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TESTO Misericordia, pietà, amore

don Alberto Brignoli  

Santissima Trinità (Anno A) (07/06/2020)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

La magistratura e i tribunali sono tra le istituzioni maggiormente in crisi, in questo periodo storico. E non tanto per i loro problemi interni, per i giochi di forza tra i vari poteri con cui hanno a che fare, per legislazioni carenti e obsolete o per l'ormai perenne problema della corruzione, o meglio della corruttibilità. Sono in crisi per il fatto che alla società attuale, magistrati, giudici e tribunali.... semplicemente non servono più. Data la loro proverbiale lentezza nell'esprimere un giudizio, la società oggi ha trovato altre aule di tribunale, nelle quali ognuno, in tempo reale, può essere giudice, magistrato, procuratore o avvocato difensore: basta essere un po' tecnologici, e nemmeno troppo, a dir la verità. È sufficiente avere uno smartphone ed essere iscritti a una qualsiasi piattaforma social, anche quella di più facile uso e di maggior diffusione, e il gioco è fatto. Vuoi giudicare e condannare qualcuno per qualche torto da lui ricevuto, oppure semplicemente vuoi che tutti siano messi al corrente delle sue azioni da te ritenute illegali, illegittime o anche solo sgradite? Due paroline, una foto, un click, e il presunto reo è già sul banco degli imputati, senza che abbia ricevuto un previo avviso che gli garantisca la possibilità di conoscere le accuse che gli vengono mosse e che quindi abbia modo e tempo di difendersi. Perché in questo modo, nel momento in cui provasse a difendersi, è ormai troppo tardi: i tribunali “social” lo hanno già giudicato, condannato, hanno reso pubblica la sua condanna ed eseguito la pena. Magari senza che egli mai abbia commesso alcun tipo di reato o di azione scorretta.

Oggi si è messi alla pubblica gogna sulle piattaforme social per qualsiasi cosa, anche per le più banali. E non conta che tu sia colpevole o meno: conta solo farti del male, giudicarti, condannarti, eliminarti. E quale metodo migliore che quello di gettare un sasso nello stagno dalle acque torbide e infangate? Difficilmente riuscirai a uscirne pulito, soprattutto se tu, a questi moderni tribunali, non riesci ad avere accesso, o comunque non sei così bravo a districarti nei meandri della tecnologia da poter attuare le tue strategie di difesa.

A volte penso se Gesù Cristo avesse vissuto in carne ed ossa in questo periodo storico: che rapporto avrebbe avuto con queste nuove e illegittime aule di tribunale? Con la giustizia umana ordinaria, lo sappiamo bene, non ha avuto un rapporto idilliaco: l'hanno condannato a morte ingiustamente in fretta e furia, non solo senza il tempo di formulare capi di accusa convincenti, ma senza dare a lui il tempo di difendersi. Era la Parasceve, la vigilia della Pasqua, e bisognava chiudere il “caso-Gesù” in fretta, per evitare problemi più grandi o forse disordini da parte dei suoi sostenitori. Quindi, nulla di così distante da quello che avviene oggi sui social: condannato ingiustamente in un istante senza la possibilità di difendersi in maniera adeguata, e solo perché a qualcuno le sue parole e le sue gesta andavano strette. E pensare che lui era venuto nel mondo per tutt'altro motivo...di sicuro non per condannare. E forse nemmeno per giudicare. O magari sì, perché tutti, di fatto, emettiamo giudizi critici di fronte alla realtà che ci circonda, e quindi pure lui, e a buon diritto! Di certo, è venuto a fare una cosa, e non solo a nome suo: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.

Gesù non è venuto a condannare: quello lo lascia fare a noi, che siamo fenomenali nel farlo, soprattutto quando sappiamo di essere nel torto, e allora utilizziamo quelle nuove aule di tribunale nelle quali, a buon conto, Dio non farà mai l'errore di mettere piede. Gesù viene a salvare, non a condannare. Se una persona si trova in bilico sull'orlo di un precipizio, Gesù non è lì pronto come noi a spingerla giù per vedere che effetto fa, ma le tende una mano perché possa avere anche solo la possibilità di decidere se salvarsi oppure no.

Anche se è colpevole? Anche se è colpevole! Anche se è cattiva? Anche se è cattiva! Anche se ne ha fatte di ogni? Anche se ne ha fatte di ogni! In maniera incondizionata? In maniera incondizionata. Anzi, forse no. Una piccola condizione la mette: “Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio”. Unica condizione, quindi, quella di credere nel Dio di Gesù Cristo, in quel volto paterno di Dio che il Figlio unigenito è venuto a rivelarci.

Possiamo quantomeno sapere che volto ha questo Dio, o quali sono le sue caratteristiche, perché possiamo assolvere a questa unica condizione per la salvezza, quella di credere in lui? Certamente: le sue caratteristiche le conosciamo da sempre, da quando lui si è rivelato a Mosè sul Sinai: “Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà”.

Il suo nome è “misericordia”, il suo volto è pietoso, la sua arma vincente è l'amore. La misericordia è la caratteristica principale con cui abbiamo conosciuto Dio, da quando abbiamo incominciato a chiamarlo con il nome di Padre; la pietà che ha nei nostri confronti ha assunto un volto storico nel volto di suo figlio, Gesù di Nazareth, che ci ha fatto conoscere il Padre; l'amore che regna tra i due è capace di vincere ogni resistenza, ogni forma di errore e di peccato, ogni tipo di cattiveria, e va oltre la barriera dello spazio e del tempo, perché questo amore così vincente ha la forza dello Spirito.

Misericordia, pietà e amore: chi vuoi che non creda, a un Dio così?

 

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