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TESTO In ogni uomo un frammento di Dio

padre Ermes Ronchi

II Domenica dopo Natale (02/01/2011)

Vangelo: Gv 1,1-18 (forma breve Gv 1,1-5.9-14) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

In principio era il Verbo e il Verbo era Dio. Giovan­ni inizia il suo Vangelo con una poesia, con un can­to, con un volo d'aquila che proietta subito Gesù di Na­zaret verso l'in principio e verso il divino. Nessun altro canto, nessun'altra storia può risalire più indietro, vo­lare più in alto di questa che contiene l'inizio di tutte le cose: tutto è stato fatto per mezzo di Lui. Nulla di nul­la senza di lui .

In principio, tutto, nulla, so­no parole che ci mettono in rapporto con l'assoluto e con l'eterno. La mano di Dio su tutte le creature del cosmo e «il divino traspare dal fondo di ogni essere» ( Tehilard de Chardin). Non solo degli esseri umani ma perfino della pietra. «Nel cuore della pietra Dio sogna il suo sogno e di vita la pietra si riveste» ( Vannucci).

Un racconto grandioso che ci da un senso di vertigine, ma che poi si acquieta dentro una parola semplice e bella: accogliere. Ma i suoi non l'hanno accolto, a quanti invece l'hanno ac­colto ha dato il potere di di­ventare figli.

Accogliere: parola bella che sa di porte che si aprono, di mani che accettano doni, di cuori che fanno spazio alla vita. Parola semplice come la mia libertà, parola verti­ce di ogni agire di donna, di ogni maternità. Dio non si merita, si accoglie.

«Accogliere» verbo che ge­nera vita, perché l'uomo di­venta ciò che accoglie in sé. Se accogli vanità divente­rai vuoto; se accogli disor­dine creerai disordine at­torno a te, se accogli luce darai luce.

Dopo il suo Natale è ora il tempo del mio Natale: Cri­sto è venuto ed è in noi co­me una forza di nascite. Cri­sto nasce perché io nasca. Nasca nuovo e diverso: na­sca figlio! Il Verbo di Dio è come un seme che genera secondo la propria specie, Dio non può che generare figli di Dio. Perché Dio si è fatto uomo? Perché Dio na­sca nell'anima, perché l'a­nima nasca in Dio (M. Eckart).
E il Verbo si è fatto carne.

Non solo si è fatto Gesù, non solo uomo, ma di più: carne, esistenza umana, mortale, fragile ma solidale.

Bambino a Betlemme e car­ne universale. Dio non pla­sma più l'uomo con polve­re del suolo, come fu in principio, ma si fa lui stes­so polvere plasmata. Il va­saio si fa argilla di un picco­lo vaso. E se tu devi piangere, anche lui imparerà a piangere. E se tu devi morire anche lui conoscerà la morte.

Da allora c'è un frammen­to di Logos in ogni carne, qualcosa di Dio in ogni uo­mo. C'è santità e luce in o­gni vita. Il Verbo entra nel mondo e porta la vita di Dio in noi. Ecco la vertigine: la vita stessa di Dio in noi. La profondità ultima del Nata­le: Dio nella mia carne. E destino di ogni creatura è diventare carne intrisa di cielo.

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