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TESTO

21. L'anima di noi giovani

Suor Veronica Monica Novizia, Voce di Padre Pio, n. 3, marzo 2006

L'anima di noi giovani è come un'anfora fragile, basta un colpo di una piccola pietra perché l'anfora si frantumi come un sogno interrotto. Ma è solo il passare del tempo e delle tempeste che dà consistenza all'anima. Dio fa sempre irruzione tra le macerie dei nostri castelli in rovina e ci fa assaporare la sua presenza, ci fa gustare e intravedere che per la nostra vita c'è un altro destino che coincide con il suo progetto e la sua chiamata di infinito amore e tenerezza.

vitacamminogiovanigiovinezzacrescitaprogetto di Dio

5.0/5 (1 voto)

inserito il 15/01/2011

PREGHIERA

22. Preghiera della strada

Aprimi, o Signore, il sentiero della vita
e guidami sulle strade dei tuoi desideri;
insegnami i paesi della tua dimora
e fa risplendere ai miei occhi la meta delle mie fatiche.
Dammi di capire la bellezza delle cose
e le parole che tu esprimi a mio insegnamento
dalle profondità di essa.
Donami di comprendere la bontà delle cose
e di saperne usare rettamente
per la tua gloria e per la mia felicità.
La mia preghiera, il mio canto, il mio lavoro,
tutta la mia vita, siano espressioni
di riconoscenza verso di te.
Concedimi di capire gli uomini
che incontro sul mio cammino
e il dolore che nascondono,
quelli che dividono con me la fatica della strada,
l'amore dell'avventura,
la soddisfazione della scoperta.
Dammi il dono della vera amicizia e della vera allegria;
fammi cordiale, attento, puro, magnanimo, misericordioso.
Fammi sentire la voce della strada:
quella che mi invita sulle vie del mondo
a conoscere sempre più i segni del tuo amore,
quella che batte il cammino dei cuori,
che conosce il sentiero delle altezze
dove tu abiti nello splendore della verità.
Lontano da te e dalle tue vie,
fammi sentire l'inutilità del tutto,
il silenzio e la sordità delle cose
e il desiderio della casa.
A questa casa dammi di poter giungere
dove tu, per tutti i Santi, sei bellezza vera,
luce increata, amore pieno, riposo perfetto.
Amen.

camminoannuncio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Pina Oro, inserito il 30/06/2010

TESTO

23. Scalzarsi per entrare nell'altro   2

Una mattina, riflettendo su un annuncio, mi soffermai di fronte a una espressione che risuonò in un modo molto speciale nel mio cuore: "scalzarsi per entrare nell'altro". Chiesi al Signore che cosa volesse dire. Mi venivano in mente parole come rispetto, delicatezza, attenzione, prudenza.

Ricordai le parole dell' Esodo 3,5: "Non ti avvicinare di più, togliti i sandali perché sei in un luogo sacro". Erano le parole di Yahvé a Mosè davanti al roveto che ardeva senza consumarsi, e pensai: "Se Dio parla al cuore del mio fratello, il suo cuore è un luogo sacro".

Mi misi subito a pregare. Gesù mi presentava uno a uno tutti i miei amici e conoscenti e poi altri ancora e scoprii che come di solito entro nell'interno di ognuno senza togliermi i sandali, semplicemente entro senza badare al modo, entro.

Sentii un bisogno molto forte di chiedere perdono al Signore e ai miei fratelli. Sentii che il Signore mi invitava a scalzarmi e poi a camminare e notai una specie di resistenza: "non volevo sporcarmi".

Mi sentivo più sicuro camminando con i sandali quando mi avvicinavo agli altri: la comodità, la paura...

Superato questo primo momento cominciai a camminare e ad ogni passo il Signore mi faceva vedere qualcosa di nuovo.

Mi accorsi che scalzo potevo scoprire meglio i diversi tipi di terreno su cui camminavo, distinguere quello umido da quello secco, il prato dalla terra. Dovevo guardare ad ogni passo ciò che calpestavo, avere riguardo del luogo dove avrei posato il mio piede.

Mi resi conto che le tante cose di cui sono portatori i miei fratelli mi sfuggono, non le conosco, non ne tengo conto perché entro con i calzari. Ho sperimentato che, scalzo, camminavo più adagio; non usavo il mio ritmo abituale, ma cercavo di posare il piede con maggiore soavità! Ho pensato allora ai tanti segni che ho lasciato nel cuore dei miei fratelli lungo il cammino e ho sentito un forte desiderio di entrare negli altri senza lasciare una scritta che dica: "Qui sono passato io".

Infine, ho attraversato i diversi tipi di terreno, prima prati, poi terra, fino ad arrivare a una salita con pietre.

Avevo voglia di fermarmi e mettermi di nuovo i sandali; ma il Signore mi invitò a camminare scalzo un pochino ancora.

Mi accorsi che tutti i terreni non sono uguali e anche tutti miei fratelli non sono uguali. Perciò, non posso entrare in tutti allo stesso modo.

Questa salita richiedeva di essere fatta ancora più adagio e, più camminavo con passo leggero, più diminuiva il dolore dei miei piedi. Questo mi fece pensare che quanto più difficile è il terreno di mio fratello, tanto più devo entrare con delicatezza e con più attenzione. Dopo questo percorso con il Signore, ho capito che togliersi i calzari è entrare senza pregiudizi… solamente attento ai bisogni del fratello, senza attendersi una risposta determinata ed entrare senza interessi, dopo aver spogliato la mia anima.

Poiché credo, che il Signore, sia vivo e presente nel cuore dei miei fratelli, m'impegno a fermarmi e a togliermi i sandali. Conto per riuscirci sulla sua grazia!

camminovitadelicatezzaincontrorispettoattenzionepazienza

4.0/5 (2 voti)

inviato da Pina Oro, inserito il 26/06/2010

RACCONTO

24. Il tesoro nascosto   3

Martin Buber, Il cammino dell'uomo, Qiqajon

Ai giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Bunam era solito raccontare la storia di Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel di Cracovia. Dopo anni e anni di dura miseria, che però non avevano scosso la sua fiducia in Dio, questi ricevette in sogno l'ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. Quando il sogno si ripetè per la terza volta, Eisik si mise in cammino e raggiunse a piedi Praga. Ma il ponte era sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle ed egli non ebbe il coraggio di scavare nel luogo indicato. Tuttavia tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera. Alla fine il capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicinò e gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno. Eisik gli raccontò il sogno che lo aveva spinto fin li dal suo lontano paese. Il capitano scoppiò a ridere: "E tu, poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto fin qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fidarti dei sogni! Allora anch'io avrei dovuto mettermi in cammino per obbedire a un sogno e andare fino a Cracovia, in casa di un ebreo, un certo Eisik, figlio di Jekel, per cercare un tesoro sotto la stufa! Eisik, figlio di Jekel, ma scherzi? Mi vedo proprio a entrare e mettere a soqquadro tutte le case in una città in cui metà degli ebrei si chiamano Eisik e l'altra metà Jekel!". E rise nuovamente. Eisik lo salutò, tornò a casa sua e dissotterrò il tesoro con il quale costruì la sinagoga intitolata "Scuola di Reb Eisik, figlio di Reb Jekel". "Ricordati bene di questa storia - aggiungeva allora Rabbi Bunam - e cogli il messaggio che ti rivolge: c'è qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo, eppure esiste un luogo in cui la puoi trovare".

tesororicchezzaricercascopertainterioritàricerca di senso

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca, inserito il 26/06/2010

TESTO

25. Partire

Partire, andare, lasciare tutto, uscire da noi stessi, spaccare la corteccia dell'egoismo che ci rinchiude nel nostro piccolo io.
E' smetterla di girare attorno a noi stessi, come se fossimo noi il centro del mondo e della vita.
E' non lasciarsi intrappolare dai problemi del mondo piccino cui apparteniamo.
E' partire continuamente anche senza percorrere chilometri di strada.
E' soprattutto accorgersi degli altri, scoprirli, incontrarli, come fratelli e sorelle.
E se, per incontrarli e amarli, è necessario solcare i mari della nostra indifferenza, volare per i cieli dei nostri sogni, allora la strada è partire e raggiungere i confini del mondo.

incontroincontrarepartirestradacamminoapertura verso gli altrichiusura

5.0/5 (1 voto)

inviato da Forner Fortunato, inserito il 22/12/2009

PREGHIERA

26. Il servo inutile   3

Adolfo Rebecchini

Dopo che avete fatto tutto quello che dovevate fare,
dite, "Siamo servi inutili", non prima...

Essere servo inutile, significa comprendere e accettare
che il Vangelo non è un'operazione di marketing aziendale
e i cui risultati non si misurano grazie ad una buona campagna promozionale.

Essere servo inutile, significa fidarmi di Dio,
credere che attraverso il mio piccolo contributo, lui,
potrà realizzare il suo regno nel mondo.

Essere servo inutile, significa dimenticare ciò che la gente pensa di me
e preoccuparmi di essere grande agli occhi di Dio.
Solo così potrò vivere nella pace e sperimentare la gioia
di camminare nella verità.

Essere servo inutile, significa diventare testimone di Gesù,
senza fanatismi e senza ansie,
vivendo sempre alla luce della resurrezione.

Essere servo inutile, significa non cercare le cose complicate,
ma essere fedele, sempre,
nelle piccole come nelle grandi cose.

Essere servo inutile, significa donare se stessi,
rinunciando per sempre di raccogliere
i frutti del proprio lavoro.

Essere servo inutile, significa "farsi" per amore,
saper sorridere, sempre,
essere pazienti, sempre,
perdonare, sempre.

Quello che mi stai chiedendo,
Signore,
è duro da capire e da accettare...

A me piace,
essere tenuto in considerazione,
essere cercato,
essere lodato dagli altri...

Io non amo sentirmi inutile,
anzi, a dire il vero,
mi sento molto utile,
a volte necessario,
quasi indispensabile.

Hai mai pensato,
Signore,
cosa farebbero gli altri
senza di me?

E la parrocchia?
Chi canterebbe e suonerebbe la chitarra?
Chi farebbe il catechismo?
Chi leggerebbe in chiesa?
Chi...?!?
Altro che servo inutile!

Aiutami, Signore,
a non avanzare mai pretese dinanzi a te
e a non occupare mai il tuo posto.

Non lasciare che mi vanti delle mie opere
e mi dimentichi di te.

Ricordami che se ho ricevuto dei doni e possiedo delle qualità
è grazie al tuo amore infinito.

donocamminogratuitàdisponibilitàservo inutileumiltànascondimento

5.0/5 (3 voti)

inviato da Adolfo Rebecchini, inserito il 08/12/2009

PREGHIERA

27. Preghiera dei genitori che accompagnano i propri figli nel cammino di iniziazione cristiana   5

O Dio, che ci inviti a condurre a te i nostri figli,
perché vuoi incontrarti con loro,
aiutaci in questa grande e sublime missione.

Rendici capaci di percorrere accanto a loro,
con entusiasmo, il cammino verso di te,
per farti amare dai nostri figli e amarti in loro.

Vigila sul nostro cammino di genitori,
perché la nostra strada sia luce alla loro strada,
la nostra mano sia guida alla loro inesperienza,
la nostra vita sia testimonianza per la loro vita.

Supera i nostri limiti e le nostre debolezze,
ama i nostri figli come noi non siamo capaci
e chiamali ogni giorno facendo conoscere a loro la tua volontà.

Benedici le nostre preoccupazioni, le ansie del nostro cuore,
vivi sempre accanto a noi, genitori e figli insieme, nella nostra casa.
Ti preghiamo per Gesù Cristo, che è tuo Figlio e nostro Signore.
Amen.

genitorifiglicatechismoiniziazione cristianafamiglia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marcello Barbieri, inserito il 08/12/2009

TESTO

28. Ti auguro...   2

Massimo Cardoni, Il cammino di santiago

Ti auguro la fatica
che farà più grande la gioia che ogni sera proverai
nel voltarti indietro a guardare il cammino percorso.

Ti auguro il sole
che scaldi ogni fibra del tuo corpo
e ogni sospiro della tua anima.

Ti auguro la pioggia
che rinfreschi e disseti l'arsura
delle giornate troppo aride
dei deserti della vita.

Ti auguro il vento
che ti accarezzi con brezza leggera il viso
e riempia con il suo soffio il cuore.

Ti auguro l'amore:
è Dio che passo dopo passo
ti condurrà alla meta.

camminopellegrinaggio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Maria Grazia, inserito il 02/12/2009

TESTO

29. Lascia una traccia nel mondo

Josemaria Escriva, Cammino

Che la tua vita non sia una vita sterile. Sii utile. Lascia traccia. Illumina con la fiamma della tua fede e del tuo amore.
Cancella, con la tua vita d'apostolo, l'impronta viscida e sudicia che i seminatori impuri dell'odio hanno lasciato. E incendia tutti i cammini della terra con il fuoco di Cristo che porti nel cuore.

audaciasantitàapostolato

5.0/5 (1 voto)

inviato da Saverio Sgroi, inserito il 22/06/2009

TESTO

30. Restare giovani   1

Helder Camara

Caro albero,
insegnami il segreto per restare giovani.
Albero centenario,
mi piace vederti
pieno di getti
e di germogli
come se fossi un adolescente.
Insegnami il segreto
di invecchiare così:
aperto alla vita,
alla giovinezza,
ai sogni come chi sa
che gioventù e vecchiaia
non sono che gradini
verso l'eternità.

giovanigiovinezzavecchiaiaeternitàmaturitàcammino

5.0/5 (2 voti)

inviato da Suor Gabriella, inserito il 12/06/2009

TESTO

31. L'imitazione del Signore   1

San Francesco d'Assisi, Ammonizione VI, FF 155

Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore, che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce.

Le pecore del Signore l'hanno seguito "nella tribolazione e nella persecuzione" (cf. Gv 10,4), nella vergogna e nella "fame" (cf. Rm 8,35), nell'infermità e nella tentazione e in altre simili cose, e per questo hanno ricevuto dal Signore la vita eterna.

Perciò è grande vergogna per noi, servi di Dio, che i santi hanno compiuto le opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il solo raccontarle.

camminovitaesempiotestimonianzasantitàimpegnoperseveranzasequeladiscepolato

5.0/5 (1 voto)

inviato da Antonio Antonucci, inserito il 12/06/2009

PREGHIERA

32. Preghiera del volontario Avulss   1

Don Giacomo Luzietti, Con l'OARI e l'AVULSS in un cammino di speranza tra gli infermi, Odo Fusi-Pecci, Antonio Todeschini, ed. San Paolo

O Signore,
mentre osservo la mia vita
mi scopro chiuso in me stesso,
assente dalla storia dei fratelli,
lontano dal tuo piano di amore.

Donami la forza di uscire dal mio io,
riempimi della capacità di godere del volto dei fratelli,
stimola in me l'ansia di creare comunione
con ogni creatura che tu mi fai incontrare.

Gli uomini ti potranno conoscere
se io ritrovo l'energia di dimenticarmi,
i fratelli rinnoveranno la speranza nella vita
se io do loro la tua mano,
gli amici scopriranno il tuo volto
se io sarò la tua trasparenza.

O Signore,
sia la mia vita il pane che rinfranca,
sia il mio gesto la bevanda che disseta,
sia la mia parola la luce che brilla.

Allora in una comunione di crescita
e di donazione con tutti i fratelli
in unione con Maria
sarò un magnificat al tuo nome
e un vangelo per il mondo intero.

donogenerositàsolidarietàvolontariato

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giovanna Gioia, inserito il 05/06/2009

TESTO

33. Correvano insieme   3

C'è una corsa nella vita
che non è possibile eliminare
perché ti avvicina
al senso delle cose.
Non è una corsa solitaria
perché altri, insieme con te,
corrono per la stessa ragione:
arrivare dove anche tu stai andando.

E' più bello correre insieme
perché è bello non sentirsi soli!

Sentire che la corsa
si popola di volti
che non hanno paura di cercare,
che desiderano,
che si pongono domande,
volti partiti forse troppo scettici
ma che restano attratti e conquistati
dalla freschezza e dalla passione
dei tanti che incontrano,
e che li invitano
a non amare troppo le "soste".

Al mattino di Pasqua
è tutta una corsa:
si corre per cercare i segni della Vita,
per trovare il luogo dove abita la Vita,
perché la vita è proprio così...

E allora corriamo insieme
incontro a Gesù,
al mistero della sua Pasqua,
centro della fede dell'uomo.

Chi corre insieme
diventa attento al cammino dell'altro,
impara a riconoscerne i passi,
a gioire del cammino
di chi gli sta intorno,
ad imitarne l'audacia e il coraggio.

Chi sceglie di correre insieme
potrà condividere le fatiche
e moltiplicare la gioia
di aver trovato la vera Vita.

pasquacondivisionecamminoricercavita

5.0/5 (2 voti)

inviato da Cesarina, inserito il 29/03/2009

RACCONTO

34. La storia della matita   5

Paolo Coelho

Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: "Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me".

La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: "E' vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto".

Incuriosito il bimbo guardò la matita senza trovarvi alcunché di speciale.

"Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!".

"Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell'esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.

Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi."Dio": ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.

Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E' un'azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.

Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere è un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.

Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.

Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione".

vitaviverepaceimpegnoresponsabilitàsofferenzacamminocrescitainterioritàesterioritàrapporto con Diocorrezione

5.0/5 (3 voti)

inviato da Raffaella Pisanti, inserito il 07/09/2008

TESTO

35. Nel cammino dell'anima   1

Nel cammino che un'anima percorre verso la santità, un solo passo dato nelle sabbie mobili dell'aridità spirituale, vale più di mille metri scalati senza troppe difficoltà.

santitàcammino spiritualespiritualitàinterioritàrapporto con Dio

3.0/5 (2 voti)

inviato da Anna Marinelli, inserito il 07/09/2008

TESTO

36. Maria donna in cammino

Tonino Bello, Nigrizia, novembre 1990, p. 53

Se i personaggi del vangelo avessero avuto una specie di contachilometri incorporato, penso che la classifica dei più infaticabili camminatori l'avrebbe vinta Maria. Gesù a parte, naturalmente. Ma si sa, egli si era identificato a tal punto con la strada, che un giorno ai discepoli invitati a mettersi alla sua sequela confidò addirittura: «Io sono la via». La via. Non un viandante!

Siccome allora Gesù è fuori concorso, a capeggiare la graduatoria delle peregrinazioni evangeliche è lei: Maria. La troviamo sempre in cammino, da un punto all'altro della Palestina, con uno sconfinamento anche all'estero. Viaggio di andata e ritorno da Nazaret verso i monti di Giuda, per trovare la cugina. Viaggio fino a Betlem. Di qui a Gerusalemme, per la presentazione al tempio.

Espatrio clandestino in Egitto. Ritorno guardingo in Giudea e poi di nuovo a Nazaret. Finalmente, sui sentieri del Calvario, ai piedi della Croce, dove la meraviglia espressa da Giovanni con la parola stabat, più che la pietrificazione del dolore per una corsa fallita, esprime l'immobilità statuaria di chi attende sul podio il premio della vittoria.

Icona del camminare, la troviamo seduta solo al banchetto del primo miracolo. Seduta, ma non ferma. Non sa rimanersene quieta. Non corre col corpo, ma precorre con l'anima. E se non va lei verso l'ora di Gesù, fa venire quell'ora verso di lei, spostandone indietro le lancette, finché la gioia pasquale non irrompe sulla mensa degli uomini.

Sempre in cammino. E per giunta in salita. Da quando si mise in viaggio verso la montagna, fino al giorno del Golgota, anzi fino al crepuscolo dell'Ascensione, quando salì anche lei con gli apostoli «al piano superiore» in attesa dello Spirito, i suoi passi sono sempre scanditi dall'affanno delle alture.

Avrà fatto anche discese, e Giovanni ne ricorda una quando dice che Gesù, dopo le nozze di Cana, discese a Cafarnao insieme con sua madre. Ma l'insistenza con cui il Vangelo accompagna con il verbo "salire" i suoi viaggi a Gerusalemme, più che alludere all'ansimare del petto o al gonfiore dei piedi, sta a dire che la peregrinazione terrena di Maria simbolizza tutta la fatica di un esigente itinerario spirituale.

Santa Maria, donna della strada, come vorremmo somigliarti nelle nostre corse trafelate, ma non abbiamo traguardi. Siamo pellegrini come te, ma senza santuari verso cui andare. Camminiamo sull'asfalto, e il bitume cancella le nostre orme. Forzati del camminare, ci manca nella bisaccia di viandanti la cartina stradale che dia senso alle nostre itinerante.

E con tutti i raccordi anulari che abbiamo a disposizione, la nostra vita non si raccorda con nessun svincolo costruttivo, le ruote girano a vuoto sugli anelli dell'assurdo, e ci ritroviamo inesorabilmente a contemplare gli stessi panorami.

Santa Maria, donna della strada, fa' che i nostri sentieri siano, come lo furono i tuoi, strumenti di comunicazione con la gente e non nastri isolanti entro cui assicuriamo la nostra aristocratica solitudine. Liberaci dall'ansia della metropoli e donaci l'impazienza di Dio. L'impazienza di Dio ci fa allungare il passo per raggiungere i compagni di strada. L'ansia della metropoli, invece, ci rende specialisti del sorpasso. Ci fa guadagnare tempo, ma ci fa perdere il fratello che cammina accanto a noi.

Santa Maria, donna della strada, segno di sicura speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio, facci capire come, più che sulle mappe della geografia, dobbiamo cercare sulle tavole della storia le carovaniere dei nostri pellegrinaggi.

È su questi itinerari che crescerà la nostra fede. Prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di Dio sotto il filo dei giorni, negli accadimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei tramonti delle onnipotenze terrene, nei crepuscoli mattinali di popoli nuovi, nelle attese di solidarietà che si colgono nell'aria.

Verso questi santuari dirigi i nostri passi. Per scorgere sulle sabbie dell'effimero le orme dell'eterno. Restituisci sapori di ricerca interiore alla nostra inquietudine di turisti senza meta.

Se ci vedi allo sbando, sul ciglio della strada, fermati, Samaritana dolcissima, per versare sulle nostre ferite l'olio della consolazione e il vino della speranza. E poi rimettici in carreggiata. Dalle nebbie di questa valle di lacrime, in cui si consumano le nostre afflizioni, facci volgere gli occhi verso i monti da dove verrà l'aiuto. E allora sulle nostre strade fiorirà l'esultanza del magnificat.

Come avvenne in quella lontana primavera, sulle alture della Giudea, quando ci salisti tu.

stradacamminomariamadonnapellegrinaggio

5.0/5 (1 voto)

inserito il 11/01/2008

TESTO

37. Molto resta sempre possibile

Filippo Franceschi, La Chiesa italiana comunità di speranza

Per amare che possano essere le constatazioni su questo nostro tempo, io non mi ritrovo tra i profeti di sventura sempre pronti ad evocare pagine dell'Apocalisse, né fra gli ottimisti ad ogni costo per i quali tutto procede sempre secondo progetti prefigurati. Considero anzi la loro posizione una forma di evasione: per gli uni non ci sarebbe niente da fare; l'unica consolazione che resta loro è la presunzione di aver detto prima che la strada intrapresa era senza sbocchi e avrebbe portato ala perdizione: per gli altri tutto procede, se non bene, almeno in modo soddisfacente e alla fine tutto si aggiusterà in provvidenziale equilibrio. La verità è diversa: la storia come la vita è fatica, impegno, responsabilità: nulla si ottiene o è concesso se non a prezzo di severo sacrificio. L'atteggiamento giusto è perciò quello di un realismo disincantato e critico, che non consente né alla resa né alla facile euforia. Nulla è mai raggiunto in modo definitivo, ma molto resta sempre possibile.

speranzaresponsabilitàimpegnofaticacamminoottimismopessimismo

5.0/5 (2 voti)

inviato da Cristiano Ballan, inserito il 25/02/2007

PREGHIERA

38. Il cammino si fa di notte

Ferdinand Ebner, Parola e amore

Nell'avventura imprevedibile della grazia
tu, Signore, rifiuti categoricamente
di fornirci una carta topografica.
Il nostro cammino si fa di notte.
Ciascun atto da compiere si illumina a suo turno
come uno scatto di segnali.
Sovente la sola garanzia che abbiamo
è la fatica quotidiana
dello stesso lavoro ogni giorno da fare
della stessa vita da ricominciare
degli stessi difetti da correggere
delle stesse sciocchezze da non commettere.
Ma al di là di questa garanzia
tutto il resto è lasciato alla tua fantasia
che ci lega al suo libero e imperscrutabile gioco.

fiduciaprogetto di Dioabbandono

inviato da Qumran2, inserito il 29/10/2006

TESTO

39. Guarda più lontano

Baden Powell

Guarda più lontano
guarda più in alto
guarda più avanti
e vedrai una via...
ma sappi anche voltarti indietro
per guardare il cammino
percorso da altri che ti hanno preceduto...
Essi sono in marcia con noi sulla strada.

stradacamminovita

inviato da Mario Varano, inserito il 26/02/2006

TESTO

40. Il Cammino dei Magi

Kociss Fava

"Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme...".

Oro, incenso. Mirra anche. Furono tra le prime cose che vide, venendo alla luce. Non che gli importasse granché delle ricchezze: in seguito l'ebbe a dimostrare. Doveva comunque essere uno spettacolo da perderci gli occhi. Il luccichio dei doni traboccanti dalle consunte bisacce da viaggio, contrapposto all'estrema frugalità del ricovero ove era nato. Gli effluvi stordenti delle resine aromatiche, spandendosi, andavano a mescolarsi con l'odore secco e pronunciato dello stallatico. Non di meno l'omaggio più gradito e inatteso fu certo la devozione che quegli uomini ricchi e distinti dimostrarono per il Neonato. Chissà lo sgomento provato da Maria e Giuseppe. Abituati com'erano all'unica compagnia dei pastori, si trovarono quei signori sontuosamente vestiti, chini in adorazione del Bambino.

Si dice fossero sapienti venuti da oriente: stranieri dunque. Scrutando il cielo, o forse dentro se stessi, videro una stella che tracciò loro la via. A noi, che sperimentiamo tempi di soluzioni facili e di frastuoni diffusi, piace pensare fosse una stella grande. Enorme, con la coda pure. Dimentichi che il rapporto autentico con Dio può instaurarsi e maturare solo nel silenzio di un cuore disposto a sentirne il potente sussurro. Nel deserto, luogo privo di inutili echi, radunò il Signore il popolo eletto per manifestare la Sua volontà. Sempre in luoghi solitari si sarebbe ritirato Gesù, per pregare il Padre.

Con o senza l'aiuto degli astri, ma sicuramente con la promessa di Dio nel cuore, i Magi intrapresero il lungo e faticoso cammino. Solo chi lo desidera con passione, giunge a vedere il volto di Cristo.

re magiepifaniaricercarapporto con Dio

inviato da Kociss Fava, inserito il 05/02/2006

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