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TESTO Commento su Giovanni 3,16-18

Suor Giuseppina Pisano o.p.

Santissima Trinità (Anno A) (18/05/2008)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

"Chi riuscirà a comprendere l'onnipotente Trinità?"; sono parole di Sant' Agostino, di fronte al Mistero, veramente grande, di Dio, che si è rivelato Padre, Figlio e Spirito Santo, pur essendo Uno; un mistero insondabile, del quale, lo scrittore francese F. Mauriac diceva:" luce abbagliante, ma non accecante!"; luce che rischiara, calore che riscalda.

Di trattati sulla Trinità è costellata la storia della teologia, un momento importante della elaborazione dottrinale del Mistero di Dio, del Verbo, suo Figlio e dello Spirito; ma il discorso teologico, un discorso altissimo ed importante nella storia della Chiesa, discorso che è di competenza di pochi, non è certo quello che incide, immediatamente, e neppure con grande rilevanza, nel vissuto delle persone, soprattutto, di quelle più semplici, che desiderano avvicinarsi col cuore a Dio, o, che è lo stesso, che desiderano sentire presente e vicino, quasi fisicamente, il loro Dio, l' Onnipotente, che è anche infinita misericordia.

Del resto, non tutti possiamo addentrarci nel campo della speculazione teologica, mentre tutti, assolutamente tutti, siamo chiamati ad entrare in comunione con Lui, nostro Creatore e Padre, col Figlio nostro Redentore, e con lo Spirito nostra guida e consolatore.

Il discorso su questo grande Mistero, quindi, è diverso: più che un itinerario della mente, è un fatto di cuore, un anelito di fede,

Scrive ancora Agostino:" O mia fede, vai avanti nella tua confessione; dì al Signore tuo Dio: O Signore mio Dio! santo, santo, santo, siamo stati battezzati nel tuo nome, Padre Figlio e Spirito santo, e, nel tuo nome battezziamo, Padre, Figlio, e Spirito santo..." ( Confessioni)

La contemplazione del Mistero, dunque, nasce da un intenso desiderio e da un' implorazione: quella di chi desidera conoscere il volto di Dio e il Suo nome, un desiderio che Egli stesso soddisfa', facendosi incontro alla sua creatura, dato che l'uomo, con le sue sole capacità, non potrebbe mai raggiungere le altezze del Mistero.

Ed è quel che il breve passo dell'Esodo oggi ci dice:" il Signore scese dalla nube, si fermò là, presso Mosè, e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui proclamando:«Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà». Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse:«Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi.»"

Il desiderio dell' uomo, è, che il ristretto orizzonte terreno e temporale si apra all'esperienza del Soprannaturale, anzi, che questo irrompa nella Storia, e di ciò si fa portavoce Mosè, quando implora:" che il Signore cammini in mezzo a noi!".

In queste parole è riassunto il bisogno vitale di ogni uomo: essere amato, rassicurato, guidato, da quel Dio, che si rivela come misericordia, grazia e fedeltà, una fedeltà, nell'amore, che non conosce né barriere né limitazioni di sorta, tanto che, nella persona del Figlio, Dio si è fatto uomo.

«Dio ha tanto amato il mondo, ci ricorda il passo del Vangelo, da dare il suo Figlio unigenito, perché, chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna, e aggiunge, Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.»

Il Volto di Dio, dunque non è nascosto dietro il fitto velo del Mistero, ma risplende nella luce dell'amore che si dona, che si piega sul povero e sul piccolo, che assume le sembianze di un piccolo, in Gesù di Nazareth, che, nella " pienezza dei tempi", nasce dalla Vergine Maria; si, il Volto di Dio, è quello di Gesù di Nazareth, il Cristo, Figlio e Salvatore.

Così il Mistero di Colui, che è l'assolutamente Altro, l'assolutamente Oltre, diventa comprensibile e raggiungibile, infatti, come sul monte Sinai, l'Altissimo discese fino a Mosè, così, in Cristo, Egli è disceso nell'umanità e nella Storia, assumendone tutto il limite e il dolore, addossandosi tutto il male e il peccato, perché questo fosse vinto alla radice, e l'uomo, immagine e gloria del suo Creatore, non solo riacquistasse lo splendore originario, ma, entrasse nuovamente in comunione col suo Dio e Padre, in virtù della redenzione operata dal Figlio Gesù.

La contemplazione del Mistero della Trinità, avviene, perciò nella comunione, che è iniziativa e dono di Dio; un dono, che deve essere accolto con fede riconoscente, un dono che accompagna ed illumina tutto il corso dell' esistenza, anzi, un dono nel quale l'uomo, sostanzialmente, vive, secondo quanto afferma Paolo nel suo discorso sul Dio ignoto, tenuto ad Atene, nell' Areopago; quando, parlando ai Greci, disse che Dio " non è lontano da ciascuno di noi, in Lui infatti, viviamo, ci muoviamo, esistiamo e siamo...poiché di Lui siamo stirpe."(Atti 17,27-28)

Torna alla mente l'immagine che Caterina da Siena usa, riferendosi appunto al Mistero infinito della Trinità, è l'immagine del mare, dell'oceano immenso, nel quale ogni uomo come pesce nel mare vive, un mare sconfinato che non può esser contenuto, e che tutti contiene, nel quale troviamo luce, amore, sostegno, e vita.

" Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, sono le parole della Santa, in cui più cerco e più trovo, e, quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti.... Ed Ti ho veduto, con la luce dell'intelletto, nella luce il tuo abisso, o Trinità eterna, ed ho veduto la bellezza della tua creatura. Per questo, vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine, per l'intelligenza che mi vien data dalla tua potenza, o Padre, e dalla sapienza, che è del tuo Unigenito Figlio. Lo Spirito Santo, poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato la volontà con cui posso amarti. Tu Trinità sei il vestimento che copre ogni mia nudità, e il cibo che pasce gli affamati con la tua dolcezza..."( Dal Dialogo )

Siamo, dunque avvolti dal Mistero di Dio, un Dio che è amore che si dona, un Dio che è Padre, che è Figlio, incarnato in Cristo Gesù, e che è Spirito; una unità nella relazione dei Tre, perché, il Dio che adoriamo, non è isolato né lontano, ma è relazione, in cui l'amore circola incessantemente, e in questa circolarità, per la grazia del Figlio Redentore, è incluso l'uomo, specchio della gloria di Dio e oggetto della sua tenerezza.

Così, il Mistero della Trinità, per quel che ci è consentito conoscere, si rivela come mistero di vita, di relazione, di comunione e di amore; quella comunione d'amore della quale lo stesso Gesù ha parlato a lungo, nel discorso di addio, in quell'ultima Pasqua, quando, rivolto a Filippo, che gli chiedeva appunto di poter vedere il volto del Padre disse:" Chi ha visto me, ha visto il Padre. Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso, il Padre che dimora in me, fa le sue opere. Credetemi, io sono nel Padre e il Padre è in me....E io pregherò il Padre, e vi darà un altro Consolatore, affinché sia sempre in voi, lo Spirito di verità...."(Gv.14, 9 ;15-17)

Dunque, quel Dio che è Padre, che è Figlio, in Gesù di Nazareth, il Cristo, e che è Spirito, è il Dio che cammina con noi, che ci avvolge con la sua grazia, e che desidera trovar dimora in ogni uomo, perché per ognuno Egli ha inviato il Figlio, come il Redentore, e ad ognuno invia il suo Spirito, come luce e guida verso la salvezza, così che nessuno si perda, ma ogni uomo trovi felicemente la sua vera dimora in Dio per sempre...


Sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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