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TESTO Commento su Giovanni 3,16-18

fr. Massimo Rossi  

Santissima Trinità (Anno A) (15/06/2014)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Chi era Nicodemo? Era un Fariseo, un capo del popolo, e andò da Gesù nottetempo per interrogarlo. In quest'uomo si agitano due sentimenti tra loro conflittuali: da una parte, era curioso di conoscere personalmente il Signore, il suo pensiero, la sua missione; il fascino che sprigionava quest'uomo dalla sapienza a dir poco singolare aveva conquistato anche Nicodemo... d'altra parte costui temeva la riprovazione del partito, il quale aveva già manifestato di non gradire la schiettezza dell'uomo di Nazareth, tantomeno la popolarità che (Gesù) si è già guadagnato. Era necessario un compromesso, del tipo "si fa ma non si dice": per cui Nicodemo decide di andarlo a trovare con il favore delle tenebre.

Potremmo dire un sacco di cose, sulla personalità de questo fariseo... lo conosciamo bene, perché ci somiglia un po', forse di più: quanti compromessi siamo disposti a sottoscrivere, pur di restare fedeli alle nostre idee ma, al tempo stesso, non ritornare sulle scelte importanti che abbiamo fatto, nonostante le nostre idee... "Che figura ci faccio a cambiare proprio adesso? Ormai ho deciso! E poi, la mia scelta ha segnato il destino di altre persone..." etc., etc,... E le idee? rimangono un'astrazione, come cantava Giorgio Gaber quarant'anni fa...

Naturalmente Nicodemo, come anche noi, invoca la ragion di stato. Che c'entra la ragion di stato con noi e con Nicodemo? apparentemente nulla; chi non ricopre posizioni di potere e di responsabilità sociale può stare tranquillo... E invece no! Tutti manifestiamo una rilevanza sociale, chi più, chi meno, per il solo fatto che esistiamo! Nella sua valenza più ampia, la politica non è soltanto l'attività dei partiti, del governo, del parlamento... Ogni azione umana ha la sua propria incidenza politica, per il solo fatto che avviene direttamente, o indirettamente in un contesto pubblico e intercetta l'azione di altri uomini e donne. Dirò di più: è dall'incontro-scontro dei nostri pensieri e delle nostre azioni con i pensieri e le azioni altrui, che nasce il dilemma personale della coerenza; nel senso che, il criterio per giudicare la coerenza personale - e questo è il peggio! - non è un criterio intrinseco, ma estrinseco! In altre parole, nostro malgrado, vale di più il giudizio degli altri che quello della coscienza individuale! Temo che sia inutile persino parlarne: la tentazione di fare del giudizio degli altri il criterio di valutazione del nostro comportamento, se è buono o cattivo, è (tentazione) quasi irresistibile; siamo stati educati a stare sul giudizio degli altri, parenti, amici, insegnanti, preti, leaders politici, opinionisti, tornisti.... Naturalmente gli altri siamo anche noi; infatti dispensiamo volentieri consigli e giudizi a buon mercato, contribuendo a tramandare questa mentalità di padre in figlio; l'hanno fatto con noi i nostri genitori: "Sta sempre zitto, non farti sentire, o vedere... così non sbagli mai!".

È ancora e sempre questione di orgoglio! L'orgoglio, che come dico sempre, è l'unità di misura del senso di inadeguatezza, e di scarsa autostima, ci fa vedere la vita come una continua competizione, dove vince sempre il più forte, il più furbo, il più capace, il più fortunato... Non è forse vero che la statistica delle quotazioni, gli indici di gradimento e affini hanno la prima e l'ultima parola in tutto, dalla politica al gossip?

Il discorso delicato e complesso, si pone proprio in riferimento al rapporto tra la fede e le scelte di vita: il peccato di Nicodemo, non è solo la mancanza di coraggio nell'esporsi pubblicamente; peccato ancora peggiore è quello di interrogare Gesù per metterlo alla prova: chi dei due deve superare l'esame, Nicodemo o il Signore? per Nicodemo è il Signore! è il Signore che deve convertirsi a Nicodemo, e non viceversa! Il fariseo esce da questo incontro esattamente come ne era entrato... e le parole del Signore gli scivolano addosso come acqua fresca. È vero, noi non sappiamo come finisce la storia, perché il Vangelo non lo dice; ma forse non è importante.

È invece essenziale che raccogliamo noi la sfida a rinascere dall'acqua e dallo Spirito, per entrare nel regno di Dio. "Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va, così è di chiunque è nato dallo Spirito": non è facile intuire gli insegnamenti di Cristo; ma ciò che è chiaro a tutti, Nicodemo compreso, è che il comune modo di pensare e di agire esige una profonda riflessione alla luce della fede. Non si può continuare a pensare in un modo e ad agire in un altro; l'ipocrisia è un peccato grave! di più, certi pensieri, certe idee, prima che le scelte concrete, non hanno niente a che vedere con la fede cristiana e non possono conviverci! Esistono anche i peccati di pensiero... quel modo di ragionare, quell'insieme di principi che vanno addirittura contro i ragionamenti e i principi contenuti nel Vangelo.

Avete mai provato a valutare le vostre convinzioni profonde alla luce della fede? Non è integralismo! È la differenza cristiana! significa riconoscere che la fede è l'unico assoluto della vita umana; nella misura in cui una mia convinzione si distacca dalla fede, significa che per quella convinzione la fede non ha diritto di parola, in ultima analisi, (per quella convinzione) la fede non è un assoluto. Sono disponibile a discuterne, consapevole che la vita non è tutta e solo in bianco e nero; l'identità cristiana ammette il dissenso. Tuttavia, altro è il dissenso, e altro l'ipocrisia di chi si professa cristiano convinto e poi si arroga il diritto di selezionare gli articoli di fede ai quali aderire. Il credente non ha il diritto di selezionare l'oggetto della propria fede.

Questo è il messaggio che il Vangelo di oggi offre alla nostra riflessione sulla Trinità: l'essenza del nostro Dio non è molteplice, ma semplice: semplice e radicale. Questa essenza è l'amore totale del Padre per il Figlio e la risposta di amore altrettanto totale del figlio. Questa totalità si può comprendere solo all'interno di un contesto di dono gratuito, di libertà obbedienziale, di rinnegamento di sé in nome della vita. Ricordo le parole del mio confratello fr. Timothy Radcliffe: la vita si perde, mi correggo, la vita si dona perché si ama la vita, sopra ogni cosa...

 

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