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TESTO Vatti a fidare di un po' di fango negli occhi...

don Alberto Brignoli  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (19/03/2023)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Chi, come il sottoscritto, ha una certa familiarità con gli oculisti, sa bene che le gocce e le sostanze che gli vengono messe negli occhi prima e durante la visita, per quanto spesso diano fastidio o creino sensazioni strane (capita anche di vedere tutto sfuocato per qualche ora), sono comunque sostanze necessarie per poter fare una visita approfondita, senza corpi estranei che impediscano di vedere bene fino nel fondo dell'occhio. Il tutto, ovviamente, per arrivare a una diagnosi che sia la più approfondita possibile. Soprattutto, ci si fida del medico, perché diamo per scontato che sappia quello che sta facendo con uno dei nostri cinque sensi, forse il più nobile di tutti, insieme all'udito. Anzi, forse anche più dell'udito.

Perché non sentire è un dramma, certo, in quanto ti isola dal resto del mondo: e se nasci sordo, rischi anche di non essere in grado di parlare correttamente: ma grazie a Dio, una serie di linguaggi e di gesti ora anche convenzionalmente riconosciuti a livello universale - oltre che di strumenti tecnologici - ti permettono di comprendere e di capire ciò che viene detto, anche quando non senti. E questo, grazie agli occhi con i quali guardi il cosiddetto linguaggio dei segni, in Italia conosciuto come LIS.

Però, cavoli, la cecità è davvero terribile... è vero che, sei hai la grazia di sentirci bene, non rimani isolato dal resto del mondo; ed è altrettanto vero che l'invenzione di un linguaggio scritto da parte di Louis Braille a metà dell'Ottocento si è rivelata una benedizione per gli ipovedenti, che sono in grado, in questo modo, di leggere attraverso un tatto molto più sviluppato dei cosiddetti normodotati. Ma la cecità rimane un vero e proprio dramma, perché ti fa perdere la percezione della realtà che ti circonda nella sua natura. E la discussione su quale sia la peggior situazione, se nascere cieco o diventarlo nel corso della vita, è una discussione sterile, soprattutto per chi non vive alcuna delle due situazioni: come puoi dire se sia meglio aver visto qualcosa all'inizio della tua vita, cosicché le immagini rimangono registrate nella tua memoria, oppure essere sempre stati ciechi, evitando così la disperazione di aver perso qualcosa di fondamentale e di meraviglioso? Inutile stare a discutere: la cecità è davvero una situazione talmente inabilitante che chiunque vede, sia pure imperfettamente, non sa quanto debba ringraziare Dio e la vita per i doni che ogni giorno i nostri occhi ci permettono di contemplare, in maniera incommensurabilmente più grande degli orrori che anche siamo costretti a vedere, e dei quali faremmo veramente a meno.

Per chi non vede, credo ci sia una parola-chiave a cui potersi aggrappare per superare questa sua drammatica situazione: ed è la fiducia. La fiducia nelle persone che fanno da supporto e da guida per le persone ipovedenti; la fiducia nelle proprie straordinarie capacità sensoriali che portano molti non-vedenti a compiere imprese inimmaginabili anche per coloro che si ritengono normodotati; la fiducia - perché no? - nella scienza e nella medicina che nel corso degli anni hanno fatto, e ancora faranno, incredibili progressi per risolvere o quantomeno attenuare le difficoltà legate alla mancanza della vista. E qui, ci ricolleghiamo a quella fiducia di cui parlavamo all'inizio, quella che riponiamo nell'oculista quando ci visita e invade i nostri occhi con quelle sostanze che riteniamo sempre un po' fastidiose, quando ci vengono inoculate: diciamo che, rispetto ad altre dosi di fiducia che vediamo nelle persone ipovedenti, quella che ci viene richiesta quando facciamo una visita oculistica è proprio una banalità...

Ma oggi mi viene da pensare alla fiducia che deve aver avuto quel cieco nato che, un giorno, ebbe la fortuna di imbattersi in Gesù... probabilmente, all'inizio, non la vide come una fortuna, ma come una sventura! Per uno che non ci ha mai visto con gli occhi, ma che di sicuro deve averne viste - e sentite - di ogni tipo sulla propria vita, soprattutto a quei tempi, fidarsi di uno sconosciuto che gli butta del fango negli occhi dicendogli di andare a lavarsi alla fontana (come se fosse facile, per un cieco, raggiungerla...), dev'essere davvero stata un'impresa coraggiosa, se non addirittura un po' folle.

Ma del resto, era forse più allettante fidarsi di quel personaggio (ne conosceva solo il nome, Gesù... magari avrà sentito dire qualcosa di particolare su di lui) che non di tutti quelli che - dai discepoli dello stesso Gesù ai farisei responsabili della sinagoga - a suo riguardo sapevano solo disquisire sulle cause della sua cecità. Che ovviamente non poteva che essere un castigo di Dio; e che ovviamente non poteva che essere causato da una colpa; e che ovviamente questa colpa non poteva che ricadere o sul soggetto (ma era nato così, quindi forse non era colpa sua...) o sui suoi genitori, che certamente devono averlo concepito in maniera non conforme alla Legge, su questo non ci piove! Vatti a fidare di questi “giustizieri” - e ce ne sono ancora tanti, molti più di quanti crediamo, anche nelle nostre chiese - che attribuiscono sempre le disgrazie a un Dio che la fa pagare ai cattivi, e di fronte al quale bisogna avere paura, timore, soggezione e reverenza.

Chissà perché, invece, di questo Dio così “giusto” non bisogna mai avere fiducia... perché costa troppo, forse, ammettere che è misericordioso e pietoso verso chi soffre? È proprio così difficile fidarci di Dio, invece che avere paura di lui? È proprio così strano credere in un Dio che è Padre e ha cura di tutti i suoi figli, invece che puntare tutto su un Dio Padrone che elimina i servi malvagi colpendoli con disgrazie? È proprio così difficile riconoscere che il Signore è un pastore che ha cura di tutte le sue pecore, piuttosto che considerarlo come un giudice che condanna ed espelle dalla comunità chi non ragiona come lui (o meglio, come chi dice di essere suo rappresentante)? È proprio così difficile fidarci di un Dio che non guarda l'apparenza dell'uomo, ma guarda il suo cuore, al punto di scegliere come re d'Israele il più piccolo e il più gracile dei figli di un pastore di Betlemme?

Se è proprio così difficile avere fiducia di un Dio di tale fattezza, allora è anche difficile che possiamo essere risanati dalla peggiore delle cecità, che non è quella della vista, ma quella dell'anima: anche perché è arduo riconoscerla e doverla ammettere...

 

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