le grazie concesse a me essi sarebbero più fedeli di me al Signore».

Disse ancora: «Come nelle immagini del Signore e della beata Vergine dipinte su tavola si onora e ricorda Dio e la Madonna, e il legno e la pittura non attribuiscono tale onore a se stessi; così il servo di Dio è come una pittura, una creatura fatta a immagine di Dio, nella quale è Dio che viene onorato nei suoi benefici. Il servo di Dio, dunque, simile a una tavola dipinta, non deve riferire nulla a se stesso, l'onore e la gloria vanno resi a Dio solo, mentre a se stesso egli attribuirà vergogna e dispiacere, poiché sempre, finché viviamo, la nostra carne è ribelle alle grazie del Signore».

umiltà

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 11/12/2002

RACCONTO

80. Il libro della natura   1

Evagrio Pontico

Venne da Antonio nel deserto uno dei saggi di quel tempo e disse: «Padre, come puoi sopportare di vivere qui, privato come sei di ogni consolazione che viene dai libri?»

Antonio rispose: «Il mio libro, o filosofo, è la natura delle cose create, e ogni volta che lo desidero posso leggerlo nelle opere di Dio.»

naturacreato

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 11/12/2002

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