TESTO Commento su Giovanni 3,16-18
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Santissima Trinità (Anno A) (18/05/2008)
Vangelo: Gv 3,16-18

«16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Oggi la liturgia ci invita a contemplare il mistero della SS. Trinità. Mistero inaccessibile perché mistero stesso di Dio, eppure presenza, sia pure misteriosa, nella storia degli uomini, nella mia e nella tua storia. Dio si rivela come comunione perfetta di 3 persone che, come nell'icona di Andrej Rublev, pur contemplandosi in estasi divina lasciano tuttavia un posto libero per te, per me, per ogni uomo che con umiltà si avvicina al mistero.
E' quello che accade a Mosè che sale di buon mattino sul monte per andare a pregare il suo Dio. E il Signore non si fa attendere, esce dalla nube e si rivela come Dio misericordioso, paziente, magnanimo, fedele, ricco di grazia, pronto al perdono di un popolo di dura cervice che continuamente mette in discussione il suo patto con Dio.
E così noi, sempre pronti a mettere in discussione la nostra fede nei fatti. Viviamo come se Dio non ci fosse, come se fosse troppo lontano per interessarsi a noi e per essere per noi interessante. Eppure il Signore non si stanca oggi con me e con te come allora con il popolo di Israele, non si stanca di rivelarsi nella nostra vita e nella storia. Ecco perché San Paolo ci incoraggia, siate lieti, sì, nonostante tutto, siate lieti, fatevi coraggio, se non potete essere perfetti almeno tendete alla perfezione e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi, in voi. Padre, Figlio e Spirito, Amante, Amato e Amore.
Il nostro Dio è un Dio entusiasta e dinamico che non si rassegna alla nostra insipienza e non vuole perdere nemmeno uno di noi. Ci avvolge e ci trascina con il suo Spirito a riconoscerlo e amarlo come Padre per assimilarci a suo Figlio, coinvolgendoci attivamente nel dinamismo tra Amante, Amato e Amore. "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14, 23).
Di fronte al mistero della natura di Dio l'intelletto vacilla e la lingua balbetta eppure il cuore è pronto a riconoscerlo e ad accoglierlo perché trova una consonanza, riconosce una identità che affonda nella stessa creazione a Sua immagine e somiglianza. Ed allora possiamo vivere il mistero di Dio pur non comprendendolo fino in fondo, possiamo ospitare la Trinità, diventando indegnamente tempio di Dio.
Ma quale è il mezzo privilegiato per entrare a far parte del dinamismo trinitario. Ancora una volta ci viene in aiuto l'intuito spirituale di Rublev.
Nel Padre (Angelo di sinistra) il color azzurro è nascosto: Dio Padre nessuno l'ha mai visto, se non tramite la bellezza e la sapienza della sua creazione (manto rosa). È Lui il punto di partenza dell'immagine. Il mantello ha i colori regali: oro e rosa con riflessi verdi, simbolo della vita. Al centro della mensa luminosa sta un calice-coppa con dentro l'agnello. Se si osserva attentamente l'immagine, l'angelo centrale (Figlio) è contenuto nella coppa formata dai contorni interni degli altri due angeli (Padre e Spirito).
Il Figlio (Angelo di centro) è uomo (tunica rosso sangue ed è anche il colore dell'amore che si dona sino al sacrificio); ha ricevuto ogni potere dal Padre (stola gialla) e si è manifestato come Dio attraverso le sue opere. Tutti abbiamo visto la sua Divinità: "chi vede me, vede il Padre!". Ha il mantello azzurro che lascia scoperta una spalla: è il Figlio, figura centrale della Redenzione, è ripreso nel momento in cui ritorna all'interno della Trinità. Due dita della mano destra appoggiata alla mensa rivelano la duplice natura: umana e divina.
Lo Spirito Santo (Angelo di destra) è Dio e dà la vita (verde, colore delle cose vive e della speranza). La vita di amicizia con Dio ci viene da Lui! Sembra sul punto di mettersi in cammino e raffigura lo Spirito Santo che sta per iniziare la Sua missione. Ha un atteggiamento di assoluta disponibilità e di consenso alle altre due figure. Entrambi hanno il viso rivolto verso il Padre, che li ha mandati.
Dal Padre ha origine ogni cosa (posizione eretta). Egli chiama il Figlio indicandogli con mano benedicente la coppa del centro. Il Figlio comprende la volontà del Padre -- farsi cibo e bevanda degli uomini -- e l'accetta (china il capo e benedice la coppa) -- "mio cibo è compiere la volontà del Padre" -- chiedendo (col movimento del braccio destro) l'assistenza dello Spirito Consolatore. Questi accoglie la volontà del Padre per il Figlio (mano posata sul tavolo) e col suo piegarsi riporta la nostra attenzione al Figlio e al Padre: vuole metterci obbedienti davanti a Gesù (nessuno può dire "Gesù è Signore" se non per opera dello Spirito Santo) e abbandonati e fiduciosi davanti al Padre ("lo Spirito grida nei nostri cuori: Abbà, Padre!). Particolarmente efficace è l'uso della prospettiva inversa: infatti il punto di fuga non è all'interno dell'icona, ma è il punto di vista di chi guarda. L'icona si allarga quindi come una "finestra aperta sull'infinito", quasi una porta tra l'umano e il divino. Non si tratta di un semplice espediente tecnico; ma di una prospettiva teologica per cui la Verità non è costituita dal punto di vista soggettivo dell'individuo, ma dalla superiore ed eterna realtà di Dio.
C'è posto anche per me in questo circolo d'amore delle Tre Persone: davanti c'è spazio perché io possa partecipare al colloquio intimo e segreto, gioioso e impegnativo.
Il mio posto ha forma di calice (lo spazio libero tra i due Angeli di destra e di sinistra).
Il Padre chiede anche a me se voglio mangiare e bere alla sua mensa e offrire la mia vita insieme a Gesù come cibo e bevanda per gli uomini; e lo Spirito, se accetto, mi fa entrare nel riposo di chi è finalmente alla soglia della casa del Padre!
"La coppa, punto di convergenza dei tre - spiegò Filarete, metropolita di Mosca, in un'omelia del 1816 - contiene il mistero dell'amore del Padre che crocifigge, l'amore del Figlio crocifisso, l'amore dello Spirito che trionfa con la forza della croce".
La partecipazione eucaristica ci catapulta dunque dall'altra parte, non più osservatori ma protagonisti, seduti al tavolo trinitario. Di più. Catapulta la SS. Trinità nel nostro cuore, nella nostra vita perché "chiunque creda non muoia ma abbia la vita eterna". Solo dalla comunione con Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo può sgorgare la letizia e la pace di cui parla San Paolo. Sentirsi parte della stessa famiglia, dello stesso destino.
"Chi incontra il Cristo ed entra con Lui in un rapporto di amicizia, accoglie la stessa Comunione trinitaria nella propria anima. Capolavoro della Santissima Trinità, tra tutte le creature, è la Vergine Maria: nel suo cuore umile e pieno di fede Dio si è preparato una degna dimora, per portare a compimento il mistero della salvezza. L'Amore divino ha trovato in Lei corrispondenza perfetta e nel suo grembo il Figlio Unigenito si è fatto uomo. Con fiducia filiale rivolgiamoci a Maria, perché, con il suo aiuto, possiamo progredire nell'amore e fare della nostra vita un canto di lode al Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo." (Benedetto XVI). Ave Maria porta del cielo!
Commento a cura di Stefano e Teresa Cianfarani