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RACCONTO

1. Il foglio e il punto nero   2

Mons. Gianfranco Ravasi, Avvenire, 5/1/2011

Un maestro indù mostrò un giorno ai suoi discepoli un foglio di carta con un punto nero nel mezzo. «Che cosa vedete?», chiese. «Un punto nero!» risposero. «Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco!», replicò il maestro.

È questa la legge che fa riempire di cronaca nera i giornali e le televisioni: un solo delitto ha più peso di mille atti di generosità e d'amore, secondo i parametri dell'informazione. Anche noi siamo pronti a cogliere la pagliuzza nell'occhio dell'altro e ignoriamo la luminosità sorridente di tanti sguardi. È normale elencare tutte le amarezze dell'esistenza e ignorare la quiete e le gioie che pure accompagnano la maggior parte dei nostri giorni. Il nostro pensiero si fissa con più facilità sui punti neri del cielo della storia che non sulle distese di azzurro e di luce. Certo, non si deve essere così ottimisti o ingenui da ignorare il male che pure costella le vicende umane, ma non è giusto considerare come marginali la meraviglia delle albe e dei tramonti, lo stupore del sorriso dei bambini, il fascino dell'intelligenza, il calore dell'amore. Il sì è più forte del no.

E in questa linea vorremmo aggiungere un'altra nota. Ce la offre Pirandello nel suo dramma Il piacere dell'onestà (1918) quando il protagonista dichiara: «È molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini si dev'essere sempre».

Anche nel bene può, quindi, vigere la stessa legge: il punto più luminoso dell'eroismo attira tutta l'attenzione, facendo dimenticare che è ben più mirabile il tenue filo di luce che percorre tutte le giornate di un genitore dedicato alla sua famiglia, forse con un figlio disabile. C'è un eroismo quotidiano che non fa suonare le trombe davanti a sé, ma che ha in sé una grandezza ben più gloriosa.

benemaleottimismopessimismopositivitànegativitàimpegnoresponsabilità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 15/07/2017

RACCONTO

2. Fortuna o sfortuna?

Una storia cinese narra di un vecchio contadino che possedeva un vecchio cavallo per coltivare i suoi campi.

Un giorno il cavallo scappò su per le colline e ai vicini che consolavano il vecchio contadino per la sua sfortuna, questi rispondeva: "Sfortuna, fortuna, chi lo sa?".

Dopo una settimana il cavallo tornò portando con sé dalle colline una mandria di cavalli selvatici, e questa volta i vicini si congratulavano con il contadino per la sua fortuna. Ma la sua risposta fu: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa?".

Poi accadde che suo figlio, mentre cercava di domare uno dei cavalli selvatici, cadde, rompendosi malamente una gamba. Tutti pensarono che si trattasse veramente di una grande sfortuna. Non il contadino, la cui unica reazione fu: "Sfortuna? Fortuna? Chi lo sa?"

Qualche settimana più tardi, l'esercito entrò nel villaggio, imponendo a tutti i giovani abili la coscrizione obbligatoria: quando videro il figlio del contadino con la sua gamba rotta lo lasciarono stare. Questa fu una fortuna? Una sfortuna? Chi lo sa?

fortunasfortunadoloresofferenzabenemaleaccettazionefiduciapazienzaattesasapienzaapparenze

5.0/5 (1 voto)

inviato da Liliana Belloro, inserito il 27/12/2016

RACCONTO

3. La catena infinita   3

Josè Real Navarro, C'era una volta... al Catechismo

Un giorno un bambino giocava in casa con la palla. Sua madre glielo aveva proibito, ma siccome era assente, egli disubbidì. E così accadde quel che doveva accadere: con il pallone ruppe il vaso preferito di sua madre. Quando ella ritornò, il bambino le disse una bugia per evitare il castigo. Le disse che era stato il fratellino, che, camminando a gattoni, lo aveva rotto. La madre si irritò molto. Raccolse i pezzi e cercò di ricomporre il vaso.

Era così arrabbiata che dimenticò di togliere l'arrosto da forno, e quello si bruciò. Quando il padre arrivò a casa, non c'era niente da mangiare. Dopo aver bisticciato con la moglie per quel motivo, seccato andò a pranzare al bar dell'angolo.

Adirato come era, trattò in malo modo il cameriere che divenne molto nervoso, e, senza volerlo, versò una tazza di caffè su una signora, macchiandole il vestito.

La signora salì in macchina arrabbiatissima e si diresse verso casa per cambiarsi, ma piangeva tanto che non vedeva bene la strada, Così, senza accorgersene, tamponò un'auto ferma al semaforo. L'autista uscì molto arrabbiato, e dopo aver discusso e presi i dati per l'assicurazione, si diresse molto infastidito al suo lavoro.

Era un maestro, e casualmente aveva tra gli scolari il fanciullo che aveva rotto il vaso. Entrò in classe di pessimo umore, e gli parve di sentire qualcuno che disturbava. Allora castigò il primo che gli capitò, ed era proprio il ragazzo che aveva provocato tutte queste contrarietà.

Senza prevederlo, il fanciullo, disubbidendo a sua madre e mentendo, aveva cominciato una catena di irritazioni e di discussioni. E ora pagava le conseguenze di quello che aveva fatto.

«Il male, come le processioni, ritorna al suo punto di partenza».
Non sempre siamo consapevoli delle conseguenze che le nostre azioni possono avere, ben al di là della vostra volontà. E a volte il male che riceviamo provoca ulteriore male, come in una catena negativa che continua... siamo disposti ad interrompere questa catena per provare ad immettere nel mondo amore e perdono, per iniziare una catena inarrestabile di bene?

bugieresponsabilitàrabbiamalebeneperdonorancore

inviato da Qumran2, inserito il 18/10/2016

RACCONTO

4. Un bicchiere di latte - Si raccoglie quello che si semina   2

Un giorno, un ragazzo povero che vendeva merci porta a porta per pagarsi gli studi all'università, si trovò in tasca soltanto una moneta da 10 centesimi, e aveva fame. Decise che avrebbe chiesto qualcosa da mangiare nella prossima casa, ma i suoi nervi lo tradirono quando gli aprì la porta una donna stupenda. Al posto di qualcosa da mangiare chiese un bicchiere d'acqua. Lei pensò che il giovane sembrava affamato, e dunque gli portò un bel bicchiere di latte. Lui lo bevve piano, e allora chiese: "Quanto devo?". "Non mi deve niente", rispose lei. "Mia madre ci ha insegnato che dobbiamo essere sempre caritatevoli con coloro che hanno bisogno di noi". E lui disse: "Allora la ringrazio di cuore!". Quando Howard Kelly andò via da quella casa, non soltanto si sentì più sollevato, ma anche la sua fede in Dio e negli uomini era diventata più forte. Era stato sul punto di arrendersi e di lasciare gli studi a causa della sua povertà.

Qualche anno dopo la donna si ammalò in modo grave. I medici del paese erano preoccupati. Alla fine la inviarono alla grande città. Chiamarono il Dott. Howard Kelly per un consulto. Quando lui sentì il nome del paese da dove proveniva la paziente, sentì negli occhi una luce particolare e una gradevole sensazione. Immediatamente il Dott. Kelly salì dalla hall dell'ospedale fino alla stanza di lei. Vestito con il suo grembiule da dottore entrò a vederla. Capricci del destino, era lei, la riconobbe subito. Ritornò alla stanza determinato a fare tutto il possibile per salvare la sua vita. Da quel giorno seguì quel caso con la maggiore attenzione, lei subì un'operazione a cuore aperto e si recuperò molto lentamente. Dopo una lunga lotta, lei vinse la battaglia! Era finalmente recuperata! Giacché la paziente era fuori pericolo, il Dott. Kelly chiese all'ufficio amministrativo dell'ospedale che gli inviassero la fattura con il totale delle spese, per approvarla. La ricontrollò e la firmò. Inoltre scrisse qualcosa sui margini della fattura e la inviò alla stanza della paziente.

La fattura arrivò alla stanza della paziente, ma lei aveva paura di aprirla, perché sapeva che avrebbe lavorato per il resto della sua vita per pagare il conto di un intervento così complicato. Finalmente la aprì, e qualcosa attirò la sua attenzione. Sui margini della fattura lesse queste parole: "Pagata completamente molti anni fa con un bicchiere di latte Firmato: Dott. Howard Kelly". I suoi occhi si riempirono di lacrime di gioia e il suo cuore fu felice e benedisse il dottore per averle ridato la vita.

speranzacaritàamoreseminarebenegratuitàgratitudine

4.5/5 (2 voti)

inviato da Marianna Mundo, inserito il 26/06/2010

RACCONTO

5. Non sappiamo mai ciò che è bene o male   2

Un giorno Akbar e Birbal andarono a caccia nella selva. Sparando col suo fucile, Akbar si ferì il pollice e gridò di dolore. Birbal gli fasciò il dito e lo consolò con le sue riflessioni filosofiche:
«Maestà, non sappiamo mai ciò che è bene o è male per noi.»

L'imperatore si infuriò e scaraventò il ministro nel fondo di un pozzo abbandonato. Poi continuò a camminare solo per il bosco.

Frattanto un gruppo di selvaggi gli venne incontro in piena selva, lo attorniò, lo fece prigioniero e lo trascinò davanti al suo capo. La tribù stava preparandosi ad offrire un sacrificio umano e Akbar fu accolto come la vittima che Dio aveva loro inviato. Lo stregone della tribù lo esaminò attentamente e notando che aveva un pollice rotto, lo respinse perché la vittima prescelta non doveva avere nessun difetto.

Allora Akbar si rese conto che Birbal aveva avuto ragione, provò rimorso per il suo gesto inconsulto, tornò correndo al pozzo nel quale lo aveva gettato, lo trasse fuori e gli chiese perdono per il male che, tanto ingiustamente, gli aveva causato.

Birbal rispose:
«Maestà, non deve chiedermi perdono, perché non mi ha fatto alcun male. Al contrario, mi ha fatto un grande favore: mi ha salvato la vita. Infatti, se non mi avesse scaraventato in questo pozzo, io avrei continuato a camminare al suo fianco e questi selvaggi avrebbero preso me per il loro sacrificio. Come vede, Maestà, non sappiamo mai se una cosa sia bene o male per noi.»

benemaleaccettazionefiduciapazienzaattesasapienzaapparenze

5.0/5 (3 voti)

inserito il 09/08/2009

RACCONTO

6. Il male esiste?   2

Aneddoto attribuito ad Albert Einstein

Germania, primi anni del XX secolo.

Durante una conferenza tenuta per gli studenti universitari, un professore ateo dell'Università di Berlino lancia una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda:
"Dio ha creato tutto quello che esiste?"
Uno studente diligentemente rispose: "Sì certo!".

"Allora Dio ha creato proprio tutto?" - Replicò il professore.
"Certo!", affermò lo studente.

Il professore rispose: "Se Dio ha creato tutto, allora Dio ha creato il male, poiché il male esiste e, secondo il principio che afferma che noi siamo ciò che produciamo, allora Dio è il Male".

Gli studenti ammutolirono a questa asserzione. Il professore, piuttosto compiaciuto con se stesso, si vantò con gli studenti che aveva provato per l’ennesima volta che la fede religiosa era un mito.

Un altro studente alzò la sua mano e disse: "Posso farle una domanda, professore?".
"Naturalmente!" - Replicò il professore.

Lo studente si alzò e disse: "Professore, il freddo esiste?".

"Che razza di domanda è questa? Naturalmente, esiste! Hai mai avuto freddo?". Gli studenti sghignazzarono alla domanda dello studente.

Il giovane replicò: "Infatti signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo freddo è in realtà assenza di calore. Ogni corpo od oggetto può essere studiato solo quando possiede o trasmette energia ed il calore è proprio la manifestazione di un corpo quando ha o trasmette energia. Lo zero assoluto (-273 °C) è la totale assenza di calore; tutta la materia diventa inerte ed incapace di qualunque reazione a quella temperatura. Il freddo, quindi, non esiste. Noi abbiamo creato questa parola per descrivere come ci sentiamo... se non abbiamo calore".
Lo studente continuò: "Professore, l’oscurità esiste?".
Il professore rispose: "Naturalmente!".

Lo studente replicò: "Ancora una volta signore, è in errore, anche l’oscurità non esiste. L’oscurità è in realtà assenza di luce. Noi possiamo studiare la luce, ma non l’oscurità. Infatti possiamo usare il prisma di Newton per scomporre la luce bianca in tanti colori e studiare le varie lunghezze d’onda di ciascun colore. Ma non possiamo misurare l’oscurità. Un semplice raggio di luce può entrare in una stanza buia ed illuminarla. Ma come possiamo sapere quanto buia è quella stanza?

Noi misuriamo la quantità di luce presente. Giusto? L’oscurità è un termine usato dall’uomo per descrivere ciò che accade quando la luce... non è presente".

Finalmente il giovane chiese al professore: "Signore, il male esiste?".

A questo punto, titubante, il professore rispose, “Naturalmente, come ti ho già spiegato. Noi lo vediamo ogni giorno. E’ nella crudeltà che ogni giorno si manifesta tra gli uomini. Risiede nella moltitudine di crimini e di atti violenti che avvengono ovunque nel mondo. Queste manifestazioni non sono altro che male".

A questo punto lo studente replicò "Il male non esiste, signore, o almeno non esiste in quanto tale. Il male è semplicemente l’assenza di Dio. E’ proprio come l’oscurità o il freddo, è una parola che l’uomo ha creato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che succede quando l’uomo non ha l’amore di Dio presente nel proprio cuore. E’ come il freddo che si manifesta quando non c’è calore o l’oscurità che arriva quando non c’è luce".

Il giovane fu applaudito da tutti in piedi e il professore, scuotendo la testa, rimase in silenzio.

Il rettore dell'Università si diresse verso il giovane studente e gli domandò: "Qual è il tuo nome?".

"Mi chiamo, Albert Einstein, signore!" - Rispose il ragazzo.

benemaleDiofreddoamoretenebrebuioluceesistenza di Diovitasenso della vita

5.0/5 (2 voti)

inviato da Mesiti Pasquale, inserito il 25/01/2009

RACCONTO

7. I due lupi   1

Una sera un uomo anziano confidò al suo giovane nipote la storia di una battaglia che si combatteva all'interno del suo cuore: «Figlio mio, ciò che si combatte dentro di me è una battaglia fra due lupi. Il primo malvagio è pieno di invidia, collera, angoscia, rimorsi, avidità, arroganza, sensi di colpa, orgoglio, sentimenti d'inferiorità, menzogna, superiorità e egocentrismo. Il secondo buono è pieno di pace, amore, disponibilità, serenità, bontà, gentilezza, benevolenza, simpatia, generosità, compassione, verità e fede».
Il bambino un po' disorientato pensò per un minuto e chiese: «Chi è colui che vince?».
Il vecchio rispose semplicemente: «E' colui che nutro».

benemalecoscienzainterioritàlotta spirituale

4.0/5 (1 voto)

inviato da Don Floriano Donatini, inserito il 07/01/2005

RACCONTO

8. La pecorella smarrita   1

Anthony De Mello

Una pecora scoprì un buco nel recinto e scivolò fuori.
Era così felice di andarsene.
Si allontanò molto e si perse.
Si accorse allora di essere seguita da un lupo.
Corse e corse, ma il lupo continuava ad inseguirla, finché il pastore arrivò e la salvò riportandola amorevolmente all'ovile.
E nonostante che tutti l'incitassero a farlo, il pastore non volle riparare il buco nel recinto.

libertàamore di Diobenemalescegliererapporto con Diopecorella smarritapecora

2.7/5 (3 voti)

inviato da Anna Barbi, inserito il 27/10/2003

RACCONTO

9. I due specchi   3

Un giorno Satana scoprì un modo per divertirsi. Inventò uno specchio diabolico che aveva una magica proprietà: faceva vedere meschino e raggrinzito tutto ciò che era bello e buono.

Satana se ne andava in giro dappertutto con il suo terribile specchio. E tutti quelli che ci guardavano dentro rabbrividivano: ogni cosa appariva deformata e mostruosa.

Il maligno si divertiva moltissimo con il suo specchio: più le cose erano ripugnanti più gli piacevano. Un giorno, lo spettacolo che lo specchio gli offriva era così piacevole ai suoi occhi che scoppiò a ridere in modo scomposto: lo specchio gli sfuggì dalle mani e si frantumò in milioni di pezzi.

Un uragano potente e maligno fece volare i frammenti dello specchio in tutto il mondo. Alcuni frammenti erano più piccoli di granelli di sabbia ed entrarono negli occhi di molte persone. Queste persone cominciarono a vedere tutto alla rovescia: si accorgevano solo di ciò che era cattivo e vedevano cattiveria dappertutto.

Altre schegge diventarono lenti per occhiali. La gente che si metteva questi occhiali non riusciva più a vedere ciò che era giusto ed a giudicare rettamente.
Non hai, per caso, già incontrato degli uomini così?

Qualche pezzo di specchio era così grosso, che venne usato come vetro da finestra. I poveretti che guardavano attraverso quelle finestre vedevano solo vicini antipatici, che passavano il tempo a combinare cattiverie.

Quando Dio si accorse di quello che era successo si rattristò. Decise di aiutarli.

Disse: "Manderò nel mondo mio Figlio. E' Lui la mia immagine, il mio specchio. Rispecchia la mia bontà, la mia giustizia, il mio amore. Riflette l'uomo come io l'ho pensato e voluto.".

Gesù venne come uno specchio per gli uomini. Chi si specchiava in Lui riscopriva la bontà e la bellezza e imparava a distinguerle dall'egoismo e dalla menzogna, dall'ingiustizia e dal disprezzo.

I malati ritrovavano il coraggio di vivere, i disperati riscoprivano la speranza. Consolava gli afflitti e aiutava gli uomini a vincere la paura della morte.

Molti uomini amavano lo specchio di Dio e seguirono Gesù. Si sentivano infiammati da Lui.

Altri invece ribollivano di rabbia: decisero di rompere lo specchio di Dio. Gesù fu ucciso. Ma ben presto si levò un nuovo possente uragano: lo Spirito Santo.

Sollevò i milioni di frammenti dello specchio e li soffiò in tutto il mondo.

Chi riceve anche una piccolissima scintilla di questo specchio nei suoi occhi comincia a vedere il mondo e le persone come li vedeva Gesù: si riflettono negli occhi prima tutto le cose belle e buone, la giustizia e la generosità, la gioia e la speranza; le cattiverie e le ingiustizie invece appaiono modificabili e vincibili.

benemalepregiudiziSpirito SantoPentecosteincarnazione

3.3/5 (3 voti)

inviato da Tiziana Venturi, inserito il 28/06/2003

RACCONTO

10. Bellezza e Bruttezza

Kahlil Gibran

Un giorno Bellezza e Bruttezza s'incontrarono su una spiaggia. "Facciamo il bagno nel mare", si dissero.

Si svestirono e nuotarono nell'acqua del mare. E dopo un poco Bruttezza tornò a riva e si vestì con i vestiti di Bellezza e andò per la sua strada.

Anche Bellezza uscì dall'acqua, e non trovando i suoi vestiti, troppo pudica per rimanere nuda, indossò le vesti di Bruttezza. E anche Bellezza andò per la sua strada.

benemalediscernimento

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 10/12/2002

RACCONTO

11. Pozzanghere   1

Storia Zen

Un giorno due monaci camminavano per una strada di campagna mentre pioveva a dirotto. Ad una svolta della via, videro a un tratto una ragazza, giovane e bella, che esitava nel superare una vasta pozzanghera.

«T'aiuto io, ragazza», disse uno dei due monaci, e senza esitare la prese tra le braccia e la depose dall'altro lato del pantano.

L'altro monaco non disse nulla. Ripresero la strada fino a che, a sera, non giunsero in un tempio a pregare. Terminata l'orazione, finalmente sbottò: «Fratello, sai bene che noi monaci non dobbiamo avere familiarità con donne; e soprattutto con quelle giovani e graziose. Perché dunque lo hai fatto?».

L'altro rispose: «Io quella ragazza l'ho lasciata laggiù. Non ti accorgi che tu la stai ancora portando con te?».

purezzainnocenzacuoreipocrisiabenemaleinterioritàesteriorità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002