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TESTO

1. Cosa ti manca per essere felice?   4

Simona Atzori, Cosa ti manca per essere felice? Mondadori

Perché ci identifichiamo sempre con quello che non abbiamo, invece di guardare quello che c'è?
Spesso i limiti non sono reali, i limiti sono solo negli occhi di chi ci guarda.
Dobbiamo fermarci in tempo, prima di diventare quello che gli altri si aspettano che siamo. È nostra responsabilità darci la forma che vogliamo, liberarci di un po' di scuse e diventare chi vogliamo essere, manipolare la nostra esistenza perché ci assomigli.
Non importa se hai le braccia o non le hai, se sei lunghissimo o alto un metro e un tappo, se sei bianco, nero, giallo o verde, se ci vedi o sei cieco o hai gli occhiali spessi così, se sei fragile o una roccia, se sei biondo o hai i capelli viola o il naso storto, se sei immobilizzato a terra o guardi il mondo dalle profondità più inesplorate del cielo. La diversità è ovunque, è l'unica cosa che ci accomuna tutti.
Tutti siamo diversi, e meno male, altrimenti vivremmo in un mondo di formiche.
Non c'è nulla che non possa essere fatto, basta trovare il modo giusto per farlo.
Io tengo il microfono con i piedi, altri con le mani, altri ancora lo tengono sull'asta. Sta a noi trovare il modo giusto per noi.
Io credo nella legge dell'attrazione: quello che dai ricevi. Se trasmetti amore, attenzione, serenità; se guardi alla vita con uno sguardo costruttivo; se scegli di essere attento agli altri e al loro benessere; se conservi le cose che ami e lasci scivolare via quelle negative, la vita ti sorriderà.
Se avessi avuto paura sarei andata all'indietro, invece che avanti. Se mi fossi preoccupata mi sarei bloccata, non mi sarei buttata, avrei immaginato foschi scenari e mi sarei ritirata. Invece ho immaginato. Adesso sono felice, smodatamente, spudoratamente felice. Ed è una gioia raccontarla, questa mia felicità.

felicitàlimitiaccettazionegratitudineprogettorealizzazioneimpegnodiversitàpositività

5.0/5 (1 voto)

inserito il 22/03/2018

RACCONTO

2. Il tavolino della nonna

Robin Sharma, Il monaco che vendette la sua Ferrari

C'era una volta una vecchierella che restò vedova del suo adorato marito. Allora andò a vivere con il figlio, la nuora e la loro figlioletta. Un giorno dopo l'altro la sua vista si indeboliva, e il suo udito peggiorava. Le sue mani tremavano al punto che a volte le cadevano i piselli dal piatto, o versava la zuppa. Non sopportando più il disordine che lei involontariamente creava, un giorno il figlio e la nuora sistemarono un tavolino vicino all'angolo delle scope, e da allora la fecero mangiare lì, tutta sola. All'ora di pranzo la nonnina li guardava con gli occhi pieni di lacrime, ma loro le rivolgevano la parola solo per redarguirla quando le cadeva il cucchiaio.

Una sera, appena prima di cena, la bambina era seduta sul pavimento a giocare con le costruzioni. «Che cosa stai costruendo?», le domandò sollecito suo padre. «Sto costruendo un tavolino per te e la mamma, così quando sarete vecchi potrete mangiare nell'angolino». Per un momento, che sembrò durare un'eternità, il padre e la madre rimasero muti, poi scoppiarono a piangere. Si erano resi conto della crudeltà del loro comportamento, e del dolore arrecato alla vecchierella. Da quel giorno la nonna mangiò insieme a loro al grande tavolo da pranzo e se le cadeva un boccone o la forchetta, nessuno ci faceva più caso.

I genitori di questa storia non sono cattive persone. Avevano bisogno soltanto della scintilla della consapevolezza per accendere la candela della compassione. La compassione e i gesti quotidiani di gentilezza rendono la nostra vita assai più ricca. Ogni mattina rifletti sul bene che potrai fare agli altri durante il giorno. Un elogio sincero a chi meno se lo aspetta, un gesto di affetto regalato a un amico nel momento del bisogno, qualche piccola attenzione dimostrata ai tuoi cari senza nessuna ragione particolare, sono benedizioni della vita.

vecchiaiacompassionegentilezzabontàaccettazionepazienza

inviato da Qumran2, inserito il 22/03/2018

RACCONTO

3. I rocchetti di filo colorato   1

Piero Ferrucci, La forza della gentilezza, Oscar Mondadori 2005

In una storia narrata dal saggio indiano Ramakrishna, una donna va a trovare un'amica che da molto tempo non vedeva. Entrata in casa sua, nota una magnifica collezione di rocchetti di filo colorato. Questa esibizione multicolore la attrae in maniera irresistibile, e quando l'amica va un momento in un'altra stanza, la donna ruba vari rocchetti e li nasconde tenendoli sotto le braccia. L'amica però se ne accorge e, senza accusarla, le dice: «È da tanto tempo che non ci vediamo. Perché non danziamo assieme per festeggiare il nostro incontro?». La donna, imbarazzata, non può rifiutare ma, per non lasciar cadere i rocchetti, è costretta a danzare in modo molto rigido. L'altra la esorta a liberare le braccia e a muoverle danzando, e quella risponde: «Non sono capace, io danzo solo così».

Ramakrishna raccontava questa storia per illustrare la liberazione. Smettere, cioè, di tener stretti con paura i nostri possessi, di aggrapparci ai nostri ruoli e alle nostre idee. E lasciarsi andare. Quando siamo gentili ci occupiamo più degli altri e diventiamo meno schiavi del nostro ego e della sua tirannia; i mostri dell'ansia e della depressione hanno meno appigli dove attaccarsi; i blocchi e gli impacci causati dall'eccessiva attenzione a noi stessi scompaiono.

libertàlibertà interioretimidezzablocchigentilezzaegoismolibertàego

inviato da Qumran, inserito il 25/10/2017

RACCONTO

4. Il foglio e il punto nero   2

Mons. Gianfranco Ravasi, Avvenire, 5/1/2011

Un maestro indù mostrò un giorno ai suoi discepoli un foglio di carta con un punto nero nel mezzo. «Che cosa vedete?», chiese. «Un punto nero!» risposero. «Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco!», replicò il maestro.

È questa la legge che fa riempire di cronaca nera i giornali e le televisioni: un solo delitto ha più peso di mille atti di generosità e d'amore, secondo i parametri dell'informazione. Anche noi siamo pronti a cogliere la pagliuzza nell'occhio dell'altro e ignoriamo la luminosità sorridente di tanti sguardi. È normale elencare tutte le amarezze dell'esistenza e ignorare la quiete e le gioie che pure accompagnano la maggior parte dei nostri giorni. Il nostro pensiero si fissa con più facilità sui punti neri del cielo della storia che non sulle distese di azzurro e di luce. Certo, non si deve essere così ottimisti o ingenui da ignorare il male che pure costella le vicende umane, ma non è giusto considerare come marginali la meraviglia delle albe e dei tramonti, lo stupore del sorriso dei bambini, il fascino dell'intelligenza, il calore dell'amore. Il sì è più forte del no.

E in questa linea vorremmo aggiungere un'altra nota. Ce la offre Pirandello nel suo dramma Il piacere dell'onestà (1918) quando il protagonista dichiara: «È molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini si dev'essere sempre».

Anche nel bene può, quindi, vigere la stessa legge: il punto più luminoso dell'eroismo attira tutta l'attenzione, facendo dimenticare che è ben più mirabile il tenue filo di luce che percorre tutte le giornate di un genitore dedicato alla sua famiglia, forse con un figlio disabile. C'è un eroismo quotidiano che non fa suonare le trombe davanti a sé, ma che ha in sé una grandezza ben più gloriosa.

benemaleottimismopessimismopositivitànegativitàimpegnoresponsabilità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 15/07/2017

TESTO

5. Missione

Giuseppe Impastato S.I.

Mi disse: Va'...
Va' presso le mie pecore perdute...
Le condurrò io sulle tue strade.
Tu ascolta la loro pena,
entra nel segreto del loro cuore,
appassionatamente.
Metterò sulla tua bocca
parole che aprano i cuori.
Conducile a me,
le pecore ferite
e fa' gustare il mio amore.
Questo cercano,
questo ad esse basta.
Non chiedere loro
amore per te,
riconoscenza per te,
attenzione per te.
Sono creature mie
che ti affido per poco.
Va'...

missionevocazione

inviato da Giuseppe Impastato S.i., inserito il 30/06/2017

RACCONTO

6. La lucciola di Natale

Ad adorare il bambino Gesù nella capanna di Betlemme insieme con gli altri animali accorsero anche gli insetti. Per non spaventare il piccolo restarono in gruppo sulla soglia. Ma Gesù, con un gesto delle rosee manine, li chiamò ed essi si precipitarono, portando i loro doni. L'ape offrì il suo dolce miele, la farfalla la bellezza dei suoi colori, la formica un chicco di riso, il baco un filo di finissima seta. La vespa, non sapendo che cosa offrire, promise che non avrebbe più punto nessuno, la mosca si offrì di vegliare, senza ronzare, il sonno di Gesù.

Solo un insetto piccolissimo non osò avvicinarsi al bambino, non avendo nulla da offrire.

Se ne stette timido sulla porta; eppure avrebbe tanto voluto dirgli il suo amore. Ma, mentre con il cuore grosso e la testa bassa stava per lasciare la capanna, udì una vocina: «E tu, piccolo insetto, perché non ti avvicini?». Era Gesù stesso che glielo domandava. Allora, commosso l'insetto volò fino alla culla e si posò sulla manina del bambino.

Era così emozionato per l'attenzione ricevuta, che gli occhi gli si colmarono di lacrime. Scivolando giù, una lacrima cadde proprio sul piccolo palmo di Gesù. «Grazie», sorrise il bambinello. «Questo è un regalo bellissimo». In quel momento un raggio di luna, che curiosava dalla finestra, illuminò la lacrima. «Ecco è diventata una goccia di luce!», disse Gesù sorridendo. «Da oggi porterai sempre con te questo raggio luminoso. E ti chiamerai lucciola perché porterai con te la luce ovunque andrai».

nataleluce

inviato da Don Antonello Pelisseri, inserito il 28/12/2016

TESTO

7. E' facile dire Natale

Giuseppe Impastato S.I.

Come dire "Natale" alle giovani braccia alzate
per fermare i carri armati? Che orrore: no! No!
non si sono arrestati quei carri... e fu stritolato
lo sterminato grido di popolo oppresso,
e tanto sangue innocente bagnò la grande piazza
sotto gli occhi muti e increduli del mondo!

Come dire ‘Natale' ad Auschwitz, Dachau, Nagasaki,
alle Fosse Ardeatine e di Katyn, a Piazza Fontana,
al mare di Lampedusa e ai cieli di Ustica? Che orrore,
mio Dio: non tacciono i fucili dei plotoni di esecuzione,
sono accesi i forni crematori, bruciano le Torri Gemelle...
e stadi e carceri sono affollati di nemici del potere!

Come dire ‘Natale' a Tobagi, Bachelet, Dalla Chiesa,
Anna Frank, Martin Luther King, Falcone, Pino Puglisi?
Che orrore, mio Dio! Non si sono inceppate le P38,
si ode il crepitio dei kalashnikov, si propagano le nubi
di Cernobyl, scoppiano le mine antiuomo, crollano
gli ospedali di Siria, il ponte di Mostar... Sangue, sangue.

Come dire ‘Natale' all'immenso coro di dolore,
che si innalza da ghetti, campi di sterminio, al pianto
di neonati buttati tra i rifiuti, di uccisi nelle strade,
agli occhi lucidi di vecchi soli buttati lontano dalla vita...
Cosa dire agli inebetiti dalle droghe e dall'alcool,
dagli istupiditi dal gioco, ad abusati e violentate?

Mescolate col sangue scorrono sangue e bestemmie.
Caino è sempre tra noi, su Abele si dirigono le belve umane,
a Betlem si levano urla di madri, Susanna è condannata a morte.
Su melma e su fango, tra lacrime grida e spari
si spande un biancore puro di luce: sei tu, Gesù. Per tutti
è Natale di attenzione, vicinanza, pace, gioia, speranza.

nataledolorepaceguerra

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 28/12/2016

RACCONTO

8. La lampada del minatore   2

Un uomo scendeva ogni giorno nelle viscere della terra a scavare sale. Portava con sé il piccone e una lampada. Una sera, mentre tornava verso la superficie, in una galleria tortuosa la lampada gli cadde di mano e si infranse al suolo. In un primo tempo il minatore ne fu quasi contento: «Finalmente! Non ne potevo più di questa lampada. Dovevo portarla sempre con me, fare attenzione dove la mettevo, pensare a lei anche durante il lavoro. Adesso ho un ingombro in meno. Mi sento più libero. E poi faccio questa strada da anni, non posso certo perdermi». Ma la strada ben presto lo tradì. Al buio era tutta un'altra cosa. Fece alcuni passi ma urtò contro una parete. Si meravigliò: non era quella la galleria giusta? Come aveva fatto a sbagliarsi così presto? Tentò di tornare indietro gettandosi a terra e camminando a carponi, si ferì le mani e le ginocchia. Gli vennero le lacrime occhi quando si accorse che in realtà era riuscito a fare solo alcuni metri e si ritrovava sempre al punto di partenza. E gli venne un'infinita nostalgia della lampada. Attese umiliato che qualcuno scendesse per venire a cercarlo e gli facesse strada con una lampada.

Alcune domande per capire il senso della storia:
Chi rappresenta il minatore? - Ogni uomo che deve attraversare la vita
Che cos'è la lampada? - La Parola di Dio
Che funzione svolge? - Aiuta i cristiani a trovare la strada giusta, ad illuminare la loro vita
Se la Parola non viene letta né ascoltata? - C'è il buio, l'uomo si accorge che da solo non riesce a vivere bene
L'uomo solo, senza Dio, di chi ha bisogno? - Di qualcuno che lo vada a cercare e gli illumini la vita con la Parola.

Altro finale:
Quando, trascinandosi così sulle ginocchia, mise le mani casualmente sulla sua lampada, provò un piacere immenso, come se avesse incontrato la persona più cara al mondo. La baciò come fosse una reliquia e poi l'accese, con cura. Da allora in avanti non sentì più la noia di portarsela dietro!

Parola di DioSacra Scritturalucestrada

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 27/12/2016

PREGHIERA

9. Osiamo dire "Padre"   2

Alssandro Pronzato

Osiamo dire "Padre", anche se... ci deludi, se le cose vanno male e tu non intervieni. Anche se il male ci colpisce a tradimento e tu non fai nulla per impedirlo. Ci ostiniamo a invocarti come "Padre" anche se gridiamo e tu non rispondi, ci perdiamo e tu non ci lanci un segnale, anche se abbiamo bisogno di un abbraccio e tu ti neghi.

Continuiamo a chiamarti "Padre" anche se molti di noi sperimentano la tua assenza, anche se le nostre domande rimangono senza risposta. Abbiamo esaurito tutte le parole per dire la nostra fame, la sete, la disperazione, la paura, la solitudine. Ci resta quell'unica parola da spendere: "Padre" e tuttavia ci sembra che quella parola non funzioni più, sia come una moneta fuori corso, una chiave fuori uso.

O forse, non basta dire "Padre", ma bisogna dirlo nel modo appropriato. Probabilmente non abbiamo esaurito tutte le parole. Ne conserviamo altre nel nostro vocabolario di figli diventati troppo sapienti. E tu aspetti che ce ne liberiamo. Che disimpariamo a parlare da adulti, e ritroviamo il balbettio del bambino che a stento riesce a farfugliare un'unica parola.

Tu aspetti pazientemente che tiriamo fuori dal cuore quell'unica parola-balbettamento per dire la nostra fede: "Abbà..."

Allora sapremo semplicemente che ci sei. Che quella parola unica ha avuto il potere, non di attirare la tua attenzione, ma di ferirti. La scoperta fondamentale non è quella della potenza del padre, ma della sua debolezza, della sua vulnerabilità. Tutto certo resterà come prima. Problemi, fastidi, interrogativi, incidenti, incomprensioni, delusioni, macigni che non si spostano...ma se ne sarà andata la paura.

Sì. Tu sei un Padre che non si stanca di aspettare che i figli crescano fino a diventare piccoli. Si decidano a imparare tutto ciò che bisogna imparare fino ad arrivare a sapere una parola sola.

Dio Padrepaternitàrapporto con Diofiduciadisperazionefedesperanzaabbandono

inviato da Qumran2, inserito il 05/09/2016

TESTO

10. Sentire il Natale - Auguri di Natale

Diego Goso

Mi dispiace se non lo sentite il Natale, quest'anno. Io lo sento.

Lo sento perché sono stato un po' di tempo vicino al Presepe e mi sono ricordato che è bello, che è vero, che puro.

Forse alcuni non lo sentono perché non sentono più Cristo nella loro vita: e quindi cosa puoi voler festeggiare a Natale, l'amicizia degli uomini? Suvvia...

Mi dispiace se non lo sentite il Natale, quest'anno. Io lo sento.

Lo sento perché amo la vita, amo chi ha deciso di camminare con me. Amo chi in questa vita ci è entrato gattonando. Amo chi ci è entrato da pochissimo e non gattona ancora. Amo perché ho delle persone vere intorno. Che mi sopportano, mi aiutano, mi capiscono anche quando mi rendo incomprensibile. Amo la vita perché è una vita passata con loro.

Mi dispiace se non lo sentite il Natale, quest'anno. Io lo sento.

Anche nella gioia superficiale dei regali. Che ho preparato con attenzione pensando a quanta più gente potessi. E alla fine mi sono voltato a guardare il mucchio che è già in distribuzione e si sta rimpicciolendo: sono riuscito a trovare qualcosa per dire con un gesto che ti voglio bene. Lo so che non è essenziale, ma i malati dell'essenziale io proprio non li sopporto: l'hamburger è buono con le patatine di contorno, così ci capiamo tutti.

Mi dispiace se non lo sentite il Natale quest'anno. Io lo sento.

Perché sono fortunato ad ascoltare le confessioni dei miei parrocchiani: e sono commosso nel vedere che c'è tanto di grande in questo mondo, anche dietro il passeggiare incerto di una anziana signora che pensa di valere poco mentre è un gigante di umanità. Proprio come il Bambinello del Presepe: sembra nulla, eppure è Tutto.

Mi dispiace se non lo sentite il Natale quest'anno. Io lo sento. E se aprite il cuore siete ancora in tempo anche voi.

nataleauguri

inviato da Qumran2, inserito il 25/08/2016

PREGHIERA

11. Occhiali nuovi   2

ACR, Cammino 2006-2007, Appendice 12-14

Non vedo molto bene da vicino, Signore.
Almeno le cose che mi riguardano:
i miei errori, i miei difetti.
Mentre inquadro benissimo quelli degli altri:
per me non ne azzeccano una giusta,
sbagliano sempre.

Per caso, secondo te, ho problemi di vista?
Sarà per questo che non distinguo i contorni,
non capisco chi ha bisogno di me.
Confondo le illusioni con le cose importanti.
Trovo che è più importante
apparire una brava persona
piuttosto che esserlo veramente.

Devo avere anche un po' di strabismo.
Vorrei andare di qua e, invece, vado di là,
seguire il bene e cado nella trappola del male.
Se continuerò così, Signore, perderò del tutto la vista.

È ora che mi regali un paio di occhiali nuovi
che mi facciano inquadrare chi sono io veramente.
Mi aiutino ad accorgermi
di chi mi passa accanto perché lo senta come fratello o sorella.
Mi facciano vedere che chi chiede una mano
non è un peso ma una possibilità
per restituire quanto ho ricevuto da te,
che chi non mi è simpatico
rappresenta un' occasione per dimostrare
che esiste un altro modo di stare con gli altri.

Fai in modo, Signore, che con i tuoi occhiali
io ti veda in ogni azione della mia giornata,
da passare in tua compagnia.

attenzionegiudizionon giudicaresolidarietàegoismoaltruismoaperturachiusura

3.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 03/02/2016

TESTO

12. Seguire Gesù irresistibile e compassionevole

Giovanni Paolo II, Omelia, 7 maggio 1990, Città del Messico

Quale meravigliosa "seduzione" emanava la persona di Gesù, che trascinava dietro di sé folle che dimenticavano persino di mangiare per essere accanto a lui ed ascoltare la sua parola!

Quale desiderio irresistibile di avvicinarsi alla fonte della Vita per soddisfare le ansie più profonde del cuore umano!

Che sensibilità ed umanità quelle di Gesù, al quale la predicazione del Regno di Dio non fa dimenticare il bisogno del sostentamento giornaliero di coloro che lo seguono!

buon pastorecompassionepredicazioneattenzione all'altrofamecaritàsolidarietà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 03/02/2016

ESPERIENZA

13. Tutti i giorni patate

don Giuseppe Ghirelli, sacerdote fidei donum

Così dicevo quando sono stato in Irlanda per l'Inglese, dove la patata è il piatto nazionale che trovi tutti i giorni a tavola anche se preparata in tanti modi. Arrivo in Etiopia e vedo che anche qui tutti i giorni a tavola ci sono le patate. Ma, attenzione! Mentre in Irlanda tutti possono comprare o coltivare le patate, qui a Kofale mica tutti possono mangiarle. Sì perché, per comprarle ci vogliono i soldi, per coltivarle ci vuole un pezzo di terra, ma non basta, perché anche se hai un pezzo di terra dove hai piantato le patate, se non piove non crescono.

E allora, chi può mangiare le patate? Non i poveri che non hanno soldi, né un pezzo di terra e non sempre hanno la pioggia dalla loro parte.

Ieri finalmente ha cominciato a piovere e oggi piove ancora, meno male, così, anche le famiglie più povere, potranno sfamarsi mangiando patate, certo non tutti i giorni, ma almeno per tanti giorni, io da parte mia cercherò di non lamentarmi, ma di ringraziare Dio, se invece tutti i giorni posso mangiare patate.

cibopoverimissionenon lamentarsiaccettazione

5.0/5 (2 voti)

inviato da Don Giuseppe Ghirelli, inserito il 16/06/2015

TESTO

14. Cercare il Signore

Agostino, Esposizioni sui Salmi

Ho cercato il Signore e mi ha esaudito. Quelli dunque che non sono esauditi non cercano il Signore. Faccia attenzione la santità vostra. Il salmista non ha detto: ho richiesto l'oro dal Signore e mi ha esaudito; ho richiesto dal Signore la longevità e mi ha esaudito; ho richiesto dal Signore questo e quello e mi ha esaudito. Altro è cercare qualcosa dal Signore, altro è cercare il Signore stesso.

preghierarichiestaricercacercare Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 16/06/2015

TESTO

15. Cammina   5

Charles Singer

Cammina facendo attenzione ai segni.
Non ci sono bussole che indichino da che parte sta Dio,
ma ci sono dei secoli sul cammino.
Il che tuttavia non ti evita di camminare nella notte
e di ferirti incontrando uno spuntone di roccia.
Ma anche nella notte più tenebrosa ci sono delle stelle.
Chi cerca Dio è una persona attenta!

La ricerca di Dio comporta che si rimetta costantemente
in questione la propria esistenza
e che si abbandonino le proprie sicurezze.
Dio lo si incontra al termine di un lungo cammino.
Chi cerca Dio è un nomade!

Gli esploratori senza entusiasmo
non scoprono nulla e soprattutto
non fanno nascere il desiderio di seguirli.
A volte si va avanti vacillando,
ma sempre con la gioia nel cuore,
perché ci si affretta verso colui che attira e seduce.
Chi cerca Dio è un appassionato!

Il mondo deve essere cambiato oggi.
E' oggi, con i compagni di questo momento,
in mezzo alle gioie e alle difficoltà di questo tempo,
con le possibilità che ci sono offerte ora,
che noi dobbiamo intraprendere la grande avventura
per cercare di riportare il mondo a Dio.
Chi cerca Dio appartiene al suo tempo!

Nel cammino fidati di colui che stai cercando!
Anche se tutte le stelle sembrano spegnersi
e tutte le promesse andare a vuoto,
tu sai che Dio non può chiamarti,
ne destare la tua, voglia di esplorare e di trovare,
per abbandonarti, alla fine, nell'oscurità della notte.
Quando sale la nebbia e ti afferrano la paura e il dubbio:
allora, ti resta solo la fiducia in colui che ti ama e ti cerca.
E credere è proprio dare fiducia,
al di là di ogni apparenza contraria.
Chi cerca Dio è fedele!

camminofiduciafedericerca di Dio

3.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran, inserito il 05/05/2015

TESTO

16. Cara Quaresima   8

Diego Passoni

Cara Quaresima,

bentornata tra noi! So che non sei abituata ad essere notata, ma quest'anno prometto di considerarti per quel che meriti, un'occasione per alzare l'asticella.

Da oggi cominciano i quaranta giorni (che ricordano gli anni di esodo degli ebrei, nel deserto, e i giorni di digiuno e tentazione di Gesù, prima che iniziasse a predicare) che precedono la Pasqua. La festa più importante dei cristiani. No? Beh, così dovrebbe essere!

Da oggi iniziano giorni in cui poter, se non seguire i precetti del digiuno ecclesiastico e dell'astinenza dalla carne il venerdì, quantomeno rimettere in discussione le nostre priorità. Provare a riempirci un po' meno di cibo - e di cose materiali in genere - ad ascoltare ciò che abbiamo dentro. E magari scoprire che molte frustrazioni, tristezze e malesseri, ci vengono solo come conseguenza del nostro vivere in modo vorace, e che non abbiamo un tempo infinito per accumulare piacere sulla terra, e che presto o tardi si tornerà ad esser cenere (che dà il nome a questo speciale mercoledì) per cui vale la pena di pensare a chi aspetta le nostre scuse, un nostro sorriso, o un'attenzione che non abbiamo mai concesso.

E imparare - come recita un antico libro, il Qoelet - che c'è un tempo giusto per ogni cosa, e vivere bene il tempo del digiuno, porta a godere il tempo della festa. E se viviamo bene il tempo presente, arriveremo pronti al nostro tempo per morire. Altrimenti tutta la nostra vita è inutile.

E Il tempo del ravvedimento, che c'è nell'ebraismo, nell'islam, e in tutte le pratiche religiose, è l'unico modo per cambiare in meglio, per far morire in noi le cose brutte e farne nascere di belle; per diventare uomini e donne nuovi. Che poi, per chi ci crede, si esprime con il termine risorgere.

Bentornata attesa!

quaresimatempoprioritàrinascitaconversione

4.8/5 (8 voti)

inserito il 06/03/2014

RACCONTO

17. Consiglio ascoltato mezzo... attuato!   5

Re Artù chiedeva ogni giorno informazioni a Merlino sui giovani che si preparavano a diventare cavalieri della tavola Rotonda: "Mi raccomando, sono loro il futuro di Camelot!".

I giovani venivano ducati ai grandi lavori e sottoposti a estenuanti prove fisiche e d'intelligenza. Arrivò il giorno dell'ultima prova quando un ragazzino si presentò come assistente di Merlino. "Come prova finale", disse, "dovete aprire quella porta senza sfondarla". Scoppiarono in una risata pensando alla facilità dell'operazione. Ma dovettero ricredersi perché era senza serratura e senza chiave. Cominciarono allora ad esprimere il loro parere parlando uno sull'altro. "Troppe bocche e poche orecchie!" pensò l'assistente.

Cercò di aiutarli ma nessuno lo degnò di attenzione perché era solo un ragazzo. Alla fine si arresero tutti eccetto il figlio di Artù che continuò fin quando, sfinito, ammise di non sapere più cosa fare. "Hai provato a bussare?" chiese l'assistente. Al suo "toc toc" la porta si aprì. "Ma perché non l'hai detto prima?", chiese stizzito il principe. "Perché solo ora hai deciso di ascoltarmi!". Così dicendo l'assistente si trasformò in Merlino e concluse: "Ragazzi miei. Ragionate sempre con vostra testa, ma non dimenticatevi di ascoltare chi vi è accanto".

ascoltarechiederedelicatezza

4.3/5 (4 voti)

inviato da Davide Baitelli, inserito il 20/09/2013

TESTO

18. La vera disabilità

Gladys Rovini, Appoggiati a me, Edizioni Montag, 2009

La vera disabilità
è quella dell'anima
che non comprende,
quella dell'occhio
che non vede i sentimenti,
quella dell'orecchio
che non sente le richieste d'aiuto.
Solitamente, il vero disabile è colui che,
additando gli altri, ignora di esserlo.

disabilitàdiversitàindifferenzaattenzionesensibilitàchiusura

5.0/5 (1 voto)

inviato da Paola Berrettini, inserito il 18/03/2013

TESTO

19. Silenzio e comunicazione   1

Claudio M. Celli, Il silenzio è attivo, in Vita Pastorale n. 5/2012

Il silenzio non è mancanza di comunicazione; il silenzio fa parte del flusso di messaggi e informazioni che caratterizza la nuova cultura della comunicazione.

Il silenzio parla, il nostro silenzio può esprimere la vicinanza, la solidarietà e l'attenzione agli altri.

Il silenzio è un modo forte per esprimere il nostro rispetto e il nostro amore per gli altri. Nel silenzio ascoltiamo l'altro, diamo la priorità alla parola dell'altro. Il silenzio è un atteggiamento attivo. E' il nostro silenzio che permette e dà spazio all'altro per parlare.

Il silenzio rafforza il rapporto, il legame tra due persone. Nel silenzio riesco a capire chi è l'altro e proprio in questo trovo me stesso. Il silenzio mi permette di essere attento al contenuto della comunicazione. E' il silenzio che ci aiuta a vedere... In fondo è nel silenzio che riesco a dare il giusto significato alla comunicazione e non essere solamente sommerso dal volume della stessa comunicazione.

silenziocomunicazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 13/03/2013

TESTO

20. Incontrare Gesù   4

Henri J. M. Nouwen

Tu cerchi il modo di incontrare Gesù. Cerchi di incontrarlo non solo con la mente, ma anche nel tuo cuore. Ricerchi il suo affetto, e sai che questo affetto implica tanto il suo cuore quanto il tuo. Ma rimane in te qualcosa che impedisce questo incontro.

Vi sono ancora tanta vergogna e tanta colpa incrostate nel tuo cuore, che bloccano la presenza di Gesù. Non ti senti pienamente a tuo agio nel tuo cuore; lo guardi come se non fosse un luogo abbastanza buono, abbastanza bello o abbastanza puro per incontrare Gesù.

Quando guardi con attenzione alla tua vita, vedi quanto sia stata afflitta dalla paura. Non riuscirai ad incontrare Gesù finché il tuo cuore rimane pieno di dubbi e di paure. Gesù viene a liberarti da questi legami e a creare in te uno spazio nel quale puoi stare con lui. Egli vuole che vivi la libertà dei figli di Dio.

Non disperarti, pensando di non poter cambiare te stesso dopo tanti anni. Entra semplicemente come sei alla presenza di Gesù. Tu non puoi renderti diverso. Gesù viene a darti un cuore nuovo, uno spirito nuovo, una nuova mente e un nuovo corpo. Lasciati trasformare dal suo Amore solo così sarai capace di ricevere il suo affetto nell'interezza del tuo essere.

incontrorapporto con Dioaccettazionemisericordiaperdonoserenitàpaura

4.5/5 (6 voti)

inserito il 21/09/2012

PREGHIERA

21. Decalogo dei ministranti   2

Seminario di Milano MoChi

1. La Chiesa è la casa di Dio: entrato genufletti e fai il segno della Croce.
2. Cammina piano e compostamente.
3. Arriva in tempo per salutare il Signore e pregare un po' personalmente.
4. Accordati per il servizio prima dell'inizio della celebrazione.
5. Precedi il celebrante con ordine e serietà.
6. Fatta la genuflessione al tabernacolo va' al tuo posto in silenzio.
7. Ascolta con attenzione la Parola di Dio.
8. Stà composto sull'altare.
9. Presta attenzione al celebrante.
10. Sei vicino a Gesù: comportati come lui.

ministrantechiericochierichettocerimoniere

3.0/5 (1 voto)

inviato da Simone Airaghi, inserito il 20/09/2012

TESTO

22. La via più sicura per la santità   1

Angelo Roncalli, poi Giovanni XXIII

Più mi faccio maturo d'anni e di esperienze,
e più riconosco che la via più sicura
per la mia santificazione personale
e per il miglior successo
del mio servizio,
resta lo sforzo vigilante di ridurre tutto,
principi, indirizzi, posizioni, affari,
al massimo di semplicità e di calma;
con attenzione a potare sempre la mia vigna
di ciò che è solo fogliame inutile
e viluppo di viticci,
ed andare diritto a ciò che è verità, giustizia,
carità, soprattutto carità.
Ogni altro sistema di fare,
non è che posa e ricerca
di affermazione personale,
che presto si tradisce
e diventa ingombrante e ridicolo.

veritàcaritàsantitàsemplicitàessenzialematurità

5.0/5 (1 voto)

inserito il 05/08/2012

TESTO

23. Parola di Dio o Corpo di Cristo?

Cesario di Arles, Sermo 78, 2

Vi domando, fratelli e sorelle, che cosa vi sembra più importante: la Parola di Dio, o il Corpo di Cristo? Se volete rispondere bene, dovete senza dubbio dire che la Parola di Dio non è da meno del Corpo di Cristo. E allora, se poniamo tanta cura quando ci viene consegnato il Corpo di Cristo perché nulla di esso cada per terra dalle nostre mani, non dovremmo porre altrettanta attenzione perché la Parola di Dio, che ci è offerta, non sfugga dal nostro cuore, cosa che avverrebbe se stiamo pensando ad altro? Colui che avrà ascoltato con negligenza la Parola di Dio non sarà meno colpevole di colui che, per la propria negligenza, avrà fatto cadere a terra il Corpo di Cristo.

sacra scritturaparola di Diobibbiavangeloeucaristiaascolto

3.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 28/04/2012

PREGHIERA

24. Non amo attendere   4

Jean Debruyrnne, Ecoute, Seigneur, ma prière

Non amo attendere nelle file. Non amo attendere il mio turno. Non amo attendere il treno. Non amo attendere prima di giudicare. Non amo attendere il momento opportuno. Non amo attendere un giorno ancora. Non amo attendere perché non ho tempo e non vivo che nell'istante.

D'altronde tu lo sai bene, tutto è fatto per evitarmi l'attesa: gli abbonamenti ai mezzi di trasporto e i self-service, le vendite a credito e i distributori automatici, le foto a sviluppo istantaneo, i telex e i terminali dei computer, la televisione e i radiogiornali. Non ho bisogno di attendere le notizie: sono loro a precedermi.

Ma tu Dio tu hai scelto di farti attendere il tempo di tutto un Avvento. Perché tu hai fatto dell'attesa lo spazio della conversione, il faccia a faccia con ciò che è nascosto, l'usura che non si usura. L'attesa, soltanto l'attesa, l'attesa dell'attesa, l'intimità con l'attesa che è in noi, perché solo l'attesa desta l'attenzione e solo l'attenzione è capace di amare.

attesaavvento

4.8/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 26/04/2012

TESTO

25. Fa' attenzione!   1

Maria Caffagnini

Qualcuno
con aria sorridente di
...liberatore
cercherà di persuaderti
che le ali che porti
ti fanno peso:
...sai come ti senti
"leggero"
senza di esse!?
..io non le ho e sai
come corro forte!...
...e farà di tutto
per tagliartele!!
Sai perché?
Perché senza le ali
non potrai più
...alzarti in volo
per sfuggire ai suoi denti!!!

libertàschiavitùinterioritàaspirazioniinterioritàspiritualitàtentazionisatana

2.0/5 (1 voto)

inserito il 21/01/2012

PREGHIERA

26. Come vorrei che tu venissi   1

Come vorrei che tu venissi tardi,
per avere ancora tempo di annunciare
e di portare la tua carità agli altri.

Come vorrei che tu venissi presto,
per conoscere subito, alla fonte, il calore della carità.

Come vorrei che tu venissi tardi,
per poter costruire nell'attesa,
un regno di solidarietà, di attenzione ai poveri.

Come vorrei che tu venissi presto,
per essere subito in comunione piena e definitiva con te.

Come vorrei che tu venissi tardi,
per poter purificare nell'ascesi,
nella penitenza, nella vita cristiana la mia povera esistenza.

Come vorrei che tu venissi presto,
per essere accolto, peccatore, nella tua infinita misericordia.

Come vorrei che tu venissi tardi,
perché è bello vivere sapendo che tu ci affidi
un compito di responsabilità.

Come vorrei che tu venissi presto,
per essere nella gioia piena.

Signore, non so quello che voglio,
ma di una cosa sono certo:
il meglio è la tua volontà.

Aiutami ad essere pronto a compiere
in qualsiasi tempo e situazione
la tua volontà d'amore per noi,
adesso e al tempo della mia morte. Amen.

avventonataleattesavenutavolontà di Diovitamorteresponsabilità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 09/12/2011

PREGHIERA

27. Preghiera per un Angelo   2

don Gianni Mattia

O Signore, a volte ho tanta rabbia nel cuore, per quel disegno di morte che ha portato via mio figlio! Così chiudo le mani innanzi al tuo sguardo, in segno di protesta! Ma poi una lacrima mi riga il viso e cerco nella preghiera un dialogo con te! Perché è la tua Parola che voglio ascoltare... il tuo sguardo che voglio trovare... il tuo abbraccio che voglio sentire! Tu che sei amore e tenerezza! Tu che sei speranza di ogni madre e di ogni padre! Tu che conosci e comprendi la ferita di un cuore che perde un pezzo di sé! Tu che sei, nel profondo dell'anima, il mio conforto più grande! Tu che non mi hai lasciato solo... Mi hai tenuto per mano e mi sei stato accanto, anche quando il dolore mi ha fatto voltare le spalle alla vita... a te!

Hai preso fra le tue dita, il mio delicato fiore, quando un vento terribile ne ha spezzato lo stelo! Lascia Signore che i suoi petali si schiudano fra le tue mani, al tepore dei tuoi raggi di sole! Affido a te la bellezza di un bocciolo che non ho visto crescere! E confido in te quando la tristezza più profonda si riflette in una lacrima, e il cuore non trattiene i singhiozzi! Dammi la forza di porgere sempre a te il mio dolore, perché in ogni istante possa sentire la tua carezza! Fa' che, nella tua presenza al mio fianco, io possa sempre percepire la bellezza di un mistero che parla del mio angelo. Le sue ali sono diventate forti e ha spiccato il volo sì che dopo una corsa fra le stelle si è tuffato fra le tue braccia! E' ora in te come battito del mio cuore, vive con me attraverso la tua voce! Ascolta quel battito Signore, per infondere nella mia anima conforto di saperti accanto! Fa', Signore, che la tua voce desti sempre la mia attenzione, perché io non possa mai dimenticare che il mio germoglio ora cresce sicuro e forte fra le tue mani, teneramente abbandonato al soffio gentile del tuo infinito amore. Amen.

doloreluttomadregenitorifiglimortesofferenzaconsolazionevita eterna

5.0/5 (1 voto)

inviato da Frate Angelo, inserito il 20/02/2011

TESTO

28. Un decalogo per il papà, proposto da un bambino   2

Antonio Mazzi

1. Non viziarmi. So benissimo che non dovrei avere tutto quello che chiedo. Voglio solo metterti alla prova.

2. Non essere incoerente: questo mi sconcerta e mi costringe a fare ogni sforzo per farla franca ogni volta che posso.

3. Non fare promesse: potresti non essere in grado di mantenerle. Questo farebbe diminuire la mia fiducia in te.

4. Non correggermi davanti alla gente. Ti presterò molta più attenzione se parlerai tranquillamente con me a quattr'occhi.

5. Non brontolare continuamente: se lo fai dovrò difendermi facendo finta di essere sordo.

6. Non badare troppo alle mie piccole indisposizioni. Potrei imparare a godere di cattiva salute se questo attira la tua attenzione.

7. Non preoccuparti per il poco tempo che passiamo insieme. È come lo passiamo che conta.

8. Non permettere che i miei umori suscitino la tua ansia perché allora diventerei ancora più pauroso. Indicami il coraggio.

9. Non dimenticare che non posso crescere bene senza molta comprensione ed incoraggiamento... ma non ho bisogno di dirtelo, vero?

10. Ricordati, io imparo di più da un esempio che da un rimprovero.

padrepaternitàeducazionebambinigenitorifigli

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 26/08/2010

TESTO

29. Io sono la vite, voi i tralci - Commento a Gv 15, 1-11   3

Madre Teresa di Calcutta, Missione d'amore

Il capitolo 15 di Giovanni ci avvicinerà al Cristo. Il Padre, essendo il vignaiolo, deve potare il tralcio perché dia più frutto, e il frutto che dobbiamo produrre nel mondo è bellissimo: l'amore del Padre e la gioia. Ognuno di noi è un tralcio.

Quando andai l'ultima volta a Roma, volevo dare qualche piccolo insegnamento alle mie novizie e pensai che questo capitolo fosse il più bel modo di capire che cosa siamo noi per Gesù e che cosa è Gesù per noi. Ma non mi ero resa conto di ciò di cui invece si resero conto quelle giovani suore quando considerarono quanto è robusto il punto di innesto dei tralci nella vite: come se la vite temesse che qualcosa o qualcuno le strappi il tralcio.

Un'altra cosa su cui quelle sorelle richiamarono la mia attenzione fu che, se si guarda la vite, non si vedono frutti.

Tutti i frutti sono sui tralci. Allora esse mi dissero che l'umiltà di Gesù è così grande che egli ha bisogno dei tralci per produrre frutti. Questo è il motivo per cui ha fatto tanta attenzione al punto di innesto: per poter produrre quei frutti egli ha fatto l'attacco in modo tale che si debba usare la forza per romperlo. Il Padre, il vignaiolo, pota i tralci per produrre più frutto, e il tralcio silenzioso, pieno d'amore, incondizionatamente si lascia potare. Noi sappiamo che cos'è la potatura, poiché nella nostra vita ci deve essere la croce e quanto siamo più vicini a lui e tanto più la croce ci tocca e la potatura è intima e delicata.

Ognuno di noi è un collaboratore di Cristo, il tralcio di quella vite; e che cosa significa per voi e per me essere collaboratori di Cristo?

Significa dimorare nel suo amore, avere la sua gioia, diffondere la sua compassione, testimoniare la sua presenza nel mondo.

rapporto con Diomissionetestimonianzaportare fruttofrutti

inviato da Stefano Targa, inserito il 07/12/2009

TESTO

30. Trucco di bellezza (per la tua anima)   1

- Per avere labbra attraenti, pronuncia parole di tenerezza.
- Per avere occhi preziosi, cerca quello che c'è di buono nella gente.
- Per avere una silhouette snella, condividi il tuo cibo con chi soffre la fame.
- Per avere bei capelli, lascia che un bambino passi le sue dite tra di essi una volta al giorno.
- Per avere una buona posa, cammina sapendo che non cammini mai sola.
- La gente, molto più che le cose, deve essere restaurata, rivissuta, reclamata e redenta; non rifiutare mai nessuno.
- Ricorda sempre che una mano che ti aiuta la trovi sempre all'estremo del tuo braccio.
- Man mano che invecchi, scoprirai di avere due mani, una per aiutare te stesso e l'altra per aiutare gli altri.
- La bellezza di una persona non sta nei vestiti che porta, la figura che ha o come si pettina.
- La bellezza di una persona deve essere cercata nei suoi occhi che sono la porta di accesso al suo cuore, il posto dove risiede l'amore.
- La bellezza di una persona non sta nei tratti del suo viso, la sua vera bellezza si riflette nella sua anima. Sta nell'attenzione che dà con amore, nella passione che mostra.
- La bellezza di una persona aumenta col passare degli anni.

bellezzainterioritàesteriorità

inviato da Don Stefano Rocca, inserito il 11/10/2009

TESTO

31. I dieci comandamenti laici   1

1. Domina la tua lingua. Dì sempre meno di quello che pensi.

2. Rifletti... prima di fare una promessa e di non rispettarla dopo, non importa quanto ti costa compierla.

3. Mai.... Non lasciarti mai sfuggire l'occasione di dire qualcosa di incoraggiante ad una persona, o qualcosa di buono su di lei.

4. Interessati... alle persone che ti circondano, alle loro famiglie, ai loro focolari, ai loro sogni. Stai con coloro che ridono sanamente e conforta quelli che piangono.

5. Sii allegro. Ridi delle buone storie ed impara a raccontarle. Trasmettere allegria è un dono che tutti possiamo fare.

6. Conserva... una mente aperta per tutte le cose. Ricorda che non ci sono verità assolute. E che è una virtù poter divergere pur conservando l'amicizia di chi si oppone alle nostre idee.

7. Lascia... che le tue virtù parlino da sé e rifiuta di parlare delle debolezze e degli errori altrui. Condanna la mormorazione, soprattutto quella malintenzionata.

8. Fa'... attenzione alla suscettibilità dei molti. E' più facile ferire che riparare dopo.

9. Non... fare caso alle chiacchiere sulla tua persona. Vivi in modo che nessuno possa dare loro credito e finiranno per essere dimenticate.

10. Non... essere eccessivamente geloso dei tuoi diritti. Ma lavora, abbi pazienza, conserva la calma, credi in te stesso, sii fermo e riceverai la tua ricompensa.

"Il passo del tempo deve essere una conquista e non una perdita".

comandamentivitasapienza

inviato da Don Stefano Rocca, inserito il 11/10/2009

TESTO

32. Se sapessi che è l'ultima volta   2

Vittorio Peri, Pregare è dire Amen

Se sapessi che è l'ultima volta
ti guarderei mentre ti addormenti,
ti rimboccherei le coperte più strettamente,
e ringrazierei il Signore per la tua vita preziosa.

Se sapessi che è l'ultima volta
ti accompagnerei fino alla porta quando esci;
ti darei un bacio e un abbraccio,
e ti chiamerei indietro per un altro ancora.

Se sapessi che è l'ultima volta
spegnerei il televisore per udire la tua voce,
per ricordarne il tono e l'accento.

Se sapessi che è l'ultima volta
che stiamo insieme, vorrei regalarti
ogni istante per renderti felice.

Se sapessi, o Signore,
che questo è l'ultimo mio giorno
distribuirei ogni mio avere
per presentarmi a te
ricco soltanto di amore.

riconoscenzagratitudineattenzioneamoreaffettomortesenso della vitavita

4.0/5 (2 voti)

inviato da Paola Ferrazzani, inserito il 17/06/2009

TESTO

33. L'imitazione del Signore   1

San Francesco d'Assisi, Ammonizione VI, FF 155

Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore, che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce.

Le pecore del Signore l'hanno seguito "nella tribolazione e nella persecuzione" (cf. Gv 10,4), nella vergogna e nella "fame" (cf. Rm 8,35), nell'infermità e nella tentazione e in altre simili cose, e per questo hanno ricevuto dal Signore la vita eterna.

Perciò è grande vergogna per noi, servi di Dio, che i santi hanno compiuto le opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il solo raccontarle.

camminovitaesempiotestimonianzasantitàimpegnoperseveranzasequeladiscepolato

5.0/5 (1 voto)

inviato da Antonio Antonucci, inserito il 12/06/2009

RACCONTO

34. La drogheria del Paradiso   1

Camminavo lungo l'autostrada della vita, tanto tempo fa.

Un giorno vidi un cartello che indicava: "Drogheria del Paradiso". Non appena mi avvicinai di più la porta si spalancò da sola e, appena mi ripresi dallo stupore, mi ritrovai dentro. Vidi una schiera di Angeli: stavano dappertutto. Uno mi porse un cestino e mi disse: "Fai la spesa con attenzione, ragazzo mio! Tutto ciò che occorre a un buon Cristiano si può trovare in questa drogheria del Paradiso; tutto quello che tu non riuscissi a portar via oggi, puoi ritornare a prenderlo domani!"

Per prima cosa presi un po' di pazienza: l'Amore si trovava nello stesso scaffale.

Più in basso c'era il Discernimento, di cui si ha bisogno ovunque si vada.

Poi presi una o due scatole di Saggezza e uno o due sacchetti di Fede.

Non mi dimenticai di prendere lo Spirito Santo, dal momento che si trovava ovunque nel negozio.

Mi fermai ed acquistai un po' di Forza e un po' di Coraggio perché mi aiutasse nel cammino.

Mi accorsi allora che il cestino era quasi pieno, ma avevo ancora bisogno di comperare un po' di Grazia.

Non dimenticai di prendere la Salvezza che, per fortuna, era in offerta gratuita, e così cercai di prenderne abbastanza da salvare te e me.

Mi avviai poi alla cassa per pagare il conto della drogheria.

Non appena arrivai al corridoio vidi la Preghiera e la misi dentro perché sapevo che, una volta fuori, sarei incappato nel Peccato.

Nell'ultimo scaffale c'era una gran quantità di Pace e di Gioia e lì vicino erano appesi canti e lodi e così mi servii.

Quindi chiesi all'Angelo quanto gli dovevo. Egli si limitò a sorridermi e mi disse: "Porta ogni cosa con te, dovunque tu vada!"

A mia volta gli sorrisi e gli chiesi: "Sul serio, quanto ti devo?"

L'Angelo sorrise di nuovo e disse: "Gesù Bambino ha pagato il tuo conto, tanto, tanto, tanto tempo fa!"

vitavalori

3.0/5 (2 voti)

inviato da Roberto Domanico, inserito il 19/05/2009

RACCONTO

35. La storia della matita   5

Paolo Coelho

Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: "Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me".

La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: "E' vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto".

Incuriosito il bimbo guardò la matita senza trovarvi alcunché di speciale.

"Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!".

"Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell'esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.

Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi."Dio": ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.

Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E' un'azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.

Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere è un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.

Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.

Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione".

vitaviverepaceimpegnoresponsabilitàsofferenzacamminocrescitainterioritàesterioritàrapporto con Diocorrezione

5.0/5 (3 voti)

inviato da Raffaella Pisanti, inserito il 07/09/2008

TESTO

36. Mettere impegno nella decisione   4

Paulo Coelho

Carlos Castañeda dice: "Il grande potere dell'essere umano sta nella sua capacità di prendere decisioni". Ogni decisione che prendiamo ci permette di modificare il futuro e il passato.

Scegliere, però, significa impegnarsi. Quando si compie una scelta, ci si deve ricordare che il cammino da percorrere sarà molto diverso da quello immaginato. Scegliere significa dire: "Bene, io so dove voglio arrivare." Da quel momento in poi, bisogna prestare attenzione al mondo, perché una decisione scatena una serie di eventi inaspettati.

Impegnati con la tua decisione, sia essa nel campo affettivo, professionale o spirituale. Tutto ciò di cui la tua decisione ha bisogno è la tua volontà di andare avanti. Del resto, essa stessa ti prenderà per mano e ti mostrerà il cammino migliore.

decisioneperseveranzaimpegnoresponsabilitàmissionevocazione

4.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 06/10/2006

TESTO

37. Convertirsi

Paolo Spoladore

Smetti di assaggiare gli altri e gli eventi, per vedere se ti piacciono o meno, se sono buoni o cattivi, smetti di giudicare se sei o non sei sufficientemente al centro della loro attenzione. Assaggia te stesso, e cambia, in nome di Dio, la tua vita.

conversione

inviato da Cristina Griotti, inserito il 23/05/2006

TESTO

38. La necessità del silenzio

Madeleine Delbrel, Noi delle strade

Non c'è solitudine senza silenzio.

Il silenzio è talvolta tacere, ma è sempre ascoltare. Un'assenza di rumore che fosse vuota della nostra attenzione alla parola di Dio non sarebbe silenzio. Una giornata piena di rumori, piena di voci, può essere una giornata di silenzio se il rumore diventa per noi l'eco della presenza di Dio, se le parole sono per noi messaggi e sollecitazioni di Dio.

Quando parliamo di noi stessi, quando parliamo tra noi, usciamo dal silenzio.

Quando ripetiamo con le nostre labbra gli intimi suggerimenti della Parola di Dio nel profondo di noi stessi, lasciamo il silenzio intatto.

Il silenzio non ama la confusione delle parole. Sappiamo parlare o tacere, ma non sappiamo accontentarci delle parole necessarie. Oscilliamo senza posa tra un mutismo che affossa la carità e una esplosione di parole che svia la verità.

Il silenzio è carità e verità. Esso risponde a colui che chiede qualcosa, ma non dà che parole cariche di vita. Il silenzio, come tutti gli impegni della vita, ci induce al dono di noi stessi e non ad un'avarizia mascherata. Ma esso ci tiene uniti per mezzo di questo dono. Non ci si può donare quando ci si è sprecati. Le vane parole di cui rivestiamo i nostri pensieri sono un continuo sperpero di noi stessi.

"Vi sarà chiesto conto di ogni parola". Di tutte quelle che bisognava dire e che la nostra avarizia ha frenato. Di tutte quelle che bisognava tacere e che la nostra prodigalità avrà seminato ai quattro venti della nostra fantasia o dei nostri nervi.

silenziopreghieraascolto

inviato da Don Welman Minoia, inserito il 01/01/2006

RACCONTO

39. Il fiore più bello

In un paesino di montagna c'è un'usanza molto bella. Ogni primavera si svolge una gara tra tutti gli abitanti. Ciascuno cerca di trovare il primo fiore della primavera. Chi trova il primo fiore sarà il vincitore e avrà fortuna per tutto l'anno. A questa gara partecipano tutti, giovani e vecchi. Quest'anno, quando la neve iniziava a sciogliersi e larghi squarci di terra umida rimanevano liberi, tutti gli abitanti di quel paesino partirono alla ricerca del primo fiore. Per ore e ore iniziarono a cercare alle pendici del monte, ma non trovarono alcun fiore.

Stavano già ritornando verso casa quando il grido di un bambino attirò l'attenzione di tutti. "È qui! L'ho trovato". Tutti accorsero per vedere. Quel bambino aveva trovato il primo fiore, sbocciato in mezzo alle rocce, qualche metro sotto il ciglio di un terribile dirupo. Il bambino indicava col braccio teso giù in basso, ma non poteva raggiungerlo perché aveva paura di precipitare nel terribile burrone. Il bambino però desiderava quel fiore anche perché voleva vincere la gara.

Cinque uomini forti portarono una corda. Intendevano legare il bambino e calarlo fino al fiore. Il bambino però aveva paura. Aveva paura che la corda si rompesse e di cadere nel burrone. "No, no - diceva piangendo - ho paura!". Gli fecero vedere una corda più forte e quindici uomini che l'avrebbero tenuto. Tutti lo incoraggiavano. Ad un tratto il bambino cessò di piangere. Tutti fecero silenzio per sentire che cosa avrebbe fatto il bambino. "Va bene - disse il bambino - andrò giù se mio padre terrà la corda!".

Dio Padreaffidamento in Dioabbandono in Dio

inviato da Don Gianni Castignoli, inserito il 23/04/2005

TESTO

40. Il timore di Dio

A. Hesche, Dio alla ricerca dell'uomo

Il timore è un modo di essere in rapporto con il mistero di tutta la realtà.

Il timore che percepiamo o dovremmo percepire quando ci troviamo alla presenza di un essere umano è un momento di intuizione della somiglianza di Dio che si cela nella sua essenza. Non soltanto l'uomo, ma anche gli oggetti inanimati hanno relazione con il Creatore. Segreto di ogni creatura è l'attenzione e la sollecitudine di cui sono investite da parte di Dio. Qualcosa di sacro è in gioco in ogni avvenimento.

Il timore è l'intuizione della dignità di creature comune a tutte le cose e del grande valore che esse hanno per Dio; è il riconoscere che le cose non sono soltanto quello che sono ma implicano anche, se pure alla lontana, qualcosa di assoluto. Il timore è percezione della trascendenza, percezione del fatto che tutto in ogni luogo si riferisce a colui che è al di là delle cose. Un'intuizione che si manifesta meglio negli atteggiamenti che nelle parole. Tanto più siamo desiderosi di esprimerlo, tanto meno vi riusciamo.

Il significato del timore è di rendersi conto che la vita si svolge sotto orizzonti vasti, che si estendono oltre il breve lasso di tempo di una vita individuale o perfino della vita di una nazione, di una generazione o di un'epoca.

Il timore ci permette di percepire nel mondo le allusioni al divino, di sentire nelle piccole cose il principio di un significato infinito, di sentire ciò che è essenziale nel comune e nel semplice; di avvertire nel fluire del transitorio il silenzio dell'eternità.

timore di Dioricercameravigliastuporericerca di senso

inviato da Luca Peyron, inserito il 28/07/2004

ESPERIENZA

41. Gratuitamente avete ricevuto gratuitamente date

Francesco Cipri

Alcuni giorni fa ero in strada con mia nipote, una bambina di circa 8 anni. Stavamo camminando, quando abbiamo visto sul marciapiede un mucchietto di buste e cartoni, con un giovane tutto rannicchiato sopra. Quello che tutti chiameremmo "barbone".

Il mio occhio, anche se "cristiano" ma purtroppo abituato a queste scene, quasi aveva escluso dall'attenzione questa presenza. Ma quello della bambina no! Più ci avvicinavamo al povero, più lei lo guardava con occhio evangelicamente misericordioso. Accortomi di questo atteggiamento, passo una moneta alla bambina per metterla nel cestino, quasi vuoto, del povero. A questo punto il giovane si alza e velocemente si allontana. Dove starà andando?

Entra in un bar e quasi subito ne riesce con un ovetto di cioccolato in mano e lo dona alla bambina con un sorriso che non dimenticherò mai! E subito scompare, tornando al suo mucchio di povere cose! Sono rimasto senza parole! Anche la nipotina è rimasta colpita dal dono ricevuto.

Mi sono subito ripreso, spiegando alla bambina che quello che conta è l'amore! Noi avevamo donato solo una moneta, lui aveva donato oltre all'uovo di cioccolato un enorme gesto d'amore!

"... forse non potrò mai risolvere il problema della povertà per tutti i poveri del mondo, ma per questo povero che ho davanti devo fare tutto quello che è nelle mie possibilità!" (Beata Madre Teresa di Calcutta)

amorecaritàpovertàsolidarietàsemplicità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Francesco Cipri, inserito il 22/12/2003

PREGHIERA

42. Preghiera del ministrante

La vita in Cristo, n. 5 - 2003

Signore Gesù,
l'amore che ti vogliamo
non sia fatto solo di belle parole
ma di fatti concreti,
di scelte coraggiose vissute giorno per giorno
in attenzione ai tuoi esempi e alla tua Parola.
Rendici ragazzi generosi
che sanno donarsi con gioia.
Rendici ragazzi semplici e poveri
che sanno di aver bisogno degli altri.
Rendici ragazzi aperti
che sanno ascoltare gli altri
e capire le loro esigenze.
Donaci la capacità
di non rifiutare mai il servizio
che ci viene richiesto.
Donaci la gioia
di vedere contenti quelli che ci stanno vicino.
Donaci un cuore grande come il tuo
che sa dimenticare le offese ricevute.
Aiutaci a vivere come tu ci hai insegnato.
Amen.

ministrantichierichetti

inviato da Anna Barbi, inserito il 28/06/2003

RACCONTO

43. Come si chiamava la donna delle pulizie   2

Un mese alla facoltà di medicina, il professore ci diede un questionario.

Essendo un buon alunno risposi prontamente a tutte le domande fino a quando arrivai all'ultima che era: "Qual è il nome di battesimo della donna delle pulizie della scuola?".

Sinceramente mi pareva proprio uno scherzo. Avevo visto quella donna molte volte, era alta, capelli scuri, avrà avuto i suoi cinquant'anni, ma come avrei potuto sapere il suo nome di battesimo?

Consegnai il mio test lasciando questa risposta in bianco e, poco prima che finisse la lezione, un alunno domandò se l'ultima domanda del test avrebbe contato ai fini del voto.

"E' chiaro!", rispose il professore. "Nella vostra carriera voi incontrerete molte persone. Hanno tutte il loro grado d'importanza. Esse meritano la vostra attenzione, anche con un semplice sorriso o un semplice "ciao".

Non dimenticai mai questa lezione ed imparai che il nome di battesimo della nostra donna delle pulizie era Mariana.

importanza del singoloapertura

4.5/5 (2 voti)

inviato da Luciano Cantini, inserito il 30/04/2003

RACCONTO

44. L'incidente   3

Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole

Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile. Guidava con molta attenzione perché l'auto che stava usando era nuova fiammante, ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi soprattutto del marito che aveva fatto parecchie rinunce per poter acquistare quel modello.

Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna ebbe un attimo di indecisione e con il parafango andò ad urtare il paraurti di un'altra macchina.

La giovane donna scoppiò in lacrime. Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito? Il conducente dell'altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto.

La donna cercò i documenti in una grande busta di plastica marrone. Cadde fuori un pezzo di carta.

In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole: "In caso di incidente..., ricorda, tesoro, io amo te, non la macchina!"

Lo dovremmo ricordare tutti, sempre. Le persone contano, non le cose. Quanto facciamo per le cose, le macchine, le case, l'organizzazione, l'efficienza materiale! Se dedicassimo lo stesso tempo e la stessa attenzione alle persone, il mondo sarebbe diverso. Dovremmo ritrovare il tempo per ascoltare, guardarsi negli occhi, piangere insieme, incaraggiarsi, ridere, passeggiare...

Ed è solo questo che porteremo con noi davanti a Dio. Noi e la nostra capacità d'amare. Non le cose, neanche i vestiti, neanche questo corpo...

Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. "Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei calciatori... Che cosa devo ancora prenderti?".
"Prendimi la mano" rispose il bambino.

interioritàamoreesterioritàbeni materialicoppiamatrimoniosposigenitorifiglifamigliaavariziadistaccolibertà interiore

inviato da Patrizia Traverso, inserito il 01/04/2003

PREGHIERA

45. Santo natale   2

Carlo Maria Martini

Signore Gesù,
che cammini sulla nostra terra e soffri le nostre povertà
per annunciare il comandamento della carità,
infondi in noi il tuo Spirito d'amore
che apra i nostri occhi,
per riconoscere in ogni uomo un fratello:
e finalmente diventi quotidiano
il gesto semplice e generoso
che offre aiuto e sorriso,
cura e attenzione al fratello che soffre,
perché in questo Natale
non facciamo festa da soli.
Amen.

Nataleincarnazionebontàsolidarietàamorecaritàfratellanza

inviato da Anna Lianza, inserito il 09/02/2003

TESTO

46. Beato il cuore   2

Beato il cuore che fa spazio a tutti dentro di sé
e trova sempre al suo interno
un angolino libero per l'ultimo che arriva.

Beato il cuore che non riesce a chiamare estraneo
anche il più diverso, ma vive l'accoglienza come legge
fondamentale, perché questo è il Vangelo.

Beato il cuore che vive un continuo "Eccomi" agli altri,
a Dio e a stesso: crescerà fino alla pienezza.

Beato il cuore che si fa solidale nella verità con tutti e ciascuno,
in ogni situazione, nella buona e nella cattiva salute:
sarà artefice della civiltà dell'amore.

Beato il cuore che non è gonfio di sé,
non si vanta, non manca di rispetto:
sarà beato perché perdendo se stesso si ritrova.

Beato il cuore che si compiace della verità, della giustizia
e della purezza: sarà specchio di Dio e città sul monte.

Beato il cuore che si lascia compromettere dalla sofferenza degli altri
ed offre solidarietà, asilo, speranza:
realizzerà l'unità dei fratelli.

Beato il cuore che non conosce il colore della pelle o la diversità delle lingue,
ma solo il linguaggio degli occhi, del sorriso,
del volto e della luce di Dio: sarà rigeneratore di speranza.

Beato il cuore che vive l'attenzione agli altri, la generosità,
l'autenticità della vita e una presenza operosa:
sarà costruttore del Regno di Dio.

Beato il cuore mite e umile, perché sarà una nuova incarnazione
del Cuore di Cristo.

beatitudinisolidarietàamoreaccoglienza

1.0/5 (1 voto)

inviato da Barbara, inserito il 16/12/2002

TESTO

47. Non lasciatevi sfuggire nulla   2

La vita è un viaggio. Si arriva passo dopo passo. E se ogni passo è meraviglioso, se ogni passo è magico, lo sarà anche la vita. E non sarete mai di quelli che arrivano in punto di morte senza aver vissuto. Non lasciatevi sfuggire nulla. Non guardate al di sopra delle spalle degli altri. Guardateli negli occhi. Non parlate "ai" vostri figli. Prendete i loro visi tra le mani e parlate "con" loro. Non abbracciate un corpo, abbracciate una persona. E fatelo ora. Sensazioni, impulsi, desideri, emozioni, idee, incontri, non buttate via niente. Un giorno scoprirete quanto erano grandi e insostituibili.
Ogni giorno imparate qualcosa di nuovo su voi stessi e sugli altri.
Ogni giorno cercate di essere consapevoli delle cose bellissime che ci sono nel nostro mondo. E non lasciate che vi convincano del contrario.
Guardate i fiori. Guardate gli uccellini. Sentite la brezza. Mangiate bene e apprezzatelo. E condividete tutto con gli altri.
Uno dei complimenti più grandi è dire a qualcuno: "Guarda quel tramonto".

vitatempovalore del tempoattenzione alle piccole coseaffettoconsapevolezzanaturacreato

4.0/5 (2 voti)

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 11/12/2002

TESTO

48. Il tempio dell'amicizia

Il tempio dell'amicizia non finisce mai di essere costruito. Esso crolla e va in frantumi se ogni mattina non si lavora di nuovo. Ogni volta che il sole sorge bisogna amare l'amico di nuovo amore, osservarlo con nuova attenzione, perdonarlo con nuova comprensione; per stare al passo con lui bisogna trasformarsi, spalancare le finestre dell'anima affinché il vento spazzi via la polvere delle abitudini.

amiciziaamorecoppiamatrimonio

inviato da Anna Lianza, inserito il 25/11/2002

RACCONTO

49. L'acqua che scava la roccia

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Il monastero sulla sponda del fiume Piedra è circondato da una splendida vegetazione, è una vera oasi all'interno dei campi sterili di quella parte della Spagna. Là, il piccolo fiume diventa una magnifica corrente, e si divide in dozzine di cascate. L'errante sta camminando nei dintorni, ascoltando la musica dell'acqua. Improvvisamente, una grotta - dietro una cascata - cattura la sua attenzione. Studia le rocce, consumate dal tempo, e guarda attentamente le amabili forme create pazientemente dalla natura. E trova un verso di R. Tagore scritto su una placca: "Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette, ma l'acqua, con la sua dolcezza, la sua danza e il suo suono". Dove la forza può solo distruggere, la gentilezza può scolpire.

violenzaforzagentilezzatenerezzadolcezza

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

50. Una buona bugia   1

Apoftegmi dei Padri del deserto

Un abate stava attraversando il deserto con i fratelli, quando si accorsero che quello che faceva loro da guida aveva sbagliato strada.

Era notte, e i frati dissero all'abate: "Che facciamo? Questo fratello ha sbagliato la via, e noi rischiamo di smarrirci e di morire tutti nel deserto. Non sarebbe meglio fermarci qui per la notte, e riprendere il cammino alla luce del sole?". L'abate rispose: "Ma se diciamo a costui che ha sbagliato, egli si rattristerà. Sentite dunque: io farò finta di essere stanco e dirò che non me la sento di proseguire e che resto qui fino a domattina".

Così fecero, e anche gli altri dissero: "Anche noi non ne possiamo più dalla stanchezza e ci fermiamo con te ". E così riuscirono a non contristare quel fratello, che non seppe mai d'aver sbagliato strada.

La buona educazione non consiste nel non versare la salsa sulla tovaglia, ma nel mostrare di non accorgersi se un altro lo fa.

educazioneumanitàperdonotolleranzamagnanimitàattenzione all'altro

5.0/5 (2 voti)

inviato da Andrea Zamboni, inserito il 23/11/2002

RACCONTO

51. La pipa e il pettine   1

Rabindranath Tagore

Era un matrimonio povero.

Lei filava alla porta della sua baracca, pensando a suo marito. Tutti quelli che passavano rimanevano attratti dalla bellezza dei suoi capelli, neri, lunghi, luccicanti.

Lui andava ogni giorno al mercato a vendere un po' di frutta e si sedeva sotto l'ombra di un albero per aspettare i clienti. Stringeva tra i denti una pipa vuota, non aveva soldi per comperare un pizzico di tabacco.

Si avvicinava il giorno del loro anniversario di matrimonio e lei non smetteva di chiedersi che cosa avrebbe potuto regalare al marito. E con quali soldi? Le venne un'idea. Mentre la pensava, ebbe un brivido, però dopo aver deciso, si riempì di gioia: avrebbe venduto i suoi capelli per comperare il tabacco a suo marito.

Già immaginava il suo uomo nella piazza, seduto davanti alla frutta, dando lunghe boccate alla sua pipa: aromi di incenso avrebbero dato, al padrone della piccola bancarella, la solennità e il prestigio di un vero commerciante.

Vendendo i suoi capelli ottenne solo alcune monete, però scelse con attenzione il tabacco più pregiato.

Alla sera, ritornò il marito, arrivò cantando. Portava nelle sue mani un piccolo pacchetto, c'erano alcuni pettini per la sposa, li aveva acquistati dopo aver venduto la sua pipa.

L'amore è puro dono,
pura gioia di pensare all'altro,
di togliersi dal centro della propria vita
per lasciare all'altro lo spazio d'onore.

amoredono di sésposisacrificiomatrimoniocoppia

5.0/5 (3 voti)

inviato da Anna Barbi, inserito il 08/09/2002

RACCONTO

52. A piccoli passi   2

Bruno Ferrero, L'Importante è la Rosa, ElleDiCi

Un giovane studente che aveva una gran voglia di impegnarsi per il bene dell'umanità, si presentò un giorno da San Francesco di Sales e gli chiese:
"Che cosa devo fare per la pace del mondo?".
San Francesco di Sales gli rispose sorridendo:
"Non sbattere la porta così forte...".

Sono sempre i piccoli inconvenienti che fanno i grandi litigi. Molti divorzi cominciano per dei calzini dimenticati sotto il letto. Ma anche i grandi amori sono fatti di tante piccole cose.

paceattenzione alle piccole coseimportanza del singolo

4.0/5 (1 voto)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 14/06/2002

TESTO

53. Le persone che sanno amare...   1

Le persone che sanno amare
sono quelle che rendono bello il mondo;
le persone più importanti della terra
sono le persone profondamente buone.
Perché solo loro che sanno dare alla gente
quello di cui ha più bisogno: la bontà.
Chi porta bontà comunica pace, sicurezza, forza,
perché comunica Dio.
Abbiamo bisogno di tante cose:
di salute, di pane, di lavoro, di tranquillità e di pace...
...ma più di tutto di bontà.
Abbiamo bisogno di gente che insegni ad amare.
Amare è calarsi nei problemi degli altri,
è sacrificare il proprio tempo,
è aiutare le persone fino in fondo,
come sa fare Dio con ciascuno di noi.
Amare è comprendere.
Amare è perdonare, è cambiare il male con il bene.
Amare è dare affetto, attenzione e forza a chi non ce l'ha.
Amare è dare, senza attendere il ricambio.
Quando sei paziente mentre tutti perderebbero la pazienza;
quando ti controlli davanti a un pensiero cattivo;
quando fermi una parola di condanna
che sembrerebbe a tutti legittima,
stai diventando esperto in amore.
Amare è fermarsi accanto ad ogni persona senza passare oltre;
è trovare il tempo per uno che soffre
mentre manca il tempo per te e le tue cose.
Amare è rendere presente Dio in mezzo alla gente.
Signore, moltiplica sulla terra le persone capaci di amare,
perché gli uomini hanno bisogno di Te!

amoreamiciziaresponsabilitàdonarebontà

inviato da Luca Peyron, inserito il 12/06/2002

RACCONTO

54. Una lettera d'amore   1

Bruno Ferrero, 40 storie nel deserto

Per il suo compleanno, una principessa ricevette dal fidanzato un pesante pacchetto dall'insolita forma tondeggiante. Impaziente per la curiosità, lo apri e trovò... una palla di cannone. Delusa e furiosa, scagliò a terra il nero proiettile di bronzo. Cadendo, l'involucro esteriore della palla si aprì apparve una palla più piccola d'argento. La principessa la raccolse subito.

Rigirandola fra le mani, fece una leggera pressione sulla sua superficie. La sfera d'argento si aprì a sua volta e apparve un astuccio d'oro. Questa volta la principessa aprì l'astuccio con estrema facilità. All'interno, su una morbida coltre di velluto nero, spiccava un magnifico anello, tempestato di splendidi brillanti che facevano corona a due semplici parole: ti amo.

Molta gente pensa: la Bibbia non mi attira. Contiene troppe pagine austere e incomprensibili. Ma chi fa lo sforzo di rompere il primo "involucro", con attenzione e preghiera, scopre ogni volta nuove e sorprendenti bellezze. E soprattutto verrà presto colpito dalla chiarezza del messaggio divino inciso nella Bibbia: Dio ti ama.

bibbiaapparenzeinteriorità

inviato da Emilio Centomo, inserito il 11/06/2002

RACCONTO

55. La bellezza discreta

Anthony De Mello, Il canto degli uccelli. Frammenti di saggezza nelle grandi religioni, ed. Paoline

Passando accanto allo stagno, vidi un fiore di loto in piena fioritura e istintivamente gli dissi: "Come sei bello, mio caro! E come deve essere bello il Dio che ti ha creato!".

Esso arrossì, perché non era affatto cosciente della propria grande bellezza. E gli faceva piacere che Dio fosse lodato.

Era il più bello perché era totalmente inconsapevole della propria bellezza.

E mi attirò perché non tentava affatto di attirare la mia attenzione.

Più avanti c'era un altro stagno, dove trovai un altro fiore di loto che allargava verso di me i suoi petali e diceva sfacciatamente: "Guarda come sono bello e rendo lode al mio Creatore". Io proseguii disgustato.

umiltàtalentibellezza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emanuela Salvucci, inserito il 22/05/2002

RACCONTO

56. Il segreto della felicità

Ad Elena piaceva moltissimo passeggiare nel bosco. Era una ragazzina dolce e un po' svagata e il bosco dietro il paese era diventato il suo rifugio preferito.

Un giorno, mentre camminava, vide una farfalla impigliata in un rovo.

Con molta cura, facendo attenzione a non rovinarle le splendide ali, la liberò.

La farfalla volò via per un tratto, poi improvvisamente tornò indietro e si trasformò in una splendida fata. Elena rimase a bocca aperta, perché fino a quel momento le fate le aveva viste solo nei libri per bambini.

«Per ringraziarti della tua gentilezza d'animo», disse la fata, «esaudirò il tuo più gran desiderio». Proprio come dicono le fate nei libri...

La ragazzina rifletté un istante e poi rispose: «Voglio essere felice». Allora la fata si piegò su di lei, le mormorò qualcosa all'orecchio e scomparve.

Elena divenne donna e nessuno in tutto il paese era più felice di lei. Quando le chiedevano il segreto della sua gioia, si limitava a sorridere e diceva: «Ho seguito il consiglio di una buona fata».

Gli anni passarono, Elena divenne vecchia, ma era sempre la più dolce e felice vecchina del paese. I vicini e anche i suoi nipotini temevano che il favoloso segreto della felicità potesse morire con lei.
«Rivelaci che cosa ti ha detto la fatina», la scongiuravano.

Finalmente, una volta, la deliziosa vecchina, sorridendo, disse: «Mi ha rivelato che, anche se appaiono sicuri, tutti hanno bisogno di me!».

felicitàgioiadonare

3.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

TESTO

57. Diventare Santi

Clive Staples Lewis

Già gli uomini nuovi sono sparsi in tutta la terra. Alcuni sono ancora difficilmente riconoscibili; ma altri possiamo riconoscerli. Di tanto in tanto li incontriamo. Le loro voci e le loro facce sono diverse dalle nostre: più forti, più calme, più liete, più raggianti. Questi uomini partono da dove i più di noi si arrestano. Sono riconoscibili, ma dobbiamo sapere cosa cercare. Non attirano l'attenzione su di sé. Tu immagini di far loro del bene, mentre sono loro a fartene. Ti amano più di quanto ti amino gli altri uomini, ma hanno meno bisogno di te. Sembrano, di solito, avere una quantità di tempo a disposizione, e tu ti domandi da dove gli venga. Quando abbiamo riconosciuto uno di essi, riconoscere il successsivo ci riesce molto più facile. E io sospetto molto fortemente (ma come faccio a saperlo?) che essi si riconoscano tra loro immediatamente e infallibilmente, al di là di ogni barriera di colore, sesso, classe, età, e anche dottrina. Diventare santi è un po' come aderire a una società segreta. Per dirla in termini molto riduttivi dev'essere un gran divertimento.

santitàtestimonianza

inviato da Mariangela Molari, inserito il 05/05/2002

PREGHIERA

58. La spiritualità della strada

Signore, insegnami che la vita è un cammino,
non lo sterile adeguamento a regole prefissate,
né la trasgressione senza esito.
Insegnami l'attenzione alle piccole cose,
al passo di chi cammina con me
per non fare più lungo il mio,
alla parola ascoltata perché non cada nel vuoto,
agli occhi di chi mi sta vicino
per indovinare la gioia e dividerla,
per indovinare la tristezza
e avvicinarmi in punta di piedi,
per cercare insieme la nuova gioia.
Signore, insegnami che la mia vita è un cammino,
la strada su cui si cammina insieme,
nella semplicità di essere quello che si è,
nella serenità dei propri limiti e peccati,
nella gioia di aver ricevuto tutto da te nel tuo amore.
Signore, insegnami che la mia vita è un cammino con te,
per imparare, come te, a donarmi per amore.
Tu, che sei la strada e la gioia.

scoutroutestradacammino

inviato da Emilio Centomo, inserito il 05/05/2002

TESTO

59. Beati noi giovani   2

Comunità di Taizé

Se avremo il coraggio dell'autenticità
quando falsità e compromesso
sono più comodi:
la verità ci renderà liberi.

Se costruiremo la giovinezza
nel rispetto della vita e nell'attenzione
dell'uomo in un mondo malato d'egoismo:
daremo testimonianza di amore.

Se, in una società deturpata
dall'odio e dalla violenza,
sapremo accogliere e amare tutti:
saremo costruttori e artigiani della pace:
"I giovani e la pace camminano insieme".

Se sapremo rimboccarci le maniche
davanti al male, al dolore, alla disperazione:
saremo, come Maria, presenza amica e discreta
che si dona gratuitamente.

Se avremo coraggio di dire in famiglia,
nella scuola, tra gli amici
che Cristo è la certezza:
saremo sale della terra.

giovinezzatestimonianzacoerenza

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002

TESTO

60. Beatitudini per il nostro tempo   1

Beati quelli che sanno ridere di se stessi:
non finiranno mai di divertirsi.

Beati quelli che sanno distinguere un ciottolo da una montagna:
eviteranno tanti fastidi.

Beati quelli che sanno ascoltare e tacere:
impareranno molte cose nuove.

Beati quelli che sono attenti alle richieste degli altri:
saranno dispensatori di gioia.

Beati sarete voi se saprete guardare con attenzione le piccole cose e serenamente quelle importanti:
andrete lontano nella vita.

Beati voi se saprete apprezzare un sorriso e dimenticare uno sgarbo:
il vostro cammino sarà sempre pieno di sole.

Beati voi se saprete interpretare con benevolenza gli atteggiamenti degli altri anche contro le apparenze:
sarete giudicati ingenui ma questo è il prezzo dell'amore.

Beati quelli che pensano prima di agire e pregano prima di pensare:
eviteranno tante stupidaggini.

Beati soprattutto voi che sapete riconoscere il Signore in tutti coloro che incontrate:
avete trovato la vera luce e la vera pace.

beatibeatitudinigioiasapienzastrada

inviato da Barbara, inserito il 08/04/2002

PREGHIERA

61. Insegnami ad usare bene il tempo   3

Jean Guitton

Dio mio,
insegnami ad usare bene il tempo che tu mi dai
e ad impiegarlo bene, senza sciuparne.

Insegnami a prevedere senza tormentarmi,
insegnami a trarre profitto dagli errori passati,
senza lasciarmi prendere dagli scrupoli.

Insegnami ad immaginare l'avvenire
senza disperarmi che non possa essere
quale io l'immagino.

Insegnami a piangere sulle mie colpe
senza cadere nell'inquietudine.

Insegnami ad agire senza fretta,
e ad affrettarmi senza precipitazione.

Insegnami ad unire la fretta alla lentezza,
la serenità al fervore, lo zelo alla pace.

Aiutami quando comincio,
perché è proprio allora che io sono debole.

Veglia sulla mia attenzione quando lavoro,
e soprattutto riempi tu i vuoti delle mie opere.

Fa' che io ami il tempo
che tanto assomiglia alla tua grazia
perché esso porta tutte le opere alla loro fine
e alla loro perfezione
senza che noi abbiamo l'impressione
di parteciparvi in qualche modo.

temposerenitàsperanza

2.7/5 (3 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 05/04/2002