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TESTO Grande è la misericordia del Signore

don Walter Magni  

Ultima domenica dopo Epifania (anno C) (03/03/2019)

Vangelo: Lc 19,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 19,1-10

1Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

L'ultima domenica dopo l'Epifania, prima dell'avvio della Quaresima, viene segnalata come “domenica del perdono”. Tanto l'ebraismo aveva già guadagnato la definizione di un Dio “misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà” (Es 34,6-7), quanto Gesù è la visibilità reale di un Dio così carico d'amore. Capace di un perdono illimitato, fattibile e sostenibile. Come quando incontrando Zaccheo con lo sguardo fa sì che questi già si senta tutto amato, perdonato.

“Gesù attraversava la città”
C'è una città, Gerico, e Gesù che “la stava attraversando”. Verbo intrigante il verbo attraversare, che all'imperfetto traduce un'azione che continua e perdura. Gesù non vede soltanto. Soprattutto osserva. Raggiungendo al cuore chiunque incontra. Nell'orizzonte del Suo sguardo non c'è persona o situazione che in Lui non trovi empatia e risonanza profonda, un po' di compassione. Il libro degli Atti direbbe che Gesù di Nazareth è proprio Colui che “passò beneficando e risanando tutti” (10,38); mentre nel Vangelo di Giovanni è Gesù stesso che descrive questo Suo sguardo misericordioso e universale: “e io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). A fronte di chi, invece, passeggia nel mondo sfiorando le cose e distogliendo lo sguardo per paura di compromettersi. Non sapendo sostenere lo sguardo dell'altro e attraversando la storia senza accorgersi di nulla e di nessuno. Senza un minimo d'amore, senza provare l'ebbrezza e il coraggio della compassione. Lasciando che l'ideologia di turno faccia da schermo nei confronti della miseria della gente e che persino qualche teorema religioso filtri la grazia dell'incontro, ostacolando il flusso dell'amore. E così, mentre ancora qualcuno, anonimo tra la folla, acclama l'ultimo arrivato sulla ribalta della piazza del mondo, nessuno s'accorge di chi ancora osa arrampicarsi sull'albero di turno, cercando di cavalcare ancora qualcosa pur di vedere, di stupirsi, di capire ancora. Perché Zaccheo, come tanti nel mondo, era semplicemente un uomo piccolo di statura. Senza profilo e senza immagine di rilievo.

“Cercava di vedere Gesù”
Di Zaccheo sta scritto che “cercava di vedere quale fosse Gesù”. Lo desiderava intensamente, senza averlo detto a nessuno. Ché se qualcuno l'avesse intuito forse l'avrebbe interrogato, rompendo la magia di un momento che si stava consumando solo tra lui e Gesù, senza intermediari. Piuttosto davanti a una lunga barriera di schiene, ma a lui manca un volto. Così s'inventa qualcosa e come d'istinto comincia da arrampicarsi tra i rami di un sicomoro. Un albero nobile, della famiglia dei fichi. Stando alla Bibbia, infatti, chi sta seduto sotto il fico altri non è che colui che solo è alla ricerca della verità. Zaccheo aveva dunque scelto l'albero giusto. E subito Gesù lo raggiunge, come L'avesse già visto dentro, come l'avesse intravisto da lontano: e “giunto sul luogo, alzò lo sguardo”. Forse troppo grande diventa lo stupore. Zaccheo sorpreso non dice una parola. Quel Rabbi del quale aveva tanto sentito parlare e che sapeva raccontare tanto bene il mondo di Dio, proprio Lui L'aveva raggiunto. Alzando lo sguardo su di lui come faceva benedicendo i pani della moltiplicazione. O, durante l'ultima Cena, prima di regalarsi come eucaristia per noi. Senza comunque badare a chi Gli stava attorno. Senza temere d'essere frainteso, Gesù rompe ogni indugio, supera qualsiasi distanza. A fronte di chi seleziona in fretta e scarta subito tutto ciò che ritiene irrecuperabile, lo sguardo di Gesù riabilita tutto quanto era già semplicemente Suo. Perché “Tu hai compassione di tutti e nulla disprezzi di quanto hai creato. Se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata" (Sap 11,24-26).

“Cadde lo sguardo / ma non fu a caso”
Simone Weil annotava: “una delle verità fondamentali del cristianesimo, verità troppo spesso misconosciuta, è questa: ciò che salva è lo sguardo”. Zaccheo, come l'adultera e la Samaritana, come Pietro e tanti altri nel Vangelo deve la salvezza anzitutto allo sguardo misericordioso di Gesù. Uno sguardo che semplicemente crea, richiamando all'esistenza ciò che era perduto agli occhi degli uomini. Risvegliandogli nel cuore di Zaccheo il meglio di sé, il suo essere più vero. Una intensa lirica di Roberto Mussapi ricorda: “Dove la terra fu inutilmente arata / e i campi fumano ancora, e le ombre / lontane chiamano inascoltate dai passanti /o dove qualcuno si fermò per un istante e poi scomparve (...) Lì, ascoltami, cadde lo sguardo, / ma non fu a caso, nulla accade per nulla,/ fu la tua voce, la voce che sale dalle sponde abitate, / questo è il nostro unico margine, confine e fuoco, / questa è la direzione dello sguardo” (La polvere e il fuoco). “Cadde lo sguardo, ma non fu a caso”. Per questo il cuore esulta e trasalisce di gioia: “scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”. Così cambiano le relazioni, i tuoi interessi, le tue preoccupazioni. La misericordia, che lo sguardo di Dio sa infondere nel cuore di ogni uomo che si lascia raggiungere da Lui, è trasformante e subito ti immette dentro tutt'altri criteri di vita e di comportamento: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Dio senza misura S'era donato a Zaccheo, senza calcolarSi, a lui non può che seguire lo stesso verso, la Sua stessa direzione.

 

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