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TESTO E' guardando i piccoli che s'impara l'arte di benedire

padre Ermes Ronchi

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/07/2002)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Ti benedico o Padre perché hai rivelato queste cose ai piccoli... Il Battista è in carcere, in Galilea crescono rifiuto e ostilità, i miracoli di Cafarnao e di Betsaida non servono, eppure, nel pieno della crisi, Gesù benedice il Padre, fermandosi improvvisamente come incantato davanti ai suoi, ai piccoli. I piccoli sono coloro che ce la fanno a vivere solo se qualcuno si prende cura di loro, come i bambini. Dio è vicino a ciò che è piccolo, ama ciò che è spezzato Quando gli uomini dicono:"perduto", egli dice:"trovato": quando dicono: "condannato", egli dice: "salvato"; quando dicono: "abbietto", Dio esclama: "beato!" (Bonhoffer).
Per entrare nel mistero di Dio vale più un'ora passata ad addossarsi la sofferenza e il mondo di uno di questi piccoli, che anni di studi di teologia. Per conoscere il mistero delle persone e la fiamma delle cose, bisogna accostarle come piccoli, con stupore, con mani che non prendono, ma solo accarezzano. Per imparare a benedire di nuovo il mondo e le persone, bisogna imparare a guardare i piccoli, la gente da poco, il loro cuore vero, e lì troveremo innumerevoli motivi per benedire, ragioni grandi perchè il lamento non prevalga più sullo stupore. Gesù parla di cose rivelate, eppure ciò che è offerto alla fine del brano è tutt'altro rispetto al conoscere delle cose su Dio. C'è offerta l'unica cosa che conta davvero, l'unica che manca, e non è la virtù, non l'intelligenza o la sapienza; l'unica cosa che il cuore cerca, l'unica che Gesù non insegna, ma riversa su chi gli è vicino: imparate da me che sono mite ed umile di cuore e troverete riposo per le vostre anime.
Gesù non viene con obblighi e divieti, viene recando una coppa colma di pace; non porta precetti nuovi, ma una promessa: il regno è iniziato ed è pace e gioia nello Spirito (Rom 14,17). E attraverso il riposo e la pace del vostro cuore in migliaia attorno a voi saranno salvati, troveranno ristoro (A. Louf). Ristoro dell'esistenza è un amore umile, un cuore in pace, senza violenza e senza presunzione. Imparate dal mio cuore... Cristo si impara imparandone il cuore, il modo di amare: l'amore infatti non è un maestro fra gli altri maestri, è 'il' maestro della vita. Inizia il discepolato del cuore, per noi, sapienti e intelligenti, che corriamo il rischio di restare analfabeti del cuore: perché Dio non è un concetto, ma il cuore dolce della vita, e il Vangelo è la pienezza dell'umano.

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