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TESTO Quell'intervallo di spazio tra me e te

Marco Pedron  

Santissima Trinità (Anno A) (19/06/2011)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Oggi la Chiesa celebra la festa della Trinità. Ma cos'è la Trinità? E cosa vuol dire Trinità? Anche perché nei vangeli si può cercare finché si vuole ma questa parola non esiste proprio.

Il vissuto precede sempre la teoria. Prima una cosa si vive e poi, riflettendo, la si capisce. Prima gli apostoli e i primi cristiani hanno vissuto "Dio" e poi lo hanno teorizzato, capito, lo hanno definito.

Il Figlio: il Dio in terra. Cosa succede? Gli apostoli e i primi cristiani hanno conosciuto Gesù: hanno sentito le sue parole e le sue parabole, visto i suoi miracoli, toccato con mano la sua forza, la sua passione e la sua verità. I primi cristiani non hanno dubbi: "Qui c'è Dio. Gesù è il Figlio di Dio". E la resurrezione è nient'altro che la conferma: "Gesù Cristo è Dio". Gesù è il Dio che si incarna nel tempo-spazio della storia, che prende forma, umanità, visibilità. Gesù, poi però, muore e se ne va.

Il Padre: il Dio in cielo. In Gesù, però sperimentano qualcosa di nuovo: Dio Padre. In Gesù cioè, i primi cristiani fanno esperienza di un Dio nuovo, diverso, Abba-Padre (Abba=Papparino). Gesù stesso parla con suo Padre molte volte amorevolmente. C'è un Dio-Padre che è sempre presente (ci si può sempre rivolgere e sempre ascolta) e assente (non interviene né a salvare Gesù né a risolvere i nostri problemi). E' il Padre, vicino e lontano, quaggiù e lassù, al di fuori del tempo e dello spazio.

Lo Spirito: il Dio sempre presente. I primi cristiani fanno però un'altra esperienza: Gesù Cristo, in maniera nuova e difficile da capire e da comprendere, è sempre presente dentro di loro, come Spirito, energia, fuoco, ardore, speranza, lotta, fiducia. Gesù, il Figlio di Dio, continua a vivere in loro. E' lo Spirito, il Dio che vive oggi e per sempre, in ogni creatura ma in tutto ciò che esiste.

Questa esperienza dei primi cristiani divenne nel corso degli anni il dogma della Trinità: l'Unico Dio vive in Tre persone, distinte, diverse, ma non separate. E' lo stesso Dio che vive e che è presente in modalità diverse. Per questo Dio è sia Uno che Trino.

Ogni volta che noi ci facciamo il segno della croce non facciamo nient'altro che invocare questo dogma, questa verità di fede: "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".

La prima grande verità è che Dio è Famiglia, più persone.

Passano i secoli e si cerca di capire come queste Tre persone si rapportino fra di loro. Da una parte c'era il pericolo della simbiosi: sono così unite che sono la stessa cosa; dall'altra il pericolo della separazione: sono tre persone a sé stanti. I primi secoli della Chiesa, infatti, sono pieni di eresie, di dispute e di contrasti per capire tutto questo. Tutt'ora i cristiani cattolici e quelli ortodossi hanno una leggera diversificazione sulla dottrina trinitaria, riguardo al ruolo dello Spirito.

Il Concilio di Nicea, nel 325, inizia a porre delle basi chiare: "Il Padre e il Figlio sono della stessa sostanza (omousios=stessa sostanza)". Cioè: sono diversi ma uguali. Il Concilio di Costantinopoli, nel 381 dirà: "Non solo il Padre e il Figlio, ma anche lo Spirito è della stessa sostanza, è Dio".

Passa il tempo e passano gli anni e la chiesa si chiede: "Ma queste Tre Persone, in che rapporto stanno fra di loro?". Così la teologia parla di "pericoresi" che vuol dire "ruotare, movimento circolare (in greco peri-choreo)". Le tre persone della Trinità sono in un continuo dono, in una continua danza fra di loro. Vuol dire che ciò che caratterizza il loro essere è la relazione, il darsi e il ricevere. Non esiste l'una senza l'altra. Sant'Agostino nel suo De Trinitate definirà la Trinità: il Padre è l'Amans, il Figlio è l'Amatus e lo Spirito Santo è l'Amor. Dio è Relazione, rapporto, connessione, unione.

La festa della Trinità quindi ci dice: "Fra me e te, è più importante la relazione fra di noi". Non io né tu ma la qualità del nostro rapporto (come cioè ci relazioneremo) darà la nostra felicità.

Quando si sta con una persona, qual è la cosa più importante? Né io né tu, ma il noi che creiamo. E' la relazione, il nostro darsi e riceversi che stabilisce e fonda la nostra felicità. La Trinità è Relazione. Ma ci sono tanti modi di relazionarsi. Ci sono quattro grandi modalità di relazione (è uno schema: ve ne sono altri!).

Io sono ok, tu non sei ok. Se sono più importante io, la relazione diventa egocentrica: "Io, io, io...". Allora non ti vedo, allora vivo tutto in funzione mia: "Tu non hai fatto questo; tu dovevi; tu non mi hai dato", ecc. Sono così concentrato su di me che ti vedo solamente in funzione mia. Tu diventi un oggetto per me. E' come se dicessi: "Io sono ok, tu non sei ok" (cfr. Thomas Harris, Io sono ok, tu sei ok). Io sono il bambino e chiedo a te di essere il mio genitore, al centro della tua vita e dei tuoi pensieri. Tu sei la mia mamma.

C'è un uomo che senza la moglie non fa niente: non esce, non si muove, non va da nessuna parte. Chiede a lei perfino cosa vestirsi. Naturalmente siccome lei è tutto per lui, se lei esce con altri lui è geloso perché senza di lei, si sente un niente.

C'è una donna che da piccola non è stata né accarezzata, né valorizzata, anzi veniva spesso derisa o picchiata. Cos'ha fatto? Si è chiusa e ha detto: "Io non ho bisogno di nessuno". Così lei è ok, i suoi genitori (gli altri) non sono ok (sono cattivi, pericolosi, colpevoli) e lei si è chiusa nel suo mondo.

Avete presente tutti quelli che se la prendono con il mondo: "Tutti fanno male... nessuno è onesto... è colpa della società...", ecc.: sono tutti quelli "io sono ok, tu non sei ok".

Io non sono ok, tu sei ok. Se sei più importante tu, la relazione diventa di dipendenza: "Tu, tu, tu...". Allora il timore di perderti, che tu te ne possa andare oppure la paura di non farcela da solo, senza di te, mi costringe ad attaccarmi a te. Così tu diventi importante, essenziale e io sono un corollario, un'appendice a te. Allora io vivo in funzione tua. Io divento un oggetto per te.

Una donna è stata lasciata fin da piccola dalla nonna prima e dalla baby-sitter dopo, perché la mamma doveva lavorare. Quando poi la mamma e il papà erano a casa, dovevano curarsi della casa e non avevano tempo per lei. Cos'ha memorizzato lei? "Se papà e mamma non mi guardano, non mi vedono, non mi vogliono, è perché io ho qualcosa che non va". Per questo lei, oggi che è grande, sente di non valere niente: se qualcuno l'accusa non si difende; se qualcuno le fa un'ingiustizia, lei la subisce; se deve parlare, non lo fa e si sente sempre meno di tutti. Io non sono ok, tu sei ok.

Io non sono ok, tu non sei ok. Io non sono importante e tu neanche. Quando da bambini sentiamo di non valere ma che neanche di chi è vicino ci possiamo fidare allora né io né tu siamo ok.

Un uomo ha vissuto con una madre perennemente depressa: in certi giorni neppure gli faceva da mangiare, in altri era lui che doveva seguirla. Cos'ha memorizzato? "Io non valgo niente e tu neanche". Per questo lui è chiuso, riservato, non si concede a nessuno e ha un pessimismo cosmico.

Io sono ok, tu sei ok. Io valgo e tu anche. Qui la cosa più importante non sei tu né io, ma la relazione fra di noi. Se io valgo, non ti disprezzo e non ti accuso, perché tu vali. Se tu vali, mi posso fidare e aprire. Questa relazione funziona ed è vitale.

E' la qualità delle nostre relazioni che ci darà una vita felice e realizzata.

Le persone pensano ancora che se troveranno la "persona giusta" saranno felici. Sperano di essere fortunati e di trovare il "pacchetto già fatto". Ma il principe azzurro è un personaggio solo delle fiabe. Così facendo, poi, danno agli altri la responsabilità della propria felicità. Ciò che rende la vita meravigliosa è la qualità delle relazioni che possiamo instaurare con gli altri.

Cosa succede se in una relazione io non so dare? L'altro si stanca di tirare la carretta. Cosa succede se in una relazione io non so ricevere? L'altro non si sente mai importante. Cosa succede se in una relazione io non stimo l'altro? L'altro si sente umiliato. Cosa succede se in una relazione io non stimo me? L'altro deve farmi sempre da mamma e dirmi quanto valgo, che ce la posso fare, che ne ho la capacità. Cosa succede in una relazione se io non voglio crescere? L'altro si sentirà imprigionato. Cosa succede se in una relazione io voglio che le cose rimangano sempre uguali? L'altro si sentirà morire. Cosa succede in una relazione se io sento di non valere? Che mi attaccherò all'altro. Cosa succede se in una relazione io non sono mai ottimista, vitale, gioioso, divertente? Che contagerò l'altro con la mia negatività e creerò una relazione pesante e seria.

Dio è relazione. L'essenza di Dio è la relazione. L'amore è relazione. L'amore è la danza continua (pericoresi) di due persone che si danno e che si ricevono, che si donano e che si accolgono.

L'amore è quell'intervallo di spazio tra me e te, dove si crea il noi, dove io non io, tu non sei tu ma io e te siamo noi.

L'amore è la danza tra due ballerini: entrambi hanno il loro movimento distinto, a volte sono a contatto, a volte sono più distanti. Ma il movimento dell'uno è in relazione, in armonia con l'altro e insieme creano quella "cosa" che si chiama danza (amore), che non è né l'uno né l'altro, ma la loro creazione.

Il vangelo di oggi esprime la verità che Dio è Relazione. Dio ha tanto amato (agapao) il mondo da dare il suo Figlio unigenito (3,16) e si usa il verbo didomi=dare, donare.

C'è un Dio che da il Padre, l'amans, l'amante, colui che dona. C'è un Dio che è donato, il Figlio, l'amatus, il dono. C'è l'amor, lo Spirito, la relazione d'amore che lega chi dà e chi riceve. Tutto ciò che esiste è creato ad immagine di Dio e della Trinità. Ognuno di noi ha bisogno di vivere in sé questi tre elementi. Se manca uno non c'è comunione, perché la comunione è data dai tre elementi: io, tu e l'amore fra me e te.

L'amans, il Padre, il genitore. Io sono amans, l'amante, colui che ama. Amans prende l'iniziativa, va, non guarda a cosa fanno gli altri, non guarda se fanno più o meno, lui ha dentro di sé l'amore e lo dona gratuitamente. E' il genitore: è così pieno d'amore che lui lo dona, lo riversa. L'amore è dare, donare. Ma per dare bisogna essere pieni, altrimenti credendo di dare si pretende di ricevere. Sono pieno d'amore e lo dono; sono pieno di gioia e la dono; sono pieno di vitalità e la dono; sono pieno di allegria e la dono; sono pieno di felicità e la mia gioia diventa iniziative, voglia di creare unioni, condivisioni e momenti gioviali.

Non si può mai dare ciò che non si ha. E' per questo che il miglior modo di amare il proprio figlio è di essere delle persone felici, piene di vita e di gioia. Perché, come si può dare ciò che non si ha? Lc 6,45 fa una considerazione ovvia: "L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore". Chi dentro ha rabbia sarà arrabbiato e avrà bisogno di arrabbiarsi; chi dentro ha tristezza vedrà tutto nero, tutto negativo e tutto pericoloso; ma chi dentro ha la gioia la riconoscerà nel volto, nei gesti, nelle parole e nei sorrisi che incontra. La nostra vita fuori non è nient'altro che la proiezione della nostra vita spirituale, interna.

L'amatus, il Figlio, il bambino. Il Figlio è colui che riceve (nel vangelo riceve una missione dal Padre: non giudicare il mondo ma salvarlo).

Ad un primo livello, tutti noi abbiamo bisogno di ricevere. Ho bisogno di coccole, di tenerezza, di ascolto, di gioia, di ridere, di lasciarmi andare, di sentirmi accolto, riconosciuto, amato. Il bambino è colui che riceve: lui si apre e riceve. Tutti siamo bambini. Ma a volte vogliamo ricevere senza aprirci. Vorremmo che gli altri ci ascoltassero ma noi non chiediamo. Vorremmo tenerezza, affetto, ma non vogliamo mostrarci vulnerabili o bisognosi. Vorremmo conforto, protezione, ma non vogliamo farci vedere piangere o sofferenti. Vorremmo sentirci riconosciuti ma quando qualcuno ci fa un complimento o ci dice: "Ti voglio bene", noi sminuiamo o addirittura ci sentiamo imbarazzati. Per ricevere bisogna aprirsi, bisogna accettare di essere vulnerabili.

Ad un livello più profondo ciascuno di noi riceve una missione, un compito: "Quello devo fare; per quello ci sono e sono nato; per quello (cioè in vista di quello) io sono stato creato, per cui se sono così è perché quello devo fare". Gesù ha ricevuto la missione dal Padre e io ricevo la mia da Dio. La vera obbedienza (ob-audio=ascolto da dentro) è seguire la missione e il compito per cui si esiste, quella che Dio stesso ci ha dato.

L'amor, lo Spirito, l'amore, l'unione, il legame, l'adulto. Io sono io e tu sei tu: l'amore è ciò che unisce me a te.

Ma quando io voglio che tu divenga me, io ti uccido. E quando io divengo te, mi uccido. L'amore non vuole cambiare l'altro: tu sei tu. Se cambierai, è una scelta tua. Io ti amo non ti cambio. E' l'adulto che fa così: io ti amo e non mi aspetto che tu cambi. Lo faccio perché l'amore nasce dal mio cuore, dal mio essere, da ciò che io ho dentro. "Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?" (Mt 5,46). Non è amore, è interesse, contraccambio!

La parola a-more (alfa privativo+mors, mortis=morte) è ciò che fa vivere. L'amore fa vivere tutto ciò che vive. L'amore è che l'altro sia al massimo se stesso anche se questo è contro il suo volere o le sue idee. Cosa vuol dire per te nel tuo lavoro, essere amore, essere unione? Cosa vuol dire con il tuo compagno, essere amore per lui? Cosa vuol dire con chi non sopporti essere amore? Madre Teresa o Teresa di Lisieux dicevano: "Oggi sarò l'amore". E vivevano così quella giornata.

La festa della Trinità, da un punto di vista di fede, dice che il Tutto è collegato al tutto. Dice che siamo tutti in relazione con il Tutto (Dio) e con il tutto (tutti gli altri). Siamo cioè interconnessi. Ma questa verità di fede oggi è confermata dalla scienza.

L'Effetto Farfalla (Edward Lorenz): ha spiegato, mostrato e fatto vedere, come una farfalla che muove l'aria oggi a Pechino, può trasformare i sistemi delle perturbazioni del mese successivo a New York. Cioè, piccole variazioni possono produrre grandi effetti.

Rupert Sheldrake fa un esperimento ripreso dalla televisione austriaca. Delle videocamere con un codice temporale (sincronizzate in modo da poter vedere nello stesso istante luoghi diversi) vengono puntate su Pam Smart, che è fuori di casa, e sul suo cane Jayee, chiuso in casa. In un momento scelto a caso, all'insaputa tanto sua quanto del suo cane, Pam riceve una chiamata che le chiede di ritornare a casa. In quel preciso istante il suo cane Jayee corre alla porta ad aspettare la sua padrona. Esperimenti simili, documentati e registrati sono stati fatti centinaia di volte e il risultato è sempre stato lo stesso.

Esperimento di ricercatori in Pennsylvania: 42 coppie. Veniva inflitta una piccola ferita con un minuscolo strumento pungente su di un partner della coppia. Poi i partner parlavano, in modo privo di conflitti e veniva calcolata attentamente la velocità di guarigione. Diversi mesi dopo stessa cosa, ma qui i partner conversavano su questioni controverse (litigavano): soldi, parenti, ecc. Bene: la ferita ci metteva un giorno in più a guarire e le ferite guarivano con una velocità del 60% rispetto alle coppie della prima sessione. L'esame della interluchina-6 (IL-6), sostanza chimica citochina di importanza cruciale per il sistema immunitario, rilevava tra le coppie ostili livelli altissimi (=il sistema immunitario era stato soprafatto).

Backster ha fatto degli esperimenti con le piante. Ha usato un lie detector, "la macchina della verità" (rileva la conduttività elettrica della pelle), sulle foglie di una pianta. Poi ha messo la pianta, con gli elettrodi attaccati, nel caffè: non successe nulla.

Poi pensò: "E se io creo un pericolo, cosa succede?". E gli venne in mente l'idea di prendere un fiammifero e di bruciare la pianta. Come ebbe quell'idea il pennino quasi saltò via! Ma lui non aveva bruciato la pianta: aveva solo avuto l'idea. "E' possibile che la pianta abbia percepito il mio pensiero?". La pianta sembrava aver registrato la minaccia diretta. La pianta poi tornò calma. Accese un fiammifero e lo lasciò tremolare sotto la pianta. Il pennino di nuovo continuò la sua corsa sfrenata!

Backster e Hanson fanno allora questo esperimento: mettono degli elettrodi alle piante, collegati con un pennino, e nell'istante in cui mettevano un gamberetto vivo in contatto con l'acqua bollente, queste schizzavano. Questo avveniva anche se tra il gamberetto che andava a morire e le piante vi erano tre porte di distanza. Cosa significa tutto ciò? Significa che tutte le cose viventi trasmettono avanti e indietro informazioni telepatiche in ogni istante, soprattutto nei momenti di pericolo e di morte.

Nessuno allora può più dire: "Io non posso fare nulla; io non posso fare niente; a che serve se faccio il bene; sono l'unico che lo fa! Non è meglio fare come tutti?". Quello che fai tu ricade su di te e sul mondo.

Noi ci pensiamo separati e diciamo: "La vita è mia e faccio quello che voglio io". E pensando così crediamo che quello che facciamo non abbia una ricaduta sugli altri ma non è così invece.

Se urli, bestemmi, vivi nel rancore o nella rabbia, la tua risonanza si diffonde e si riverbera nel mondo. Se, invece, ami incondizionatamente, se vivi nel perdono lasciando andare e cadere l'odio e la rabbia, se compi gesti di bontà gratuita, se hai compassione e tenerezza, tutto questo si riverbera in te, nella tua famiglia e nel mondo.

Le persone dicono: "Ma perché a me va sempre male?". E bisognerebbe rispondergli: "Ma che razza di pensieri fai? Perché? Vivi sempre nel rancore e nella negatività, e ciò che vivi si riverbera sulla tua vita". Oppure: "Perché i miei figli sono così?". "Ma il tuo cuore com'è?". Oppure: "Perché non trovo nessuno? Perché a me va sempre male?". "Se vivi perennemente nell'invidia, nella gelosia, nella cattiveria, cosa puoi attirarti?".

La Trinità allora ti ricorda: sei collegato al tutto e il tutto è collegato a te.

Tutto è in relazione e la relazione è tutto.

Pensiero della settimana

Matteo chiude il suo vangelo dicendo: "Andate... battezzate... insegnate... Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,16-20).

Gesù manda noi: siamo stati creati per evolvere e per far evolvere. Altrimenti Gesù avrebbe detto: "E adesso non fate nulla fino alla fine del mondo".

Dio vive in me.
Dio vive nelle mie parole.
Dio vive nei miei occhi.
Dio vive nelle mie mani.
Dio vive nel mio cuore.

Dio non ha altro che questo per amare, venire e incarnarsi oggi
in questo mondo e tra questa gente.

 

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