TESTO Il mistero parla un linguaggio conosciuto
Santissima Trinità (Anno A) (19/06/2011)
Vangelo: Gv 3,16-18

«16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Subito una precisazione: la solennità odierna non vuole significare che si celebra la Divina Trinità come si fa con i santi, un giorno all'anno. L'unico Dio in tre Persone è sempre il quadro in cui si celebra ogni liturgia; anzi, le varie feste altro non sono se non specificazioni, chiarimenti, richiami del mistero primo e basilare della fede cristiana. Se la festa riguarda Gesù (Natale, Epifania, Pasqua, Corpus Domini eccetera), lo si considera in quanto seconda Persona della Trinità; se si celebra lo Spirito Santo (come a Pentecoste), lo si fa sempre in rapporto con il Padre e il Figlio; se si festeggia Maria (Immacolata, Assunta e così via) o un altro santo, è sempre per considerare quanto il Dio Uno e Trino ha operato in loro, e come essi vi hanno corrisposto. Dio è sempre il centro della fede, che la si celebri comunitariamente o la si viva nel quotidiano; e per i cristiani Dio è come si è rivelato, appunto Uno in tre Persone.
Allora, ci si può chiedere, se la Trinità è sempre presente, perché dedicarle una particolare domenica? Le ragioni sono varie, ma anzitutto proprio per ricordare la sua inscindibile unità, per cui quanto riguarda una delle tre Persone coinvolge sempre anche le altre due. Se ci si rivolge al "Padre nostro" (come nella recita della preghiera insegnataci da Gesù, o in quell'unica lunga preghiera che è la Messa) o al Figlio (ascoltando quanto ha lasciato detto nei vangeli, o ricevendolo alla comunione) o allo Spirito Santo (ad esempio nella cresima), la festa di oggi vuole ricordare che nessuna delle tre Persone è mai disgiunta dalle altre, ed esse operano sempre in perfetta sintonia. Lo manifesta un esempio vistoso, che si connette con il motivo per cui questa festa cade oggi. Domenica scorsa si è conclusa la celebrazione della Pasqua, nei suoi diversi momenti: la passione di Gesù, la sua morte in croce, la risurrezione e l'ascensione, la pentecoste; oggi la liturgia invita a voltarsi indietro, a considerare globalmente la Pasqua come opera congiunta della Trinità: il Padre ha mandato il Figlio a redimere l'umanità, e lo Spirito Santo ne trasmette i frutti ad ogni singolo uomo.
Dunque le tre Persone hanno operato e operano, congiuntamente, per amore nostro. E questo fatto costituisce il tema comune alle letture della Messa odierna, che aprono così uno spiraglio alla nostra comprensione del mistero trinitario. La prima (Esodo 34,4-9) riguarda Mosè salito sul monte Sinai, al quale Dio parla rivelando la propria bontà: "(Io sono) il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà". Il suo amore ha toccato l'apice, quando ha dato a noi il suo stesso Figlio, come Gesù stesso rivela a Nicodemo, il notabile ebreo andato da lui di notte (Vangelo secondo Giovanni 3,16-18): "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui". La salvezza si ha, cercando di seguire il suo esempio, come ricorda la seconda lettura (2Corinzi 13,11-13): "Siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Do dell'amore e della pace sarà con voi". E subito dopo Paolo specifica chi sia "il Dio dell'amore", salutando i cristiani di Corinto con una formula che è divenuta una di quelle con cui comincia la celebrazione della messa: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio (Padre) e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi".
Dio si è rivelato uno e trino: il mistero, come ogni altro riguardante Lui, ovviamente travalica le nostre capacità intellettive; ma non ci è estraneo, perché parla un linguaggio che ben conosciamo, il linguaggio dell'amore.