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RACCONTO

1. Seduto su un tronco   2

Questa è una leggenda degli indiani Cherokee a riguardo del "rito di passaggio".

Il padre porta il figlio nella foresta, gli mette una benda sugli occhi e lo lascia lì da solo. Il giovane deve rimanere seduto su un tronco tutta la notte senza togliere la benda finché i raggi del sole non lo avvertono che è mattino. Non può e non deve chiedere aiuto a nessuno. Se sopravvive alla notte, senza andare a pezzi, sarà un uomo.

Non può raccontare della sua esperienza ai suoi amici o a nessun altro, perché ogni giovane deve diventare uomo da solo.

Il ragazzo è chiaramente terrorizzato: sente tanti rumori strani attorno a lui. Ci sono senz'altro bestie feroci che lo circondano. Forse anche degli uomini pericolosi che gli faranno del male.

Il vento soffia forte tutta la notte e scuote il tronco su cui è seduto, ma lui va avanti coraggiosamente, senza togliere la benda dagli occhi. In fondo, è l'unico modo per diventare uomo!

Finalmente, dopo una notte terrificante, esce il sole e si toglie la benda dagli occhi. Ed è così che si accorge che suo padre è seduto sul tronco a fianco a lui. È stato di guardia tutta la notte proteggendo suo figlio da qualsiasi pericolo.

Il padre era lì, anche se il figlio non lo sapeva.

Anche noi non siamo mai soli. Nella notte più terrificante, nel buio più profondo, nella solitudine più completa, anche quando non ce ne rendiamo conto, Dio non ci abbandona mai, e fa la guardia, seduto sul tronco a fianco a noi.

pauraamore di Diorapporto con Diofedefiduciaabbandonoabbandono in Dio

inviato da Qumran2, inserito il 23/12/2020

RACCONTO

2. L'uomo leggero come una piuma   3

L'Angelo della Morte bussò un giorno alla casa di un uomo.
«Accomodati pure» disse l'uomo. «Ti aspettavo.»

«Non sono venuto per fare due chiacchiere» disse l'Angelo, «ma per prenderti la vita.»
«E che altro potresti prendermi?»

«Non so. Ma tutti, quando giungo io, vorrebbero che io prendessi qualsiasi cosa, ma non la vita. Sapessi quali offerte mi fanno!»

«Non io. Non ho nulla da darti. Le gioie che mi sono state donate le ho godute. Mi sono divertito, ma senza fare del divertimento lo scopo della mia vita. Gli affanni, li ho affidati al vento. I problemi, i dubbi, le inquietudini li ho affidati alla provvidenza. Ho utilizzato i beni terreni solo per quanto mi erano necessari, rinunciando al superfluo. Il sorriso, l'ho regalato a quanti me lo chiedevano. Il mio cuore a quanti ho amato e mi hanno amato. La mia anima l'ho affidata a Dio. Prenditi dunque la mia vita, perché non ho altro da offrirti.»

L'Angelo della Morte sollevò l'uomo fra le sue braccia e lo trovò leggero come una piuma. All'uomo la stretta dell'Angelo parve tenerissima. E il Signore spalancò le porte del Paradiso perché stava per entrarvi un santo.

mortevitaeternitàsenso della vitaaperturadisponibilitàserenità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 03/04/2020

RACCONTO

3. La lieta novella   1

Anthony De Mello, Il canto degli uccelli

Ecco la lieta novella proclamata da nostro Signore Gesù Cristo:

Gesù iniziò ad ammaestrare i suoi discepoli con delle parabole. Egli disse:

Il regno dei cieli è come due fratelli che vivevano contenti e soddisfatti finché Dio non li chiamò entrambi a divenire suoi discepoli. Il più grande rispose generosamente alla chiamata, sebbene significasse per lui strapparsi dalla sua famiglia e dalla ragazza che amava e che sognava di sposare. Alla fine partì per un paese lontano dove dette tutto se stesso nel servizio ai più poveri dei poveri. In quel paese iniziò una persecuzione ed egli fu arrestato, accusato ingiustamente e condannato a morte.

E il Signore gli disse: «Ben fatto, servo buono e fedele! Tu mi hai reso un servizio che vale mille talenti. Io ti darò una ricompensa che vale miliardi di talenti. Entra nella gioia del tuo Signore».

La risposta del fratello più giovane alla chiamata fu men che generosa. Decise di ignorarla e di continuare come prima e di sposare la ragazza che amava. Ebbe una felice vita matrimoniale, i suoi affari prosperarono e divenne ricco e famoso. Talvolta faceva l'elemosina ad un mendicante o aveva un pensiero gentile per la moglie e i figli. Talvolta, inoltre, mandava una piccola somma di denaro al fratello maggiore in quel paese lontano. «Potrà esserti utile nel tuo lavoro per quei poveri diavoli», gli scriveva.

Quando giunse la sua ora, il Signore gli disse: «Ben fatto, servo buono e fedele! Tu mi hai reso un servizio da dieci talenti. Io ti darò una ricompensa che vale miliardi di talenti. Entra nella gioia del tuo Signore!».

Il fratello maggiore si sorprese quando udì che il fratello avrebbe ricevuto la sua stessa ricompensa. E ne fu contento. Disse: «Signore, ora che lo so, se dovessi rinascere e rivivere la mia vita, rifarei esattamente ciò che ho fatto per te».

Questa è davvero una lieta novella: un Signore generoso, un discepolo che lo serve per la pura gioia che l'amore conferisce al servizio.

generositàgratuitàservizioregno dei cieli

1.0/5 (1 voto)

inviato da Lucia Iseppi, inserito il 29/12/2018

RACCONTO

4. Il contadino e il poeta   2

Un contadino stanco della solita routine quotidiana, tra campi e duro lavoro, decise di vendere la sua tenuta. Dovendo scrivere il cartello per la vendita decise di chiedere aiuto al suo vicino che possedeva delle doti poetiche innate.

Il romantico vicino accettò volentieri e scrisse per lui un cartello che diceva:
"Vendo un pezzettino di cielo, adornato da bellissimi fiori e verdi alberi, con un fiume, dall'acqua cosi pura e dal colore più cristallino che abbiate mai visto."

Fatto ciò, il poeta dovette assentarsi per un po' di tempo, al suo rientro però, decise di andare a conoscere il suo nuovo vicino.

La sua sorpresa fu immensa nel vedere il solito contadino, impegnato nei suoi lavori agricoli.

Il poeta domandò quindi: "Amico non sei andato via dalla tenuta?"
Il contadino rispose sorridendo: "No, mio caro vicino, dopo aver letto il cartello che avevi scritto, ho capito che possedevo il pezzo più bello della terra e che non ne avrei trovato un altro migliore."

Non aspettare che arrivi un poeta per farti un cartello che ti dica quanto è meravigliosa la tua vita, la tua casa, la tua famiglia e tutto ciò che possiedi...

Ringrazia sempre Dio per la salute che hai, la vita che vivi, per la caparbietà che hai nel lottare per andare avanti.

Che il Signore benedica questo pezzettino di cielo che è la tua vita.
Il tuo risveglio al mattino è la parte migliore, perché è lì che Dio ti dice:
"Alzati, ti regalo un'altra opportunità".
Nasciamo per essere felici, non perfetti
I giorni buoni ti danno felicità
I giorni cattivi ti danno esperienza
I tentativi ti mantengono forte
Le prove ti mantengono umano
Le cadute ti mantengono umile
ma solo Dio ti mantiene in piedi.

accontentarsiringraziare Diogratitudinepresentefelicitàgioia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 29/12/2018

RACCONTO

5. A cosa serve leggere la Bibbia?   3

C'era un ragazzo che viveva con suo nonno in una fattoria. Ogni mattina il nonno, che era cristiano, si alzava presto e dedicava del tempo a leggere le Scritture.

Il nipote cercava di imitarlo in qualche modo, ma un giorno chiese: «Nonno, io cerco di leggere la Bibbia ma anche le poche volte che riesco a capirci qualcosa, la dimentico quasi subito. Allora a cosa serve? Tanto vale che non la legga più!».

Il nonno terminò tranquillamente di mettere nella stufa il carbone che stava in una cesta, poi disse al nipote: «Vai al fiume, e portami una cesta d'acqua». Il ragazzo andò, ma ovviamente quando tornò non era rimasta acqua nella cesta. Il nonno ridacchiò e disse: «Beh, devi essere un po' più rapido. Dai, muoviti, torna al fiume e prendi l'acqua». Anche questo secondo tentativo, naturalmente, fallì.

Il nipote, senza fiato, disse che era una cosa impossibile, e si mise a cercare un secchio. Ma il nonno insistette: «Non ti ho chiesto un secchio d'acqua, ma una cesta d'acqua. Torna al fiume». A quel punto il giovane sapeva che non ce l'avrebbe fatta, ma andò ugualmente per dimostrare al vecchio che era inutile, per quanto fosse svelto l'acqua filtrava dai buchi della cesta. Così tornò al fiume e portò la cesta vuota al nonno, dicendo: «Vedi? Non serve a niente!».

«Sei sicuro? - disse il nonno - Guarda un po' la cesta». Il ragazzo guardò: la cesta, che prima era tutta nera di carbone, adesso era perfettamente pulita!

«Figlio, questo è ciò che succede quando leggi la Bibbia. Non capirai tutto, né ricorderai sempre ciò che hai letto, ma quando la leggi ti cambierà dall'interno. Dio lavora così nella nostra vita, ci raffina interiormente e a poco a poco ci trasforma perché possiamo assomigliargli».

bibbiaparola di Diocambiamentoconversione

inviato da Qumran2, inserito il 06/07/2018

RACCONTO

6. La valigia   1

Un uomo morì. Appena varcata la soglia dell'aldilà vide Dio, con una valigia, che gli veniva incontro.
E Dio disse:
- Figlio, è ora di andare.
L'uomo stupito domandò:
- Di già? Così presto? Avevo tanti progetti...
- Mi dispiace ma è giunta l'ora della tua partenza.
E si incamminarono. Curioso l'uomo chiese a Dio:
- Cosa porti nella valigia?
E Dio gli rispose:
- Ciò che ti appartiene.
- Quello che mi appartiene? Porti le mie cose, i miei vestiti, i miei soldi?
Dio rispose:
- Quelle cose non ti sono mai appartenute, erano del mondo.
- Porti i miei ricordi?
- Quelli non ti sono mai appartenuti, erano del tempo.
- Porti i miei talenti?
- Quelli non ti sono mai appartenuti, erano delle circostanze.
- Porti i miei amici, i miei familiari?
- Mi dispiace, loro mai ti sono appartenuti, erano compagni di viaggio.
- Porti mia moglie e i miei figli?
- Loro non ti sono mai appartenuti. Ti sono stati solo affidati.
- Porti il mio corpo?
- Non ti è mai appartenuto. Era della polvere.
- Allora porti la mia anima?
- No, l'anima è mia.
Allora l'uomo, di scatto, afferrò la valigia per guardarvi dentro e, con le lacrime agli occhi disse:
- Ma è vuota! Allora non ho mai avuto niente?
- Beh, le cose materiali, per cui hai tanto lottato, non puoi portarle con te. Il vero bene della vita è il tempo. Ecco perché non dovevi sprecarlo ma impegnarlo per prepararti alla vita eterna, accumulando l'unico tesoro che ha valore nel mio Regno: i tuoi gesti di amore. Il resto non conta nulla.

Questo è quanto ci raccomanda il Signore, con tutto il suo cuore:
Non accumulate per voi tesori sulla terra; accumulate invece per voi tesori in cielo” (Mt 6,19-20)

morteimportanza delle cosealdilàtemporegno di Dioamorevitasenso della vitainterioritàesterioritàgiudizio

4.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 03/12/2017

RACCONTO

7. Il bambino rapito

C'era una pacifica tribù che viveva in pianura ai piedi delle Ande. Un giorno, una feroce banda di predoni, che aveva il covo nascosto tra le vertiginose vette delle montagne, attaccò il villaggio. In mezzo al bottino che portarono via c'era anche un bambino, figlio di una famiglia della tribù di pianura, e lo portarono con loro in montagna.
La gente di pianura non sapeva come fare a scalare la montagna. Non conoscevano nessuno dei sentieri usati dalla gente di montagna, non sapevano come trovare quella gente o come trovare le loro tracce su quel terreno scosceso. Ciò nonostante mandarono un gruppo di uomini, i loro migliori guerrieri, a scalare la montagna per riportare a casa il bambino.
Gli uomini cominciarono la scalata prima in un modo, poi in un altro. Provarono un sentiero, poi un altro. Dopo diversi giorni di duri sforzi, erano riusciti ad andare solo un centinaio di metri su per la montagna. Sentendosi completamente impotenti, gli uomini di pianura si diedero per vinti e si prepararono a tornare al villaggio giù in basso.
Mentre stavano per fare marcia indietro videro la madre del bambino che veniva verso di loro. Si accorsero che stava scendendo dalla montagna che loro non erano riusciti a scalare. E poi videro che portava il bambino in una sacca dietro le spalle. Uno degli uomini dei gruppo la salutò e disse: «Non siamo riusciti a scalare questa montagna. Come hai fatto tu a riuscirci quando noi, che siamo gli uomini più forti del villaggio, non ce l'abbiamo fatta?».
La donna scrollò le spalle e disse: «Non era il vostro bambino!».

Dio ha detto a ciascuno di noi:
«Tu sei il figlio che amo.Tu sei il mio bambino».
E niente e nessuno lo ha fermato per riportarci a casa.

amore di Diosalvezzaamorericercagenitorifiglipaternitàmaternitàtenaciaforzaimpossibile

inviato da Qumran2, inserito il 02/12/2017

RACCONTO

8. Regalare la felicità

Piero Ferrucci, La forza della gentilezza, Oscar Mondadori 2005

Un'antica storia mediorientale racconta di un uomo così buono e disinteressato che Dio decide di premiarlo. Chiama un angelo, e gli dice di andare da lui e domandargli che cosa vuole: qualsiasi desiderio sarà esaudito. L'angelo compare all'uomo gentile e gli comunica la buona notizia. Ma l'uomo gentile risponde: «Io sono già felice. Ho già tutto ciò che desidero». L'angelo gli fa capire che con Dio bisogna avere tatto: se ci fa un regalo, è meglio accettare. Allora l'uomo gentile risponde: «Va bene: voglio che tutti quelli che entrano in contatto con me si sentano bene. Però non voglio saperne nulla». Da quel momento dove l'uomo gentile passava, le piante avvizzite rifiorivano, gli animali più malandati si riavevano, i malati guarivano, gli infelici venivano sollevati dai loro terribili fardelli, chi litigava faceva la pace e chi aveva un problema riusciva a risolverlo. Ma tutto questo avveniva dietro di lui, nella sua scia, senza che egli ne sapesse niente. Non c'erano da parte sua né orgoglio per il bene compiuto né aspettative di alcun genere. Ignaro e contento, l'uomo gentile camminava per le vie del mondo regalando la felicità.

gentilezzafelicitàbontàgratuitàapertura

inviato da Qumran, inserito il 01/12/2017

RACCONTO

9. Un amore che non costa   4

Rocco Quaglia, Racconti

Un giorno Pecora Depressa si lamentava: «Nessuno mi ama, nessuno mi vuole bene.»
«Non è vero! - replicò Scribia - Il Buon Pastore ti ama e si prende cura di te.»
«Ma il Buon Pastore ama perché è buono; e poi, lui ama tutte! Io voglio essere amata e apprezzata per le mie buone qualità»,
replicò Pecora Depressa.
«Non c'è problema, - incalzò Scribia - io conosco molti che ti apprezzerebbero e ti amerebbero per le tue buone qualità: per la tua lana, per il tuo latte, e perfino per la tua carne.»
«Ma questo sarebbe amore interessato! - interruppe scandalizzata Pecora Depressa - Io non voglio essere amata per quello che ho, ma per quello che sono!»
«Allora, - replicò Scribia - non ti resta che l'amore del Buon Pastore.»

buon pastoreamore di Dioaccettazionegratuità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 08/05/2017

RACCONTO

10. In Cielo e sull'Altare

Pietro Graziano, Mille esempi, 1940

Nella città di Emmerih, del duca di Cleves, alcuni inglesi, per schernire la fede romana, chiesero a un fanciullo cattolico:
- Lo sai il Pater?
- Sì, perché?
- Recitalo!
- Padre nostro che sei nei cieli...
- Basta, ragazzo... Se è nei cieli, come fa ad essere sull'altare?
- Dopo alcuni istante di riflessione, il fanciullo chiese:
- Sapete il Credo?
- Certo.
- Recitatelo.
- Credo in Dio Padre onnipotente.
- Basta. Se Dio è onnipotente, può stare in cielo e sull'altare!

eucaristiapresenza realeonnipotenza

inviato da Fra Roberto Brunelli, inserito il 28/12/2016

RACCONTO

11. La lampada del minatore   2

Un uomo scendeva ogni giorno nelle viscere della terra a scavare sale. Portava con sé il piccone e una lampada. Una sera, mentre tornava verso la superficie, in una galleria tortuosa la lampada gli cadde di mano e si infranse al suolo. In un primo tempo il minatore ne fu quasi contento: «Finalmente! Non ne potevo più di questa lampada. Dovevo portarla sempre con me, fare attenzione dove la mettevo, pensare a lei anche durante il lavoro. Adesso ho un ingombro in meno. Mi sento più libero. E poi faccio questa strada da anni, non posso certo perdermi». Ma la strada ben presto lo tradì. Al buio era tutta un'altra cosa. Fece alcuni passi ma urtò contro una parete. Si meravigliò: non era quella la galleria giusta? Come aveva fatto a sbagliarsi così presto? Tentò di tornare indietro gettandosi a terra e camminando a carponi, si ferì le mani e le ginocchia. Gli vennero le lacrime occhi quando si accorse che in realtà era riuscito a fare solo alcuni metri e si ritrovava sempre al punto di partenza. E gli venne un'infinita nostalgia della lampada. Attese umiliato che qualcuno scendesse per venire a cercarlo e gli facesse strada con una lampada.

Alcune domande per capire il senso della storia:
Chi rappresenta il minatore? - Ogni uomo che deve attraversare la vita
Che cos'è la lampada? - La Parola di Dio
Che funzione svolge? - Aiuta i cristiani a trovare la strada giusta, ad illuminare la loro vita
Se la Parola non viene letta né ascoltata? - C'è il buio, l'uomo si accorge che da solo non riesce a vivere bene
L'uomo solo, senza Dio, di chi ha bisogno? - Di qualcuno che lo vada a cercare e gli illumini la vita con la Parola.

Altro finale:
Quando, trascinandosi così sulle ginocchia, mise le mani casualmente sulla sua lampada, provò un piacere immenso, come se avesse incontrato la persona più cara al mondo. La baciò come fosse una reliquia e poi l'accese, con cura. Da allora in avanti non sentì più la noia di portarsela dietro!

Parola di DioSacra Scritturalucestrada

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 27/12/2016

RACCONTO

12. Pietre e calce per un muro solido   3

Quando devi fare un muro di pietre, devi prenderle una per una e lavorarle per bene. Se risci a squadrarle bene, ci vuole meno calce per farle combaciare. La calce che ci tiene insieme è la carità.
Se ognuno rimane con gli spigoli che ha, ci vuole molta più calce per tenerci insieme. Se lavoriamo su noi stessi cercando di smussare gli spigoli, ci vuole meno fatica per farci stare uniti.

"Carissimi, stringendovi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale." (1 Pt 2,4-5)

caritàimpegnocaratterecomunitàcoppiaamore

inserito il 28/10/2016

RACCONTO

13. Egli guarda me e io guardo Lui   4

Bruno Ferrero, Il canto del grillo

Il Santo Curato d'Ars incontrava spesso in chiesa un semplice contadino della sua Parrocchia.
Inginocchiato davanti al Tabernacolo, il brav'uomo rimaneva per ore immobile, senza muovere le labbra.
Un giorno, il Parroco gli chiese:
«Cosa fai qui così a lungo?»
«Semplicissimo. Egli guarda me ed io guardo Lui.»

Puoi andare al tabernacolo così come sei. Con il tuo carico di paure, incertezze, distrazioni, confusione, speranze e tradimenti. Avrai una risposta straordinaria:
«Io sono qui!».
«Che ne sarà di me, dal momento che tutto è così incerto?»
«Io sono qui!»
«Non so cosa rispondere, come reagire, come decidermi nella situazione difficile che mi attende.»
«Io sono qui!»
«La strada è così lunga, io sono così piccolo e stanco e solo...»
«Io sono qui!»

eucaristiaadorazionetabernacolorapporto con Dio

inviato da Qumran2, inserito il 05/09/2016

RACCONTO

14. Dio è come lo zucchero   7

Mancavano cinque minuti alle 16. Trenta bambini, tutti della quinta elementare, quel pomeriggio, erano eccezionalmente irrequieti, agitati, emozionati, chiassosi, rumorosi. Alle ore 16 in punto arrivò la maestra per iniziare l'esame scritto di catechismo: i promossi sarebbero stati ammessi alla prima comunione, esattamente una settimana dopo. Immediatamente un silenzio generale piombó nella sala dove erano seduti i bambini in attesa delle domande.

Prima domanda: "Chi mi sa dire con parole sue chi è Dio?", cominciò a dettare la maestra.
Seconda domanda: "Come fate a sapere che Dio esiste, se nessuno l'ha mai visto?".

Dopo venti minuti, tutti avevano consegnate le risposte. La maestra lesse ad una ad una le prime ventinove; erano piú o meno ripetizione di parole dette e ascoltate molte volte: "Dio è nostro Padre, ha fatto la terra, il mare e tutto ciò che esiste" Le risposte erano esatte, per cui si erano guadagnati la promozione alla Prima Comunione.

Poi chiamò Ernestino, un piccolo vispo bambino biondo, lo fece avvicinare al suo tavolo e gli consegnò il suo foglietto, dicendogli di leggerlo ad alta voce davanti a tutti i suoi compagni. Ernestino, temendo una pesante umiliazione davanti a tutta la classe, con la conseguente bocciatura, cominciò a piangere. La maestra lo rassicurò e lo incoraggiò. Singhiozzando Ernestino lesse:

"Dio è come lo zucchero che la mamma ogni mattina scioglie nel latte per prepararmi la colazione. Io non vedo lo zucchero nella tazza, ma se la mamma non lo mette, ne sento subito la mancanza. Ecco, Dio è così, anche se non lo vediamo. Se lui non c'è la nostra vita è amara, è senza gusto".

Un applauso forte riempì l'aula e la maestra ringraziò Ernestino per la risposta così originale, semplice e vera. Poi completò: "Vedete bambini, ciò che ci fa saggi non è il sapere molte cose, ma l'essere convinti che Dio fa parte della nostra vita".

Se la nostra vita è amara, forse è perché manca lo zucchero...

rapporto con Diopreghierainterioritàfede

4.0/5 (5 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 08/02/2016

RACCONTO

15. La visita dell'Imperatore

Giuseppe Impastato S.I.

Ero seduto alla mia scrivania quando squillò il telefono.
‘Signor Ministro, tra dieci giorni verrà in visita l'imperatore.
Bisognerà ospitarlo nella nostra città.
Lei è stato incaricato di predisporre l'evento'.

Ho subito pensato al più bel palazzo.
In una mia visita vi avevo notata una magnifica sala.
Mi sono subito attivato.
Ho ordinato di preparare nella sala i più bei tappeti.
Bellissimi i tanti lampadari; ho fatto sostituire con nuove le vecchie lampade.
Tavolini, sedie, quadri, specchi, tendaggi... Tutto doveva essere splendido.

In fondo alla sala ho fatto preparare un sontuoso baldacchino di broccato,
sotto il quale - sopra tanti gradini - un trono,
un trono scintillante, degno dell'imperatore.
Il seggio è di legno pregiato, con un cuscino di morbida lana di un rosso scintillante.

Era un sogno, il mio. E ho pensato a Dio che ha preparato in terra il suo arrivo.
Un'altra cosa!
Né palazzo, né sala, né trono,
né specchiere, né orologi e quadri antichi di grande valore.
E nemmeno porpore e broccati...
In breve: nulla di tutto ciò che io avrei preparato.
Lui ha scelto solo un cuore,
un'anima purissima, uno spirito accogliente:
Maria.
La tutta pura, l'Immacolata.
L'unica creatura degna di accogliere
l'Emmanuele, il Dio con noi.

immacolatamariamadonnaattesapreparazione

5.0/5 (4 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/12/2015

RACCONTO

16. Il mantello lacerato   1

Dagli Apoftegmi dei Padri del deserto

Un guerriero dal passato piuttosto torbido chiese ad un anacoreta se pensava che Dio avrebbe mai potuto accogliere il suo pentimento.
E l'eremita, esortato che l'ebbe con molti discorsi, gli domandò: «Dimmi, ti prego, se la tua camicia è lacerata, la butti via?...»
«No», rispose l'altro: «la ricucio e torno ad indossarla.»
«Dunque», soggiunge il monaco, «se tu hai riguardo al tuo vestito di panno, vuoi che Dio non abbia misericordia per la sua immagine?»

confessioneperdonopazienzamisericordia di Dio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Il Patriota Cosmico, inserito il 09/06/2015

RACCONTO

17. La concordia

Apoftegmi dei Padri del deserto

Vivevano in una stessa cella due fratelli assai celebrati per la loro umiltà e pazienza. Un po' alla volta, passando gli anni, si erano accomodati il loro nido eremitico in modo perfetto. La cella l'avevano fatta di vinchi e tutta intonacata; attorno poi avevano piantato un bell'orto con rigagnoli d'acqua derivati da una sorgente vicina, che lo mantenevano fresco tutto l'anno e così ricco di erbaggi e di frutti da averne anche da regalare agli altri eremiti. Non mancavano neppure piccole aiuole di fiori e di erbe odorifere che servivano ad adornare il piccolo altare dell'oratorio.

Un giorno un vecchio monaco che aveva sentito parlare delle grandi virtù di questi due fratelli, volle accertarsene di persona: «Andrò a vedere», disse, «se sarà tutto oro o se vi sarà anche del piombo».

Accolto con molta riverenza e fatta orazione, chiese di vedere il giardino. «Venite venite», dissero i due, e vo lo accompagnarono. «Bello bello!», faceva il vecchio arricciando il naso: «anche troppo bello per degli eremiti...» E, preso un bastone, si mise a menarlo con gran furia a destra e a manca, sbattendolo sui cavoli, l'insalata, i cetrioli, i fiori. Pareva impazzito. I due stavano lì a mani giunte a guardarlo, ed ebbero appena il fiato di dire: «O Dio!», ma non aggiunsero altro.

Più tardi, prostratisi ai piedi di quel santo Padre che nel frattempo s'era seduto all'ombra a tergersi il sudore, gli dissero: «Padre, se ti piace, vorremmo andare a cogliere un poco di quel cavolo che c'è rimasto, e così lo cuoceremo e lo mangeremo tutti e tre insieme». Il vecchio non credeva ai propri orecchi: tutto stupefatto, li abbracciò e disse: «Rendo grazie a Dio, perché veramente lo Spirito Santo abita in voi».

fraternitàconcordiapace interiorepazienzaumiltà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Il Patriota Cosmico, inserito il 09/06/2015

RACCONTO

18. Parlami di Dio   5

C'era una volta un uomo che voleva conoscere più cose possibili su Dio.
Un mattino, dunque, partì per chiedere a tutti gli uomini e a tutte le cose di parlargli di Dio.
Disse al soldato: "Parlami di Dio!" E il soldato lasciò cadere le armi.
Disse al povero: "Parlami di Dio!' E il povero gli offrì il suo mantello.
Disse al ciliegio: "Parlami di Dio!". E il ciliegio fiorì.
Disse alla casa: "Parlami di Dio!". E la casa aprì la sua porta.
Disse all'albero: "Parlami di Dio!". E l'albero allargò i suoi rami per proteggerlo dai raggi di sole.
Disse al bambino: "Parlami di Dio!". E il bambino si mise a sorridere.
Disse alla neve: "Parlami di Dio!". E la neve continuò a fioccare lieve, lieve.
Disse al pesce: "Parlami di Dio!". E il pesce guizzò via come una freccia.
Disse all'ippopotamo: "Parlami di Dio!". E l'ippopotamo si mise a ciondolare.
Disse al cielo: "Parlami di Dio!". E il cielo indicò la terra e il creato.

Arrivata la sera, l'uomo se ne tornò a casa, tutto contento: non aveva mai imparato tante cose su Dio come in quel giorno! Allora, per non dimenticare nulla, ripassò a memoria tutti gli incontri, e gli venne spontaneo ringraziare.

Grazie soldato: da te ho imparato che Dio è Pace.
Grazie, povero: da te ho imparato che Dio è generosità.
Grazie, ciliegio: da te ho imparato che Dio è bellezza.
Grazie casa: da te ho imparato che Dio accoglie tutti.
Grazie, albero: da te ho imparato che Dio è benigno.
Grazie, bambino: da te ho imparato che Dio è un sorriso.
Grazie, neve: da te ho imparato che Dio è silenzio.
Grazie, pesce: da te ho imparato che Dio è sempre giovane.
Grazie, ippopotamo: da te ho imparato che Dio è umorista.
Grazie, cielo: da te ho imparato che Dio è il grande Creatore di tutto!

Diocreatocreazione

5.0/5 (6 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 21/06/2014

RACCONTO

19. La strada per Dio   13

Bruno Ferrero

Molti eremiti abitavano nei dintorni della sorgente. Ognuno di loro si era costruito la propria capanna e passava le giornate in profondo silenzio, meditando e pregando. Ognuno, raccolto in se stesso, invocava la presenza di Dio.

Dio avrebbe voluto andare a trovarli, ma non riusciva a trovare la strada. Tutto quello che vedeva erano puntini lontani tra loro nella vastità del deserto. Poi, un giorno, per una improvvisa necessità, uno degli eremiti si recò da un altro. Sul terreno rimase una piccola traccia di quel cammino. Poco tempo dopo, l'altro eremita ricambiò la visita e quella traccia si fece più profonda. Anche gli altri eremiti incominciarono a scambiarsi visite.

La cosa accadde sempre più frequentemente. Finché, un giorno, Dio, sempre invocato dai buoni eremiti, si affacciò dall'alto e vide che vi era una ragnatela di sentieri che univano tra di loro le capanne degli eremiti. Tutto felice, Dio disse: "Adesso si! Adesso ho la strada per andarli a trovare".

Ma com'è difficile tracciare uno di quei sentierini.

solitudinefraternitàchiusuraapertura

4.4/5 (9 voti)

inviato da Don Franz Refalo, inserito il 20/09/2013

RACCONTO

20. Santità e volontà di Dio   4

Padri del deserto

Un monaco egiziano disse a un anacoreta siriano, tutto eccitato, che voleva andare in città a vedere un santo che operava miracoli e che, con la sua preghiera, risuscitava i morti.

L'altro monaco, sorridendo disse: "Che strane abitudini avete da queste parti: chiamate santo chi piega Dio a fare la propria volontà. Da noi invece, chiamiamo santo chi piega la propria volontà a quella di Dio".

volontà di Diovolontà dell'uomomiracolisantitàsantoaffidamento

5.0/5 (6 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 06/07/2013

RACCONTO

21. Fiore e farfalla   10

Una volta, un uomo chiese a Dio: un fiore e una farfalla.
Ma Dio gli diede un cactus e una larva.
L'uomo era triste poiché non capiva cosa aveva sbagliato nella richiesta. Allora pensò: con tanta gente che aspetta.... e decise di non domandare niente.
Passato qualche tempo, l'uomo verificò la richiesta che era stata dimenticata.
Con sua sorpresa, dallo spinoso e brutto cactus, era nato il più bel fiore.
E la orribile larva si era trasformata in una bellissima farfalla.

Dio agisce sempre giustamente.
Il tuo cammino è migliore, anche se ai tuoi occhi appare tutto sbagliato.
Se hai chiesto a Dio una cosa e ne hai ricevuto un'altra, abbi fiducia. Abbi la certezza che egli dà sempre quello di cui hai bisogno, al momento giusto. Non sempre quello che desideri è quello che necessiti.
Siccome egli non sbaglia mai la consegna delle tue richieste, vai avanti senza mormorare o dubitare.
La spina di oggi sarà il fiore di domani!

fiduciasperanzarichiestapreghierafede

4.7/5 (13 voti)

inviato da Cinzia Novello, inserito il 18/03/2013

RACCONTO

22. Per la strada vidi una ragazzina   2

Anthony de Mello, Il canto degli uccelli

Per la strada vidi una ragazzina che tremava di freddo, aveva un vestitino leggero e ben poca speranza in un pasto decente. Mi arrabbiai e dissi a Dio: "Perché permetti questo? Perché non fai qualcosa?".
Per un po' Dio non disse niente.
Poi improvvisamente, quella notte rispose.
"Certo che ho fatto qualcosa: Ho fatto te".

impegnoresponsabilitàimportanza del singolocaritàsolidarietàlamentarsi

4.4/5 (7 voti)

inviato da Arosio Silvestro, inserito il 20/09/2012

RACCONTO

23. Il perdono ai peccatori   1

Dagli Apoftegmi dei Padri del deserto

Un soldato domandò un giorno a un anziano se Dio concede il perdono ai peccatori. E l'anziano rispose: "Ditemi, carissimo, se il vostro mantello è strappato, voi lo buttate via?". Il soldato replicò: "No, lo accomodo e continuo a usarlo". L'anziano concluse: "Se voi vi prendete cura del vostro mantello, Dio non sarà misericordioso verso la propria immagine?".

perdonopeccatopeccatorimisericordia di Dio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 08/05/2012

RACCONTO

24. La sete   1

Agenda Missionaria

Un giovane si presentò a un sacerdote e gli disse: "Cerco Dio".
Il reverendo gli propinò un sermone. Concluso il sermone, il giovane se ne andò triste in cerca del vescovo. "Cerco Dio".
Monsignore gli lesse una sua lettera pastorale. Terminata la lettura, il giovane, sempre più triste, si recò dal papa. "Cerco Dio".
Sua santità cominciò a riassumergli la sua ultima enciclica, ma il giovane scoppiò in singhiozzi.
"Perché piangi?", gli chiese il papa del tutto sconcertato. "Cerco Dio e mi offrono parole."
Quella notte il sacerdote, il vescovo e il papa fecero un medesimo sogno. Sognarono che morivano di sete e che qualcuno cercava di dar loro sollievo con un lungo discorso sull'acqua.

ricerca di Diopredicazioneconcretezzatestimonianza

4.6/5 (5 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/04/2012

RACCONTO

25. Il Tesoro   3

Don Oreste Benzi, Pane Quotidiano

Gli era stata promessa per la sua festa di laurea un'auto nuova, fiammante, all'uscita dell'università, con il diploma di laurea sotto il braccio.
Quale non fu la sua amara sorpresa quando, il giorno fatidico, il padre lo abbracciò sorridente, non però con le chiavi della macchina, bensì con un libro in mano, appena ritirato nella vicina libreria. Una Bibbia.
Il giovane neo dottore scagliò rabbiosamente il libro fuori dalla finestra dell'aula e da quel giorno non rivolse più la parola al padre.
Rimise piede in casa quando anni dopo gli fu comunicata la notizia della morte dell'anziano genitore. La notte del funerale, mentre rovistava tra le carte della scrivania paterna, trovò la Bibbia che gli era stata regalata il giorno della laurea.
In preda a un vago rimorso, soffiò via la polvere che si era depositata sulla copertina del libro e cominciò a sfogliarlo. Scoprì tra le pagine un assegno datato il giorno della laurea e con l'importo esatto dell'auto promessa.

La Bibbia: in libro sigillato, inutile e polveroso per tanti. Eppure tra le sue pagine è nascosto il tesoro che tanto sospiriamo...

bibbiaParola di DioSacra Scrittura

4.0/5 (6 voti)

inviato da Alessandra Ziggiotto, inserito il 21/01/2012

RACCONTO

26. La stella verde   2

Don Angelo Saporiti, Commento sul Natale

In cielo c'erano migliaia di stelle di tutti i colori: bianche, argentate, dorate, rosse, blu e verdi.
Un giorno andarono da Dio e dissero: "Desideriamo andare sulla terra e poter vivere tra la gente".
"Così sia", rispose Dio. "Io vi lascio così piccole come siete, così che discretamente possiate scendere sulla terra".
E così, in quella notte, ci fu una meravigliosa pioggia di stelle. Qualcuna si fermò sul campanile, qualcun'altra volò con le lucciole sopra i campi, qualcun'altra ancora si mescolò tra i giocattoli dei bimbi, così che la terra era meravigliosamente scintillante.
Con il passare del tempo però le stelle decisero di lasciare la gente sulla terra e di fare ritorno in cielo.
"Perché siete tornate indietro?" chiese loro Dio.
"Signore, non potevamo stare sulla terra, dove c'è così tanta miseria, ingiustizia e violenza".
"Sì", disse Dio, "il vostro posto è qui in cielo. La terra è il luogo delle illusioni, il cielo è invece il luogo dell'eternità e della vita senza fine".
Quando tutte le stelle furono tornate indietro, Dio le contò e si accorse che ne mancava una. "Manca una di voi. Ha forse preso la strada sbagliata?"
Un angelo, che era nelle vicinanze, disse: "No, Signore, una stella ha deciso di rimanere tra la gente. Ha scoperto che il suo posto era là, dove c'è l'imperfezione, il limite, la miseria e il dolore".
"E chi è quindi questa stella?", volle sapere Dio.
"E' la stella verde, l'unica con questo colore, la stella della speranza".
Così quando ogni sera le stelle guardavano di sotto vedevano la terra meravigliosamente illuminata, perché in ogni dolore umano c'era una stella verde.

Prendi ora questa stella, la stella verde nel tuo cuore.
La stella della speranza non lasciarla andare via. Non lasciare che si spenga!
Stai sicuro: lei brillerà sul tuo cammino e con il tuo cuore illuminato contagerà altre persone.

speranza

3.8/5 (4 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 09/12/2011

RACCONTO

27. Dio è nel sussurro   2

don Angelo Casati, midrash - pubblicato su "Il Gallo" - settembre 2011

Quando ero un ragazzino il signor Maestro stava insegnandomi a leggere. Una volta mi mostrò nel libro di preghiere due minuscole lettere, simili a due puntini quadrati. E mi disse: «Vedi Uri, queste due lettere, una accanto all'altra? È il monogramma del nome di Dio; e, ovunque, nelle preghiere, scorgi insieme questi due puntini, devi pronunciare il nome di Dio, anche se non è scritto per intero».

Continuammo a leggere con il Maestro, finché non trovammo, alla fine di una frase, i due punti. Erano ugualmente due puntini quadrati, solo non uno accanto all'altro, ma uno sotto l'altro. Pensai che si trattasse del monogramma di Dio perciò pronunciai il suo nome.

Il Maestro disse però: «No, no, Uri. Quel segno non indica il nome di Dio. Solo là dove i puntini sono a fianco l'uno dell'altro, dove uno vede nell'altro un compagno a lui uguale, solo là c'è il nome di Dio. Ma dove i due puntini sono uno sotto e l'altro sopra, là non c'è il nome di Dio».

Dio non è nell'arroganza. Nemmeno nell'arroganza della verità. È nel suono di un silenzio sottile. È nel sussurro.

Dioricercaamiciziaveritàsussurro

5.0/5 (4 voti)

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 15/09/2011

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28. Paradiso e inferno   6

Un sant'uomo ebbe un giorno a conversare con Dio e gli chiese: "Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno".

Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno.

Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda. Sulla tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, legati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del braccio, non potevano portare il cibo alla bocca. Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".

Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso, che gli fece ancora venire l'acquolina in bocca, e le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.

Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.

Il sant'uomo disse a Dio: "Non capisco!". "E' semplice", rispose Dio, "dipende da un'abilità: essi hanno appreso a nutrirsi reciprocamente tra loro, mentre gli altri non pensano che a loro stessi".

condivisionealtruismoparadisoinferno

4.8/5 (5 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 08/07/2011

RACCONTO

29. Adamo ed Eva a Betlemme   1

Tra i pastori
che accorsero alla grotta di Betlemme,
c'erano anche Adamo ed Eva:
avevano desiderato tanto il Salvatore!

Umili s'inginocchiarono fuori della grotta.
Di tanto in tanto guardavano i doni sinceri
che i pastori deponevano
davanti al neonato Signore.

Che dono gradito avrebbero essi
potuto offrire a Gesù Bambino?
Si guardarono in faccia
e, quando ci fu un po' di quiete,
si alzarono e si avvicinarono
all'Atteso dalle genti.

Si prostrarono profanamente,
come per invocare la più grande pietà.
Quando Maria li invitò ad alzarsi,
avevano il pianto negli occhi.

Fu allora che Adamo si fece coraggio:
estrasse dalla sua bisaccia
un frutto bellissimo già morsicato:
il frutto del bene e del male
colto nel paradiso perduto.

Così pregò Adamo:
"Signore, perdona:
non abbiamo altro da offrirti
che il nostro peccato!"

Fu Maria che prese
dalle mani di Adamo quel dono
e lo depose ai piedi del Figlio.
Quando Maria accompagnò
Adamo ed Eva sulla soglia,
erano uomini nuovi.

pentimentopeccatoperdono di Dioconversioneepifaniare magi

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giuseppe Ghirelli, inserito il 05/01/2011

RACCONTO

30. La ragione dell'asino   7

Bruno Ferrero, Tante storie per parlare di Dio

Una volta gli animali fecero una riunione.
La volpe chiese allo scoiattolo:"Che cos'è per te Natale?"
Lo scoiattolo rispose: "Per me è un bell'albero con tante luci e tanti dolci da sgranocchiare appesi ai rami".
La volpe continuò: "Per me naturalmente è un fragrante arrosto d'oca. Se non c'è un bell'arrosto d'oca non c'è Natale".
L'orso l'interruppe: "Panettone! Per me Natale è un enorme profumato panettone!".
La gazza intervenne: "Io direi gioielli sfavillanti e gingilli luccicanti. Il Natale è una cosa brillante!".
Anche il bue volle dire la sua: "E' lo spumante che fa il Natale! Me ne scolerei anche un paio di bottiglie".
L'asino prese la parola con foga: "Bue sei impazzito? E' il Bambino Gesù la cosa più importante del Natale. Te lo sei dimenticato?".
Vergognandosi, il bue abbassò la grossa testa e disse: "Ma questo gli uomini lo sanno?".

Solo l'asino conosce la risposta giusta alla domanda fondamentale: «Ma che cosa si festeggia a Natale?».
Anche noi oggi vogliamo chiederci: "Qual è l'elemento essenziale del Natale?" Proviamo a dire il nostro parere.

natale

3.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 28/12/2010

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31. Il comandamento dell'amore   1

Martin Buber, Racconti chassidici

Uno scolaro domandò a Rabbi Shmelke: «Ci è comandato di amare il nostro prossimo come noi stessi. Come posso farlo se egli mi ha fatto un torto?».

Il Rabbi rispose: «Devi comprendere queste parole nel loro giusto significato, che è: ama il prossimo tuo come qualcosa che tu stesso sei. Tutte le anime infatti sono una cosa sola; e ognuna è una scintilla dell'anima originale, che è insita in tutte le anime allo stesso modo come la tua anima è compenetrata in tutte le tue membra. Può accadere che la tua mano si sbagli e ti colpisca. Ma prenderai tu forse allora un bastone e la castigherai per la sua mancanza di comprensione, accrescendo così il tuo dolore? Lo stesso si applica al tuo prossimo, che con te forma un'anima sola: se egli, per ignoranza, ti fa un torto e tu lo punisci, non fai che colpire te stesso». Ma quello insisteva: «Ma se vedo che un uomo è malvagio al cospetto di Dio, come potrò amarlo?».

Gli rispose il Rabbi: «Ignori forse che l'anima primordiale scaturì dall'essenza di Dio e che l'anima di ogni uomo è una parte di lui? E non avrai allora pietà di quell'uomo, vedendo che una delle sue scintille si è smarrita ed è quasi spenta?».

amoreperdonoprossimo

4.0/5 (1 voto)

inviato da Silvana Ungaro, inserito il 20/10/2010

RACCONTO

32. Non giudicare!

Isacco il Tebano, Detti editi e inediti dei padri del deserto

Un giorno abba Isacco il Tebano si recò in un monastero e, vedendo un fratello peccare, lo condannò. Partito per il deserto, gli si fece innanzi un angelo del Signore che si fermò davanti alla porta della sua cella e gli disse: "Non ti lascio entrare". Quello lo pregava: "Ma perché mai?". L'angelo gli rispose: "Mi ha inviato Dio dicendo: 'Digli: Dove ordini che io getti il fratello che è caduto e che tu hai giudicato?"'. Subito l'anziano si pentì e disse: "Ho peccato, perdonami". E l'angelo disse: "Alzati, Dio ti ha perdonato. Guardati d'ora in poi dal giudicare qualcuno, prima che l'abbia giudicato Dio".

giudizioperdono

inviato da Busato Don Paolo, inserito il 03/09/2010

RACCONTO

33. Le croci quotidiane   2

Francesco Cipri

C'era un tempo in cui ognuno portava sempre sulle spalle la propria croce. Quando si andava a Messa, le croci venivano appoggiate all'ingresso e poi riprese all'uscita. Un'anziana signora arrivava sempre fra i primi e quindi lasciava la sua croce nei primi posti disponibili, poi usciva fra gli ultimi e così riprendeva la sua croce e andava via.

Un giorno, stanca del peso della sua croce, e pensando che quelle degli altri fossero più leggere, studiò una strategia per cambiare la sua croce con quella di qualcun altro.

"Arriverò per prima" - pensò, "ma questa volta uscirò anche per prima, così potrò scegliermi una croce più leggera. A qualcun altro toccherà la mia, così faremo un po' per uno. Non posso sempre essere io quella che porta il peso maggiore!". E così fece.

Ma quando uscì ebbe un'amara sorpresa: le altre croci erano tutte più pesanti della sua!

Mogia mogia aspettò che tutti uscissero, si prendessero ognuno la propria croce e, pregando e chiedendo in cuor suo perdono dei cattivi pensieri, riprese la sua croce, che questa volta le sembrò più leggera, e riprese la sua strada.

sofferenzainvidiacroceaccettazioneprogetto di Diofedefiduciaaffidamento

4.0/5 (1 voto)

inviato da Francesco Cipri, inserito il 26/06/2010

RACCONTO

34. Il tesoro nascosto   3

Martin Buber, Il cammino dell'uomo, Qiqajon

Ai giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Bunam era solito raccontare la storia di Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel di Cracovia. Dopo anni e anni di dura miseria, che però non avevano scosso la sua fiducia in Dio, questi ricevette in sogno l'ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. Quando il sogno si ripetè per la terza volta, Eisik si mise in cammino e raggiunse a piedi Praga. Ma il ponte era sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle ed egli non ebbe il coraggio di scavare nel luogo indicato. Tuttavia tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera. Alla fine il capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicinò e gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno. Eisik gli raccontò il sogno che lo aveva spinto fin li dal suo lontano paese. Il capitano scoppiò a ridere: "E tu, poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto fin qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fidarti dei sogni! Allora anch'io avrei dovuto mettermi in cammino per obbedire a un sogno e andare fino a Cracovia, in casa di un ebreo, un certo Eisik, figlio di Jekel, per cercare un tesoro sotto la stufa! Eisik, figlio di Jekel, ma scherzi? Mi vedo proprio a entrare e mettere a soqquadro tutte le case in una città in cui metà degli ebrei si chiamano Eisik e l'altra metà Jekel!". E rise nuovamente. Eisik lo salutò, tornò a casa sua e dissotterrò il tesoro con il quale costruì la sinagoga intitolata "Scuola di Reb Eisik, figlio di Reb Jekel". "Ricordati bene di questa storia - aggiungeva allora Rabbi Bunam - e cogli il messaggio che ti rivolge: c'è qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo, eppure esiste un luogo in cui la puoi trovare".

tesororicchezzaricercascopertainterioritàricerca di senso

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca, inserito il 26/06/2010

RACCONTO

35. Il cuore

Martin Buber, Storie e leggende chassidiche, Mondadori

Rabbi Mendel soleva dire che tutti gli uomini che gli avevano chiesto di pregare Dio per loro gli passavano nella mente quando diceva la tacita preghiera delle Diciotto Benedizioni (preghiera che si recita tre volte al giorno stando in piedi).

Un giorno un tale si stupì che ciò fosse possibile, poiché il tempo non bastava certo. Rabbi Mendel rispose: "Una traccia della pena di ognuno rimane incisa nel mio cuore. Nell'ora delle preghiera io apro il mio cuore e dico: Signore del mondo, leggi ciò che è scritto qui!".

preghieraintercessionecomunione

1.0/5 (1 voto)

inviato da Elena Calvini, inserito il 26/06/2010

RACCONTO

36. Il grande burrone   6

Bruno Ferrero, Cerchi nell'Acqua, ElleDiCi

Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva: "Ma chi l'ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani!" Il Buon Dio gli rispose con un sogno. Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione. Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l'altro. Anche lui era nell'interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale. Dopo un po' si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva fatica ad avanzare. "Sarebbe sufficiente accorciarla un po' e tribolerei molto meno", si disse, e con un taglio deciso accorciò la sua croce d'un bel pezzo. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più speditamente e senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione. Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però cominciava la "terra della felicità eterna". Era una visione incantevole quella che si vedeva dall'altra parte del burrone. Ma non c'erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità. Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l'appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra. Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio. Passavano tutti, ma non lui: aveva accorciato la sua croce e ora era troppo corta e non arrivava dall'altra parte del baratro. Si mise a piangere e a disperarsi: "Ah, se l'avessi saputo...".

La croce è l'unica via di salvezza per gli uomini, l'unico ponte che conduce alla vita eterna.

crocesalvezzaaccettazione

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 26/06/2010

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37. Gli animali dell'eremita   2

Si racconta di un vecchio anacoreta eremita: una di quelle persone che per amore a Dio si rifugiano nella solitudine del deserto, del bosco o delle montagne per dedicarsi solamente alla orazione e alla penitenza. Molte volte si lamentava di essere sempre occupatissimo.

La gente non capiva come fosse possibile che avesse tanto da fare nel suo ritiro. Ed egli spiegò:
«Devo domare due falconi, allenare due aquile, tenere quieti due conigli, vigilare su un serpente, caricare un asino e sottomettere un leone.»

«Non vediamo nessun animale vicino alla grotta dove vivi. Dove sono tutti questi animali?»

Allora l'eremita diede una spiegazione che tutti compresero.

«Questi animali li abbiamo dentro di noi.
I due falconi, si lanciano sopra tutto ciò che gli si presenta, buono e cattivo.
Devo allenarli perché si lancino solo sopra le buone prede...
Sono i miei occhi.

Le due aquile con i loro artigli feriscono e distruggono.
Devo allenarle perché si mettano solamente al servizio e aiutino senza ferire...
Sono le mie mani.

E i conigli vanno dovunque gli piaccia, tendono a fuggire gli altri e schivare le situazioni difficili.
Gli devo insegnare a stare quieti anche quando c'è una sofferenza, un problema o qualsiasi cosa che non mi piaccia...
Sono i miei piedi.

La cosa più difficile è sorvegliare il serpente anche se si trova rinchiuso in una gabbia con 32 sbarre.
E' sempre pronto a mordere e avvelenare quelli che gli stanno intorno appena si apre la gabbia, se non lo vigilo da vicino, fa danno...
E' la mia lingua.

L'asino è molto ostinato, non vuole fare il suo dovere.
Pretende di stare a riposare e non vuole portare il suo carico di ogni giorno...
E' il mio corpo.

Finalmente ho necessità di domare il leone, vuole essere il re, vuole essere sempre il primo,
È vanitoso e orgoglioso...
Questo è... il mio cuore.»

conversionedominio di sépenitenzalinguaorgogliolotta spiritualeimpegno

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran, inserito il 03/05/2010

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38. Cicatrici   1

In un caldo giorno d'estate nel sud della Florida, un bambino decise di andare a nuotare nella laguna dietro casa sua. Uscì dalla porta posteriore correndo e si gettò in acqua nuotando felice. Sua madre lo guardava dalla casa attraverso la finestra e vide con orrore quello che stava succedendo. Corse subito verso suo figlio gridando più forte che poteva. Sentendola il bambino si allarmò e nuotò verso sua madre ma era ormai troppo tardi.

La mamma afferrò il bambino per le braccia, proprio quando il caimano gli afferrava le gambe. La donna tirava determinata, con tutta la forza del suo cuore. Il coccodrillo era più forte, ma la mamma era molto più determinata e il suo amore non l'abbandonava. Un uomo sentì le grida, si precipitò sul posto con una pistola e uccise il coccodrillo. Il bimbo si salvò e, anche se le sue gambe erano ferite gravemente, poté di nuovo camminare.

Quando uscì dal trauma, un giornalista domandò al bambino se voleva mostrargli le cicatrici sulle sue gambe. Il bimbo sollevò la coperta e gliele fece vedere.

Poi, con grande orgoglio si rimboccò le maniche e disse: "Ma quelle che deve vedere sono queste". Erano i segni delle unghie di sua madre che l'avevano stretto con forza. "Le ho perché la mamma non mi ha lasciato e mi ha salvato la vita".

Anche noi abbiamo cicatrici di un passato doloroso. Alcune sono causate dai nostri peccati, ma alcune sono le impronte di Dio quando ci ha sostenuto con forza per non farci cadere fra gli artigli del male. Ricorda che se qualche volta la tua anima ha sofferto.... è perché Dio ti ha afferrato troppo forte affinché non cadessi!

sofferenzaamore di Diosalvezzaabbandono in Dio

4.3/5 (3 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 15/04/2010

RACCONTO

39. L'arcobaleno della nostra vita   3

Nella nostra vita non c'è niente di preconfezionato, ogni cosa ce la dobbiamo costruire con i vari colori che formano la realtà.

Il BIANCO è il colore principale che servirà come base. È la quotidianità, il voler costruire, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, la tua vita, che è unica e insostituibile.

Poi c'è il ROSSO che ci ricorda il sangue, la lotta, la passione, la sofferenza, i sacrifici... Sì, lo so, che quest'ultima parola non va di moda, ma è comunque essenziale.

Ecco l'AZZURRO che ricorda il cielo, la serenità, la gioia, la condivisione... l'allegria dello stare insieme agli altri.

Il GIALLO è il colore del successo, del benessere del pane abbondante che ci viene donato ogni giorno.

Il VIOLA è il colore della riflessione, del silenzio, della meditazione... del trovare noi stessi.

Poi c'è il VERDE il colore della natura, della speranza, dei passaggi, dell'attesa, della risurrezione... della vita.

L' ARANCIONE è la capacità di rinnovarsi, di affrontare le cose in modo nuovo, vincendo la noia e la ripetitività di ogni giorno.

Ecco, prendi tutti questi colori e con essi vedi di dipingere l'affresco della tua vita. Non pensare che sarà un lavoro semplice, e nemmeno che te la caverai facilmente. L'affresco finirà solo con la tua vita; ma è nelle sapiente combinazione di questi colori che troverai ciò che hai sempre desiderato.

Come in natura i colori si uniscono formando un unico arcobaleno, così il Dio della vita, fedele alle sue promesse di alleanza, ci invita a divenire UNO in lui armonizzando le nostre ricchezza doni, diversità e carismi. Questo è l'affresco che siamo chiamati a dipingere.

carismiunitàvitadoni di Dio

2.3/5 (3 voti)

inviato da Enrica, inserito il 25/03/2010

RACCONTO

40. Lacrime di donna   2

Un bambino chiede alla mamma: «Perché piangi?».
«Perché sono una donna» gli risponde.
«Non capisco» dice il bambino.
La mamma lo stringe a sé e gli dice: «E non potrai mai capire...»
Più tardi il bambino chiede al papà: «Perché la mamma piange?»
«Tutte le donne piangono senza ragione», fu tutto quello che il papà seppe dirgli.
Divenuto adulto, chiese a Dio: «Signore, perché le donne piangono così facilmente?»
E Dio rispose:
«Quando l'ho creata, la donna doveva essere speciale.
Le ho dato delle spalle abbastanza forti per portare i pesi del mondo,
e abbastanza morbide per renderle confortevoli.
Le ho dato la forza di donare la vita,
quella di accettare il rifiuto che spesso le viene dai suoi figli.
Le ho dato la forza per permettele di continuare quando tutti gli altri abbandonano.
Quella di farsi carico della sua famiglia senza pensare alla malattia e alla fatica.
Le ho dato la sensibilità di amare i suoi figli di un amore incondizionato,
anche quando essi la feriscono duramente.
Le ho dato la forza di sopportare il marito nelle sue debolezze
e di stare al suo fianco senza cedere.
E finalmente, le ho dato lacrime da versare quando ne sente il bisogno.
Vedi figlio mio, la bellezza di una donna
non è nei vestiti che porta, né nel suo viso, o nella sua capigliatura.
La bellezza di una donna risiede nei suoi occhi.
Sono la porta d'entrata del suo cuore, la porta dove risiede l'amore.
Ed è spesso con le lacrime che vedi passare il suo cuore».

mammamadredonnasposabellezzaamoretenaciagratuitàamore

4.0/5 (3 voti)

inviato da Giovanna, inserito il 06/12/2009

RACCONTO

41. Non sappiamo mai ciò che è bene o male   2

Un giorno Akbar e Birbal andarono a caccia nella selva. Sparando col suo fucile, Akbar si ferì il pollice e gridò di dolore. Birbal gli fasciò il dito e lo consolò con le sue riflessioni filosofiche:
«Maestà, non sappiamo mai ciò che è bene o è male per noi.»

L'imperatore si infuriò e scaraventò il ministro nel fondo di un pozzo abbandonato. Poi continuò a camminare solo per il bosco.

Frattanto un gruppo di selvaggi gli venne incontro in piena selva, lo attorniò, lo fece prigioniero e lo trascinò davanti al suo capo. La tribù stava preparandosi ad offrire un sacrificio umano e Akbar fu accolto come la vittima che Dio aveva loro inviato. Lo stregone della tribù lo esaminò attentamente e notando che aveva un pollice rotto, lo respinse perché la vittima prescelta non doveva avere nessun difetto.

Allora Akbar si rese conto che Birbal aveva avuto ragione, provò rimorso per il suo gesto inconsulto, tornò correndo al pozzo nel quale lo aveva gettato, lo trasse fuori e gli chiese perdono per il male che, tanto ingiustamente, gli aveva causato.

Birbal rispose:
«Maestà, non deve chiedermi perdono, perché non mi ha fatto alcun male. Al contrario, mi ha fatto un grande favore: mi ha salvato la vita. Infatti, se non mi avesse scaraventato in questo pozzo, io avrei continuato a camminare al suo fianco e questi selvaggi avrebbero preso me per il loro sacrificio. Come vede, Maestà, non sappiamo mai se una cosa sia bene o male per noi.»

benemaleaccettazionefiduciapazienzaattesasapienzaapparenze

5.0/5 (3 voti)

inserito il 09/08/2009

RACCONTO

42. La fede   4

Bruno Ferrero, La vita è tutto ciò che abbiamo

I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia. Le foglie pallide e ingiallite pendevano penosamente dai rami. L'erba era sparita dai prati. La gente era tesa e nervosa, mentre scrutava il cielo di cristallo blu cobalto.

Le settimane si succedevano sempre più infuocate. Da mesi non cadeva una vera pioggia.

Il parroco del paese organizzò un'ora speciale di preghiera nella piazza davanti alla chiesa per implorare la grazia della pioggia.

All'ora stabilita la piazza era gremita di gente ansiosa, ma piena di speranza. Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede. Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari. Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bambina seduta compostamente in prima fila. Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso.

fedefiduciasperanzafiducia in Dio

5.0/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 17/07/2009

RACCONTO

43. Il profumo di Dio

Soren Kierkegaard, La morale della favola, Gribaudi Editore

Un giorno, all'improvviso, il capriolo, porta-muschio delle montagne, avverte nelle narici il soffio di un profumo muschiato. Non si rende conto da dove provenga, ma ne è affascinato e corre di giungla in giungla alla ricerca del muschio. Si sente costretto a cercarlo attraverso burroni e foreste, rinuncia a bere a mangiare e a dormire, finché esausto e affamato precipita da una cima mortalmente schiantato nel corpo e nell'anima. Il suo ultimo gesto prima di morire è di aver pietà di se stesso e di leccarsi il petto... dove, o prodigio! viene a scoprire che la sua tasca-muschio gli si è sviluppata sul corpo. La bestiola allora ansima profondamente, tentando di aspirare quel profumo, se non è troppo tardi...

Non cercare fuori di te il profumo di Dio, per perire nella giungla della vita. Non cessare di cercarlo entro di te, e vedrai che lo troverai.

ricerca di Diorapporto con Diointerioritàesteriorità

2.0/5 (1 voto)

inviato da Filippo Puzzo, inserito il 22/06/2009

RACCONTO

44. Storia di una goccia d'acqua

Allora disse il gran Padre, il Padre di tutte le cose: "Vai, vai e non ritornare da me prima di aver mostrato agli esseri la mia presenza!" E ne fu spaventata. Non era che una piccola goccia d'acqua. Come avrebbe potuto dimostrare la potenza di Dio? Voleva tornare indietro ma non poteva. Era stata mandata.

Quando cadde dal cielo altissimo l'avvolse l'aria e quasi la consumò. Poi fu impastata dalla terra. Si vergognava perché prima era stata un piccolo specchio del cielo, ora invece, era piena di polvere attaccaticcia. E sentì una radice vicina. E la radice l'afferrò. Divenne parte di una pianta. Fu una fibra, un velo verde, un goccio di frutto. Si sentì bere più volte. Spesso soffiata via nel vapore, si rapprese col freddo e ricadde giù. Una lunga storia. Imparò a sentirsi terra e vegetale. Visse molte volte pulsazioni nel sangue dei viventi. E fu fiume, lago, filo di perle quando cadeva nella rugiada del mattino. Le sembrò di perdersi, di sparire. Soffrì molto. Ora cercata con rabbia, ora pestata e dimenticata.

Poi un giorno, il sole la prese con più forza del solito, e la portò con sé in alto. Le disse: "Sono finite le tue stagioni, gocciolina, sali di nuovo. Ti aspetta il Gran Padre!". La goccia salì e le sembrò di essere felice. Ma quando vide protendersi in alto, verso di lei, rami, lingue vive, ebbe nostalgia.

Il Padre delle cose le sorrise: "Hai fatto bene, piccola mia - le disse - ora cosa vuoi?". "Ritornare giù, papà, ritornare giù! Qui vicino a te, sono un cristallo di gioia, ma laggiù, nel mondo pieno di sete, io sono molto di più: sono la tua presenza".

gioiapresenza di Diosegno di Dioamore

3.0/5 (2 voti)

inviato da Assunta Maglione, inserito il 11/06/2009

RACCONTO

45. Incantato   1

S. Lawrence

Un giorno le statuine del presepio se la presero con il pastorello soprannominato Incantanto, perché a differenza delle altre statuine, lui se ne stava lì, davanti alla grotta, con le mani vuote, senza alcun dono da portare a Gesù.

"Non hai vergogna? Vieni a trovare Gesù e non porti niente?". Incantato non rispondeva: era totalmente assorto nel guardare il bambino. I rimproveri cominciarono a farsi più fitti. Allora Maria, la mamma di Gesù, prese le sue difese: "Incantato non viene a mani vuote. Guardate: porta la sua meraviglia, il suo stupore! L'amore di Dio, fatto bambino piccolissimo, lo incanta".

Quando tutti compresero, la mamma di Gesù concluse: "Il mondo sarà meraviglioso quando gli uomini, come Incantato, saranno capaci di stupirsi. Capite? Dio per amore nostro si è fatto come noi, per farci come lui".

stuporeincantoincarnazionenatale

3.3/5 (3 voti)

inviato da Giovanna Cavaliere, inserito il 22/05/2009

RACCONTO

46. Il giudizio di Dio

Antonio il Grande (sant'Antonio Abate), Vita e detti dei padri del deserto

Il Padre Antonio, volgendo lo sguardo agli abissi del giudizio di Dio, chiese: "O Signore come mai alcuni muoiono giovani, altri vecchissimi? Perché alcuni sono poveri ed altri sono ricchi? Perché degli empi sono ricchi e dei giusti poveri?". E giunse a lui una voce che disse: "Antonio, bada a te stesso. Sono giudizi di Dio questi, non ti giova conoscerli".

ricchezzapovertàprovvidenzagiudizio di Diosenso della vitaricerca di senso

inviato da Luca Peyron, inserito il 03/05/2009

RACCONTO

47. L'alpinista   3

Si racconta che un alpinista, dopo lunghi anni di preparazione, decise di realizzare il suo sogno e di scalare una montagna molto alta. Volendo tutta la gloria per sé, decise di andarci da solo.

Le ore passarono in fretta e l'oscurità lo sorprese. Non avendo il necessario per accamparsi, decise di proseguire la scalata. Il buio gli impediva di vedere il proprio sentiero. Le nuvole nascondevano la luna e le stelle.

Aveva quasi raggiunto la vetta quando l'inevitabile capitò. Perse l'appoggio e cadde nel vuoto. Ebbe giusto il tempo di vedere delle macchie scure e si sentì inghiottito dall'abisso.

I principali avvenimenti della sua vita sfilarono altrettanto velocemente davanti ai suoi occhi.

Sentiva la morte avvicinarsi quando un violento colpo sembrò quasi squarciargli il ventre: aveva raggiunto la fine della corda di cui aveva fissato un'estremità nella roccia... e l'ancoraggio aveva fortunatamente resistito.

Riprese fiato e si rese conto di essere ancora lì, sospeso nel buio e nel silenzio assoluti. Ormai disperato, urlò:
- Dio mio, aiutami!!!
Immediatamente, una voce grave e profonda penetrò il silenzio:
- Che vuoi che faccia?
- Salvami, mio Dio!!!
- Credi veramente che io possa salvarti?
- Certamente, Signore!!!
- Se è così, taglia la corda che ti mantiene!!!

Ebbe un momento di esitazione, poi l'uomo si attaccò con maggiore disperazione alla corda. Il gruppo di salvataggio racconta che l'indomani trovarono l'alpinista morto. Il freddo l'aveva invaso e tra le sue mani indurite egli teneva ancora, disperatamente, la corda... a soli due metri dal suolo!!!

E tu, avresti tagliato la corda?
Nella vita, dobbiamo prendere decisioni che mettono alla prova la nostra fede.
E tu? Tu che conti tanto sulle tue corde... Accetteresti di tagliarle?
Tutti i giorni dobbiamo ravvivare la nostra fede e fare nostra, la preghiera di Isaia: "Il Signore nostro Dio ci tiene per mano e ci dice: non temere. Io sono con te."

fiducia in Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Mela, inserito il 05/02/2009

RACCONTO

48. Tra Marta e Maria

Vita di Antonio, Atanasio

Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva nel deserto, fu preso da sconforto e da fitta tenebra di pensieri e diceva a Dio: "O Signore, io voglio salvarmi, ma i pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?".

Ora, sporgendosi un po', Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi interrompe il lavoro, si alza in piedi e prega, poi di nuovo si mette seduto ad intrecciare corde, e poi ancora si alza e prega. Era un angelo del Signore, mandato per correggere Antonio e dargli forza. E udì l'angelo che diceva: "Fa' così e sarai salvo". All'udire queste parole, fu preso da grande gioia e coraggio: così fece e si salvò.

preghieraazionelavoroorazionesalvezzaapostolatoimpegno

3.0/5 (2 voti)

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

RACCONTO

49. La storia della matita   5

Paolo Coelho

Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: "Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me".

La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: "E' vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto".

Incuriosito il bimbo guardò la matita senza trovarvi alcunché di speciale.

"Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!".

"Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell'esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.

Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi."Dio": ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.

Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E' un'azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.

Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere è un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.

Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.

Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione".

vitaviverepaceimpegnoresponsabilitàsofferenzacamminocrescitainterioritàesterioritàrapporto con Diocorrezione

5.0/5 (3 voti)

inviato da Raffaella Pisanti, inserito il 07/09/2008

RACCONTO

50. Della vera e perfetta letizia

San Francesco d'Assisi, Fioretti

Un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria [degli Angeli], chiamò frate Leone e gli disse: "Frate Leone, scrivi". Questi rispose: "Eccomi, sono pronto". "Scrivi disse - quale è la vera letizia".

"Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell'Ordine, scrivi: non è vera letizia. Cosi pure che sono entrati nell'Ordine tutti i prelati d'Oltr'Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d'lnghilterra; scrivi: non è vera letizia. E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia".

"Ma quale è la vera letizia?".

"Ecco, io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, alI'estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d'acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: "Chi è?". Io rispondo: "Frate Francesco". E quegli dice: "Vattene, non è ora decente questa, di andare in giro, non entrerai". E poiché io insisto ancora, I'altro risponde: "Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te". E io sempre resto davanti alla porta e dico: "Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte". E quegli risponde: "Non lo farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là". Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell'anima".

letiziagioiainterioritàserenitàforza interiore

3.5/5 (2 voti)

inviato da Pier Luca Bancale, inserito il 07/09/2008

RACCONTO

51. Come spiegare la Risurrezione?

Un missionario viveva da tantissimi anni in Cina, Paese dalla cultura millenaria e profondamente religioso. Non aveva battezzato nessuno (non era lì a convertire...), ma era riuscito in qualche modo a stabilire una bellissima relazione con un vecchiettino cinese, con cui passava le ore e le giornate a chiacchierare del più e del meno, e a discutere delle cose di Dio. Era stupendo per entrambi potersi scambiare le proprie esperienze di fede, così diverse eppure così simili. Era bello poter scoprire, grazie all'altro, un altro volto di Dio, un altro colore del suo arcobaleno, un altro raggio della sua luce.

Un giorno il missionario arrivò a parlare della risurrezione... Come spiegare al suo amico il mistero della risurrezione di Gesù? Era facile raccontargli della vita di Gesù, del bene che aveva fatto, di come la gente semplice lo ricordasse proprio come un uomo buono che aveva fatto tanto bene. Ma come spiegargli la risurrezione? Provò, e riprovò, cercò esempi, metafore... ma il suo grande amico non riusciva a comprendere tale stupefacente mistero.

Finché un giorno il vecchio cinese disse al suo amico missionario: "Ascolta, da tanti giorni ti sforzi di spiegarmi quello che io non posso capire. Credo ci sia un unico modo perché io possa capire cos'è la risurrezione di Gesù: mostrami la tua risurrezione!".

risurrezioneresurrezionetestimonianzaannunciomissione

2.0/5 (1 voto)

inviato da Padre Stefano Giudici, inserito il 19/03/2008

RACCONTO

52. Per ultima venne la morte

Piero Gribaudi, Fiabe della Notte Santa

La morte non voleva credere alle proprie orecchie quando le fu comunicato che il suo dominio universale stava per finire. Pur riconoscendosi la più inamabile di tutte le creature, un po' di riguardo l'avrebbe gradito da parte dell'Arcangelo messaggero. Non era mica l'ultima delle ancelle di Dio, anzi. Il suo ruolo nei piani del Creatore era fondamentale.

«E continuerà ad esserlo», le aveva garantito il messo celeste, «per tutte le creature viventi, tranne che per l'uomo.»
«Perché?», gli aveva domandato la Morte, «diventerà immortale?»
«Non fare troppe domande... tu non capiresti.»

Era stato a questo punto che la Morte si era gravemente offesa. Che oltre a fare un lavoraccio infame, la si giudicasse imbecille, non lo poteva tollerare! Di essere perdente non le importava affatto, tanto il suo lavoro le era ingrato, ma come sarebbe avvenuta la metamorfosi?

Le bastò uno sguardo circolare sulla superficie terrestre per individuare il punto. Forse nessuno, davanti alla grotta di Betlemme, provò maggior sbalordimento della Morte. Eppure, ora che lo aveva davanti, il progetto le appariva chiaro e di un'incredibile semplicità: quel batuffolo di carne, per il solo fatto di essere vita, era già sua preda. La Morte desiderò a quel punto che il Creatore avesse scelto un'altra strada, per non essere chiamata in causa. Ma fu allora che, dal sonno profondo in cui era immerso, il Bimbo le sorrise. E la Morte si sentì vinta e capì come sarebbe stata vinta: da un amore talmente intenso che proprio attraverso di lei sarebbe passato, per dimostrare all'universo la propria potenza e la propria vastità.

natalemorteamorevitaincarnazionepasquarisurrezione

4.0/5 (1 voto)

inviato da Monique, inserito il 19/12/2007

RACCONTO

53. Punti per il paradiso   3

Un uomo andò in paradiso. Appena giunto alla porta coperta di perle incontrò S. Pietro che gli disse: "Ci vogliono 1.000 punti per essere ammessi. Le buone opere da te compiute determineranno i tuoi punti".

L'uomo rispose: "A parte le poche volte in cui ero ammalato, ho ascoltato la Messa ed ho cantato nel coro". "Quello fa 50 punti", disse San Pietro.

"Ho sempre messo una bella sommetta nel piatto dell'elemosina che il sacrestano metteva davanti a me durante la Messa". "Quello vale 25 punti", disse San Pietro. Il pover'uomo, vedendo che aveva solo 75 punti, cominciò a disperarsi.

"La domenica ho fatto scuola di Catechismo - disse - e mi pare che sia una bella opera per Iddio". "Sì - disse san Pietro - e quello fa altri 25 punti".

L'uomo ammutolì, poi aggiunse: "Se andiamo avanti così, sarà solo la Grazia di Dio che mi darà accesso al paradiso". San Pietro sorrise: "Quello fa 900 punti. Entra pure".

Smettiamola di voler accumulare i cosiddetti "punti Paradiso": se siamo salvi, è prima di tutto per Grazia di Dio! La stessa Grazia, ci ispiri stupore per un amore così grande, e desideri buoni, di vera conversione, di autentica carità, per puro amore di Dio, non per aspettarci un contraccambio nell'aldilà.

grazia di Dioparadisovita eternamisericordia di Dio

3.0/5 (3 voti)

inviato da Chiumino Maria Grazia, inserito il 25/11/2007

RACCONTO

54. Fiducia   1

Antoine De Saint-Exupéry

"Signore - dissi - là, su un ramo c'è un corvo. So bene che la tua maestà non può abbassarsi fino a chi ti parla. Tuttavia ho bisogno di un segno. Quando avrò finito la mia preghiera, fa' volar via quel corvo. Ciò sarà per me come un cenno, una prova che non sono completamente solo al mondo...".

Fissai l'uccello, ma questi non si mosse dal ramo. Allora mi rivolsi nuovamente alla pietra: "Signore! - dissi - hai certamente ragione. La tua maestà non può degnarsi di accogliere le mie sollecitazioni. Se il corvo fosse volato via, io sarei ancora più triste, perché un tale segno io non l'avrei ricevuto che da uno come me, dunque da me stesso. Sarebbe stato ancora un riflesso del mio desiderio. E ancora non avrei incontrato che la mia solitudine".
E dopo essermi prostrato, mi allontanai.

Ma proprio allora la mia disperazione cedette a una serenità singolare quanto inaspettata.

fiduciafedeabbandonoabbandono in Dio

3.0/5 (1 voto)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 19/08/2007

RACCONTO

55. Sei enormemente magnifica!   3

Così scrive una tredicenne nel suo diario personale.

Il mio papà dice che sono enormemente magnifica.
Io mi chiedo se lo sono davvero.

Per essere enormemente magnifica...
Sara dice che bisogna avere bellissimi, lunghi capelli ricci come i suoi.
Io non li ho.

Per essere enormemente magnifica...
Gianni dice che bisogna avere denti bianchi e perfettamente dritti come i suoi.
Io non li ho.

Per essere enormemente magnifica...
Jessica dice che non devi avere quelle piccole macchie marroni sulla faccia che si chiamano lentiggini.
Io le ho.

Per essere enormemente magnifica...
Marco dice che bisogna essere la più intelligente della classe.
Io non lo sono.

Per essere enormemente magnifica...
Stefano dice che bisogna saper dire le battute più buffe della scuola.
Io non lo so fare.

Per essere enormemente magnifica...
Laura dice che bisogna vivere nel quartiere più carino della città e nella casa più graziosa.
Io non lo faccio.

Per essere enormemente magnifica...
Mattia dice che bisogna indossare solo i vestiti più carini e le scarpe più alla moda.
Io non li indosso.

Per essere enormemente magnifica...
Samantha dice che bisogna provenire da una famiglia perfetta.
Non è il mio caso.

Ma ogni sera, quand'è ora di dormire, papà mi abbraccia forte e dice:
«Tu sei enormemente magnifica e io ti voglio bene!».
Papà deve sapere qualcosa che i miei amici non sanno…

Anche Dio, in ogni istante, ti abbraccia forte e dice:
"Tu sei enormemente magnifica, magnifico e io ti voglio bene!"
Dio deve sapere qualcosa di te che gli altri non sanno.

stimaamorefiduciaamore di Dioaccettazioneinterioritàesteriorità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Liliana Belloro, inserito il 07/04/2007

RACCONTO

56. Blackout

Kociss Fava

Uno sfrigolio in punti sparsi. Poi la casa fu buia, la televisione zitta.
La voce di Giacomo squillò:
- Mamma, cos'è successo?
- Giacomino, deve essere un blackout.
- Un... cosa?
- Si, insomma, la corrente elettrica è saltata. Non funziona più la luce e neppure gli elettrodomestici vanno. Non avere paura.
Quando la mamma lo metteva a letto e poi salutandolo spegneva la luce, gli usciva la paura del buio e faticava a dormire. Ma ora non sentiva paura.
Udì rumori ovattati di mani che lo cercavano e si sentì sollevare. Stando attenti a non urtare il tavolo e le sedie, si affacciarono alla finestra.
Giacomo vide le stelle brillare nella notte silenziosa, come mai aveva veduto.
- Vedi quanto sono belle? - chiese la mamma - Un tempo gli uomini le guardavano spesso. Con esse si orientavano, navigando i mari. Le interpellavano per conoscere il proprio destino. Levando gli occhi al cielo molti vi cercavano Dio.
- E adesso?
- Ora la gente preferisce fare affidamento sulla TV, oppure cercare risposte nei giornali. Non più scrutate le stelle hanno perso lucentezza.
In quel momento un brusio attraversò il condominio e quelli vicini. Tornò la luce, si riaccesero i televisori.
Giacomo vide decine di persone affacciate ai balconi dei palazzi di fronte, tutte con il naso all'insù.
Ma la corrente era tornata e le stelle avevano smesso di brillare.

ricerca di Diointeriorità

1.0/5 (1 voto)

inviato da Kociss Fava, inserito il 06/11/2006

RACCONTO

57. Credere senza vedere   3

Un imperatore disse al rabbino Yeoshua Ben Hanania: «Vorrei tanto vedere il vostro Dio.»
«È impossibile», rispose il rabbino.
«Impossibile? Allora, come posso affidare la mia vita a qualcuno che non posso vedere?»
«Mostratemi la tasca dove avete riposto l'amore per vostra moglie. E lasciate che io lo pesi, per vedere se è grande.»
«Non siate sciocco. Nessuno può serbare l'amore in una tasca», rispose l'imperatore.
«Il sole è soltanto una delle opere che il Signore ha messo nell'universo, eppure non potete vederlo bene. Tanto meno potete vedere l'amore, ma sapete di essere capace di innamorarvi di una donna e di affidarle la vostra vita. Non vi sembra evidente che esistono alcune cose nelle quali confidiamo anche senza vederle?»

fedecredereinterioritàesterioritàDio

3.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 06/10/2006

RACCONTO

58. Il semaforo blu   3

Gianni Rodari, Favole al telefono

Una volta il semaforo che sta a Milano, in piazza del Duomo fece una stranezza.
Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi.
"Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?"
Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l'insolito segnale blu, di un blu che così blu il cielo di Milano non era stato mai.
In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano:
"Lei non sa chi sono io!"
Gli spiritosi lanciavano frizzi:
"Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna.
Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini.
Col giallo sapete che ci fanno? Allungano l'olio d'oliva."
Finalmente arrivò un vigile e si mise in mezzo all'incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente.
Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare:
"Poveretti! Io avevo dato il segnale di - via libera - per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare. Ma forse gli è mancato il coraggio."

Gli uomini sono abituati, come gli automobilisti, a vivere con la testa china sul volante, badando alla strada, ciascuno chiuso nella sua scatola di ferro, preoccupati del lavoro, del denaro, delle mille "grane" quotidiane.
L'Avvento è come il semaforo blu.
E' qualcosa che ti dice:
"Fermati! Stai buttando via un tesoro!
Non c'è solo la terra! Guarda su! C'è anche il cielo!"
Ma è una voce esile e molti, spesso, la ignorano...

(Commento di Bruno Ferrero).

avventopreghierarapporto con Diointerioritàesteriorità

3.5/5 (2 voti)

inviato da Marcello, inserito il 03/05/2006

RACCONTO

59. Giuseppe e il pastore

Quella notte d'inverno, fredda e rigida, Giuseppe cercava disperatamente qualcosa che potesse riscaldare sua moglie e il figlio appena nato. Era andato di casa in casa, aveva bussato a tutte le porte, ma nessuno gli aveva dato un po' di carbone o una fascina di legna. Camminò fino ad essere esausto. Quando oramai credeva inutile ogni ricerca scorse in un campo un bagliore di fuoco. Corse verso di esso. Un gregge di pecore si riscaldava intorno alla fiamma mentre un vecchio pastore lo sorvegliava.

Quando il pastore, che era un vecchio scorbutico, vide avvicinarsi il forestiero afferrò il lungo bastone ferrato e glielo scagliò contro.

Giuseppe non fece una mossa per scansarlo, ma prima che lo raggiungesse il bastone deviò la traiettoria e cadde a terra innocuo. Giuseppe si avvicinò al pastore e disse gentilmente: «Ho bisogno di aiuto: per favore posso prendere alcuni carboni ardenti? Mia moglie ha appena messo al mondo un bambino e devo accendere un fuoco per riscaldarli». Il pastore avrebbe preferito rifiutare, ma vedendo che Giuseppe non aveva niente per trasportare le braci volle prendersi gioco di lui: "Prendine quanti ne vuoi," disse. Giuseppe, senza scomporsi, raccolse le braci a mani nude e le mise nel suo mantello come se fossero nocciole o mele. Il pastore disse meravigliato: «Che notte è mai questa?». Pieno di curiosità seguì Giuseppe e giunse così alla stalla dove c'erano Maria e il bambino adagiato sulla fredda paglia. Il suo cuore si intenerì. Per la prima volta provò il grande desiderio di offrire qualche cosa. Tirò fuori dallo zaino una morbida pelle di pecora e la offrì a Giuseppe perché vi avvolgesse il bambino. In quel momento i suoi occhi si aprirono e vide gli angeli e la gloria di Dio che circondava la mangiatoia dove il bambino sorrideva contento. Il pastore si inginocchiò tutto felice perché aveva capito che in quella notte il suo cuore si era aperto all'amore.

NataleamorecuoreGiuseppe

inviato da Anna Lianza, inserito il 13/07/2005

RACCONTO

60. Coprendo il sole con una mano

Paulo Coelho

Un discepolo cercò il rabbino Nahman di Braslaw. "Non continuerò i miei studi dei Testi Sacri", disse. "Abito in una piccola casa con i miei fratelli e i genitori, e non trovo mai le condizioni ideali per concentrarmi su ciò che è importante".

Nahman indicò il sole e chiese al suo discepolo di mettersi la mano davanti al viso, in modo da occultarlo. Il discepolo lo fece. "La tua mano è piccola, eppure riesce a coprire completamente la forza, la luce e la maestosità dell'immenso sole. Nella stessa maniera, i piccoli problemi riescono a darti la scusa necessaria per non proseguire nella tua ricerca spirituale. Così come la mano può avere il potere di nascondere il sole, la mediocrità ha il potere di nascondere la luce interiore. Non incolpare gli altri per la tua incompetenza".

problemispiritualitàinterioritàrinunciaricerca di Diopigriziamediocrità

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 01/07/2005

RACCONTO

61. La pecorella di Dio   3

C'era una volta una pecorella ribelle.
Essa vagava senza ben sapere che strada prendere.
Più volte Dio gliel'aveva mostrata ma lei voleva fare di testa sua, voleva cavarsela da sola.
Poiché la strada che si era scelta era comoda e priva di sacrifici.
Un bel giorno stanca di vivere nell'oppio decise di seguire la voce di Dio.
La strada che Dio le mostrò era tutta in salita.
La pecorella voleva tornare indietro, Dio però la incoraggiò ed ella riprese il suo cammino... a volte cadeva a terra, Dio però non la lasciava sola, se la metteva in braccio e l'aiutava nel proseguire.
La pecorella arrivò alla meta proposta da Dio sanguinante e straziata.
Ma quel che è strano è che arrivò felice.
Il Signore se la portò in paradiso.
Ora le disse nessuno ti farà del male sarai tutta mia io che tanto ho sperato in te e che tanto ti ho amata.
La pecorella capì che più grande ricompensa non poteva avere.

amore di Diosequeladoloresofferenzacrocefiduciafede

1.0/5 (1 voto)

inviato da Alessia, inserito il 19/06/2005

RACCONTO

62. Il fiore più bello

In un paesino di montagna c'è un'usanza molto bella. Ogni primavera si svolge una gara tra tutti gli abitanti. Ciascuno cerca di trovare il primo fiore della primavera. Chi trova il primo fiore sarà il vincitore e avrà fortuna per tutto l'anno. A questa gara partecipano tutti, giovani e vecchi. Quest'anno, quando la neve iniziava a sciogliersi e larghi squarci di terra umida rimanevano liberi, tutti gli abitanti di quel paesino partirono alla ricerca del primo fiore. Per ore e ore iniziarono a cercare alle pendici del monte, ma non trovarono alcun fiore.

Stavano già ritornando verso casa quando il grido di un bambino attirò l'attenzione di tutti. "È qui! L'ho trovato". Tutti accorsero per vedere. Quel bambino aveva trovato il primo fiore, sbocciato in mezzo alle rocce, qualche metro sotto il ciglio di un terribile dirupo. Il bambino indicava col braccio teso giù in basso, ma non poteva raggiungerlo perché aveva paura di precipitare nel terribile burrone. Il bambino però desiderava quel fiore anche perché voleva vincere la gara.

Cinque uomini forti portarono una corda. Intendevano legare il bambino e calarlo fino al fiore. Il bambino però aveva paura. Aveva paura che la corda si rompesse e di cadere nel burrone. "No, no - diceva piangendo - ho paura!". Gli fecero vedere una corda più forte e quindici uomini che l'avrebbero tenuto. Tutti lo incoraggiavano. Ad un tratto il bambino cessò di piangere. Tutti fecero silenzio per sentire che cosa avrebbe fatto il bambino. "Va bene - disse il bambino - andrò giù se mio padre terrà la corda!".

Dio Padreaffidamento in Dioabbandono in Dio

inviato da Don Gianni Castignoli, inserito il 23/04/2005

RACCONTO

63. Parlare di Dio

Sri Ramakrishna, Il libro degli esempi, Gribaudi Editore

«Quante discussioni si sono fatte e si fanno ancora su Dio. Tu che ne pensi?», chiese un giorno un discepolo al grande maestro.
«Vedi quell'ape?», rispose il maestro. «Senti il suo ronzìo? Esso cessa quando l'ape ha trovato il fiore e ne succhia il nettare. Vedi quest'anfora? Ora vi verso dell'acqua. Ne senti il glu-glu? Cesserà quando l'anfora sarà colma. Ed ora osserva questo biscotto che pongo crudo nell'olio bollente. Senti come frigge e che rumore fa? Quando sarà ben cotto tacerà. Così è degli uomini. Fino a quando discutono e fanno del gran rumore su Dio, è perché non l'hanno ancora trovato. Chi invece l'ha trovato tace e, nel silenzio, adora ed agisce.»

Dioricerca di Diorapporto con Dio

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 23/01/2005

RACCONTO

64. Portami ciò che nella tua vita è imperfetto...   1

E' la notte di Natale. Tommaso sogna che sta andando insieme ai pastori e ai Re Magi verso la stalla quando si trova improvvisamente davanti a Gesù Bambino che giace nella mangiatoia. Tommaso si accorge di essere a mani vuote. Tutti hanno portato qualcosa: solo lui è senza doni!

Avvilito dice subito: "Prometto di darti la cosa più bella che ho. Ti regalo la mia nuova bicicletta, anzi il mio trenino elettrico".

Il bambino nel presepe scuote la testa e sorridendo dice: "Io non voglio il tuo trenino elettrico. Dammi il tuo tema in classe!".

"Il mio ultimo tema?" balbetta il ragazzino. "Ma ho preso un insufficiente!".

"Appunto, proprio per questo lo vorrei" dice Gesù. "Devi darmi sempre tutto quello che è insufficiente, imperfetto. Per questo sono venuto nel mondo. Ma vorrei un'altra cosa ancora da te: la tua tazza del latte".

A questo punto Tommaso si rattrista: "La mia tazza? Ma è rotta!".

"Proprio per questo la vorrei avere" dice Gesù Bambino. "Tu mi puoi portare tutto quello che si rompe nella tua vita. Perché io sono capace di risanarlo".

Il ragazzino sentì di nuovo la voce del Bambino Gesù: "Vorrei una terza cosa da te: vorrei la risposta che hai dato a tua mamma quando ti ha chiesto come mai si è rotta la tazza del latte".

Allora Tommaso inizia a piangere e confessa tra le lacrime: "Ma le ho detto una bugia, quella volta. Ho detto alla mamma che la tazza era caduta per caso, ma in realtà l'ho gettata a terra io, per rabbia".

"Per questo vorrei avere quella tua risposta" risponde sicuro Gesù Bambino. "Portami sempre tutto quello che nella tua vita è cattivo, bugiardo, dispettoso e malvagio. Sono venuto nel mondo per perdonarti, per prenderti la mano e insegnarti la via".

Gesù sorride di nuovo a Tommaso, mentre lui guarda, comprende e si meraviglia....

Quest'anno hai già pensato cosa "regalare" della tua vita al Signore Gesù?

natalemisericordia di Diorapporto con Dio

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 14/01/2005

RACCONTO

65. Liberi davvero   1

Un ebreo salvò la vita del faraone che stava per essere morso da un serpente velenoso. Il faraone, grato, permise allo schiavo di esprimere un desiderio. Invece di chiedere libertà per se stesso o per i suoi parenti o doni materiali, l'ebreo fece una richiesta incomprensibile per il faraone: chiese che tutti i giovani ebrei avessero ogni giorno due ore libere per pregare, studiare, imparare.
«Un popolo che rivolge il suo pensiero al Signore - disse ai giovani - non sarà mai un popolo di schiavi, perché si può rendere schiavo il corpo, mai lo spirito!»

libertàpreghierarapporto con Dio

inviato da Antonella Longo, inserito il 29/07/2004

RACCONTO

66. Chi sono i santi?

Una maestra di una scuola materna aveva portato la sua classe a visitare una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate luminose. A scuola il parroco damanda ai bambini: "Chi sono i santi?". Un bambino risponde: "Sono quelli che fanno passare la luce".

Stupenda definizione: i santi fanno passare la luce di Dio che continua ad illuminare la terra.

santità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 28/07/2004

RACCONTO

67. Arriva Dio!   3

Un giorno un uomo "single" venne a sapere che Dio stava per venire a trovarlo. «Da me?», si preoccupò. «Nella mia casa?». Si mise a correre affannato attraverso tutte le camere, salì e scese per le scale, si arrampicò fin sul tetto, si precipitò in cantina. Vide la sua casa con altri occhi, adesso che doveva venire Dio.

«Impossibile! Povero me!», si lamentava. «Non posso ricevere visite in questa indecenza. E' tutto sporco! Tutto pieno di porcherie. Non c'è un solo posto adatto per riposare. Non c'è neppure aria per respirare». Spalancò porte e finestre.

«Fratelli! Amici!», invocò. «Qualcuno mi aiuti a mettere in ordine! Ma in fretta!». E cominciò a spazzare con energia la sua casa. Attraverso la spessa nube di polvere che si sollevava, vide uno che era venuto a dargli aiuto. In due era più facile. Buttarono fuori il ciarpame inutile, lo ammucchiarono e lo bruciarono. Si misero in ginocchioni e strofinarono vigorosamente le scale e i pavimenti. Ci vollero molti secchi d'acqua, per pulire tutti i vetri. Stanarono anche la sporcizia che si annidava negli angoli più nascosti.

«Non finiremo mai!», sbuffava l'uomo. «Finiremo!», diceva l'altro, con calma. Continuarono a lavorare, fianco a fianco, per tutto il giorno. E, finalmente, la casa pareva messa a nuovo, lustra e profumata di pulito.

Quando scese il buio, andarono in cucina e apparecchiarono la tavola. «Adesso», disse l'uomo, «può venire il mio Visitatore! Adesso può venire Dio. Dove starà aspettando?». «Io sono già qui!», disse l'altro, e si sedette al tavolo. «Siediti e mangia con me!».

Dio non ci lascia mai soli nel compito di «far pulizia» nella nostra casa-anima. E' con noi, dalla nostra parte. Ci incoraggia con la sua parola, ci affianca e agisce con la sua grazia. Il sacramento della Riconciliazione è opera contemporaneamente di Dio e del cristiano, che si incontrano per star bene insieme e «mangiare alla stessa tavola».

confessionericonciliazionepeccatorapporto con Diomisericordia di Dioattesaperdonoperdono di dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Cecilia Leone, inserito il 28/07/2004

RACCONTO

68. Ho fatto colazione con Dio   3

Traduzione dallo spagnolo di un racconto di Te-La Gitana

Un bambino voleva conoscere Dio. Sapeva che era un lungo viaggio arrivare dove abita Dio, ed è per questo che un giorno mise dentro al suo cestino dei dolci, marmellata e bibite e cominciò la sua ricerca.

Dopo aver camminato per trecento metri circa, vide una donna anziana seduta su una panchina nel parco. Era sola e stava osservando alcune colombe. Il bambino gli si sedette vicino ed aprì il suo cestino. Stava per bere la sua bibita quando gli sembrò che la vecchietta avesse fame, ed allora le offrì uno dei suoi dolci.

La vecchietta riconoscente accettò e sorrise al bambino. Il suo sorriso era molto bello, tanto bello che il bambino gli offrì un altro dolce per vedere di nuovo questo suo sorriso.

Il bambino era incantato! Si fermò molto tempo mangiando e sorridendo, senza che nessuno dei due dicesse una sola parola. Al tramonto il bambino, stanco, si alzò per andarsene, però prima si volse indietro, corse verso la vecchietta e la abbracciò. Ella, dopo averlo abbracciato, gli dette il più bel sorriso della sua vita.

Quando il bambino arrivò a casa sua ed aprì la porta, la sua mamma fu sorpresa nel vedere la sua faccia piena di felicità, e gli chiese: "Figlio, cosa hai fatto che sei tanto felice?". Il bambino rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio!".

E prima che sua mamma gli dicesse qualche cosa aggiunse: "E sai cosa, ha il sorriso più bello che ho mai visto!".

Anche la vecchietta arrivò a casa raggiante di felicità. Suo figlio restò sorpreso per l'espressione di pace stampata sul suo volto e le domandò: "Mamma, cosa hai fatto oggi che ti ha reso tanto felice?". La vecchietta rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio, nel parco!". E prima che suo figlio rispondesse, aggiunse: "E sai? E' più giovane di quel che pensavo!".

rapporto con Diovedere Dioricerca di Dio

inviato da Cecilia Leone, inserito il 16/12/2003

RACCONTO

69. La pecorella smarrita   1

Anthony De Mello

Una pecora scoprì un buco nel recinto e scivolò fuori.
Era così felice di andarsene.
Si allontanò molto e si perse.
Si accorse allora di essere seguita da un lupo.
Corse e corse, ma il lupo continuava ad inseguirla, finché il pastore arrivò e la salvò riportandola amorevolmente all'ovile.
E nonostante che tutti l'incitassero a farlo, il pastore non volle riparare il buco nel recinto.

libertàamore di Diobenemalescegliererapporto con Diopecorella smarritapecora

2.7/5 (3 voti)

inviato da Anna Barbi, inserito il 27/10/2003

RACCONTO

70. Un celebre astronomo   1

Tilmann Pesch

Il celebre astronomo Kircher aveva uno dei suoi amici che dubitava della esistenza di Dio.

Un giorno in cui doveva recarsi a visitarlo, collocò sul suo tavolo un magnifico globo celeste. L'incredulo era appena entrato quando il novello oggetto colpì il suo sguardo; l'esaminò da vicino e domandò a Kircher se gli apparteneva.

"No", rispose l'astronomo, "il globo che voi vedete non appartiene ad alcuno; non ha proprietario. Deve esser venuto qui per effetto del caso, perché io non posso spiegare altrimenti la sua presenza".

L'amico credeva che Kircher scherzasse: ma l'astronomo continuò a sostenere con serietà quello che aveva affermato non ascoltando alcuna delle obiezioni dell'incredulo, fino al momento in cui questi dimostrò di aversene a male.

Allora Kircher sorrise e gli disse con malizia: "Voi trovate che sarebbe assurdo ammettere che il caso abbia portato qui questo piccolo globo: come dunque volete poi che il caso sia autore di questo grande ed ammirevole globo che noi abitiamo?".

Il visitatore tacque non trovando nulla da obiettare ad una argomentazione così decisiva.

scienzafedericerca di sensosenso della vitaateismocredereesistenza di Diodubbio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Claudia Nobile, inserito il 27/10/2003

RACCONTO

71. L'umorista davanti a Dio   3

Pino Pellegrino, Racconti per il volo dell'anima

Una volta un uomo, un tipo sempre allegro e sorridente, fece un sogno: gli sembrò d'esser morto e di trovarsi davanti al tribunale di Dio. Era quasi disperato perché aveva grosse marachelle sulla coscienza.

Sentiva che il Giudice quando sceglieva uno tra i beati gli diceva: «Avevo fame e mi hai dato da mangiare; avevo freddo e mi hai coperto... vieni a godere nel mio regno!»

L'uomo tremava tutto, perché non si ricordava d'aver fatto nessuna opera buona.

Ma quando venne il suo turno vide che il Signore lo guardava sorridendo.
«Che cosa mai avrò fatto di bene?» si domandava tra sé.

Il Giudice esclamò: «Ero triste e tu con il tuo umorismo mi hai consolato; ero malinconico e tu con il tuo sorriso mi hai rasserenato: entra nella gioia del mio paradiso!»

umorismogiudizio universaleparadisovita eternagioiasorriso

4.7/5 (3 voti)

inviato da Cecilia Leone, inserito il 18/10/2003

RACCONTO

72. Le orme del creatore   2

Pino Pellegrino

Un arabo accompagnava attraverso il deserto un esploratore francese. E ogni mattino si prostrava a terra per adorare e pregare Dio. Un giorno il francese gli disse:
«Tu sei un ingenuo: Dio non esiste, difatti tu non l'hai mai visto né toccato.»
L'arabo non rispose.

Poco dopo il francese notò delle orme di cammello ed esclamò:
«Guarda, di qui è passato un cammello.»

E l'arabo rispose:
«Signore, lei è un ingenuo, il cammello non l'ha né visto né toccato.»
«Sciocco sei tu! Si vedono le orme!» replicò il francese.

Allora l'arabo, puntando il dito verso il sole:
«Ecco le orme del Creatore: Dio c'è.»

federicerca di Dioreligiosità

4.0/5 (1 voto)

inviato da Eleonora Polo, inserito il 28/06/2003

RACCONTO

73. La donna e la cipolla

Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov VII, 3

Vedi, Aljòscecka, - scoppiò e ridere nervosamente Grùscegnka rivolgendosi a lui, - mi sono vantata con Rakìttka di aver dato una cipolla, ma con te non mi vanterò, a te parlerò con un'altra intenzione. E' soltanto una leggenda, ma una bella leggenda, che ancora bambina a sentito dalla mia Matrjòna, quella che adesso serve da me come cuoca. Senti com'è:

"C'era una volta una donna cattiva cattiva che morì, senza lasciarsi dietro nemmeno un'azione virtuosa. I diavoli l'afferrarono e la gettarono in un lago di fuoco. Ma il suo angelo custode era là e pensava: di quale suo azione virtuosa mi posso ricordare per dirla a Dio? Se ne ricordò una e disse a Dio: - Ha sradicato una cipolla nell'orto e l'ha data a una mendicante. E Dio gli rispose: - Prendi dunque quella stessa cipolla, tendila a lei nel lago, che vi si aggrappi e la tenga stretta, e se tu la tirerai fuori del lago, vada in paradiso; se invece la cipolla si strapperà, la donna rimanga dov'è ora. L'angelo corse della donna, le tese la cipolla: - Su, donna, le disse, attaccati e tieni. E si mise a tirarla cautamente, e l'aveva già quasi tirata fuori, ma gli altri peccatori che erano nel lago, quando videro che la traevano fuori, cominciarono ad aggrapparsi tutti a lei, per essere anch'essi tirati fuori. Ma la donna era cattiva cattiva e si mise a sparar calci contro di loro, dicendo: "E' me che si tira e non voi, la cipolla è mia e non vostra. Appena ebbe detto questo, la cipolla si strappò. E la donna cadde nel lago e brucia ancora. E l'angelo si mise a piangere e si allontanò".

caritàamorecondivisioneparadisomortevita eternagiudizio universaleegoismochiusura

5.0/5 (1 voto)

inserito il 01/04/2003

RACCONTO

74. Il giardino di Dio   1

Pino Marelli, Nuovi Incontri per i genitori, Elledici

C'era una volta un giardino chiuso da altissime mura, che suscitava la curiosità di molti.
Finalmente una notte quattro uomini si munirono di un'altissima scala per vedere che mai ci fosse di là.
Quando il primo raggiunse la sommità del muro, si mise a ridere forte e saltò nel giardino.
Salì a sua volta il secondo, si mise a ridere e saltò anch'egli.
Così il terzo.
Quando toccò al quarto, questi vide dall'alto del muro uno splendido giardino con alberi da frutta, fontane, statue, fiori di ogni genere e mille altre delizie.
Forte fu il desiderio di gettarsi in quell'oasi di verde e di quiete, ma un altro desiderio ebbe il sopravvento: quello di andare per il mondo a parlare a tutti dell'esistenza di quel giardino e della sua bellezza.

È questo il tipo di uomo che salva l'umanità.
Colui che avendo visto Dio desidera condividerne con gli altri la visione.
Costui avrà un giorno nel giardino un posto speciale, accanto al cuore di Dio.

condivisioneannunciomissione

inviato da Anna Barbi, inserito il 01/04/2003

RACCONTO

75. L'anello benedetto

Gabriele Mandel, Saggezza islamica

C'era una volta un re che aveva tre figli e un anello. Sì: un anello d'oro e pietre preziose così bello, che se ne parlava perfino di là dalle frontiere, al punto che lo si riteneva magico, benedetto, simbolo del potere, e chissà che altro. Ognuno dei figli del re sperava di ricevere in eredità quell'anello, e spesso litigavano fra di loro per questo. Allora il re, sentendosi oramai prossimo a morire, decise di far fare dal gioielliere di corte altri due anelli in tutto simili al suo; e vennero così ben lavorati che proprio non se ne poteva distinguere uno dagli altri. Quando il re morì, ognuno dei tre prìncipi ricevette un anello, ma subito cominciarono a litigare gridando: «L'autentico è il mio. Questo è l'anello benedetto!».

Non venendo a capo di niente, decisero di rivolgersi a un maestro sufi che albergava in una grotta sul monte, uomo saggio, un mago che conosceva i segreti delle cose. Giunsero da lui e, mostrandogli gli anelli, chiesero: «Quale di questi è l'autentico?».

Il venerabile sufi guardò gli anelli, li rigirò a lungo fra le mani, poi, restituendoli, disse: «Non lo so, ma lo posso chiedere alla terra. La terra sa tutto e mi darà la risposta». E posato un orecchio a terra, rimase a lungo in ascolto. Poi si alzò e disse: «Ha risposto così: di' ai tre prìncipi che io non so a chi appartiene l'anello benedetto, ma io so che tutti e tre appartengono a me. Litigano per un poco d'oro e di pietre, e io nel mio ventre ne ho a profusione. Ma perché litigano, dal momento che anche loro verranno nel mio ventre?».

I vecchi maestri sufi dicono che il re simbolizza Dio, e i tre anelli simbolizzano la religione ebraica, la religione cristiana e la religione musulmana.

religioneebraismocristianesimoislamismotolleranzaconvivenzadialogo interreligiosoreligiosità

4.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lianza, inserito il 01/04/2003

RACCONTO

76. L'incidente   3

Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole

Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile. Guidava con molta attenzione perché l'auto che stava usando era nuova fiammante, ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi soprattutto del marito che aveva fatto parecchie rinunce per poter acquistare quel modello.

Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna ebbe un attimo di indecisione e con il parafango andò ad urtare il paraurti di un'altra macchina.

La giovane donna scoppiò in lacrime. Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito? Il conducente dell'altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto.

La donna cercò i documenti in una grande busta di plastica marrone. Cadde fuori un pezzo di carta.

In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole: "In caso di incidente..., ricorda, tesoro, io amo te, non la macchina!"

Lo dovremmo ricordare tutti, sempre. Le persone contano, non le cose. Quanto facciamo per le cose, le macchine, le case, l'organizzazione, l'efficienza materiale! Se dedicassimo lo stesso tempo e la stessa attenzione alle persone, il mondo sarebbe diverso. Dovremmo ritrovare il tempo per ascoltare, guardarsi negli occhi, piangere insieme, incaraggiarsi, ridere, passeggiare...

Ed è solo questo che porteremo con noi davanti a Dio. Noi e la nostra capacità d'amare. Non le cose, neanche i vestiti, neanche questo corpo...

Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. "Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei calciatori... Che cosa devo ancora prenderti?".
"Prendimi la mano" rispose il bambino.

interioritàamoreesterioritàbeni materialicoppiamatrimoniosposigenitorifiglifamigliaavariziadistaccolibertà interiore

inviato da Patrizia Traverso, inserito il 01/04/2003

RACCONTO

77. Voglio ringraziare   1

Paulo Coelho

Matthew Henry è un noto specialista di studi biblici. Una volta, mentre tornava dall'università dove insegna, fu aggredito. Quella sera, egli scrisse questa preghiera:

Voglio ringraziare
in primo luogo, perché non sono mai stato aggredito prima.
In secondo luogo,
perché mi hanno portato via il portafoglio e mi hanno lasciato la vita.
In terzo luogo,
perché, anche se mi hanno portato via tutto, non era molto.
Infine, voglio ringraziare
perché io sono colui che è stato derubato, e non colui che ha derubato.

ringraziamentogratitudinedoni di Diolodevedere oltre le apparenzefortunasfortunaottimismofiducia

4.7/5 (3 voti)

inviato da Anna Lianza, inserito il 31/03/2003

RACCONTO

78. Le cose non sempre sono quelle che sembrano

Due angeli viaggiatori si fermarono per passare la notte nella casa di una ricca famiglia. Era una famiglia di persone molto avare che si rifiutarono di far dormire i due angeli nella camera degli ospiti. Infatti concessero agli angeli solo un piccolo spazio fuori, nel duro e freddo pavimento del pergolato davanti alla casa. Mentre si preparavano come potevano un letto per terra il più vecchio degli angeli vide un buco nel muro e lo riparò. Quando l'angelo giovane gli chiese perché, lui rispose soltanto: "Le cose non sono sempre quello che sembrano".

La notte dopo la coppia di angeli cercò riparo nella casa di una molto povera ma, molto ospitale famiglia, dove furono accolti da un contadino e sua moglie. Dopo aver diviso con gli angeli il seppur poco cibo che avevano, i contadini cedettero agli angeli i propri letti, dove finalmente i viaggiatori si poterono riposare comodamente.

Quando il sole sorse, la mattina dopo, gli angeli trovarono l'uomo e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, la sola loro fonte di sostentamento, giaceva morta nel campo. Il giovane angelo ne fu infuriato a chiese al più vecchio come avesse potuto lasciare accadere una cosa del genere. "Al primo uomo, che pure aveva tutto, hai fatto un favore", lo accusò. "Questa famiglia seppure aveva pochissimo era pronta a dividere tutto, e tu hai lasciato morire la mucca!".

"Le cose non sono sempre quello che sembrano" replicò l'angelo. "Quando eravamo nel cortile della villa ho notato che c'era dell'oro nascosto nel muro e che si poteva scoprire grazie a quel piccolo buco. Siccome quell'uomo era così avaro e ossessionato dal denaro io ho riparato quel buco, così non avrebbe trovato anche quella ricchezza. Poi la notte scorsa quando dormimmo nel letto del contadino l'angelo della morte venne per sua moglie. Io invece di lei gli ho dato la mucca. Le cose non sono sempre quello che sembrano".

futuroprogetto di DiomisteroProvvidenza

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 14/12/2002

RACCONTO

79. Umiltà   1

Fonti Francescane

Spesso, quando gli si prodigavano onori e lo si celebrava come santo ribatteva con la frase: «Non sono ancora sicuro che non avrò figli e figlie!». E spiegava: «Infatti, in qualunque ora il Signore mi volesse togliere il suo tesoro, datomi in prestito, che altro mi resterebbe se non il corpo e l'anima, che anche gli infedeli possiedono? Di più, devo esser convinto che se il Signore avesse dato a un ladrone o a un non credente le grazie concesse a me essi sarebbero più fedeli di me al Signore».

Disse ancora: «Come nelle immagini del Signore e della beata Vergine dipinte su tavola si onora e ricorda Dio e la Madonna, e il legno e la pittura non attribuiscono tale onore a se stessi; così il servo di Dio è come una pittura, una creatura fatta a immagine di Dio, nella quale è Dio che viene onorato nei suoi benefici. Il servo di Dio, dunque, simile a una tavola dipinta, non deve riferire nulla a se stesso, l'onore e la gloria vanno resi a Dio solo, mentre a se stesso egli attribuirà vergogna e dispiacere, poiché sempre, finché viviamo, la nostra carne è ribelle alle grazie del Signore».

umiltà

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 11/12/2002

RACCONTO

80. Il libro della natura   1

Evagrio Pontico

Venne da Antonio nel deserto uno dei saggi di quel tempo e disse: «Padre, come puoi sopportare di vivere qui, privato come sei di ogni consolazione che viene dai libri?»

Antonio rispose: «Il mio libro, o filosofo, è la natura delle cose create, e ogni volta che lo desidero posso leggerlo nelle opere di Dio.»

naturacreato

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 11/12/2002

RACCONTO

81. Il bambino e il santo

Gopal Mukerji

Un giorno, un santo si fermò da noi. Mia madre lo scorse nel cortile, mentre faceva divertire i bambini. "Oh", - mi disse - "è proprio un santo; puoi andargli incontro, bambino mio".

Il santo posò la mano sulla mia spalla e mi chiese: "Bimbo mio, che cosa vuoi fare?".
"Non lo so. Che cosa vuoi che faccia?".
"No, dimmi tu cosa vuoi fare".
"A me piace giocare".
"Allora vuoi giocare con il Signore?".

lo non seppi cosa rispondere. Egli continuò: "Vedi, se tu potessi giocare con il Signore, sarebbe la cosa più grande del mondo. Tutti lo prendono talmente sul serio che lo rendono mortalmente noioso... Gioca con Dio, bambino mio: è il più meraviglioso compagno di gioco".

rapporto con Diogioiagioco

inviato da Barbara, inserito il 02/12/2002

RACCONTO

82. Il sasso nel ruscello   1

Piero Gheddo, Il Vangelo delle 7.18, De Agostini 1989

Tempo fa un grande maestro indiano di vita spirituale scrisse: «Sono seduto sulla riva di un ruscello e osservo un sasso rotondo immerso nell'acqua. Da quanti anni il sasso è bagnato dall'acqua? Forse da dieci, forse da cento? Ma l'acqua non è riuscita a penetrare nel sasso. Se spacco quella pietra, dentro è asciutta.»

Così è anche per noi, che viviamo immersi in Dio e non ce ne lasciamo penetrare: Dio rimane alla superficie della nostra vita, non ci trasforma perché non siamo disposti a lasciarci penetrare e trasformare dall'amore di Dio. Siamo come un sasso nel ruscello che nel suo interno rimane asciutto.

rapporto con Diolibertà

inviato da Anna Lianza, inserito il 29/11/2002

RACCONTO

83. I bicchieri vuoti

Midrash giudaico sulla Genesi

Il Signore Dio è come un re che aveva dei bicchieri vuoti. Disse il re: "Se io vi metto delle cose calde si spaccano, se le metto fredde si incrinano. Cosa fece il re? Miscelò le cose calde con quelle fredde, le versò ed i bicchieri non si ruppero. Così disse il Signore: se creo il mondo con la misura della compassione, i peccatori saranno molti; se invece con la misura della giustizia, come potrà sussistere? Dunque lo creo con la misura della compassione e con quella della giustizia: magari resisterà!".

misericordiacompassionegiustizia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Eleonora Polo, inserito il 29/11/2002

RACCONTO

84. La presenza di Dio   1

Storie dei Padri del deserto

Un giorno un giovane monaco chiese al suo abate, da tutti considerato una persona santa: "Come posso essere certo di essere alla presenza di Dio?". L'abate rispose: "Tu hai tanto controllo su di essa quanto hai potere di far sorgere il sole". Esasperato, il giovane esclamò: "Ma allora a cosa servono tutti i nostri esercizi spirituali e le preghiere?". "Tu fai queste cose per essere certo di essere sveglio quando si leva il sole".

rapporto con Diopreghiera

inviato da Eleonora Polo, inserito il 29/11/2002

RACCONTO

85. Trovare le risposte   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

In un bar in un paese remoto della Spagna, vicino alla città di Olite, c'è un'insegna messa dal proprietario: "Non appena arrivavo a trovare tutte le risposte, tutte le domande cambiavano". Dice il maestro: "Siamo sempre preoccupati nel dare risposte. Sentiamo che le risposte sono importanti per capire il significato della vita. E' molto più importante vivere pienamente, e permettere che il tempo ci riveli i segreti della nostra esistenza. Se ci preoccupiamo troppo col dare un senso alla vita, preveniamo la natura dal suo agire, e diventiamo incapaci di leggere i segnali di Dio".

ricerca di sensosenso della vitadomanderisposte

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

86. I diamanti   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

"Andiamo sulla montagna dove risiede Dio", disse un cavaliere a un suo amico. "Voglio provare che tutto ciò che Egli sa fare è chiederci di fare qualcosa, mentre non fa nulla per alleggerirci dalle responsabilità". "Bene, andrò là per dimostrare la mia fede", disse l'altro. Arrivarono alla cima della montagna la notte, e udirono una voce dall'oscurità: "Caricate sui vostri cavalli delle pietre". "Vedi?!", disse il primo cavaliere. "Dopo una scalata del genere, vuole farci portare un carico ancora più pesante. Non obbedirò!". Il secondo fece come gli era stato ordinato. Come raggiunse i piedi della montagna, era l'alba, e i primi raggi del sole splendevano sulle pietre che il pio cavaliere aveva portato: erano diamanti puri. Dice il maestro: "Le decisioni di Dio sono misteriose; ma sono sempre in nostro favore".

progetto di Diovolontà di Dio

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inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

87. Le tentazioni

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Uno straniero incontrò il Padre Superiore nel monastero di Sceta. "Voglio rendere la mia vita migliore", disse. "Ma non riesco a trattenermi dall'avere dei pensieri peccaminosi". Il Padre notò che il vento stava soffiando forte fuori, e disse allo straniero: "Fa piuttosto caldo qui. Mi chiedo se tu potessi trattenere un po' di vento là fuori e portarlo qui per rinfrescare la stanza". "E' impossibile", rispose lo straniero. "E' impossibile anche tenere se stessi dal pensare cose che offendono Dio", rispose il monaco. "Ma, se sai come dire di no alle tentazioni, non ti causeranno alcun danno".

peccatotentazionedebolezzaaccettazione di sé

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

88. Così è scritto   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

"Maktub" significa "Così è scritto" Gli Arabi pensano che "Così è scritto" non sia una buona traduzione, perché, sebbene ogni cosa sia già scritta, Dio ha compassione, e ha scritto tutto solo per aiutarci. L'errante è a New York. E' in ritardo ad un appuntamento, e quando lascia il suo hotel, trova che la sua macchina è stata rimossa dalla polizia. Arriva tardi al suo appuntamento, il pranzo dura più del necessario, ed egli sta pensando alla multa che dovrà pagare. Sarà una fortuna. Improvvisamente, ricorda la banconota che trovò per strada il giorno prima, e vede una qualche strana relazione tra la banconota e quello che gli è accaduto la mattina. "Chissà, forse ho trovato quei soldi prima che la persona che avrebbe dovuto trovarli ne avesse avuta la possibilità. Forse ho rimosso la banconota dal cammino di qualcuno che ne aveva realmente bisogno. Chissà chi ho interferito con ciò che era scritto!?". Egli sente il bisogno di liberarsi della banconota, e in quel momento vede un mendicante seduto sul marciapiede. Gli porge velocemente la banconota, e sente di aver riportato un certo equilibrio alle cose. "Aspetta un attimo", dice il mendicante. "Non sto cercando aiuto. Io sono un poeta, e voglio leggerti una poesia in cambio". "Scegline una breve, perché vado di fretta", dice l'errante. Il mendicante risponde: "Se sei ancora vivo, è perché non sei ancora arrivato al punto in cui dovresti essere".

destinoprogetto di Diovita

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

89. L'unica strada

L'Angelo della Morte bussò un giorno alla casa di un uomo.
"Accomodati pure" disse l'uomo."Ti aspettavo".
"Non sono venuto per fare due chiacchiere", disse l'Angelo, "ma per prenderti la vita".
"E che altro potresti prendermi?"
"Non so. Ma tutti, quando giungo io, vorrebbero che io prendessi qualsiasi cosa, ma non la vita. Sapessi quali offerte mi fanno!".
"Non io. Non ho nulla da darti. Le gioie che mi sono state donate le ho godute. Mi sono divertito, ma senza fare del divertimento lo scopo della mia vita. Gli affanni, li ho affidati al vento. I problemi, i dubbi, le inquietudini li ho affidati alla provvidenza. Ho utilizzato i beni terreni solo per quanto mi erano necessari, rinunciando al superfluo. Il sorriso, l'ho regalato a quanti me lo chiedevano. Il mio cuore a quanti ho amato e mi hanno amato. La mia anima l'ho affidata a Dio. Prenditi dunque la mia vita, perché non ho altro da offrirti".
L'Angelo della Morte sollevò l'uomo fra le sue braccia e lo trovò leggero come una piuma. All'uomo la stretta dell'Angelo parve tenerissima. E il Signore spalancò le porte del Paradiso perché stava per entrarvi un santo...

Non esistono altre vie. L'unica strada per una vita piena, riuscita e felice è la strada della santità.

morteserenitàumanitàsantità

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 23/11/2002

RACCONTO

90. Il mendicante e il re

Rabindranath Tagore, Gitanjali

Ero andato mendicando di uscio in uscio lungo il sentiero del villaggio, quando in lontananza mi apparve il tuo aureo cocchio, simile ad un sogno meraviglioso.

Mi domandai: chi sarà mai questo Re di tutti i re? Crebbero le mie speranze, e pensai che i giorni tristi sarebbero ormai finiti; stetti ad attendere che l'elemosina mi fosse data senza doverla chiedere, e che le ricchezze venissero sparse ovunque nella polvere.

Il cocchio mi si fermò accanto; il Tuo sguardo cadde su di me, e Tu scendesti con un sorriso. Sentivo che era giunto alfine il momento supremo della mia vita.

Ma Tu, ad un tratto, mi stendesti la mano destra dicendomi: "Che cos'hai da darmi?".

Ah, quale gesto veramente regale fu quello di stendere la Tua palma per chiedere l'elemosina ad un povero! Esitante e confuso, trassi lentamente dalla mia bisaccia un acino di grano e Te lo porsi.

Ma quale non fu la mia sorpresa quando, sul finire del giorno, vuotai a terra la mia bisaccia e trovai nell'esiguo mucchietto di acini, un granellino d'oro!

Piansi amaramente per non aver avuto cuore di darTi tutto quello che possedevo...

Chi ha speso, ha consumato; chi ha raccolto, ha perduto; ma chi ha dato, ha messo in salvo per sempre i suoi tesori. (Inayat Khan)

donarerapporto con Diogenerositàaltruismo

inviato da Andrea Zamboni, inserito il 23/11/2002

RACCONTO

91. La storia di pollicione

Mario, per gli amici Pollicione, prima di venire sulla terra, venne chiamato a rapporto dal Buon Dio, il quale gli presentò a grandi linee le cose che avrebbe dovuto fare nella vita terrena. Quando gli fu riferito che avrebbe dovuto comparire in televisione per una serie di telefilm, si oppose decisamente al progetto, perché era molto timido. Disse: "Non sono il tipo io, per fare queste cose; ci vuole una certa presenza, e poi, io mi emoziono facilmente; con tutti gli attori che ci sono, perché avete scelto proprio me?" "Okay, Mario", gli rispose il Buon Dio, "ti offro la possibilità di trovarti un sostituto, ad una condizione però: dovrà avere le impronte digitali dei pollici uguali e precise alle tue!".

Mario non si perse d'animo, girò e rigirò varie volte la storia presente, passata e futura per cercare un uomo che avesse i pollici uguali ai suoi. Scaduto il tempo stabilito per la ricerca, il Buon Dio chiamò a sé di nuovo Mario e gli disse: "Come potevi sperare di trovare una persona uguale a te? Sei stato creato in modo così originale che nemmeno le impronte dei tuoi pollici sono state copiate da un altro uomo! Ora va' sulla terra e porta a compimento quel progetto che solo tu puoi realizzare: la tua vocazione":

Mario accettò la lezione che il Buon Dio gli aveva dato e, anzi, fu così contento di non essere una copia, che una volta arrivato sulla terra, si mise a mostrare con un pizzico di orgoglio il segno della sua originalità, come a ricordare a tutti che nessun altro è uguale e noi e che quindi non possiamo tirarci indietro nel nostro progetto.

unicitàoriginalitàvocazione

inviato da Andrea Zamboni, inserito il 23/11/2002

RACCONTO

92. Pierino davanti al presepe

Pierino sogna... sta andando insieme ai pastori e ai Re Magi verso la stalla quando si trova improvvisamente davanti a Gesù Bambino che giace nella mangiatoia. Pierino si accorge di essere a mani vuote. Tutti hanno portato qualcosa: solo lui è senza doni.

Avvilito dice subito: "Prometto di darti la cosa più bella che ho. Ti regalo la mia nuova bicicletta, anzi il mio trenino elettrico".

Il bambino nel presepe scuote la testa e sorridendo dice: "Io non voglio il tuo trenino elettrico. Dammi il tuo tema in classe!".

"Il mio ultimo tema?" balbetta il ragazzino. "Ma ho preso un insufficiente!".

"Appunto, proprio per questo lo vorrei" dice Gesù. "Devi darmi sempre tutto quello che è insufficiente, imperfetto. Per questo sono venuto nel mondo. Ma vorrei un'altra cosa ancora da te: la tua tazza del latte".

A questo punto Pierino si rattrista: "La mia tazza? Ma è rotta!".

"Proprio per questo la vorrei avere" dice Gesù Bambino. "Tu mi puoi portare tutto quello che si rompe nella tua vita. Io sono capace di risanarlo".

Il ragazzino sentì di nuovo la voce del Bambino Gesù: "Vorrei una terza cosa da te: vorrei la risposta che hai dato a tua mamma quando ti ha chiesto come mai si è rotta la tazza del latte".

Allora Pierino inizia a piangere e confessa tra le lacrime: "Ma le ho detto una bugia, quella volta. Ho detto alla mamma che la tazza era caduta per caso, ma in realtà l'ho gettata a terra io, per rabbia".

"Per questo vorrei avere quella tua risposta" risponde sicuro Gesù Bambino. "Portami sempre tutto quello che nella tua vita è cattivo, bugiardo, dispettoso e malvagio. Sono venuto nel mondo per perdonarti, per prenderti la mano e insegnarti la via".

Gesù sorride di nuovo a Pierino, mentre lui guarda, comprende e... si meraviglia....

presepeNataleincarnazionemisericordia di Dioumiltàpiccolezzaperdono di Dio

inviato da Anna Lianza, inserito il 11/11/2002

RACCONTO

93. L'angelo e il maiale

Omraam Mikhaël Aïvanhov

Gli esseri umani giungono sulla terra per fare un lavoro, ma quanti se ne ricordano? La maggior parte assomiglia a quell'angelo che, si dice, volle conoscere che cosa fosse la vita sulla terra. Per meglio studiarla prese la forma di un maiale. L'esistenza gli sembrava magnifica, deliziosa... Mangiava le ghiande e un cibo saporito chiamato pastone. Si era sposato con un'incantevole scrofa ed era circondato da una quantità adorabile di maialini. Mio Dio, che felicità! Non era più in grado di distogliersi da una simile felicità.

I suoi amici, in alto, cominciarono a preoccuparsi: il tirocinio durava molto più del previsto. Gli inviarono dei messaggi, ma niente da fare!... Alla fine si dissero che l'unica soluzione era di accelerare il momento in cui sarebbe stato trasformato in prosciutto.

Il maiale fu quindi sgozzato e, quando l'angelo uscì da quella pesante forma, fu stupefatto di essersi perso in quello stato così a lungo e ringraziò i suoi fratelli di averlo liberato. Ebbene, spesso tali avventure accadono anche agli uomini. Si addentrano così profondamente nella materia che il Cielo è obbligato ad inviare loro qualche forte scossa per rompere le loro forme e liberare il loro spirito.

interioritàesteriorità

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 16/09/2002

RACCONTO

94. I tre monaci di Tolstoy   1

Henri J. M. Nouwen

Tre monaci russi vivevano in un'isola remota.

Nessuno andava mai là, ma un giorno il loro vescovo decise di compiervi una visita pastorale.

Quando arrivò, scoprì che i tre monaci non conoscevano neppure il Padre nostro; allora spese tutto il suo tempo e le sue energie per insegnare loro il Padre nostro, e poi se ne andò soddisfatto della sua opera pastorale.

Ma quando la sua barca lasciò l'isola e prese il mare aperto, all'improvviso egli vide i tre eremiti che camminavano sulle acque: essi correvano infatti dietro la barca!

Quando la raggiunsero, gridarono: "Caro padre, abbiamo dimenticato la preghiera che ci ha insegnato!".

Il vescovo, trasecolato per quel che vedeva e udiva, disse: "Ma cari fratelli allora come fate a pregare?".

Essi risposero: "Beh, diciamo semplicemente: O Dio, ci sono tre di noi e tre di te, abbi pietà di noi!".

Il vescovo, colpito dalla loro santità e semplicità, disse: "Tornate alla vostra isola e andate in pace".

preghierarapporto con DioPadre nostro

5.0/5 (1 voto)

inviato da Jacopo Sgrignani, inserito il 29/08/2002

RACCONTO

95. Il ricamo di Dio   2

Quando io ero piccolo mia madre era solita cucire tanto. Io mi sedevo vicino a lei e le chiedevo cosa stesse facendo. Lei mi rispondeva che stava ricamando. Osservavo il lavoro di mia madre da un punto di vista più basso rispetto a dove stava seduta lei, cosicché ogni volta mi lamentavo dicendole che dal mio punto di vista ciò che stava facendo mi sembrava molto confuso.

Lei mi sorrideva, guardava verso il basso e gentilmente mi diceva: "Figlio mio, vai fuori a giocare un po' e quando avrò terminato il mio ricamo ti metterò sul mio grembo e ti lascerò guardare dalla mia posizione".

Mi domandavo perché utilizzava dei fili di colore scuro e perché mi sembravano così disordinati visti da dove stavo io. Alcuni minuti dopo sentivo la voce di mia madre che mi diceva: "Figlio mio, vieni qua e siediti sul mio grembo".

Io lo facevo immediatamente e mi sorprendevo e mi emozionavo al vedere i bei fiori o il bel tramonto nel ricamo. Non riuscivo a crederci; da sotto si vedeva così confuso.

Allora mia madre mi diceva: "Figlio mio, di sotto si vedeva confuso e disordinato ma non ti rendevi conto che di sopra c'era un progetto. C'era un disegno, io lo stavo solo seguendo. Adesso guardalo dalla mia posizione e saprai ciò che stavo facendo".

Molte volte lungo gli anni ho guardato il cielo e ho detto: "Padre, che stai facendo?".
E Lui risponde: "Sto ricamando la tua vita".

Allora io replico: "Ma si vede così confuso, è tutto un disordine. I fili sembrano così scuri, perché non sono più brillanti?".

E Dio sembra dirmi: "Figliolo mio, occupati del tuo lavoro... e io faccio il mio. Un giorno ti porterò in cielo e ti metterò sul mio grembo e vedrai il disegno dalla mia posizione... E allora capirai...!!!".

Nei giorni in cui sembra che nemmeno Dio si ricordi di te, invece di angustiarti ripeti con certezza: "Signore, io confido in te".

fedefiduciaprogettovocazionevitaprogetto di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 29/08/2002

RACCONTO

96. La porta   1

Bruno Ferrero, C'è qualcuno lassù

C'è un quadro famoso che rappresenta Gesù in un giardino buio. Con la mano sinistra alza una lam­pada che illumina la scena, con la destra bussa ad una porta pesante e robusta.

Quando il quadro fu presentato per la prima vol­ta ad una mostra, un visitatore fece notare al pittore un particolare curioso.

«Nel suo quadro c'è un errore. La porta è senza maniglia».

«Non è un errore» rispose il pittore. «Quella è la porta del cuore umano. Si apre solo dall'interno».

L'aeroporto di una città dell 'Estremo Oriente ven­ne investito da un furioso temporale. I passeggeri attraversarono di corsa la pista per salire su un DC3 pronto al decollo per un volo interno.

Un missionario, bagnato fradicio, riuscì a trova­re un posto comodo accanto a un finestrino. Una gra­ziosa hostess aiutava gli altri passeggeri a sistemarsi.

Il decollo era prossimo e un uomo dell'equipag­gio chiuse il pesante portello dell'aereo.

Improvvisamente si vide un uomo che correva ver­so l'aereo, riparandosi come poteva, con un imper­meabile. Il ritardatario bussò energicamente alla porta dell'aereo, chiedendo di entrare. L'hostess gli spie­gò a segni che era troppo tardi. L'uomo raddoppiò i colpi contro lo sportello dell'aereo. L'hostess cer­cò di convincerlo a desistere. «Non si può... E' tar­di... Dobbiamo partire», cercava di farsi capire a se­gni dall'oblò.

Niente da fare: l'uomo insisteva e chiedeva di en­trare. Alla fine, l'hostess cedette e aprì lo sportello. Tese la mano e aiutò il passeggero ritardatario a issarsi nell'interno.

E rimase a bocca aperta. Quell'uomo era il pilo­ta dell'aereo.

Attento! Non lasciare a terra il pilota della tua vita.

libertàvocazioneprogetto Diorapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 13/06/2002

RACCONTO

97. La donna e la cipolla

Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov

C'era una volta una donna cattiva cattiva che morì, senza lasciarsi dietro nemmeno un'azione virtuosa. I diavoli l'afferrarono e la gettarono in un lago di fuoco.
Ma il suo angelo custode era là e pensava: «Di quale sua azione virtuosa mi posso ricordare per dirla a Dio? Se ne ricordò una e disse a Dio: ha sradicato una cipolla nell'orto e l'ha data a una mendicante».
E Dio gli rispose: «Prendi dunque quella stessa cipolla, tendila a lei nel lago, che vi si aggrappi e la tenga stretta, e se tu la tirerai fuori del lago, vada in paradiso; se invece la cipolla si strapperà, la donna rimanga dov'è ora».
L'angelo corse dalla donna, le tese la cipolla: «Su, donna, le disse, attaccati e tieni».
E si mise a tirarla cautamente, e l'aveva già quasi tirata fuori, ma gli altri peccatori che erano nel lago, quando videro che la traevano fuori, cominciarono ad aggrapparsi tutti a lei, per essere anch'essi tirati fuori. Ma la donna era cattiva cattiva e si mise a sparar calci contro di loro, dicendo: «È me che si tira e non voi, la cipolla è mia e non vostra». Appena ebbe detto questo, la cipolla si strappò. E la donna cadde nel lago e brucia ancora.
E l'angelo si mise a piangere e si allontanò.

infernoamoresalvezzaaltruismodonareegoismoparadiso

inviato da Mariangela Molari, inserito il 11/06/2002

RACCONTO

98. Una lettera d'amore   1

Bruno Ferrero, 40 storie nel deserto

Per il suo compleanno, una principessa ricevette dal fidanzato un pesante pacchetto dall'insolita forma tondeggiante. Impaziente per la curiosità, lo apri e trovò... una palla di cannone. Delusa e furiosa, scagliò a terra il nero proiettile di bronzo. Cadendo, l'involucro esteriore della palla si aprì apparve una palla più piccola d'argento. La principessa la raccolse subito.

Rigirandola fra le mani, fece una leggera pressione sulla sua superficie. La sfera d'argento si aprì a sua volta e apparve un astuccio d'oro. Questa volta la principessa aprì l'astuccio con estrema facilità. All'interno, su una morbida coltre di velluto nero, spiccava un magnifico anello, tempestato di splendidi brillanti che facevano corona a due semplici parole: ti amo.

Molta gente pensa: la Bibbia non mi attira. Contiene troppe pagine austere e incomprensibili. Ma chi fa lo sforzo di rompere il primo "involucro", con attenzione e preghiera, scopre ogni volta nuove e sorprendenti bellezze. E soprattutto verrà presto colpito dalla chiarezza del messaggio divino inciso nella Bibbia: Dio ti ama.

bibbiaapparenzeinteriorità

inviato da Emilio Centomo, inserito il 11/06/2002

RACCONTO

99. Padre, dimmi...

Detti dei Padri del deserto

Un fratello si recò presso un anziano che abitava al Monte Sinai e gli domandò: «Padre, dimmi come si deve pregare, perché ho molto irritato Iddio». L'anziano gli disse: «Figliuolo, io quando prego parlo così: Signore, accordami di servirti come ho servito Satana e di amarti come ho amato il peccato».

preghieraconversionerapporto con Dio

inviato da Mariangela Molari, inserito il 09/06/2002

RACCONTO

100. Il cuore di Dio   2

Bruno Ferrero, Solo il vento lo sa

Una catechista aveva raccontato ai suoi ragazzi del catechismo la parabola del figliol prodigo, ma si era accorta che dopo un po' molti si erano distratti. Allora aveva chiesto che gliene scrivessero il riassunto.

Uno di loro scrisse così: «Un uomo aveva due figli, quello più giovane però non ci stava volentieri a casa, e un giorno se ne andò via lontano, portando con sé tutti i soldi. Ma ad un certo punto questi soldi finirono e allora il ragazzo decise di tornare a casa perché non aveva neanche da mangiare. Quando stava per arrivare, suo padre lo vide e tutto contento prese un bel bastone e gli corse incontro. Per strada incontrò l'altro figlio, quello buono, che gli chiese dove stava andando così di corsa e con quell'arnese: "E' tornato quel disgraziato di tuo fratello; dopo quel che ha fatto si merita un bel po' di botte!". "Vuoi che ti aiuti anch'io, papà?". "Certo", rispose il padre.

E così, in due, lo riempirono di bastonate. Alla fine il padre chiamò un servo e gli disse di uccidere il vitello più grasso e di fare una grande festa, perché s'era finalmente tolto la voglia di suonargliele a quel figlio che gliel'aveva combinata proprio grossa!».

Capire la logica del cuore di Dio è difficile per tutti.

perdonomisericordia di Dioamore di Dio

inviato da Immacolata Chetta, inserito il 29/05/2002

RACCONTO

101. I monaci e la Parola   1

Ernesto Olivero, Il sogno di Dio

Tre monaci, tutti e tre studiosi della Bibbia, andarono un giorno da un grande uomo di preghiera per chiedergli come pregare la Parola. Il primo raccontò di aver letto la Bibbia da capo a fondo e di averla imparata a memoria. Il secondo disse di averla letta e riletta fino ad avere imparato a cantarla. Il terzo, intimidito dalla sapienza dei primi due, non osava parlare; l'uomo di Dio lo incoraggiò ed egli disse di essere riuscito a leggere una frase soltanto, ma di averla macinata giorno e notte nella mente e nel cuore, senza aver potuto andare più avanti. Il grande uomo di preghiera rispose: "E' questo il modo di pregare la Parola".

BibbiapreghieraParola di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 27/05/2002

RACCONTO

102. La vera religione

Carlo Maria Martini

Due giovani decisero la data del loro matrimonio. Si erano messi d'accordo con il parroco per tenere un piccolo ricevimento nel cortile della parrocchia, fuori della chiesa. Ma si mise a piovere, e non potendo tenere il ricevimento fuori, i due chiesero al prete se era possibile festeggiare in chiesa.

Ora, il parroco non era affatto contento che si festeggiasse all'interno della chiesa, ma i due dissero: "Mangeremo un po' di torta, canteremo una canzoncina, berremo un po' di vino e poi andremo a casa".

Il parroco si convinse. Ma essendo gli invitati dei bravi italiani amanti della vita, bevvero un po' di vino, cantarono una canzoncina, poi bevvero un altro po' di vino, cantarono qualche altra canzone, e poi ancora vino e altre canzoni, e così dopo una mezz'ora in chiesa si stava festeggiando alla grande. Tutti si divertivano da morire, godendosi la festa. Ma il parroco, tesissimo, passeggiava avanti e indietro nella sacrestia, turbato dal rumore che gli invitati stavano facendo.
Entrò il cappellano che gli disse: "Vedo che è molto teso".

"Certo che sono teso! Senti che rumore stanno facendo, proprio nella casa del Signore! Per tutti i Santi!".
"Ma Padre, non avevano davvero alcun posto dove andare!".

"Lo so bene! Ma è assolutamente necessario fare tutto questo baccano?".

"Bè, in fondo, Padre, non dobbiamo dimenticare che Gesù stesso ha partecipato una volta ad un banchetto di nozze".

Il parroco risponde: "So benissimo che Gesù Cristo ha partecipato ad un banchetto di nozze, non devi mica venirmelo a dire tu! Ma lì non avevano il Santo Sacramento!".

Ci sono occasioni in cui il Santo Sacramento diventa più importante di Gesù Cristo. Quando l'adorazione diventa più importante dell'amore, allora la Chiesa diventa più importante della vita. Quando Dio diventa più importante del vicino, e così via. Questo è il grande pericolo. Gesù ci voleva richiamare proprio a questo: prima le cose più importanti! "L'uomo è più importante del Sabato!".

religiositàdogmatismo

1.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 27/05/2002

RACCONTO

103. I due amici   2

Bruno Ferrero, Il canto del grillo

Il più vecchio si chiamava Frank e aveva vent'anni. Il più giovane era Ted e ne aveva diciotto. Erano sempre insieme, amicissimi fin dalle elementari. Insieme decisero di arruolarsi nell'esercito. Partendo promisero a se stessi e ai genitori che avrebbero avuto cura l'uno dell'altro. Furono fortunati e finirono nello stesso battaglione.

Quel battaglione fu mandato in guerra. Una guerra terribile tra le sabbie infuocate del deserto. Per qualche tempo Frank e Ted rimasero negli accampamenti protetti dall'aviazione. Poi una sera venne l'ordine di avanzare in territorio nemico. I soldati avanzarono per tutta la notte, sotto la minaccia di un fuoco infernale.

Al mattino il battaglione si radunò in un villaggio. Ma Ted non c'era. Frank lo cercò dappertutto, tra i feriti, fra i morti. Trovò il suo nome nell'elenco dei dispersi.
Si presentò al comandante.

"Chiedo il permesso di andare a riprendere il mio amico", disse.

"E' troppo pericoloso", rispose il comandante. "Ho già perso il tuo amico. Perderei anche te. Là fuori stanno sparando".

Frank partì ugualmente. Dopo alcune ore trovò Ted ferito mortalmente. Se lo caricò sulle spalle. Ma una scheggia lo colpì. Si trascinò ugualmente fino al campo.

"Valeva la pena morire per salvare un morto?", gli gridò il comandante.

"Sì", sussurrò, "perché prima di morire, Ted mi ha detto: Frank, sapevo che saresti venuto".

Questo diremo a Dio in quel momento: "Sapevo che saresti venuto".

amiciziafedeltà

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 22/05/2002

RACCONTO

104. La bellezza discreta

Anthony De Mello, Il canto degli uccelli. Frammenti di saggezza nelle grandi religioni, ed. Paoline

Passando accanto allo stagno, vidi un fiore di loto in piena fioritura e istintivamente gli dissi: "Come sei bello, mio caro! E come deve essere bello il Dio che ti ha creato!".

Esso arrossì, perché non era affatto cosciente della propria grande bellezza. E gli faceva piacere che Dio fosse lodato.

Era il più bello perché era totalmente inconsapevole della propria bellezza.

E mi attirò perché non tentava affatto di attirare la mia attenzione.

Più avanti c'era un altro stagno, dove trovai un altro fiore di loto che allargava verso di me i suoi petali e diceva sfacciatamente: "Guarda come sono bello e rendo lode al mio Creatore". Io proseguii disgustato.

umiltàtalentibellezza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emanuela Salvucci, inserito il 22/05/2002

RACCONTO

105. Il sassolino

Il potente re Milinda disse al vecchio sacerdote: "Tu dici che l'uomo che ha compiuto tutto il male possibile per cent'anni e prima di morire chiede perdono a Dio, otterrà di rinascere in cielo. Se invece uno compie un solo delitto e non si pente, finirà all'inferno. E' giusto questo? Cento elitti sono più leggeri di uno?".

Il vecchio sacerdote rispose al re:

"Se prendo un sassolino grosso così, e lo depongo sulla superficie del lago, andrà a fondo o galleggerà?".

"Andrà a fondo", rispose il re.

"E se prendo cento grosse pietre, le metto in una barca e spingo la barca in mezzo al lago, andranno a fondo o galleggeranno?".

"Galleggeranno".

"Allora cento pietre e una barca sono più leggere di un sassolino?".

Il re non sapeva che cosa rispondere. E il vecchio spiegò:

"Così, o re, avviene agli uomini. Un uomo anche se ha molto peccato ma si appoggia a Dio, non cadrà nell'inferno. Invece l'uomo che fa il male anche una volta sola, e non ricorre alla misericordia di Dio, andrà perduto".

pentimentopeccatoconversioneinferno

4.5/5 (2 voti)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 11/05/2002

RACCONTO

106. L'Angelo dei bambini

Racconta una antica leggenda che un bambino che stava per nascere disse a Dio:
- Mi dicono che mi stai per mandare sulla terra però come vivrò così piccino e indifeso come sono?
- Tra molti angeli ne ho scelto uno per te, che ti sta aspettando e avrà cura di te.
- Però dimmi: qui nel cielo non faccio altro che cantare e sorridere; questo basta per essere felice.
- Il tuo angelo ti canterà, ti sorriderà tutti i giorni e tu sentirai il suo amore e sarai felice.
- Ma che farò quando vorrò parlare con te?
- Il tuo angelo ti unirà le manine e ti insegnerà il cammino perché tu possa avvicinarti a me, benché io ti sarò sempre a fianco.

In quell'istante, una grande pace regnava nel cielo però già si udivano voci della terra e il bambino premuroso ripeteva soavemente:
- Dio mio se già me ne devo andare, dimmi il suo nome... come si chiama il mio angelo?
- Il suo nome non importa, tu la chiamerai "mamma".

maternitàmammafamiglia

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 10/05/2002

RACCONTO

107. Lo scricciolo e l'aquila   1

Andrea Panont

Un giorno tutti gli animali, piccoli e grandi, furono invitati a par­tecipare ad una gara di corsa.

Partecipò anche lo scricciolo, ma tutti lo deridevano per la sua piccolezza, la sua fragilità. "Che presuntuoso!". Lo tacciavano di presunzione perché, così piccolo e insignificante, ardiva partecipare a una gara così importante; ma lui, sorridente e spensierato, lasciava dire, lasciava ridere e deridere.

Un attimo prima dello sparo di partenza, si infilò inosservato tra le penne delle ali del più veloce di tutti gli uccelli: l'aquila.

Attese tutti al traguardo. Al traguardo tutti udirono la notizia: "Primo lo scricciolo, primo lo scricciolo!".

La vita terrena è uno stadio; è un tempo consentito da Dio per la corsa verso il traguardo dell'eternità, il Paradiso: vince la corsa non chi possiede ottimo scatto, mezzi velocissimi.

Dice il salmista: "Dio non apprezza l'agile corsa dell'uomo". E il salmo continua: "chi si fida dei carri e chi dei cavalli...", ma vince invece chi, facendosi piccolo, scompare e s'annida tra le mani di Dio.

Se non diventerete come bambini, non entrerete..., non ar­riverete.

E' bello pensare che nelle mani di Dio c'è posto per tutti: e chi si mette nelle mani di Dio, è già arrivato.

piccolezzaumiltàaffidarsiforza di Dio

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 09/05/2002

RACCONTO

108. Padre Metodio e gli amici

Andrea Panont

Un giorno Padre Metodio, ricevette dai suoi Su­periori l'ordine di partire dal suo convento e di tra­sferirsi in un altro, in una città lontana, molto lontana.

Il Religioso che voleva vivere bene quel vange­lo che aveva tanto studiato e predicato, illuminò subito la sua obbedienza, ricordando quanto Gesù aveva detto ai "superiori": "Chi ascolta voi, ascol­ta me", e disse di sì con la gioia di chi sa che fare la volontà di Dio è la più bella avventura che pos­sa capitare ad un uomo su questa terra.

Certo che il suo "sì" non era detto ad un uomo, ma a Dio che manifestava e manifesta la sua volontà tramite il suo superiore.

Gli amici e i conoscenti di P. Meto­dio, saputa la cosa, si diedero da fare per tratte­nerlo fra loro e per impedirgli di andare lontano.
Del resto gli volevano bene e ne erano ricam­biati.

Vedendoli recalcitranti all'ordine del Supe­riore, padre Metodio li rassicurava:

"Un giorno - raccontò - la terra si svegliò tutta ammantata di piante, di fiori, di frutti, giardini, campagne. Riconoscendosi arricchita di tanti doni e ornata di tanti colori, fu invasa da un'ondata di riconoscen­za verso il sole, autore di tanto splendore e gli disse: Avvicinati, che ti do un bacio per esprimerti il mio grazie.

Il sole rispose: Ti voglio bene ed è per questo che devo stare alla distanza voluta e fissa­ta dal Creatore. Se ti vengo vicino ti farei del ma­le; ti brucerei".

La comunione vitale, fra le creatu­re, sta nel fare ciascuna la volontà di Dio, nel vivere la vocazione che Dio le ha dato.

Per questo il Religioso concluse dicendo agli amici: "Proprio perché vi voglio bene, lasciatemi andare in quella città lontana, ma così... vicina".

vocazioneobbedienza

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 09/05/2002

RACCONTO

109. Dio ama te   2

Un uomo aveva sempre il cielo dell'anima coperto di nere nubi. Era incapace di credere alla bontà. Soprattutto non credeva alla bontà e all'amore di Dio. Un giorno mentre errava sulle colline che attorniavano il suo villaggio, sempre tormentato dai suoi scuri dubbi, incontrò un pastore. Il pastore era un brav'uomo dagli occhi limpidi. Si accorse che lo sconosciuto aveva l'aria particolarmente disperata e gli chiese:
"Che cosa ti turba tanto, amico?".
"Mi sento immensamente solo".
"Anch'io sono solo, eppure non sono triste".
"Forse perché Dio ti fa compagnia..."
"Hai indovinato".

"Io invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere al suo amore. Com'è possibile che ami gli uomini uno per uno? Com'è possibile che ami me?".

"Vedi laggiù quel villaggio?", gli chiese il pastore, "Vedi le finestre di ogni casa?".
"Vedo tutto questo".

"Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata dal sole, nell'arco della giornata. Forse tu disperi perché tieni chiusa la tua finestra".

rapporto con Dioincontrare Diosperanza

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inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

110. Perché le persone buone muoiono

II predicatore del villaggio era andato a far visita a un'anziana parrocchiana e, sorseggiando una tazza di caffè, rispondeva ad alcune domande fattegli dalla nonnina.

«Perché il Signore ci manda tanto spesso delle epidemie?», chiedeva la vecchia signora.

«Be'», disse il predicatore, «talvolta la gente diventa cosi malvagia che dev'essere eliminata e così il buon Dio permette che vengano le epidemie».

«Ma», obiettò la nonna, «perché tante persone buone vengono eliminate insieme a quelle cattive?».

«Quelle buone sono convocate come testimoni», spiegò il predicatore. «II Signore vuole che ogni anima abbia un equo processo».

Non c'è assolutamente niente a cui il rigido credente non sappia trovare una risposta.

religiositàdogmatismo

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

111. Abramo e l'angelo   1

Abramo, ormai vecchissimo, era seduto su una stuoia nella sua tenda di capo tribù, quando vide sulla pista del deserto un angelo venirgli incontro.

Ma quando l'angelo gli si fu avvicinato, Abramo ebbe un sussulto: non era l'angelo della vita, era l'angelo della morte.

Appena gli fu di fronte Abramo si fece coraggio e gli disse: "Angelo della morte, ho una domanda da farti: io sono amico di Dio, hai mai visto un amico desiderare la morte dell'amico?".

L'angelo rispose: "Sono io a farti una domanda: hai mai visto un innamorato rifiutare l'incontro con la persona amata?".

Allora Abramo disse: "Angelo della morte, prendimi".

mortevitaeternaparadiso

5.0/5 (1 voto)

inserito il 08/05/2002

RACCONTO

112. Esperienza di Dio

Anthony De Mello, Il canto degli uccelli: frammenti di saggezza nelle grandi religioni

Un mistico tornò dal deserto. «Dicci», gli chiesero avidamente, «com'è Dio?». Ma come poteva esprimere in parole ciò che aveva sperimentato nel profondo del suo cuore? È possibile esprimere in parole la verità?

Alla fine diede loro una formula - così imprecisa, così inadeguata - nella speranza che alcuni di loro si sentissero tentati, a sperimentare essi stessi ciò che egli aveva sperimentato.

Essi s'impadronirono della formula. Ne fecero un testo sacro. L'imposero a tutti come un articolo di fede. Affrontarono grandi sofferenze per diffonderla in paesi stranieri. E alcuni dettero persino la propria vita per essa.

E il mistico rimase triste. Sarebbe stato meglio se non avesse mai parlato.

Diofede

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

113. Guardare negli occhi

II comandante delle truppe d'occupazione disse al sindaco del paese di montagna: «Siamo sicuri che state nascondendo un traditore nel vostro paese. Se lei non ce lo consegna, tormenteremo lei e la sua gente con ogni possibile mezzo».

II paese nascondeva davvero un uomo che sembrava buono e innocente ed era amato da tutti. Ma cosa poteva fare il sindaco ora che era minacciato il benessere dell'intero paese? Giornate di discussione al consiglio comunale non portarono ad alcuna conclusione. Così, alla fine, il sindaco affrontò la questione con il prete del paese. Il prete e il sindaco passarono tutta una notte ad esaminare le Scritture e alla fine trovarono una soluzione: «È meglio che un uomo muoia e la nazione sia salva».

Cosi il sindaco consegnò l'innocente alle forze d'occupazione, pregandolo di perdonarlo. L'uomo disse che non c'era niente da perdonare. Non voleva che il paese corresse rischi per causa sua. Egli fu torturato crudelmente, finché le sue grida non risuonarono per tutto il paese e infine fu giustiziato.

Vent'anni dopo un profeta passò per quel paese, andò diritto dal sindaco e gli disse: «Cosa avete fatto? Quell'uomo era stato mandato da Dio come salvatore di questo paese. E voi l'avete consegnato perché fosse torturato e ucciso».

«Cosa potevo fare?», si scusò il sindaco. «II prete ed io abbiamo guardato le Scritture e abbiamo agito di conseguenza».

«Questo è stato il vostro errore», disse il profeta. «Avete guardato le Scritture. Ma avreste anche dovuto guardare nei suoi occhi».

coscienzaParola di Diobibbia

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

114. Dio nascosto nel cuore

Un giorno Dio si stancò degli uomini. Lo seccavano in continuazione, chiedendogli qualsiasi cosa. Allora decise di nascondersi per un po' di tempo. Radunò tutti suoi consiglieri e chiese loro: "Dove mi devo nascondere? Qual è il luogo migliore?". Alcuni risposero: "Sulla cima della montagna più alta della terra". Altri: "No, nasconditi nel fondo del mare, nessuno ti troverà". Altri: "Nasconditi sul lato oscuro della luna; questo è il posto migliore. Come riusciranno a trovarti là?". Allora Dio si rivolse al suo angelo più intelligente e lo interrogò: "Tu dove mi consigli di nascondermi?". L'angelo intelligente, sorridendo, rispose: "Nasconditi nel cuore dell'uomo! E' l'unico posto dove essi non vanno!".

Diorapporto con Dio

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

115. Deserti   2

Racconto popolare arabo

All'inizio il mondo era tutto un immenso giardino fiorito: Dio, creando l'uomo gli disse: "Ogni volta che compirai una cattiva azione, io farò cadere sulla terra un granellino di sabbia". Ma gli uomini non gli fecero caso. Che cosa avrebbero significato uno, cento, mille granellini di sabbia in un immenso giardino fiorito? Passarono gli anni e i peccati degli uomini aumentarono: torrenti di sabbia inondarono il mondo. Nacquero così i deserti, che di giorno in giorno divennero sempre più grandi. Ancor oggi Dio ammonisce gli uomini dicendo: "Non riducete il mondo fiorito in un immenso deserto; piantate i fiori del vostro impegno ogni giorno, senza mai stancarvi".

creatonaturapeccatoodiocreazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

116. Cosa importa?

Anthony De Mello

Un discepolo disse al suo guru che sarebbe andato in un luogo lontano per meditare e che sperava di tornare illuminato. Così, ogni sei mesi, il discepolo spediva al guru una lettera per riferirgli dei progressi che stava compiendo.

Una prima lettera diceva: "Ora capisco cosa significa rinunciare a se stessi per far posto a Dio". Il guru stracciò il foglio e lo gettò nel cestino della carta.

Dopo sei mesi ricevette un'altra lettera che diceva: "Ora ho raggiunto la sensibilità nei confronti di tutti gli esseri viventi". Il guru la strappò.

Una terza lettera diceva: "Ora capisco il segreto del vivere in comunità". Anche questa fu stracciata.

La cosa andò avanti per quattro anni e poi non arrivarono più missive. Dopo un po' il guru cominciò a preoccuparsi. Finalmente ricevette una lettera dal giovane. C'era scritto: "Cosa importa?". E quando il guru l'ebbe letta, esclamò: "Ce l'ha fatta! Ce l'ha fatta! Finalmente ha capito! Ha capito!".

essenzialitàcrescitaabbandonovita

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

117. La sedia vuota   1

Bruno Ferrero, L'importante è la rosa

Un uomo anziano si era ammalato gravemente. Il suo parroco andò a visitarlo a casa. Appena entrato nella stanza del malato, il parroco notò una sedia vuota, sistemata in una strana posizione accanto al letto su cui riposava l'anziano e gli domandò a cosa gli serviva.

L'uomo gli rispose, sorridendo debolmente:

«Immagino che ci sia Gesù seduto su quella sedia, e prima che lei arrivasse gli stavo parlando... Per anni avevo trovato estremamente difficile la preghiera, finché un amico mi spiegò che la preghiera consiste nel parlare con Gesù. Così ora immagino Gesù seduto su una sedia di fronte a me e gli parlo e ascolto cosa dice in risposta. Da allora non ho più avuto difficoltà nel pregare.»

Qualche giorno dopo, la figlia dell'anziano signore si presentò in canonica per informare il parroco che suo padre era morto. Disse:

«L'ho lasciato solo per un paio d'ore. Quando sono tornata nella stanza l'ho trovato morto con la testa appoggiata sulla sedia vuota che voleva sempre accanto al suo letto.»

"Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio". (Mt 5,8)

preghierarapporto con Dio

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

118. Perché avete paura?   2

Bruno Ferrero, C'è qualcuno lassù?

Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio.

Mentre le fiamme divampavano. genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore.

Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile... E i vigili del fuoco tardavano.

Ma ecco che lassù, in alto, s'aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò, urlando disperatamente: "Papà! Papà!".
Il padre accorse e gridò: "Salta giù!".

Sotto di sè il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma senti la voce e rispose: "Papà, non ti vedo...".
"Ti vedo io, e basta. Salta giù!", urlò, l'uomo.

Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo.

Non vedi Dio. Ma Lui vede te. Buttati!

abbandonofedefiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 07/05/2002

RACCONTO

119. Dove abita Dio?

Martin Buber, Il cammino dell'uomo

Un giorno in cui riceveva degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a bruciapelo: ”Dove abita Dio?”. Quelli risero di lui. “Ma che vi prende? Il mondo non è forse pieno della sua gloria?”. Ma il Rabbi diede lui la risposta alla domanda: “Dio abita dove lo si lascia entrare”.

Ecco ciò che conta in ultima analisi: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova e dove ci si trova realmente, dove si vive e dove si vive una vita autentica.

Se instauriamo un rapporto santo con il piccolo mondo che ci è affidato, se, nell’ambito della creazione con la quale viviamo, noi aiutiamo la santa essenza spirituale a giungere a compimento, allora prepariamo a Dio una dimora nel nostro luogo, allora lasciamo entrare Dio.

rapporto con Dioincontrare Dioconversione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 06/05/2002

RACCONTO

120. L'anti-genesi e il pianto di Dio

Rivista Messicana Iglesias, n. 46, 1987

Alla fine l'uomo distrusse la terra. La terra era stata bella. Poi su di essa aleggiò lo spirito dell'uomo e distrusse tutte le cose.

1. E l'uomo disse: "Siano le tenebre". E sembrò all'uomo che le tenebre fossero buone, e chiamò le tenebre "sicurezza"; e divise se stesso in razze, religioni e classi. Non ci fu sera e non ci fu mattina nel settimo giorno prima della fine.

2. E l'uomo disse: "Vi sia un governo forte", per regnare su di noi nelle nostre tenebre... Vi siano eserciti per uccidersi con ordine ed efficienza nelle nostre tenebre; perseguitiamo e distruggiamo, qui e fino ai confini della terra coloro che ci dicono la verità, perché noi amiamo le nostre tenebre. Non ci fu sera e non ci fu mattina nel sesto giorno prima della fine.

3. E l'uomo disse: "Vi siano missili e bombe" per uccidere meglio e più rapidamente. E vi furono forni e camere a gas per rifinire il lavoro. Ed era il quinto giorno prima della fine.

4. E l'uomo disse: "Vi siano droghe" e altre vie d'evasione, perché un lieve e costante fastidio - la realtà - ci disturba, nella nostra comodità. Ed era il quarto giorno prima della fine.

5. E l'uomo disse: "Vi siano divisioni tra le nazioni" perché possiamo sapere chi è il nostro nemico. Ed era il terzo giorno prima della fine.

6. E per ultima cosa l'uomo disse: "Facciamo Dio a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza", e non ci sia un altro Dio a competere con noi. Diciamo che Dio pensa come noi, pensiamo che odia come noi odiamo e che uccide come noi uccidiamo. Ed era il secondo giorno prima della fine.

7. Nell'ultimo giorno vi fu un grande fragore sulla faccia della terra; il fuoco purgò il bel pianeta, e fu silenzio. E il Signore Iddio vide tutto quello che l'uomo aveva fatto, e nel silenzio che avvolgeva quei resti fumanti, Dio pianse.

creazionenaturaodioviolenzaguerrafolliaorgoglio

inviato da Emilio Centomo, inserito il 04/05/2002

RACCONTO

121. Guardando dalle mura   3

«Chi sono io?» chiese un giorno un giovane a un anziano.

«Sei quello che pensi», rispose l'anziano «Te lo spiego con una piccola storia.»

Un giorno, dalle mura di una città, verso il tramonto si videro sulla linea dell'orrizzonte due persone che si abbracciavano.

- Sono un papà e una mamma -, pensò una bambina innocente.
- Sono due amanti -, pensò un nuomo dal cuore torbido.
- Sono due amici che s'incontrano dopo molti anni -, pensò un uomo solo.
- Sono due mercanti che han concluso un buon affare -, pensò un uomo avido di denaro.
- E' un padre che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra -, pensò una donna dall'anima tenera.
- Sono due innamorati -, pensò una ragazza che sognava l'amore.
- Chissà perché si abbracciano -, pensò un uomo dal cuore asciutto.
- Che bello vedere due persone che si abbracciano -, pensò un uomo di Dio.

«Ogni pensiero» concluse l'anziano, «rivela a te stesso quello che sei. Esamina di frequente i tuoi pensieri: ti possono dire molte più cose su te di qualsiasi maestro.»

conoscersinon giudicaregiudiziopensiericomportamenti

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 30/04/2002

RACCONTO

122. La porta piccola è sempre aperta   2

Intorno alla stazione principale di una grande città si dava appuntamento una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, marocchini e giovani drogati.

Si vedeva bene che erano infelici e disperati. Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un po' di consolazione e coraggio per vivere.

Un giovane, sporco e trasandato, si aggirava in mezzo agli altri come se avesse una personale zattera di salvezza. Nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva. Poi lo ripiegava e lo rimetteva in tasca.

Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte. La lettura del bigliettino faceva effetto subito. Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio.

In quel biglietto c’erano soltanto sei piccole parole: "La porta piccola è sempre aperta". Glielo aveva dato suo padre. Significava che in qualunque momento sarebbe potuto tornare a casa. E una notte lo fece. Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta. Salì le scale in silenzio e si infilò nel suo letto. Il mattino dopo accanto al letto c'era suo padre. In silenzio si abbracciarono.

C'è sempre una piccola porta aperta per l'uomo. Può essere la porta del confessionale, quella della chiesa o del pentimento. E là c’è sempre un Padre che attende. Un Padre che ha già perdonato e che aspetta di ricominciare.

perdonopentimentoconversioneconfessionericonciliazionemisericordia di Dio

4.5/5 (2 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 09/04/2002

RACCONTO

123. L'ateo e la rupe   1

Un ateo precipitò da una rupe. Mentre rotolava giù, riuscì ad afferrare il ramo di un alberello, e rimase sospeso fra il cielo e le rocce trecento metri più sotto, consapevole di non poter resistere a lungo. Allora ebbe un'idea. "Dio!", gridò con quanto fiato aveva in gola. Silenzio! Nessuna risposta.

"Dio!", gridò di nuovo. "Se esisti, salvami e io ti prometto che crederò in te e insegnerò agli altri a credere". Ancora silenzio! Subito dopo fu lì lì per mollare la presa dallo spavento, nell'udire una voce possente che rimbombava nel burrone: "Dicono tutti così quando sono nei pasticci".

"No, Dio, no!" egli urlò, rincuorato. "Io non sono come gli altri. Non vedi che ho già cominciato a credere, poiché sono riuscito a sentire la tua voce? Ora non devi far altro che salvarmi e io proclamerò il tuo nome fino ai confini della terra".
"Va bene", disse la voce. "Ti salverò. Staccati dal ramo".

"Staccarmi dal ramo?", strillò l'uomo sconvolto. "Non sono mica matto!".

Fedeabbandono in Diofiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 09/04/2002

RACCONTO

124. Il bozzolo della farfalla   1

Un uomo trovò il bozzolo di una farfalla. Un giorno apparì una piccola apertura.

Si sedette e guardò per diverse ore la farfalla mentre lottava per far passare il suo corpo attraverso quel piccolo buco.

Poi sembrò che non facesse più alcun progresso. Appariva come se fosse uscita per il massimo che poteva e non potesse avanzare ulteriormente.

Così l'uomo decise di aiutare la farfalla. Prese un paio di forbici e divise in due la parte del bozzolo ancora chiusa. La farfalla ne emerse facilmente.
Ma aveva un corpo gonfio e piccole ali avvizzite.

L'uomo continuò a guardare la farfalla, perché si aspettava che, da un momento all'altro, le ali si sarebbero ingrandite ed espanse in modo tale da essere in grado di sorreggere il corpo, che si sarebbe, nel frattempo, sgonfiato. Non successe niente! Di fatto la farfalla impiegò il resto della sua vita trascinandosi intorno, con un corpo gonfio e ali avvizzite. Non fu mai capace di volare.

Quello che l'uomo, nella sua precipitosa gentilezza non aveva capito, fu che la ristrettezza del bozzolo e la lotta richiesta alla farfalla per uscire da quella piccola apertura, erano il modo Divino per far fluire i fluidi dal corpo della farfalla alle sue ali, in modo che sarebbe stata in grado di volare, una volta che avesse finalmente guadagnato la libertà, fuori dal bozzolo.

A volte "la lotta" (lo sforzo necessario per superare le difficoltà) è esattamente quello di cui abbiamo bisogno nelle nostre vite. Se Dio ci permettesse di attraversare le nostre vite senza alcun ostacolo, ci "azzopperebbe". Non saremmo mai forti quanto potremmo. Non potremmo mai volare!

forzadifficoltàcoraggioostacolivolaresperanzaimpegno

inviato da Barbara, inserito il 08/04/2002

RACCONTO

125. La scatola dei baci   4

La storia ha inizio tempo fa, quando un uomo punisce sua figlia di 5 anni per la perdita di un oggetto di valore ed il denaro in quel periodo era poco. Era il periodo di Natale, la mattina successiva la bambina portò un regalo e disse: "Papà è per te".

Il padre era visibilmente imbarazzato, ma la sua arrabbiatura aumentò quando, aprendo la scatola, vide che dentro non c'era nulla. Disse in modo brusco: "Non lo sai che quando si fa un regalo, si presuppone che nella scatola ci sia qualcosa?".

La bimba lo guardò dal basso verso l'alto e con le lacrime agli occhi disse: "Papà,... non è vuoto. Ho messo dentro tanti baci fino a riempirlo".

Il padre si sentì annientato. Si inginocchiò e mise le braccia al collo della sua bimba e le chiese perdono.

Passò del tempo e una disgrazia portò via la bambina. Per tutto il resto della sua vita, il padre tenne sempre la scatola vicino al suo letto e quando si sentiva scoraggiato o in difficoltà, apriva la scatola e tirava fuori un bacio immaginario ricordando l'amore che la bambina ci aveva messo dentro.

...ognuno di noi ha una scatola piena di baci e amore incondizionato, dei nostri figli, degli amici e soprattutto di Dio. Non ci sono cose più importanti che si possano possedere!!!

amoreaffettofamiglia

5.0/5 (3 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 08/04/2002