PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO La vita: l'amore e le sue direzioni

don Maurizio Prandi

Santissima Trinità (Anno A) (11/06/2017)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,16-18

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Leggevo in un commento, qualche giorno fa, che Nicodemo, la figura che oggi ci accompagna, è importante.

Era un fariseo e come tale rigido nel seguire la Legge e i Comandamenti. Sappiamo che Gesù è stato molto severo con chi, così attento alla Legge, alla regola, alla norma, rischiava di distrarsi dalla carità, chiudendo il proprio cuore all'amore e alla misericordia. Non solo: mosso dalla curiosità e dal desiderio di conoscere Gesù, era andato da lui di nascosto, di notte. Forse è proprio per questo che Giovanni lo inserisce nel suo vangelo: rappresenta quella parte di me che desidera incontrare Gesù ma rimane nascosta, non si vuole esporre... rappresenta quella parte di me che rimane più attenta alle norme, alle regole e si dimentica dell'amore, della misericordia, del perdono.

Di perdono ci parla la prima lettura che richiama l'esperienza dell'incontro di Mosè con Dio sul monte Sinai, dopo il peccato del vitello d'oro. Mosè secondo l'ordine di Dio sale di nuovo sul monte, portando con sè le due tavole che egli ha tagliato nella pietra sulle quali Dio riscriverà le clausole dell'alleanza. Sul monte il Signore si manifesta a Mosè nella nube che al tempo stesso rivela e nasconde la presenza di Dio. Ancora una volta a Mosè è riservata la rivelazione del ‘nome' di Dio. Il ‘nome' indica l'identità profonda e nascosta di Dio, i cui attributi fondamentali sono la misericordia e la pietà. Siccome è misericordioso, Dio è sensibile davanti alle sofferenze dell'uomo; siccome è pietoso, Dio si piega sulla miseria dell'uomo, se ne fa carico facendosi tutt'uno con la sua vita, coinvolgendosi totalmente (kyrie eleison: Signore coinvolgiti!), non lasciandoci mai soli. Mi piace anche che il testo parli dell'ira di Dio, ma che non la consideri parte della sua natura... don Daniele Simonazzi in un suo testo scrive che mentre grazia e fedeltà sono sovrabbondanti, l'ira è contenuta (lenta). Non è solo una differenza quantitativa: il fatto è che grazia e fedeltà esprimono l'essere stesso di Dio, sono quindi atteggiamenti essenziali e permanenti; l'ira esprime invece la reazione di Dio al peccato dell'uomo; è quindi un atteggiamento accessorio e provvisorio.

Che bella la reazione di Mosè: si curva, si prostra in adorazione e la sua preghiera chiede a Dio semplicemente di stare e di camminare con il suo popolo. Un Dio fedele, che sta e che cammina quindi.
Ecco un nuovo aspetto circa la natura di Dio: la sua capacità di perdonare. In precedenza il nome di Dio significava salvezza, adesso è perdono per il suo popolo. Il Dio che ora camminerà davanti e in mezzo al suo popolo sarà ormai un Dio di perdono.

Questo Dio di perdono emerge, dicevamo venerdì commentando insieme questo brano, anche dal Vangelo: un Dio che non vuole perdere nessuno... non vuole perdere per strada dei pezzi... un Dio che ama il mondo, persone e cose, l'armonia del creato, un Dio che non si concentra su un solo popolo ma che ama incondizionatamente. Un Dio che crede nell'uomo, altrimenti non morirebbe per lui; un Dio che ci chiede non di essere degli eroi ma dei semplici testimoni della salvezza che viene da lui. Nel nostro piccolo possiamo essere segno della universale apertura del cuore di Dio che vuol fare del mondo la sua casa: venerdì, dopo quattordici anni, è tornato al Centro di san Salvatore Hamsa, un ragazzo marocchino che dopo aver girato un po' di mondo e forse averne combinato di tutti i colori ha detto: qui mi sento a casa. Dio nella sua bontà ci da occasioni per far si che davvero nessuno si perda... e se lui si fa nostro compagno di viaggio per custodirci nelle nostre lontananze, anche noi siamo chiamati a fare altrettanto, ad essere segno di quella presenza.

Cosa dice Gesù al Nicodemo che è in me?
1) Che il mistero di Dio non è cosa per matematici o filosofi che si perdono nei numeri (uno e tre) o nelle definizioni (uno e trino)... Gesù quando parla preferisce raccontare di un Dio che si radica in una storia di perdono se guardiamo alla prima lettura, o si riconosce dentro ad alcuni verbi se guardiamo al vangelo: al mondo di Dio non appartiene il verbo condannare ad esempio (non sono venuto per condannare...) ma il suo vocabolario è fatto di verbi come salvare, amare, dare, inviare. Lì si riconosce Dio, lì si specchia: nell'amore e nella misericordia. I miei problemi vengono dal fatto che ho sempre approcciato questo mistero come un qualcosa da dimostrare o da cercare di spiegare... Gesù preferisce rimanere invece sul farci fare esperienza, perché la Trinità non è da spiegare, ma da riconoscere.
2) Che il mistero di Dio non riguarda solo il Padre il Figlio e lo Spirito Santo, perché Dio, (che come dicevamo le scorse domeniche non si sa pensare senza l'uomo) allarga all'uomo, ad ogni uomo perduto e bisognoso di salvezza il suo mistero.
3) Che l'amore di Dio è totalmente gratuito e che è possibile e doveroso essere segno di questo amore. Alle volte ci sembra così strano che qualcuno ancora oggi desideri dare volto e concretezza a questa gratuità che alla fine non ci crediamo e pensiamo che a tutti i costi debba esserci un tornaconto personale.
4) Che devo ricordare al Nicodemo che è in me che non credere a Gesù è condannarsi ad una vita di regole, di leggi, di cose da fare... una vita che dimentica l'amore e le sue direzioni, una vita che corre il serio rischio della noia e della tristezza. E' questa, credo, la condanna dalla quale il vangelo ci mette in guardia questa domenica.

 

Ricerca avanzata  (54003 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: