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TESTO Vuoi strappare davvero il male? Guarda ai frutti più che alla zizzannia

padre Ermes Ronchi

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/07/2002)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Vuoi che andiamo a togliere la zizzania? La risposta è perentoria: No. Rischiate di strappare via il buon grano. Siamo invitati a entrare nel nostro campo seminato di buon grano e assediato da erbacce, nel cuore dove intrecciano le loro radici il bene e il male. Come dobbiamo agire per rimanere nello stile di Dio? La parabola racconta due sguardi: quello dei servi che si fissa sulle erbacce, quello del Signore che vede il buon grano. Ci chiama a conquistare lo sguardo positivo del Creatore. La nostra coscienza chiara e sincera deve saper vedere ciò che di vitale, di bello, di promettente Dio ha seminato in noi, e fare sì che porti frutto. L'uomo violento che è in noi dice: strappa subito da te ciò che è cattivo, ciò che è immaturo o infantile. Il Signore risponde: abbi pazienza, non agire con violenza.
Mettiamoci sulla strada che Dio percorre: per vincere il buio della notte egli accende ogni giorno il suo mattino; per far fiorire la steppa, anche solo per una stagione, Dio sparge infiniti semi di vita; per far lievitare una massa immobile, immette il suo lievito. Ciascuno di noi verso se stesso deve adottare questa stessa attività positiva, solare, gloriosa, vitale. Perché il nostro spirito è capace di cose grandi, di maturare davvero, solo se ha grandi passioni positive, grandi desideri. Preoccupiamoci prima di tutto non della zizzania, dei difetti, delle debolezze, ma di avere un amore grande, un ideale forte, una venerazione profonda per le forze di bontà, attenzione, misericordia, accoglienza, libertà che Dio ci ha dato. Facciamo che esse erompano in tutta la loro bellezza, in tutta la loro potenza, e vedremo le tenebre ritirarsi e la zizzania senza più terreno. E tutto il nostro essere fiorirà nella luce.
Dobbiamo amare noi stessi, cioè il positivo che è in noi, venerare la parte luminosa del cuore: viene da Dio! Il nostro lavoro religioso è solo questo: portare a maturazione il buon grano che Dio ha seminato in noi, e nessuno ne è privo perché la mano di Dio è viva. Liberiamoci dai falsi esami di coscienza negativi. La morale dell'evangelo cerca in me la fecondità del frutto buono, prima che l'assenza di difetti, la distruzione delle erbacce. Anche il giudizio finale avrà come argomento non la zizzania, il lato oscuro della mia esistenza, ma il buon grano, la parte migliore di me: ho avuto fame, freddo, paura e tu mi hai dato pane e amicizia, mi hai asciugato una lacrima (cfr Matteo 25). Agli occhi di Dio, il bene è più forte e più importante del male; il buon seme conta più della zizzania del campo, una spiga di buon grano vale più di tutte le erbacce della terra.

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