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TESTO Solennità della Santissima Trinità - Ciclo A

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Santissima Trinità (Anno A) (26/05/2002)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Nesso tra le letture

"La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi", (seconda lettura). Con questo saluto trinitario si manifesta il senso di questa solennità liturgica. La Chiesa vuole oggi addentrarsi nel mistero uno e trino di Dio e del suo incomparabile amore per il genere umano. La lettura del libro dell'Esodo ci narra il momento misterioso in cui, sul Sinai e in forma di nube, Dio si rivela a Mosè come il Signore compassionevole e misericordioso (prima lettura). Segue, poi, la commovente richiesta fatta da Mosè: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. - Perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa' di noi la tua eredità".

Paolo (seconda lettura) parla del Dio dell'amore che offre la pace ai cuori. In questo giorno, pertanto, veniamo in qualche modo introdotti nell'intimità di Dio. Lo contempliamo come Dio trino e uno. Dio paziente e misericordioso. Ci rivela la sua vita intima, e ci invita a condividere in modo ineffabile questa vita per l'adozione a figli suoi. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Vangelo). Dio vuole che l'uomo abbia vita e l'abbia in abbondanza.

Messaggio dottrinale

Un mistero. Il mistero della Santa Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. In questa festa è racchiuso il mistero della rivelazione di Dio: ha tanto amato al mondo da arrivare al dono della redenzione attraverso il suo Figlio Unigenito. È possibile accogliere questo convincimento grazie alla nuova condizione originata dal battesimo che, per le virtù teologali, ci apre all'intimità divina. Il cristiano battezzato è testimone, confidente del mistero trinitario. La Chiesa conserva questo dogma come il mistero più profondo che il Signore le abbia affidato e lo serba, nella preghiera, come eredità viva e preziosa attraverso i secoli. L'esortazione di Gregorio Nazianzeno rivela molto bene il pensiero della Chiesa fin dai primi secoli:

"Innanzitutto, conservatemi questo buon deposito, per il quale vivo e combatto, col quale voglio morire, che mi fa sopportare tutti i mali e disprezzare tutti i piaceri: voglio dire la professione di fede nel Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Ve la confido oggi. Per lei tra poco vi condurrò dentro l'acqua e ve ne tirerò fuori. Ve la do come compagna e patrona di tutta la vostra vita. Vi do una sola Divinità e Potere che esiste Una nei Tre, e contiene i Tre in una maniera distinta. Divinità senza distinzione di sostanza o di natura, senza grado superiore che elevi o grado inferiore che diminuisca... E' l'infinita connaturalità di tre infiniti. Ognuno, considerato in se stesso, è Dio tutto intero... Dio i Tre considerati insieme... Non ho cominciato a pensare all'Unità che già la Trinità mi lava col suo splendore. Non ho cominciato a pensare alla Trinità che già l'Unità mi possiede di nuovo..., (Or. 40,41: PG 36,417).

Dio si è fatto conoscere come comunione di vita e di amore: un Dio che non è isolato in se stesso è Padre, Figlio e Spirito Santo. La comunione trinitaria in Dio è la realtà più profonda e più perfetta. Non è possibile comprenderla con l'intelligenza umana, perché è un mistero. Il nuovo catechismo ci dice:

"Tutta l'economia divina è l'opera comune delle tre Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una sola e medesima natura, così ha una sola e medesima operazione (cfr. Concilio di Costantinopoli II, anno 553, DS 421). "Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principi della creazione, ma un solo principio" (Concilio di Firenze, anno 1442, DS 1331). Tuttavia, ogni Persona divina compie l'operazione comune secondo la sua personale proprietà. Così la Chiesa, rifacendosi al Nuovo Testamento (cfr. 1 Cor 8,6), professa: "Uno infatti è Dio e Padre, dal quale sono tutte le cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo nel quale sono tutte le cose" (Concilio di Costantinopoli II: DS 421)" (CCC, n. 258).

"La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore del Padre e la comunione dello Spirito Santo stiano sempre con voi". Con queste parole comincia il saluto trinitario paolino. In effetti, è l'esperienza di fede e di vita cristiana che porta Paolo a formulare ora questa bella benedizione usata in ogni Celebrazione Eucaristica.

Il cristiano sperimenta nel corso della propria vita la grazia di Cristo che è il dono della redenzione. Con l'accoglienza dei sacramenti realizza e fa propri i doni che gli lascia Cristo. Egli ci introduce nel mistero trinitario, in qualità di Figli adottivi. "Per mezzo di lui possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito" (cfr Ef 2,18). Nella sua vita, il cristiano deve cercare di imitare Cristo nelle sue virtù, applicando gli insegnamenti del Vangelo a tutte le sue attività e relazioni umane.

Sperimentare l'amore del Padre è sperimentare la realtà della sua Provvidenza divina. Al Padre è attribuita la creazione di quanto esiste. E la sua conservazione. Dio Padre è "ricco in misericordia e bontà, tardo all'ira e clemente"; lo sperimentiamo vedendo la piccolezza e la debolezza del nostro essere. Dio Padre ha voluto introdurci nella sua stessa intimità inviandoci Gesù Cristo, strada che ci porta a Lui.

Lo Spirito Santo dimora in noi, agisce nella nostra preghiera. Quanto facciamo nella vita soprannaturale è sottoposto alla sua influenza. Ispira la mente, muove la volontà, incoraggia le virtù, affinché in Lui glorifichiamo, con Cristo, Dio Padre.

La Trinità e la vita cristiana. Per mezzo delle virtù teologali, che ci elevano al livello soprannaturale, possiamo sperimentare un'amicizia crescente con ognuna di queste Persone divine. Questo è quello che ci rivela la Liturgia di oggi. In questa esperienza misteriosa si fondano la gioia, la pace operante, l'ideale di santità e di perfezione personale e comunitaria, la concordia fraterna e il fervore entusiasta che devono caratterizzare tutta la comunità ecclesiale.

La fede ci permette di accettare il mistero senza discuterlo. La fede ci aiuta a vedere che Dio è la verità stessa e non può sbagliarsi né ingannarci. La speranza ci infonde fiducia e ferma sicurezza che arriveremo a godere dell'eternità gioiosa, nonostante le difficoltà di questa vita. L'amore, infine, ci fa donare noi stessi senza limiti, per riflettere la gloria e la bontà di Dio nei nostri fratelli gli uomini.

Già da ora siamo chiamati ad essere dimora per la Santissima Trinità: "Se uno mi ama - dice il Signore - osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23). Non possiamo sprecare il tempo in disquisizioni mentali, e non godere della presenza di tanto illustri ospiti nelle nostre anime.

Facciamo nostra questa preghiera:

"O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per fissarmi in Te, immobile e tranquilla, come se la mia anima fosse già nell'eternità. Nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da Te, o mio Immutabile, ma che ogni istante m'immerga sempre più nella profondità del tuo Mistero. Pacifica la mia anima, rendila tuo cielo, tua dimora prediletta, luogo del tuo riposo. Che non ti ci lasci mai solo, ma che sia là tutta, interamente desta nella mia fede, tutta in adorazione, pienamente abbandonata alla tua azione creatrice" (Preghiera della Beata Elisabetta della Trinità).

Suggerimenti pastorali

In una società come la nostra, che da un lato ha sete del mistero di Dio, ma dall'altra, si allontana dalla pratica liturgica e sacramentale della Chiesa, ci conviene aiutare i nostri fedeli a scoprire, a fare esperienza delle meraviglie e dei tesori della nostra fede nella Trinità. Non basta una formulazione teorica - che pure è importante. Non basta sapere che Dio è uno in tre persone, è necessario che questo mistero si viva sperimentandolo. Dobbiamo promuovere tutto ciò che può esere d'aiuto, affinché i nostri fedeli sentano e sperimentino l'amore di Dio Padre, l'amicizia profonda e generosa con Cristo Signore, la presenza amorosa del "dolce ospite dell'anima".

Certamente, la predicazione è importante, ma non c'è dubbio che il miglior modo per comunicare Dio è quello di farne noi stessi l'esperienza. Conosciamo molte persone ignoranti in quanto a scienza, ma assai sagge in quanto a esperienza di Dio. Sono carenti dell'istruzione più elementare, tuttavia, hanno fatto una profonda esperienza di Dio, che possono trasmettere agli altri con intensità.

In questo senso, si rivelano importanti i primi discorsi che i bambini imparano dalle labbra delle loro madri, o delle loro educatrici nella catechesi. Le preghiere imparate nel calore dell'ambiente domestico accompagnano l'uomo nelle più disparate vicissitudini della sua vita. Il mistero trinitario diventa così, il mistero dell'amore, il mistero che penetra nel cuore dell'uomo, il mistero per il quale l'uomo impara a riferirsi con Dio. Con un Dio trascendente e, contemporaneamente, un Dio intimo che dimora nell'anima.

Nella catechesi possiamo usare come sostegno quei segni trinitari che pratichiamo quotidianamente: l'atto di segnarsi, la preghiera del Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo, la benedizione della mensa, e di altri momenti del giorno. Romano Guardini ha spiegazioni eccellenti su alcuni di questi segni.

 

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