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TESTO

1. Gerusalemme, Gerusalemme!

don Luca Garbinetto, sito web

Tra la folla degli esclusi
lì, davanti all'asinello,
cerco anch'io come gettare
le certezze e il mio mantello.

Sulla pietra più appuntita
per proteggere il tuo passo,
sul gradino più nascosto:
che mi veda che sono in basso.

Ma fra i rami e gli osanna,
potature della palma,
corro inquieto ed affannato
mentre in te regna la calma.

Non c'è posto per il mio gesto,
tu sei vite, sovrano umile:
“Non sfoggiare la tua cura
- com'è duro - sii servo inutile!”.

E salendo sconcertato
verso il tralcio che non ti vuole,
piango in me lo stesso dramma:
Gerusalemme è nel mio cuore.

Città santa benedetta,
vigna che rifiuti il figlio,
lui non è solo l'erede:
uccidi il re con il tuo orgoglio.

Oh, cadranno le tue mura,
si apriranno le tue porte:
che la Chiesa accolga il dono,
Lui ha vinto anche la morte.

palme

inviato da Don Luca Garbinetto, inserito il 26/03/2021

TESTO

2. Famiglia luogo di perdono   1

Non esiste una famiglia perfetta. Non abbiamo genitori perfetti, non siamo perfetti, non sposiamo una persona perfetta, non abbiamo figli perfetti. Abbiamo lamentele da parte di altri. Ci siamo delusi l'un l'altro. Pertanto, non esiste un matrimonio sano o una famiglia sana senza l'esercizio del perdono. Il perdono è vitale per la nostra salute emotiva e per la nostra sopravvivenza spirituale. Senza perdono la famiglia diventa un'arena di conflitto e una ridotta di punizioni.
Senza perdono, la famiglia si ammala. Il perdono sterilizza dell'anima, pulisce la mente, libera il cuore. Colui che non perdona non ha pace nell'anima o comunione con Dio. Il dolore è un veleno che intossica e uccide. Mantenere il dolore nel cuore è un gesto autodistruttivo. Colui che non perdona diventa fisicamente, emotivamente e spiritualmente malato.
Ed è per questo che la famiglia ha bisogno di essere un luogo di vita e non di morte, il territorio della cura e non della malattia, lo scenario del perdono e non della colpa.
Il perdono porta gioia dove il dolore produce tristezza e dove il dolore ha causato la malattia.

Testo erroneamente attribuito a Papa Francesco, non se ne conosce la fonte corretta.

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3.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 22/03/2018

TESTO

3. Avvento significa saper attendere   1

Dietrich Bonhoeffer, Voglio vivere questi giorni con voi, a cura di M. Weber, Editrice Queriniana, Brescia 2007, p. 37

Festeggiare l'Avvento significa saper attendere: attendere è un'arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato. Esso vuole staccare il frutto maturo non appena germoglia; ma gli occhi ingordi vengono soltanto illusi, perché un frutto apparentemente così prezioso è dentro ancora verde, e mani prive di rispetto gettano via senza gratitudine ciò che li ha delusi. Chi non conosce la beatitudine acerba dell'attendere, cioè il mancare di qualcosa nella speranza, non potrà mai gustare la benedizione intera dell'adempimento.

Chi non conosce la necessità di lottare con le domande più profonde della vita, della sua vita e nell'attesa non tiene aperti gli occhi con desiderio finché la verità non gli si rivela, costui non può figurarsi nulla della magnificenza di questo momento in cui risplenderà la chiarezza; e chi vuole ambire all'amicizia e all'amore di altro, senza attendere che la sua anima si apra all'altra fino ad averne accesso, a costui rimarrà eternamente nascosta la profonda benedizione di una vita che si svolge tra due anime.

Nel mondo dobbiamo attendere le cose più grandi, più profonde, più delicate, e questo non avviene in modo tempestoso, ma secondo la legge divina della germinazione, della crescita e dello sviluppo.

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inviato da Qumran2, inserito il 25/08/2016

TESTO

4. Il decalogo del buon comunicatore

Papa Francesco, Messaggio Giornata Comunicazioni Sociali 2016

1. Comunicare con tutti senza esclusione
2. Creare ponti, favorire l'incontro
3. Non spezzare mai la relazione e la comunicazione
4. Attivare un nuovo modo di parlare e di dialogare
5. Orientare le persone verso processi di riconciliazione
6. Superare la logica che separa i peccatori dai giusti
7. Per comunicare bisogna ascoltare
8. Favorire le relazioni nelle reti sociali
9. Costruire una vera cittadinanza anche in rete
10. Generare una prossimità che si prende cura

Riassunto a cura di Alessandro Gisotti, vicecaporedattore della Radio Vaticana, delle indicazioni di Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali 2016.

comunicazionemisericordia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 23/05/2016

TESTO

5. Il vaso di creta

Giuseppe Impastato s.i.

Si è rotto quel vaso di creta,
è caduta l'anfora e si è spezzata.
Il saggio butta via
e distrugge
ciò che ormai è inutile.
Il vaso e l'anfora sono ormai
frantumi...

Ma Dio raccoglie la polvere,
riprende in mano l'argilla,
la lavora con cura,
e dalla creta trae un bimbo,
l'Uomo,
il nuovo vero Adamo.

Tutto ora è sacro.

misericordiacreazionenuova creazioneredenzionesalvezzaperdono

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/02/2016

TESTO

6. Essere testimoni

Enzo Bianchi, La Stampa, 27 ottobre 2004

I cristiani non cerchino visibilità a ogni costo, non rincorrano la sovraesposizione per evangelizzare, non si servano di strumenti forti di potere ma, custodendo con massima cura, quasi con gelosia, la Parola cristiana, sappiano innanzitutto essere testimoni di quel Gesù che ha raccontato Dio agli uomini con la sua vita umana.

testimonianzacristianitestimonievangelizzare

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 16/06/2015

TESTO

7. Occhi per il cieco e piedi per lo zoppo   1

Papa Francesco, Messaggio per la 23a Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2015)

«Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo» (Libro di Giobbe 29,15).

Nel discorso di Giobbe che contiene le parole «io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo», si evidenzia la dimensione di servizio ai bisognosi da parte di quest'uomo giusto, che gode di una certa autorità e ha un posto di riguardo tra gli anziani della città. La sua statura morale si manifesta nel servizio al povero che chiede aiuto, come pure nel prendersi cura dell'orfano e della vedova (vv.12-13).

Quanti cristiani anche oggi testimoniano, non con le parole, ma con la loro vita radicata in una fede genuina, di essere "occhi per il cieco" e "piedi per lo zoppo"! Persone che stanno vicino ai malati che hanno bisogno di un'assistenza continua, di un aiuto per lavarsi, per vestirsi, per nutrirsi. Questo servizio, specialmente quando si prolunga nel tempo, può diventare faticoso e pesante. È relativamente facile servire per qualche giorno, ma è difficile accudire una persona per mesi o addirittura per anni, anche quando essa non è più in grado di ringraziare. E tuttavia, che grande cammino di santificazione è questo! In quei momenti si può contare in modo particolare sulla vicinanza del Signore, e si è anche di speciale sostegno alla missione della Chiesa.

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5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 16/06/2015

TESTO

8. Il grido di Gesù sulla Croce

Suor Annamaria, Congregazione Figlie di Sant'Anna

"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato".
E' il grido di Gesù sulla Croce.
E' il grido del Figlio che invoca il suo Papà, Colui che solo può liberarlo da quella morte crudele.
E' il grido di ogni uomo che sulla Croce si trova solo, senza alcun sostegno, si sente incapace di affrontare quel momento così difficile.
E' il grido che diventa preghiera, la preghiera di ogni uomo, figlio di Dio che sa di avere un Padre che sempre si prende cura e non abbandona mai i suoi figli perché li ama profondamente e sta con loro nell'ora della prova.
E' il grido di chi soffre profondamente fino a sentire il dolore della carne, soffre nel corpo e nell'anima.
E' la preghiera di ogni creatura.
E' la mia, la tua preghiera nei momenti di buio, tristezza, angoscia, paura, non senso, vuoto e dove lui, Gesù, soffre con noi, offre ancora la sua vita e diventa per noi luce, gioia, serenità, speranza, riempie d'amore il vuoto e sconfigge ogni timore.
Entriamo oggi con Gesù, a muso duro, a Gerusalemme perché si compia in noi la volontà del Padre e insieme cantiamo "Osanna al nostro re".

sofferenzadoloresolitudineabbandonoabbandono in Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Suor Annamaria Rita Marino Figlie Di Sant'Anna, inserito il 24/06/2012

TESTO

9. Parola di Dio o Corpo di Cristo?

Cesario di Arles, Sermo 78, 2

Vi domando, fratelli e sorelle, che cosa vi sembra più importante: la Parola di Dio, o il Corpo di Cristo? Se volete rispondere bene, dovete senza dubbio dire che la Parola di Dio non è da meno del Corpo di Cristo. E allora, se poniamo tanta cura quando ci viene consegnato il Corpo di Cristo perché nulla di esso cada per terra dalle nostre mani, non dovremmo porre altrettanta attenzione perché la Parola di Dio, che ci è offerta, non sfugga dal nostro cuore, cosa che avverrebbe se stiamo pensando ad altro? Colui che avrà ascoltato con negligenza la Parola di Dio non sarà meno colpevole di colui che, per la propria negligenza, avrà fatto cadere a terra il Corpo di Cristo.

sacra scritturaparola di Diobibbiavangeloeucaristiaascolto

3.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 28/04/2012

TESTO

10. Riflessioni sulla guerra e la pace

La guerra è una inutile strage.
Benedetto XV

Tutto è perduto con la guerra, niente è perduto con la pace.
Pio XII

Mai più la guerra!
Paolo VI

La guerra è il male peggiore che affligge la società umana ed è fonte di ogni male e di ogni corruzione morale. Ad essa non è possibile fornire una cura assoluta e immediata.
Immanuel Kant

La vera scelta non è tra non violenza e violenza ma tra non violenza e non esistenza... Se non riusciremo a vivere come fratelli moriremo tutti come stolti.
Martin Luther King

O l'umanità distruggerà gli armamenti o gli armamenti distruggeranno l'umanità.
Mahatma Gandhi

Un'elementare coerenza esige che chi cerca la pace difenda la vita. Nessuna azione per la pace può essere efficace se non ci si oppone con la stessa forza agli attacchi contro la vita in ogni sua fase, dal suo sorgere sino al naturale tramonto.
Giovanni Paolo II

La religione non deve mai essere utilizzata come motivo di conflitto. Cristiani e musulmani, insieme con i credenti di ogni religione, sono chiamati a ripudiare la violenza per costruire un'umanità amante della vita, che si sviluppi nella giustizia e nella solidarietà.
Giovanni Paolo II

Nessuna civiltà potrà essere considerata tale se cercherà di prevalere sulle altre.
Mahatma Gandhi

paceguerra

inserito il 19/02/2011

TESTO

11. Il rovescio della medaglia

Agata Fernandez Motzo

La strada di un bimbo:
un selciato
con un tappeto di sole.
Ogni pietra è baciata di luce
e non conosce ombra.
Ma la vita è come una medaglia
e se vai in altri paesi,
cambiando le coordinate, vedi il suo rovescio:
un piccino scheletrito, con pancione enorme
e lo sguardo smarrito.
E' un bimbo denutrito.
La sua flebile voce implorante
ormai è solo un lamento,
sulla strada non vede più il sole.
E' un bimbo che muore.
Ma ognuno ha fretta e non si cura
di una piccola, infelice creatura.
Con coraggio sfrontato si ostenta poi il vanto
di una ipocrita civiltà.
E, senza coerenza, si fa tacere la coscienza
con obbrobriosa assenza di pietà,
in un mondo corrotto, dove crede
di essere più accorto chi pensa soltanto a sé
e dove con accanimento infame
ogni giorno si spende per la guerra
e si massacra chi già muore di fame.
Per tutti i bimbi splenderebbe il sole
se un brivido scuotesse il cuore
di chi, vedendo languire un bimbo
nel freddo della morte,
sostituisse il proprio egoismo
con l'amore e in sé proiettasse
l'altrui sventurata sorte.

povertàricchezzagiustiziaingiustiziamondofame nel mondomondialitàcaritàamore

5.0/5 (1 voto)

inviato da Agata Fernandez Motzo, inserito il 26/08/2010

TESTO

12. La sapienza di San Bernardo che invecchia

San Bernardo di Chiaravalle, La considerazione, II,XII,21

E' grande chi, colpito dalla sventura, non perde neanche un poco la sapienza; non meno grande è chi, baciato dalla fortuna, non se ne lascia illudere. Ma è più facile trovare chi ha saputo conservare la sapienza nella sfortuna, che chi non la perse nella buona sorte. Ritengo più meritevole di lode e più grande colui che nella prosperità non s'è lasciato andare nemmeno ad una risata eccessiva, ad un linguaggio altezzoso e a una cura esagerata per l'abbigliamento e per il corpo.

sapienza

inviato da D. Luigi Rottini O.cist., inserito il 30/07/2010

TESTO

13. Io mi impegno - Preghiera per l'adesione all'azione cattolica   1

Azione Cattolica Diocesana di Napoli

Confermando la scelta di aderire all'Azione Cattolica Italiana mi impegno:

- a camminare sulla strada della santità, tenendo fisso lo sguardo su Gesù;
- ad avere un contatto continuo con la Parola di Dio e a vivere una vita sacramentale intensa;
- a curare la mia formazione cristiana, attraverso la meditazione, lo studio personale, la partecipazione alle iniziative di formazione e alla vita dell'associazione parrocchiale, Diocesana e nazionale.
- ad avere a cuore la formazione cristiana dei più piccoli dell'Associazione (ACR);
- a far crescere la qualità della vita dell'AC attraverso la preghiera e la cura delle relazioni con le persone, la condivisione delle proposte che l'associazione offre, la promozione degli obiettivi che si da, la corresponsabilità e il sostegno economico;
- a vivere in comunione con il Vescovo e i sacerdoti, in particolare con il mio parroco, "con tutti i fratelli nella fede e con le altre aggregazioni ecclesiali";
- ad essere "fermento di dialogo con tutti gli uomini di buona volontà" ;
- a spendermi, insieme a tutti gli aderenti all'Associazione, affinché la mia parrocchia sia sempre più accogliente, estroversa, missionaria;
ad andare incontro alle persone che incrocio nelle diverse situazioni della vita;
- a portare da laico, giorno dopo giorno, "il fermento del Vangelo" in famiglia, a scuola, all'università, nei luoghi di lavoro e del tempo libero, nell'economia e nella politica;
- a prendere la vita sul serio e ad essere lievito buono, parola che comunica fiducia, sale che esalta il sapore delle cose.

Affido questi miei santi propositi al cuore e alle mani di Maria, la Madre del Signore Gesù.

azione cattolicaimpegnoevangelizzazionecomunione

inviato da Qumran2, inserito il 07/12/2009

TESTO

14. Quale amore?

Filosseno di Mabburg, vescovo siriaco del VI secolo, Omelia XIII, in Homélies, a cura di E. Lemoine, Paris 1956, 495

Non far partecipe del tuo corpo il tuo desiderio; non lasciare che il tuo piacere naturale lo dissolva e che la gioia e il diletto che sono in te scompaiano, ma trasportali dal corpo all'anima, come da una casa all'altra. Come si tirano fuori gli oggetti di gran valore da una casa che si sa sul punto di crollare, e li si porta in un'altra, nuova e solida, nella quale si ha fiducia perché non cadrà né verrà saccheggiata, così prendi tutte le passioni, che stanno presso il corpo e che sono note tutte essere un'occasione di bene, e falle entrare e collocale nella dimora della tua anima, in quella casa che non cadrà, non si dissolverà e non andrà in corruzione; togli il calore dal corpo e trasponilo nell'anima, prendi la sua forza e uniscila alla forza dell'anima, cambia tutto quanto gli appartiene in bene dell'anima.... È con ragione che il desiderio dell'anima è stato messo accanto al desiderio del corpo affinché, mescolati insieme, producano un'unica azione di desiderio puro e santo".

amoreagapepassionicorpospiritoascesi

inviato da Luca, inserito il 22/05/2009

TESTO

15. Otto cose che Dio non vi chiederà in quel giorno

1. Dio non chiederà che genere di automobile hai guidato.
Chiederà quante persone hai guidato e che non avevano guida.

2. Dio non chiederà di quanti metri quadri era la vostra casa.
Chiederà quante persone avete accolto favorevolmente nella vostra casa.

3. Dio non chiederà notizie sui vestiti che avete avuto nel vostro armadio
Chiederà quante persone avete contribuito a vestire.

4. Dio non chiederà quanto alto era il vostro stipendio.
Chiederà se siete scesi a compromessi per ottenerlo.

5. Dio non chiederà quale era il vostro titolo di studio.
Chiederà se avete fatto il vostro lavoro al meglio delle vostre capacità.

6. Dio non chiederà quanti amici avete avuto.
Chiederà per quante persone siete stato un amico.

7.Dio non chiederà con quale vicinato avete vissuto.
Lui chiederà quale cura avete avuto per i vostri vicini.

8. Dio non chiederà quale era il colore della vostra pelle
Chiederà notizie sui vostri sentimenti e del vostro carattere.

Dio vi porterà amorevolmente alla vostra casa in Paradiso e non alle porte dell'inferno.

giudizioesempiomisericordiavita eternasenso della vitavitaimpegnoresponsabilità

inviato da Giusy Crescenti, inserito il 27/10/2006

TESTO

16. Raccomandazioni ai missionari

San Giovanni Bosco

1. Cercate anime non denari.
2. Usate carità e somma cortesia con tutti.
3. Prendete cura degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini.
4. Fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto, nelle abitazioni e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni del cuore degli uomini.
5. Fra di voi amatevi, consigliatevi, correggetevi ma non portatevi mai né invidia, né rancore, anzi il bene di uno sia il bene di tutti, le pene e le sofferenze di uno considerate come pene e sofferenze di tutti e ciascuno studi di allontanarle o almeno mitigarle.
6. Ogni mattino raccomandate a Dio le occupazioni della giornata.

missionemissionari

inviato da Paolo De Cillia Sdb, inserito il 23/09/2005

TESTO

17. Il frutto della fede è l'amore

Madre Teresa di Calcutta

La peggiore malattia dell'Occidente oggi
non è la tubercolosi o la lebbra,
ma è il non sentirsi desiderati né amati,
il sentirsi abbandonati.
L'unica cura è l'amore.
Una volta che comprendi quanto Dio sia innamorato di te,
puoi vivere solo irradiando quell'amore.
L'amore non ha senso se non viene condiviso.
Ciò che conta non è quanto fai, ma quanto amore metti
in ciò che fai e condividi con gli altri.
Amare significa anche accettare la sofferenza con gioia.
Dio ama chi dona con gioia.

fedeamoregioiasolidarietàcaritàcondivisione

inviato da Giuseppe Puccio, inserito il 22/09/2004

TESTO

18. Sedici doti di relazione

Ritiro dei sacerdoti della Diocesi di Nola

1. Aggiusta te stesso, e cerca di diventare amabile.
2. Abbi l'umiltà dei tuoi limiti.
3. Non parlare sempre e solo di diritti: abbi il senso degli altri.
4. Non usare le lenti d'ingrandimento per i torti ricevuti.
5. Non essere suscettibile.
6. Cura di essere umorista.
7. Impara a dimenticare.
8. Non ricompensare il bene con il male.
9. Lascia che gli altri siano diversi.
10. Abituati a sopportare te stesso.
11. Non vedere negli altri concorrenti che ti tolgono lo spazio vitale.
12. Non essere causa di recriminazione.
13. Sii discreto.
14. Non pretendere di essere competente su tutto e su tutti.
15. Sii sincero, paziente e chiaro nei rapporti con gli altri.
16. Accetta con grazia di essere "Servo di Jahvé".

relazioneumanitàmagnanimitàumiltà

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 11/12/2002

TESTO

19. Come vuoi vivere: felice o infelice?

Abbé Pierre

Voi sarete la generazione più disgraziata
che sia mai esistita
se stupidamente entrate nella vita
con il desiderio mostruoso
che noi abbiamo avuto prima di voi:
«Io, io, io, la mia carriera, la mia ricchezza.
Che mi importa degli altri?».
Sarete infelici,
se metterete il vostro benessere
a vostro esclusivo servizio, indifferenti degli altri.
Sarete invece la più felice generazione
che sia mai esisitita nel mondo,
se capirete che soltanto l'amore
è capace di mettere il benessere
al servizio di tutti.
Ma per far questo,
abbiate cura di non vivere neppure un giorno
nella prosperità, nella comodità,
nel benessere, nei piaceri,
senza che il dolore degli altri
sia venuto fino a voi.

giustiziaingiustiziacompassionesolidarietàamorecaritàcondivisionecompetitivitàricchezzapovertà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Federico Bernardi, inserito il 03/12/2002

TESTO

20. Euforia serale

Felice d'avere tutta una vita alle spalle.
Felice di sorprendermi in vita ogni mattina.
Felice di poter respirare, essere saggio e sereno.
Felice finora di non esser troppo ammalato.
Felice di aver tempo di pregare Dio.
Felice di non esser attaccato a grandi cose.
Felice di vedere tanta gente che mi vuol bene e mi cura.
Felice di aver vissuto un'epoca straordinaria.
Felice di vedere una Chiesa trasformata.
Felice di sapere che ci sarà un seguito.
Felice di arrivare alla fine e dire:...si avvicina.
Felice di rientrare al porto dopo una lunga traversata.
Felice di non aver che una preoccupazione, morire bene.
Felice di non essere solo a condividere.

gratitudinefelicitàgioia

inviato da Rovaris Pinuccio, inserito il 21/08/2002

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