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TESTO Commento su Es 34,4-6.8-9; Dn 3,52-56; 2Cor 13,11-13; Gv 3,16-18

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

Santissima Trinità (Anno A) (11/06/2017)

Vangelo: Es 34,4-6.8-9; Dn 3,52-56; 2Cor 13,11-13; Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,16-18

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

La liturgia della Chiesa Cattolica, dopo aver celebrato, la scorsa domenica, la solennità di Pentecoste, oggi celebra la solennità della SS Trinità mistero d'amore: inesprimibile per povertà di linguaggio; di vita ché la nostra piccolezza non potrà mai comprendere anche se di Lui, talora, balbettiamo.
Quando diciamo che la Trinità è un mistero affermiamo che, alla ragione umana, essa non può e non potrà mai essere perfettamente intellegibile. Abbiamo delle certezze solo se crediamo nella rivelazione: Dio non mente perché è contro la sua natura. Il suo ricordo ci accompagna per tutto l'arco della giornata, durante tutto l'anno liturgico, durante tutta la nostra esistenza terrena. Non diciamo, forse, più volte nel corso della giornata, " nel nome del Padre, del figlio e dello Spirito santo"? Così dicendo non proclamiamo il Mistero della SS. Trinità? La coppia, in quanto costituita da un uomo e una donna, creata immagine e somiglianza di Dio e uniti dall'amore, non è anch'essa un segno della SS. Trinità?
In questa formula che impariamo a memoria in età infantile, c'è il senso della nostra storia, ma soprattutto la rivelazione che Dio è comunione di persone.
La Trinità è il mistero che rende manifesto l'amore di Dio per l'umanità attraverso la donazione del " Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui... abbia la vita eterna" ( Gv 3,16 ).
Lo Spirito Santo, la terza persona della SS. Trinità, trascina la creazione verso la pienezza dell'amore che è Dio.
La famiglia trinitaria è il lievito che trasforma l'intera umanità in fratelli, a qualsiasi razza o nazione si appartenga, in quanto si è tutti figli di un unico Dio.
Da quanto detto sopra, Dio si rivela a noi come " comunione di persone" e non è una parola astratta ma un mistero incomprensibile all'uomo: una bottiglia, per quanto grande non può contenere l'intera capacità di una botte smisurata.

La prima lettura racconta il rifiuto della legge da parte di Israele e, di conseguenza, la scelta dell'idolatria fatta ai piedi del Sinai con la costruzione del vitello d'oro. Mosè, che è consapevole della colpa commessa dal popolo sale sul monte "di buon mattino" per intercedere presso JHWH per quel "popolo dalla dura cervice" che è la discendenza di Giacobbe e così facendo scopre il Dio vivente non è un Dio giudice, ma un Dio di misericordia, un Dio di giustizia e di perdono che fa libera e nuova la sua creatura anzi cammina in mezzo al suo popolo. Come detto sopra i vv. 5-6 aiutano, quanti credono, a capire chi è Dio, e inoltre definiscono cinque dei "tredici attributi della misericordia divina" che ogni Israelita osservante recita ogni giorno.

Il canto dei tre giovani a causa della festività odierna subisce la trasformazione in Salmo: il Dio vivente viene lodato e glorificato nei secoli da Azaria, Anania e Misaele, che quasi sembrano voler continuare con questo canto quanto già detto nella prima lettura.

L'apostolo Paolo, nella seconda lettera ai Corinzi, invita i fedeli di quella città a partecipare all'assemblea liturgica con gioia, fraternità, aiuto reciproco, nella comunione con le tre persone divine salutandosi vicendevolmente con il Bacio Santo.

Nel Vangelo di oggi Gesù si presenta a Nicodemo come Messia che si comunica orientando la storia di tutto il creato verso il suo compimento. Per restaurare l'uomo nella sua condizione originaria, il Figlio si incarna, si offre come vittima di espiazione e non accetta di essere giudice per nessuna creatura, ma si lascia giudicare e condannare da noi.
Chi, fra gli uomini, accetta il Mistero dialoga con Dio, il quale dice " Fiat" con la croce del Figlio. In tal maniera il " Dio con noi" diventa Parola di perdono e di misericordia " perché il mondo si salvi per mezzo di lui".
L'odierno brano del Vangelo termina proclamando che, per chi accoglie il Figlio ci sarà un futuro di vita, ma chi non lo accoglie si autocondannerà.

Revisione di vita
- È per noi la casa, come diceva Giovanni Paolo II, una scuola di comunione?
- Pensiamo anche noi come Origene che la " Chiesa è piena della Trinità"?
- Ci vergogniamo di fare il segno della croce in pubblico?

Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari

 

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