PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Trinità: Unione e carità

padre Gian Franco Scarpitta  

Santissima Trinità (Anno A) (19/06/2011)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,16-18

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Nel passaggio dagli anni prima di Cristo a quelli a Lui posteriori, parecchi pensatori greci (come ad esempio quelli del Neoplatonismo) andavano sempre più ispirandosi alla sapienza biblica e alla cultura orientale e anche non pochi uomini di intelletto Giudei e Cristiani attinsero molto dalla filosofia greca per partorire i propri concetti teologici. Così ad esempio Origene, e successivamente anche S. Agostino e S. Tommaso, si accostarono a Plotino per delineare razionalmente le loro posizioni sul Dio Cristiano Uno e Trino.

Plotino aveva infatti parlato di Dio come l'Uno, cioè il Perfetto Ente supremo che è superiore all'essere e ad ogni realtà creata dal quale per emanazione scaturiscono l'Intelletto e l'Anima del mondo. L'Uno era il Bene. Questo Bene però non poteva essere concepito come chiuso in se stesso ma doveva traboccare da se stesso dando vita ad altri enti.

Già la filosofia neoplatonica partoriva insomma un concetto simile alla nostra idea di Trinità, concependo Dio come un Ente che, pur essendo unico e Uno, non può restare chiuso in se stesso, ma deve per forza diffondersi: il bene è infatti orientato verso un oggetto, ha come destinatario qualcos'altro di diverso da me e quindi non può circoscriversi in se medesimo.

Anche i Padri della Chiesa, con l'ausilio appunto dei greci, concepiscono Dio come una verità assoluta Una e Unica, che non ammette altre divinità concorrenti e concomitanti. Essa però non è una realtà statica e monolitica, ma è Amore eterno ed infinito, che tende sin dall'eternità ad uscire da se stessa e a diffondersi all'infuori di sé. Cosicché in Dio sussiste una sola Natura, ma Tre Persone uguali e distinte, che fin dall'eternità vivono una dimensione di continua pericoresi, cioè di reciproca appartenenza e compenetrazione nonché una dimensione di Amore per il quale si concedono da sempre l'Una all'altra: Il Padre ama il Figlio e gli comunica la sua sostanza, il Figlio ama il Padre e l'amore sostanziale che intecorre fra i Due è lo Spirito Santo.

Ma se per spiegare il mistero della Trinità i Teologi si accostano ai pensatori greci, questo non vuol dire che la Trinità sia stata per loro una dottrina filosofica.

Che Dio sia Uno e Trino è infatti una derivazione del dato rivelato. Si tratta di un mistero, cioè di qualcosa che è destinato a restare insondabile e irraggiungibile dalle forze umane e del quale solo Dio può vantare diritti. Tale mistero ci viene mostrato indirettamente nell'Antico Testamento; con maggiore rilevanza ce ne mostra i dettagli il Nuovo Testamento, soprattutto nella vita e negli insegnamenti del Cristo. Ad esso si corrisponde nient'altro che con la fede e con l'ossequio dell'intelligenza e della volontà.

Il Mistero di Dio Uno e Trino è qualcosa da contemplare con stupore e a cui restare sottomessi in atteggiamento di umile ascolto considerando tuttavia che in Esso stesso si spiega già come Dio sia onnipotente al punto da essere Uno Solo e allo stesso tempo Tre.

Contemplando questo ineffabile mistero, al di fuori dell'istruzione teologica notiamo subito una sola Sostanza e Tre Persone (prosopon) uguali e allo stesso tempo distinte, ciascuna con una soggettività da condividere con le altre; in questo essere Uno e Tre, ci rendiamo conto che Dio innanzitutto è davvero onnipotente poiché capace di essere unico e molteplice al medesimo tempo e che in questo suo essere e porsi non conosce limitazione alcuna andando al di là di quello che la nostra mente possa concepire. Ma Dio in se stesso è anche una comunione di persone: Padre, Figlio e Spirito Santo pur formando un solo Dio unico fanno sì che Egli viva la comunione già in se medesimo e che insegni anche a noi il valore di essere allo stesso tempo individuo e società, senza che la prima smentisca la seconda. Ad immagine di Dio, l'uomo infatti è chiamato a vivere la dimensione della propria persona insostituibile, sacra e inviolabile e allo stesso tempo quella dell'interazione con gli altri suoi simili nella comunicazione, nella solidarietà e nella comunione con gli altri essendo egli per natura sua votato a vivere con... Contemplare il Mistero della Trinità vuol dire scorgere però ancora una cosa: cosa conduce queste Tre Persone Uguali e distine a relazionarsi fra di loro sin dall'eternità? Come possono Tre Soggetti coscienti continuare a interagire sempre fra di loro? La risposta è una sola e ribadisce la pedagogia a cui sempre da parte dello stesso Dio siamo spronati: l'Amore.

La comunione delle Persone si realizza infatti nell'amore vicendevole fra Padre, Figlio e Spirito Santo che realizzano il loro vincolo di reciproca appartenenza e mutua considerazione l'uno dell'altro; e appunto questo realizza la Trinità: l'Amore fra le Tre Persone da cui Essa è costituita.

Siffatta relazione amorosa ci è di sprone e di esempio affinché anche noi viviamo la medesima dimensione del divino su questa terra: cos'altro ci insegna infatti Dio Uno e Trino in se medesimo se non che la vita piena fra di noi consiste inesorabilmente nell'amarci a vicenda con franchezza e sollecitudine nella carità effettiva? Se le Persone sono amore vicendevole Esse sollecitano anche noi all'amore fraterno.

Il Mistero della Trinità restando tale in se stesso ci invita insomma a scoprire il senso della nostra vita e a realizzarlo in ogni istante e in tutte le sfaccettature dell'esistenza e se per caso dimentichiamo tutti gli altri punti della Sua pedagogia, saremmo certamente sicuri di non equivocarci nell'identificarlo come Mistero di Amore e nell'amore stesso industriarci a viverlo e a realizzarlo.

Per esempio nei nostri ambiti più immediati di vita associata come la famiglia, il luogo del lavoro e delle continue relazioni, in cui ci sentiamo spronati alla comunione e alla condivisione per vivere in defettibilmente fra di noi lo stesso Amore che intercorre fra le Tre Persone.

Credere e aderire al Dio Trinità suppone infatti che anche noi ci lasciamo coinvolgere nella dinamica d'amore che nello Spirito Santo lega il Padre e il Figlio sin dall'eternità partecipando dello stesso vincolo comunionale che lega le Tre Persone fra di loro. Per mezzo del Figlio Gesù Cristo noi siamo infatti inseriti a partecipare della stessa vita trinitaria innanzitutto recando di essa in noi stessi i segni stessi, giacché Essa inibita in ciascuno di noi (S. Agostino) e ognuno da sempre è frutto dell'amore creativo del Padre, sostenuto dal continuo sostegno del Figlio e animato dalla Grazia dello Spirito Santo, e attraverso le tre Virtù Teologali di Fede, Speranza e Carità noi siamo incoraggiati a recare sulla terra, nella nostra convivenza umana di rapporti reciproci, la stessa comunione sussistente fra le Tre Persone. In parole più semplici, il soggetto cristiano che vive dell'amore e della comunione con gli altri, prodigandosi instancabilmente nella carità e nell'amore al prossimo, testimone dell'amore di Dio, partecipa della vita trinitaria e si rende riflesso di ressa nel quotidiano; la comunità cristiana capace di accoglienza, amore reciproco, solidarietà, condivisione è altresì un emblema nel mondo della stessa comunione intratrinitaria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ed è ancora conveniente ripetere a noi stessi la già citata espressione di Agostino: "Chi vede la carità, vede la Trinità".

 

Ricerca avanzata  (53942 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: