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TESTO La legge è per l'uomo, non l'uomo per la legge

don Giacomo Falco Brini  

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/02/2020)

Vangelo: Mt 5,17-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,17-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

Commentiamo il vangelo di questa domenica nella sua forma breve, ma partendo da un versetto citato nella forma lunga: non pensate che sia venuto per abolire la legge o i profeti. Non sono venuto per abolire ma per dare compimento (Mt 5,17). È una introduzione fondamentale per comprendere l'intera sezione di cui fa parte questo brano (Mt 5,17-48). Il Signore Gesù non è venuto a decretare la fine della legge, perché egli stesso è il fine e la chiave di lettura per intendere la legge: solo guardando la sua vita possiamo capire il senso profondo della legge, perché solo nella sua umanità vediamo la legge prendere corpo. Senza Gesù, la legge è una grande “incompiuta”. Per questo, con l'autorità di chi conosce il cuore di Dio, può dire a tutti: avete inteso che fu detto...ma io vi dico. La legge senza il vangelo non dà vita, non fa capire a nessuno, non fa gioire nessuno, non salva nessuno. Anzi, può addirittura uccidere (2Cor 3,6). Come è possibile?

La legge è in sé stessa buona, ma non dà la capacità di essere osservata. Bisognava conoscere l'autore della legge che ce ne rende capaci, sia spiegandocene lo spirito, sia donandoci quello stesso spirito: è lo spirito del Figlio che ha portato la legge dentro il nostro cuore. Se infatti scopro di essere anch'io figlio, le sue 10 parole non saranno più gravose da osservare, non saranno più un decalogo imposto e frustrante, ma piuttosto la gioiosa esperienza di un Dio che mi ama così come sono. Solo rispondendo liberamente all'amore di Dio rivelatosi in Gesù, si comprende quanto dice S. Paolo: chi ama compie tutta la legge...l'amore infatti non fa male a nessuno, pieno compimento della legge è l'amore (Rm 13,8-10). Ecco perché Gesù chiede di essere giusti, ma non alla maniera degli scribi e dei farisei (Mt 5,20). La loro giustizia infatti uccide, perché si ferma alla lettera della legge. La giustizia del Signore invece va oltre: è la lieta notizia di un Padre che ci perdona gratuitamente perché siamo suoi figli! Un buon genitore è colui/lei che non rinuncia alle regole per insegnare a vivere al figlio. E farà di tutto per farle rispettare. Ma sa che la sua relazione non si regge sull'osservanza di queste, bensì sull'amore gratuito per lui. L'amore va oltre le regole, ma non le abbatte. All'uomo servono le regole, ma le regole non danno la vita all'uomo. L'uomo non diventa più libero se si libera dalle regole ma, se fa delle regole la sua vita, muore interiormente (cfr. i due fratelli di Lc 15,11-32). Parafrasando un celebre detto di Gesù: la legge è stata fatta per l'uomo e non l'uomo per la legge.

Ci fermiamo infine sull'ultima delle 3 antitesi esposte (Mt 5,33-37). In Israele per alcune questioni c'era l'usanza di giurare chiamando a testimone Dio. Ma il Signore vieta di giurare chiarendo il senso del comandamento: non si deve giurare per niente, perché l'uomo è chiamato ad esprimere sempre una parola vera. In questo modo essa è mezzo di comunicazione e di comunione, diversamente è solo usata per dominare e dividere. Gesù coglie l'occasione dal divieto di spergiurare per restituire alla parola umana il suo valore. Proprio il contrario di come generalmente si comunica nella società tecnologica e iper-comunicativa, dove il principio sembra essere la manipolazione della parola. Le parole sono generalmente usate per accalappiare il consenso altrui, sono strumenti di persuasione che non si curano affatto della verità. Provate a pensare un mondo dove il nostro parlare fosse davvero un “sì” se è “sì”, e un “no” se è “no”: sarebbe un anticipo di paradiso, ogni parola corrisponderebbe alla verità del cuore di tutti e le relazioni diventerebbero autentiche e unitive, nel rispetto della diversità di ciascuno. Il di più viene dal maligno (Mt 5,37). C'è il “di più” divino, la giustizia di Dio che supera la legge: è la sua Misericordia, principio di ogni bene. Ma c'è anche il “di più” che viene dal maligno: è la menzogna, principio di ogni male che ha bisogno di molte parole per stare in piedi. La storia del primo peccato delle origini (Gn 3), è la storia di un imbroglione che ha confuso e poi persuaso i suoi interlocutori, moltiplicando parole e ragionamenti sulle poche parole di Dio, ma soprattutto parlando di Lui e non di se stesso. Il diavolo e i suoi seguaci sono da sempre abili comunicatori che cercano di controllare gli altri e ridurli a schiavitù dicendo “sì” quando è “no”, e “no” quando è “sì”. Chi ama invece, si prende cura delle proprie parole vigilando sulla sua bocca (Gc 3,1-12). In questo modo testimonia Dio e diventa suo amico.

 

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