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TESTO Un Dio Amore in sè stesso e fuori di sè

padre Antonio Rungi

Santissima Trinità (Anno A) (04/06/2023)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,16-18

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Oggi festeggiano la Santissima Trinità e questa celebrazione si pone come sigillo del cammino fatto spiritualmente da Natale fino alla Pentecoste, passando per la Pasqua. Oggi, infatti, noi celebriamo il mistero di Dio Uno e Trino. Uno nella natura e trino nelle persone, che non sono tre individui distinti e differenti, ma tre persone uguali e distinte.
Le letture bibliche che accompagnano la nostra riflessione in questa domenica post-Pentecoste ci aiutano a comprendere la missione delle tre persone della santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Dal libro dell'Èsodo (Es 34,4b-6.8-9) ci viene trasmesso il messaggio di un “Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà”. E' la figura e l'immagine più eloquente di tutte per parlare di Dio, con un linguaggio umano che non poteva e non può esprimere che la completezza della natura divina e chi è Dio in se stesso in modo pieno e perfetto per noi esseri umani ed imperfetti, che tentano in qualche modo di spiegare questo mistero.
Ma in base a quanto leggiamo nel testo della Genesi sappiano che questo nostro Dio è grande e immenso nell'amore verso l'umanità, nonostante la consapevolezza che noi esseri umani abbiamo una testa dura che difficilmente cambia e si converte. Siamo un'umanità dalla dura cervice che non vuole cambiare in ordine al supremo bene che va cercato e fatto.
Questa nostra limitatezza non allontana Dio da noi, anzi lo avvicina sempre più a noi poveri peccatori, bisognosi della sua misericordia, perché Dio perdona le nostre colpe e i nostri peccati. fa' di noi la sua eredità.
Nella presentazione della missione del Figlio di Dio, Gesù Cristo, si sofferma la seconda lettura di questa solennità, tratta dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (2Cor 13,11-13), nella quale leggiamo un chiaro invito a tutti i cristiani ad essere gioiosi, a tendere alla perfezione, a farsi coraggio vicendevolmente, ad avere gli stessi sentimenti di Gesù Cristo, a vivere in pace. Se siamo capaci di fare tutto questo il Dio dell'amore e della pace sarà di certo in mezzo a noi.
L'apostolo Paolo conclude questo testo della sua seconda lettera ai Corinzi con uno saluto che fa parte della liturgia della chiesa cattolica di tutti i giorni, in quanto è il saluto iniziale della santa messa e di altre liturgie: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”.
Il mistero trinitario è qui rapportato alla nostra vita spirituale e cristiana e ci accompagna ogni attimo della nostra vita.
Conclude oggi l'illustrazione teologica e biblica del mistero della santissima Trinità il Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-18).
Al centro di questo brano, che abbiamo ascoltato c'è il dialogo tra Gesù e Nicodemo, discepolo del Signore, in segreto per paura dei giudei.
Gesù rivela a questo buono e santo uomo la sua missione, il perché del suo essere nel mondo e in quel preciso momento lo stare a fianco di un perfetto osservante della legge mosaica ed ebraica: «Dio ha tanto amato il mondo - Gesù rivela a Nicodemo- da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”.
Gesù quindi precisa con particolari accenti la sua missione tra di noi e dice: “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
La sua missione è per la salvezza e la redenzione non per la distruzione e dannazione del genere umano.
Da qui la necessità di far crescere e sviluppare la fede nel Redentore, affinché “chi crede in Gesù non sia condannato; ma chi non crede purtroppo si è condannato da solo perché, pur avendo conosciuto il Signore, non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio”.
Credere o non credere su questo si gioca la nostra vita di uomini, che nel momento in cui credono veramente e sinceramente si mettono sulla strada che Cristo ha tracciato e che ci parla di un Dio uno e Trino, di un Dio amore e carità infinita.

 

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