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TESTO Trinità, persona e socialità

padre Gian Franco Scarpitta  

Santissima Trinità (Anno A) (15/06/2014)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Solo Gesù Cristo poteva rivelarci il vero Dio. Essendo Gesù il Verbo, Dio fatto uomo, solo lui può dischiuderci la via al Padre perché vedendo lui si vede il Padre. A favorire questa comunione con il Padre è lo Spirito Santo, lo stesso che aveva condotto Gesù per tutto il ministero fino alla morte di croce e che da Questi era stato effuso sugli apostoli il giorno di Pentecoste. Dall'incarnazione di Gesù capiamo quindi che Dio è "Trinità." Un simile termine effettivamente non si trova nella Bibbia. E' un neologismo introdotto nel III secolo da Tertulliano. Esso tuttavia indica una realtà che non può che provenire dalla Parola di Dio, la quale, soprattutto in Gesù Cristo, ci mostra che il vero Dio è talmente Unico, Santo e Onnipotente da essere in se stesso un Individuo e una Comunità. Che Dio prediliga l'uomo singolo e allo stesso tempo lo collochi all'interno di una comunità come essere sociale, è abbastanza verificabile non soltanto nella Scrittura ma anche nella vita stessa della Chiesa. Secondo il progetto di Dio, l'uomo è un essere sociale che non smentisce tuttavia la propria individualità soggettiva e sarebbe deleterio che si verificassero i due opposti. Ma anche in Dio stesso vi è un'individualità e al contempo una Comunione: egli è Uno Solo, Ineffabile, Infinito e Irripetibile, eppure allo stesso tempo Tre. Una sola natura, una sola sostanza, tre Persone (chiamate anche Ipostasi), in modo da poter conciliare già in se stesso questo essere individuo e società, cioè comunione e affermare così anche in se stesso la propria onnipotenza.

Anche se non si parla propriamente di Trinità nei passi della Scrittura, vi è la descrizione di Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo, per esempio in Mt 28, 19, quando Gesù ordina ai suoi discepoli di battezzare tutti "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", cosa che di fatto gli apostoli faranno, per esempio quando Pietro induce i Giudei pentiti a farsi battezzare "nel nome di Gesù" (At 2, 38). Non è una contraddizione, visto fra Gesù Figlio di Dio e il Dio Padre, Figlio e Spirito vi è un'identità sostanziale. La resurrezione di Gesù è attribuita ora al Padre (At 2, 24), ora allo stesso Figlio (Gv 10, 17- 18), ora allo Spirito Santo (At 8, 11) e la formula di saluto finale della 2 Corinzi è data in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (2Cor 13, 13). Questi e altri passi ci illustrano un Dio che è Uno ma allo stesso tempo è anche Comunione di Persone, che vive in se stesso sin dall'eternità il fascino della reciproca appartenenza fra le Tre Persone, per cui nessuna è superiore alle altre ma tutte si complicano a vicenda in ogni cosa, percché ciascuna appartiene all'altra (Pericoresi).

Si tratta di un mistero affascinante che la ragione umana non potrà sciogliere e spiegare. Sulla linea dei Padri della Chiesa, Ratzinger così descrive questa Individualità e allo stesso tempo questa comunione di Persone: " Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica." L'amore è la ragion d'essere del Dio Trinità, ancor prima della Rivelazione. Dio infatti rivela all'uomo se stesso per quello che egli è senza nascondere nulla all'uomo della sua vera natura e per renderlo partecipe della propria identità; e siccome egli è Amore di infinita donazione, egli rivela il fatto di amare sempre se stesso nella reciprocità delle Tre Persone: Il Padre dona tutto se stesso al Figlio; il Figlio dona tutto se stesso al Padre e il Dono che ne scaturisce è lo Spirito Santo, Amore personale che vincola i Due. Un dono non si identifica né con il donatore né con il ricevente, ma dell'uno e dell'altro è una rappresentazione, un'esteriorizzazione; così avviene nel Dono reciproco dello Spirito Santo che intercorre fra il Padre e il Figlio. Una comunione di amore in un Dio che tuttavia resta Uno e Unico. Come spiega S. Agostino: "L'Amante, l'Amato e l'Amore.

Ma il fatto che Dio abbia così rivelato se stesso significa anche che la comunione trinitaria non è una prerogativa gelosa del Signore, ma che piuttosto anche noi ne siamo avvinti e resi partecipi. Nell'incarnazione di Dio in Gesù Cristo la Trinità stessa infatti opera affinché noi per mezzo di Cristo entriamo in comunione con il Padre per opera dello Spirito Santo e Cristo è pertanto la via di accesso al vero Dio. Questo entrare in comunione con lui ci offre lo stato di grazia che è la condizione per cui noi possiamo davvero essere graditi a Dio e vivere costantemente nella relazione con Lui; è il vincolo d'amore con il quale Dio stesso ci ha legati a sè, di cui solamente il Dio Uno e Trino può farci dono.

La vita ecclesiale è piena di occasioni e di opportunità per usufruire dell'amore e della comunione del Dio Trinità anche se su di esse tanto spesso si sorvola. La partecipazione all'Eucarestia è dono della Trinità medesima che ci chiama alla comunione con sé: ricevendo il Pane vivo disceso dal cielo noi infatti assumiamo Cristo stesso che ci mette in comunione con il Padre e che è stato reso presente nella mensa dallo Spirito Santo e sempre lo Spirito realizza per noi questa comunione. Il battesimo dei fanciulli è grande occasione di comunicare con il vero Dio Padre, Figlio e Spirito poiché nello Spirito Santo Cristo stesso rigenera il battezzando a vita nuova per renderlo nella grazia figlio di Dio. L'assoluzione dei nostri peccati al confessionale avviene in virtù del fatto che Dio ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio Gesù Cristo, che a sua volta ha effuso sugli apostoli lo Spirito Santo per la remissione dei peccati. Ma basta anche guardare alla stessa Chiesa di cui tutti siamo membri e nella quale ci troviamo a vivere e condividere la nostra fede per comprendere che la Trinità ci avvince costantemente essendo l'Eucarestia al centro di ogni attività perché nello Spirito Santo rispondiamo alla volontà del Padre. Tutta la vita muove insomma all'insegna della Trinità e anche in noi stessi Dio, che è presente in tutto, ci si propone come comunione di Amore fra i Tre invitandoci a partecipare di se stesso.

Anche se la Trinità resta in se stessa un mistero ineffabile e sproporzionato per noi, per il fatto stesso che ci è stato rivelato occorre che ne viviamo. Non certo bizantineggiando sulla sua presenza in ogni dove o speculando sulla sua essenza come se ci fosse dato di carpire qualcosa del suo affascinante mistero, ma lasciandoci semplicemente sedurre da esso, corrispondendovi apertamente con un sincero atto di fede e di umiltà. In secondo luogo, sorretti dalla Trinità esemplare, dovremmo anche noi considerare alla pari l'importanza della soggettività individuale e della comunicativa sociologica, perché non è appropriato essere esclusivamente individui come pure non è apprezzabile proporci soltanto come grandi comunicatori sociali. Persona e socialità vanno coniugate senza l'una smentisca l'altra. Ciò che abbiamo di mira è infatti la COMUNIONE non tanto la comunicativa. Ma ciò comporta che mettiamo in comune con gli altri quello che scaturisce da noi stessi come soggetti singoli.

 

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