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TESTO Gloria a te, Padre, a te Figlio, a te Spirito Santo!

don Roberto Rossi  

Santissima Trinità (Anno A) (19/06/2011)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,16-18

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Celebriamo la festa della SS. Trinità. E' la grande rivelazione che Dio fa di se stesso in maniera graduale lungo tutta la Bibbia, come una luce che diventa sempre più luminosa, fino alla rivelazione piena offertaci da Gesù quando afferma: "Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigenito." La Trinità è il mistero centrale della nostra fede, mistero che non riesco a comprendere, ma in cui credo perché l'ha rivelato Gesù e lo propone la Chiesa.

La festa della Trinità ci invita a una grande umiltà davanti al mistero di Dio, che però ha un grande significato per la nostra vita. Gesù ci ha rivelato che c'è un solo Dio, ma in tre Persone, che hanno tra loro un misterioso rapporto d'amore. Un amore così intenso che si espande all'esterno e si manifesta in tre modi: nella creazione dell'uomo e del cosmo; nella redenzione e nel perdono del peccato dell'uomo; nella santificazione, cioè nel far partecipare l'uomo alla vita di Dio. Così noi siamo chiamati a partecipare alla vita di Dio. La nostra risposta al mistero di Dio è amarlo, adorarlo. E' davvero una cosa grande: vivere la vita di Dio, partecipare alle relazioni di amore della Trinità, non con l'intelligenza, lo studio, ma col cuore, la volontà di amare, il fuoco, la passione dell'amore. La Trinità ci dice che nessuno di noi può vivere da solo, chiuso in se stesso, ma siamo stati creati per amare, per uscire da noi stessi e donarci a Dio e al prossimo. Noi cristiani dobbiamo imparare ad essere persone dedicate all'amore, cordiali, disponibili, capaci di perdonare, di interessarci agli altri, di aiutare. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che oggi contempliamo nella Trinità, sono la radice, la fonte, il sostegno della Chiesa, di quella comunità nata nel giorno di Pentecoste, segno dell'unità di tutto il genere umano. La Chiesa viene dall'alto, da un Dio che è "comunione" di tre persone. Da tale comunione d'amore nasce e verso tale comunione essa cammina. La Trinità è origine e meta della Chiesa. Per questo la Chiesa è anch'essa mistero: da contemplare, da accogliere, da rispettare, da custodire, da amare. Noi viviamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Il segno della croce ci ricorda questo mistero nel quale siamo inseriti. È il grande dono di Dio ed è il nostro compito: il servizio dell'unità e della comunione. L'uomo non è stato creato a immagine di un Dio solitario, ma di un Dio amore. Ogni singola persona e l'umanità stessa non saranno se stesse al di fuori della comunione. Solo così potranno salvarsi. Dio non ha voluto salvare gli uomini singolarmente, ma radunandoli in un popolo. La Chiesa è chiamata ad essere nella storia lievito di comunione e di amore. Facciamo nostre le parole della preghiera della Chiesa: "Padre, fedele e misericordioso, che ci hai rivelato il mistero della tua vita donandoci il tuo unico Figlio e lo spirito d'amore, sostieni la nostra fede e ispiraci sentimenti di pace e di speranza, perché riuniti nella comunione della tua Chiesa, benediciamo il tuo nome glorioso e santo".

 

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