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TESTO Commento su Giovanni 3,16-18

Omelie.org - autori vari  

Santissima Trinità (Anno A) (07/06/2020)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di Gigi Avanti

Per meditare sul brano di vangelo di oggi è opportuno prendere le mosse un po' da lontano, mettendo in risalto il contesto dell'intero capitolo tre scritto da Giovanni.

Può accadere, infatti, a chi è alla ricerca della verità, quello che è accaduto a Nicodemo; può accadere, cioè, che oltre a dover fare i conti con una certa ansia interiore si debba fare i conti anche con ostacoli esterni (Nicodemo infatti cerca Gesù di nascosto per paura di essere scoperto dai suoi colleghi farisei).

Il colloquio tra Gesù e Nicodemo si rifà ad un principio elementare e fondamentale della scienza della comunicazione, il principio secondo il quale sia il trasmittente che il ricevente siano in possesso del medesimo codice, pena l'incomprensione.

Infatti, il brano di oggi riporta subito l'incomprensione tra Gesù e Nicodemo. A Nicodemo che inizia a parlare con una sviolinata (sincera e veritiera ben inteso) nei confronti di Gesù: “Nessuno può fare questi segni che tu fai se Dio non è con lui”, Gesù risponde alzando immediatamente il livello del discorso: “Se uno non è nato dall'alto, non può vedere il regno di Dio”.

E qui la comunicazione si inceppa subito: “Come può un uomo nascere se è vecchio? Può forse una seconda volta entrare nel grembo di sua madre e nascere”?

Proprio questa patetica, ma appassionata obiezione di Nicodemo, offre a Gesù l'occasione di fornirgli il codice per apprendere e comprendere la sua catechesi: il codice della dimensione spirituale del tutto.

E va ricordato subito che Nicodemo aveva sì esperienza della dimensione spirituale della vita, ma condizionata e magari ostacolata, paradossalmente, dalla dimensione legalistica. E Gesù verrà proprio a porre la legge (completarla) nel suo alveo naturale che è proprio quello spirituale, a darle un'anima appunto.

Da quel momento in poi, l'uomo alla ricerca della verità, potrà e dovrà ripensare i suoi metodi di ricerca, dovrà passare, cioè, dall'uso razionale dell'intelligenza al suo uso più congeniale, cioè a quello spirituale. Anche la psicologia parla oggi di intelligenza spirituale.

Per cogliere il messaggio di Gesù occorre elevarsi al suo livello ed è necessario e conveniente rinunciare di buon grado a fare i collezionisti di prove e spiegazioni solamente razionali, per diventare buongustai di mistero.

“Vi sono misteri nei quali bisogna avere il coraggio di gettarsi, per toccarne il fondo, come ci gettiamo nell'acqua certi che essa si aprirà sotto di noi. (...). Non ti è mai parso che vi siano delle cose alle quali bisogna prima credere, per poterle capire?” (Jan Dobraczynski nel romanzo LE LETTERE DI NICODEMO).

E' come se Gesù avesse detto a Nicodemo: “Se vuoi avere la prova che io sono il Messia... devi crederci”. Una vera rivoluzione della dinamica del pensare. La medesima dinamica che renderà possibile il miracolo. Sarà infatti la fede a stanare il miracolo e non questo a suscitare la fede. La medesima dinamica che farà dire paradossalmente a sant'Agostino: “Non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”.

In conclusione, un cenno alla festa liturgica di oggi che prevede la celebrazione del “trio divino”, cioè di tutto il comparto divino, il festeggiamento riconoscente della Santissima Trinità.

La Sua presenza nel brano è attestata dalla decisa affermazione di Gesù: “Noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo visto, ma voi non accogliete la nostra testimonianza”.

E quale è questa testimonianza? Quella sulla quale poggia tutta la storia della salvezza, portata avanti dalla Trinità in perfetta unità d'intenti: “Dio infatti non mandò il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.

E' bello e confortante constatare la Trinità al completo, impegnata dall'eternità a rendere possibile questo incredibile mistero della storia integrale della salvezza dell'umanità.

 

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