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TESTO Il Nome di Dio

don Marco Pratesi  

Santissima Trinità (Anno A) (18/05/2008)

Brano biblico: Es 34,4-6.8-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,16-18

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Alla stipulazione dell'alleanza sul Sinai (c. 24) segue la sua immediata violazione da parte di Israele nell'episodio del vitello d'oro (c. 32). Esso suscita una forte reazione da parte di Dio (cc. 32-33), il quale comunque alla fine conferma l'alleanza: scriverà di nuovo le tavole della legge infrante da Mosè alla sua discesa dal monte (cf. 34,1). In questo contesto si colloca il nostro episodio.

Mosè sale sul Sinai, dove Dio si fa conoscere a lui - e quindi a tutto Israele - in modo molto intimo e personale, nel proprio "Nome". Tale rivelazione è descritta in modo suggestivo come un passaggio di Dio - egli non può mai essere "bloccato" dall'uomo - che proclama il proprio Nome.

Il Nome consiste in una serie di attributi - si tratta probabilmente di una formula liturgica (cf. Nm 14,18; Gl 2,13; Gn 4,2; Sal 86,15; 103,8; 145,8; Ne 9,17) -che si riferiscono tutti alla relazione con l'uomo. La cosa non è senza significato: si conosce Dio non in astratto, come un oggetto, ma stando in relazione personale con lui.

Egli è compassionevole, si lascia cioè toccare nell'intimo dalla vicenda umana. È clemente, disposto alla benevolenza, a fare grazia, a chinarsi sull'uomo. Di fronte al suo peccato, impiega molto tempo prima di adirarsi, sa attendere, non è facile all'ira (cf. Is 42,14). È autenticamente amante dell'uomo, lo ama di un amore sovrabbondante, ricco, affidabile, fermo, che non viene meno. È significativo anche che l'attributo che si riferisce all'ira sia per così dire circondato dagli altri, tutti favorevoli: in Dio anche l'ira permane sempre all'interno di una cornice positiva, e non può essere correttamente intesa che a partire dalla sua bontà.

Fondandosi su questo Nome, Mosè intercede per il popolo: Dio receda dal suo proposito di non camminare più in mezzo al popolo (cf. 33,3); Dio perdoni, rimanga con Israele in quella speciale relazione che è costitutiva dell'alleanza.

"Per il tuo Nome". Non può esserci altro fondamento alla preghiera (cf. Sal 25,11; 31,4; 54,3; 143,11), perché non può esserci altro fondamento all'alleanza stessa, alla relazione tra Dio e l'uomo. Essa non può fondarsi adeguatamente sul versante umano, incerto e inaffidabile: "il vostro amore è come una nuvola mattutina, come la rugiada che di buon'ora si dissolve", lamenta il profeta Osea (6,4). Il vero punto di forza dell'alleanza è il contraente divino; solo imparando a fondarsi sempre più su di lui, conoscendo sempre più intimamente il Nome, l'uomo diventa progressivamente fedele.

In Cristo Dio ha scelto di perdonare e camminare con il mondo. Il Figlio è inviato a salvare, non a condannare il mondo (cf. Gv 3,16-18), segno levato in alto per la salvezza di chi crede (cf. Gv 3,14). Se il Nome di Dio già si rivela nell'episodio di Mosè sul Sinai, rivelazione piena ne è Gesù e la sua "opera sulla terra" (Gv 17,4-6). Quando l'amore col quale il Padre ama il Figlio sarà nei discepoli, allora essi conosceranno il Nome di Dio (Gv 17,26). Essendo una cosa sola nell'unità del Padre e del Figlio, in quel Nome saranno conservati (Gv 17,11). Questa la grande chiamata di quanti, battezzati nel Nome della Trinità, sono "popolo radunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (de unitate Patris et Filii et Spiritus Sancti plebs adunata, Cipriano di Cartagine, De Oratione Dominica 23; cf. Lumen Gentium 4).

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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