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TESTO Commento su Giovanni 3,16-18

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Santissima Trinità (Anno A) (04/06/2023)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,16-18

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di Gigi Avanti

Non è sempre facile trovare situazioni concrete della vita dalle quali partire per meditare su brani di vangelo allo scopo di trarne giovamento per lo stato di salute dell'anima.

Ma è proprio questa difficoltà, paradossalmente parlando, a indicare la pista da intraprendere per riuscire a scoprire che cosa veramente può giovare alla salute dell'anima.

E questa pista ci conduce direttamente alla sorgente di tutto, alla Trinità. Ed è proprio in seno a questa situazione esistenziale ontologica Trinitaria che si trova quel nutrimento in grado di fornire l'anima di tutte quelle sollecitazioni e di quegli aiuti che la mettano al riparo dalle ansietà croniche che talvolta la prendono alla gola.

La Trinità Eterna, da sempre in cerca di compagnia di vita, ha fatto irruzione sul palcoscenico del Tempo, proprio per consentire all'anima di condividere frammenti d'eterno nel tempo.

Palcoscenico sul quale si sono avvicendati, si avvicendano e si avvicenderanno a turni il Dio Creatore, il Dio Salvatore, il Dio Santificatore.

Curioso notare e commovente come anche Dio si sia, per così dire, adattato a rispettare i ritmi del tempo da lui creato per rivelarsi nella sua totalità.

Inizialmente si è rivelato come Dio Creatore (con Adamo ed Eva), poi come Dio Legislatore (con Mosè), ed infine come Dio Padre (con Gesù). Il tutto, però, in perfetta armonia e condivisione del progetto d'insieme.

Le medesime scienze psico-sociologiche hanno scoperto che per un buon funzionamento di un gruppo servono essenzialmente “fiducia reciproca” dei membri fra loro e “condivisione chiara degli obiettivi”. Cosa evidente nell'operare della Santissima Trinità, come emerge dal brano di Vangelo di questa domenica.

A leggere con attenzione questo brano di Giovanni, infatti, si nota un Gesù teso a rassicurare i suoi, a tonificare i muscoli dell'anima, a sostenere e rinvigorire gli animi in vista dello stress emotivo e spirituale dello sconforto e della confusione mentale che avrebbero dovuto subire di lì a poco.

Si percepisce un Gesù quasi in difficoltà a farsi capire da gente non interamente in possesso del decoder “eternità”, codice invece posseduto ed esperimentato da Gesù.

Ecco allora che Gesù mette le mani avanti chiamando in scena lo Spirito Santo che “spiegherà tutto, anche le cose future”.

Sembrerebbe di sentirlo dire: “Lo Spirito Santo è più bravo di me” e invece no, perché subito dopo frena e torna a bomba riconoscendo che sarà proprio Lui a “glorificarmi”, con il sorridente beneplacito del Padre.

Proprio una bella famiglia la Famiglia Trinitaria dove circolano soltanto amore e condivisione, trasparenza e tenerezza, riconoscenza reciproca e sorriso.

Non c'era altro modo di far capire a noi uomini e donne d'oggi che divisione dei ruoli non significa competitività tra le persone o altro, che vivere familiarmente fa a pugni con la filosofia del “ognuno pensi ai fatti suoi”, che amare comporta il per sempre d'un progetto scelto e condiviso. Questo dovrebbe accadere in ogni famiglia.

Non c'era altro modo di far capire quel poco che si può arguire dal mistero, rimanendo saldi nella fede perché comunque il futuro è al sicuro.

Non c'era altro modo di far capire, allora ai suoi ed ora all'uomo e alla donna d'oggi, cosa fosse Trinità (mistero integrale) a chi a malapena aveva avuto ed abbia ora esperienza di frammenti di mistero “rispecchiato confusamente”, direbbe San Paolo, dallo specchio del Tempo.

E' impossibile un'esperienza d'Eternità fintanto che si è immersi nel Tempo, ma è possibile pregustare qualcosa vivendo il presente, che, come scrive Lewis nel celebre LE LETTERE DÌ BERLICCHE: “Il presente è l'unico punto di contatto tra l'Eternità e il Tempo” .

Vivere il mistero della Trinità diventa allora semplicemente vivere le relazioni, tutte le relazioni, nel “qui ed ora”, in armonia e semplicità.

Vivere nel presente tutte le relazioni nell'amore ricordando che “In principio era la Relazione”.

 

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