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TESTO

1. Provvidenza

don Luigi Verdi, Fraternità di Romena, Omelia 21 luglio 2019

Noi abbiamo voluto fare i moderni, abbiamo distrutto tante cose con questa modernità; abbiamo ucciso anche tante parole che ci sembravano deboli, come la tenerezza, come la gentilezza e come la provvidenza.

Una delle parole che mi sta più a cuore dei nostri nonni, è la provvidenza, a cui non crediamo più. Perché pretendiamo senza accogliere.

La provvidenza non viene così, la provvidenza arriva se ti muovi, non se stai fermo ad aspettare che arrivino i miracoli.

La provvidenza degli angeli, e poi viene fuori questo miracolo del figlio inaspettato (in riferimento alla promessa fatta ad Abramo nella lettura). È perché Abramo apre la porta, Abramo accoglie, altrimenti non sarebbe successo nulla.

E allora vorrei fare l'ultima preghiera, proprio sulla provvidenza. Perché ognuno di noi la possa risentire viva dentro di sé:

Provvidenza parola detta con tanta naturalezza. Ma per i nostri nonni la provvidenza era come una luce che splende dall'altra riva, come la luna e le stelle che illuminano il cammino di una notte, era il loro appuntamento con un eco che parlava di futuro, era il lievito del pane quotidiano. Attendevano i nostri nonni la provvidenza, con schiene dritte e volentieri. Accoglievano Dio nella loro casa, perché lo sentivano camminare dentro i giorni, vedevano crescere il grano e contemporaneamente vedevano un angelo volargli accanto.

Quando mi sorreggo alla provvidenza, sento in me una pace calda e finiscono i miei lamenti, sento ogni giorno, con tanta semplicità, che il mio cuore batte più regolare.

Provvidenza, dono del cielo diretto ai mansueti, ai miti e a tutti i custodi della vita.

provvidenza

inviato da Marcello Rosa, inserito il 23/06/2020

RACCONTO

2. Il passerotto preoccupato   1

«C'era una volta un passerotto beige e marrone che viveva la sua esistenza come una successione di ansie e di punti interrogativi. Era ancora nell'uovo e si tormentava: «Riuscirò mai a rompere questo guscio così duro? Non cascherò dal nido? I miei genitori provvederanno a nutrirmi?». Questi timori passarono, ma altri lo assalirono mentre tremante sul ramo doveva spiccare il primo volo: «Le mie ali mi reggeranno? Mi spiaccicherò al suolo? Chi mi riporterà quassù?».
Naturalmente imparò a volare, ma cominciò a pigolare: «Troverò una compagna? Potrò costruire un nido?». Anche questo accadde, ma il passerotto si angosciava: «Le uova saranno protette? Potrebbe cadere un fulmine sull'albero e incenerire tutta la mia famiglia... E se verrà il falco e divorerà i miei piccoli? Riuscirò a nutrirli?».
Quando i piccoli si dimostrarono belli, sani e vispi e cominciarono a svolazzare qua e là, il passerotto si lagnava: «Troveranno cibo a sufficienza? Sfuggiranno al gatto e agli altri predatori?».
Poi, un giorno, sotto l'albero si fermò il Maestro. Additò il passerotto ai discepoli e disse: «Guardate gli uccelli del cielo: essi non seminano, non mietono e non mettono il raccolto nei granai... eppure il Padre vostro che è nei cieli li nutre!».
Il passerotto beige e marrone improvvisamente si accorse che aveva avuto tutto... E non se n'era accorto.

preoccupazionepaurafiduciaabbandonoprovvidenza

inviato da Qumran2, inserito il 15/07/2017

TESTO

3. Fiori di campo   1

don Luigi Verdi

"Guardate come crescono i gigli dei campi" (Mt 6,28). Matteo non scrive come sono belli, ma come crescono i gigli dei campi. Un fiore di serra ha tutto prestabilito: seme, calore, acqua, concime. Ad un fiore di campo il seme lo porta il vento, prende acqua e calore quando viene. La differenza è che un fiore di serra prende la vita come qualcosa di dovuto, un fiore di campo come un dono. Essere come i gigli dei campi vuol dire aprirsi alla bellezza del creato, vivere la vita come un miracolo che si ripete. È riuscire a dire ogni giorno al tuo compagno di viaggio: "È meraviglioso che tu esista".

provvidenzavitadono di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Maurizio Mariani, inserito il 06/03/2013

TESTO

4. Passato, presente e futuro

Francesco di Sales

Bisogna abbandonare il passato alla misericordia di Dio, il presente alla nostra fedeltà e il futuro alla divina Provvidenza.

Presentepassatofuturomisericordia di Dioprovvidenza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 21/04/2012

PREGHIERA

5. Maria Madre della Provvidenza

Mons. Pietro China

O Maria,
è consolante per la nostra comunità
invocarti come Madre della Provvidenza,
perché ci dai la certezza
che tu ti preoccupi del nostro cammino,
che tu ci guidi per realizzare
- pur nelle difficili vicende della vita -
il progetto di Amore che il Signore
ha disposto per ciscuno di noi.
Per il bene che vogliamo a tanti fratelli
che vivono in queste strade, in queste case,
ma distratti o indifferenti,
delusi o sbandati per avere fatto
altre scelte ingannevoli di vita,
o Madre della Provvidenza, aiuta la nostra comunità
a diventare sempre più aperta, più unita,
generosamente impegnata a costruire con tutti
la civiltà dell'Amore.
Amen.

comunità

inviato da Paola Berrettini, inserito il 02/12/2009

TESTO

6. Benedizione

Anselm Grun e Maria M. Robben, Come vincere nelle sconfitte, Ed. Queriniana 2003

La Parola di Dio che si è fatta carne in Gesù, è per tutti benedizione e salvezza.

Non ti lascio cadere e non ti abbandono.
Resto presso di te con il mio amore,
ti accompagno dovunque andrai.

Il mio amore sia la tua forza, la mia fedeltà la tua difesa.
Ti avvolga la mia tenerezza,
e ti venga incontro la mia brama.

Se sei triste, ti consolerò,
nella tua inquietudine stendo la mia mano su di te,
nel tuo dolore bacio le tue ferite,
nel tumulto mi metto al tuo fianco
come angelo delle difficoltà.

Se gli uomini ti deridono ti irrobustirò le spalle,
nella tua mutezza ti offrirò la mia voce
e quando sarai ricurvo per il dolore ti solleverò
con uno sguardo d'amore.

Quando tutto inaridirà in te, ti regalerò il mio calore,
e quando le preoccupazioni ti opprimeranno,
ti sussurrerò parole di fiducia.

Se l'affanno colmerà la tua anima, lo caccerò,
e la mia presenza sarà per te luce in tutto quello che farai.

Al mattino ti risveglia il mio desiderio
e alla sera ti ricopre il mio amore;
addormentati nelle mie braccia
faccia a faccia, cuore a cuore...
tendi l'orecchio, batte per te... nella lunga notte,
a ogni nuovo giorno...

amore di Dioprovvidenzabenedizioneauguriopresenza di Diotenerezza di Dioamorecoppiamatrimoniofedeltàaiutotenerezza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Monache Benedettine Di S. Margherita, Fabriano (AN), inserito il 14/08/2009

TESTO

7. La provvidenza

San Giovanni Maria Vianney, Omelia per la II Domenica dopo Pentecoste

Non temiamo mai che la santa Messa comporti ritardi nei nostri affari temporali; succede tutto il contrario: stiamo certi che tutto andrà meglio, e che anzi i nostri affari riusciranno meglio che se avessimo la disgrazia di non assistervi. Eccone un esempio ammirevole. Viene riferito di due artigiani, che esercitavano lo stesso mestiere e che dimoravano nel medesimo borgo, che uno di essi, carico di una grande quantità di bambini, non mancava mai di ascoltare ogni giorno la santa Messa e viveva assai agevolmente con il suo mestiere; mentre l'altro, che pure non aveva bambini, lavorava parte della notte e tutto il giorno, e spesso il santo giorno della domenica, e a mala pena riusciva a vivere. Costui, che vedeva gli affari dell'altro riuscirgli così bene, gli chiese, un giorno che lo incontrò, dove poteva prendere di che mantenere così bene una famiglia tanto grande come la sua, mentre lui, che non aveva che sé e sua moglie, e lavorava senza posa, era spesso sprovvisto di ogni cosa.

L'altro gli rispose che, se voleva, l'indomani gli avrebbe mostrato da dove gli proveniva tutto il suo guadagno. L'altro, molto contento di una così buona notizia, non vedeva l'ora di arrivare all'indomani che doveva insegnargli a fare la sua fortuna. Infatti, l'altro non mancò di andare a prenderlo. Eccolo che parte di buon animo e lo segue con molta fedeltà. L'altro lo condusse fino alla chiesa, dove ascoltarono la santa Messa. Dopo che furono tornati: "Amico, gli disse colui che stava bene a suo agio, torni pure al suo lavoro". Fece altrettanto l'indomani; ma, essendo andato a prenderlo una terza volta per la stessa cosa: «Come? - gli disse l'altro. Se voglio andare alla Messa, conosco la strada, senza che lei si prenda la pena di venirmi a prendere; non è questo che volevo sapere, bensì il luogo dove trova tutto questo bene che la fa vivere così agiatamente; volevo vedere se, facendo come lei, posso trovarvi il mio tornaconto». «Amico, gli rispose l'altro, non conosco altro luogo oltre la chiesa, e nessun altro mezzo fuorché l'ascoltare ogni giorno la santa Messa; e quanto a me, le assicuro che non ho adoperato altri mezzi per avere tutto il bene che la stupisce. Ma lei non ha letto ciò che Gesù Cristo ci dice nel Vangelo, di cercare anzitutto il regno dei cieli, e che tutto il resto ci sarà dato in soprappiù?».

Forse vi stupisce, fratelli? Me, no. È ciò che vediamo ogni giorno nelle case dove c'è devozione: coloro che vengono spesso alla santa Messa fanno i loro affari molto meglio di quelli ai quali la loro poca fede fa pensare che non ne hanno mai il tempo. Ahimé!, se avessimo riposto tutta la nostra fiducia in Dio, e non contassimo affatto sul nostro lavoro, quanto saremmo più felici di quanto lo siamo!

- Ma, mi direte, se non abbiamo niente, non si dà niente.

- Cosa volete che vi dia il buon Dio, quando non contate che sul vostro lavoro e per niente su di lui? Visto che non vi concedete neanche il tempo per fare le vostre preghiere al mattino né alla sera, e vi accontentate di venire alla santa Messa una volta alla settimana.

Ahimé!, non conoscete le ricchezze della provvidenza del buon Dio per colui che si fida in Lui. Volete una prova evidente? Essa sta dinanzi ai vostri occhi; guardate il vostro pastore e considerate questo. dinanzi al buon Dio.

- Oh!, mi direte, è perché a lei viene dato.

- Ma chi mi dà se non la provvidenza del buon Dio? Ecco dove sono i miei tesori, e non altrove.

provvidenzarapporto con Diointerioritàpreghiera

inviato da Parrocchia S. Giovanni M. Vianney, Roma, inserito il 26/06/2009

PREGHIERA

8. Signore, aiutaci a fidarci di te

don Angelo Saporiti

Signore, aiutaci a fidarci di te,
della tua Provvidenza.
Guardando a ciò che siamo e a ciò che abbiamo,
fa' che ci sentiamo dei privilegiati,
appagati e pieni di gratitudine.

Fa', o Signore,
che arriviamo a comprendere
che nel tuo amore c'è tutto ciò
di cui abbiamo bisogno per vivere
e per essere felici.

A noi, che desideriamo possedere sempre di più,
fa' comprendere che il tuo amore
è la ricchezza più grande che possiamo avere
e che il sentirci amati da te
è il tesoro più prezioso che possiamo desiderare.

Donaci di capire che
non serve essere invidiosi di chi ha più di noi,
non serve essere tristi
se agli altri le cose vanno meglio che a noi.

Se noi abbiamo te,
se tu sei con noi,
noi abbiamo tutto.
Ma veramente tutto!
E questo ci deve bastare e... avanzare,
perché, tu, Signore,
sei il massimo che noi possiamo avere!

Tu sei il nostro bisogno appagato,
il nostro cuore riposato,
il nostro sogno realizzato.

fiduciaricchezzapovertàprovvidenzarapporto con Diobisognisemplicitàsobrietàessenzialitàsuperfluo

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 17/05/2009

RACCONTO

9. Il giudizio di Dio

Antonio il Grande (sant'Antonio Abate), Vita e detti dei padri del deserto

Il Padre Antonio, volgendo lo sguardo agli abissi del giudizio di Dio, chiese: "O Signore come mai alcuni muoiono giovani, altri vecchissimi? Perché alcuni sono poveri ed altri sono ricchi? Perché degli empi sono ricchi e dei giusti poveri?". E giunse a lui una voce che disse: "Antonio, bada a te stesso. Sono giudizi di Dio questi, non ti giova conoscerli".

ricchezzapovertàprovvidenzagiudizio di Diosenso della vitaricerca di senso

inviato da Luca Peyron, inserito il 03/05/2009

PREGHIERA

10. Vorrei salire in alto

Michel Quoist

Vorrei salire molto in alto, Signore,
sopra la mia città, sopra il mondo, sopra il tempo.
Vorrei purificare il mio sguardo e avere i tuoi occhi.
Vedrei allora l'universo, l'umanità, la storia,
come li vede il Padre.
Vorrei la bella, eterna idea d'amore del tuo Padre
che si realizza progressivamente:
tutto ricapitolare in te, le cose del cielo e della terra.
E vedrei che, oggi come ieri, i minimi particolari
vi partecipano,
ogni uomo al suo posto, ogni gruppo ed ogni oggetto.
Vedrei la minima particella di materia e il più piccolo
palpito di vita;
l'amore e l'odio, il peccato e la grazia.
Commosso, comprenderei che dinanzi a me
si svolge la grande avventura d'amore
iniziata all'alba del mondo.
Comprenderei che tutto è unito insieme,
che tutto non è che un minimo movimento
di tutta l'umanità e di tutto l'universo verso la Trinità,
in te e per te, Signore.

fedefiduciaprovvidenzaabbandonoprogetto di Dio

inviato da Qumran2, inserito il 02/11/2006

PREGHIERA

11. Il ballo dell'obbedienza   1

Madeleine Delbrel

"Noi abbiamo suonato il flauto e voi non avete danzato"

E' il 14 luglio.
Tutti si apprestano a danzare.
Dappertutto il mondo, dopo anni dopo mesi, danza.
Ondate di guerra, ondate di ballo.

C'è proprio molto rumore.
La gente seria è a letto.
I religiosi dicono il mattutino di sant'Enrico, re.
Ed io, penso
all'altro re.
Al re David che danzava davanti all'Arca.

Perché se ci sono molti santi che non amano danzare,
ce ne sono molti altri che hanno avuto bisogno di danzare,
tanto erano felici di vivere:
Santa Teresa con le sue nacchere,
San Giovanni della Croce con un Bambino Gesù tra le braccia,
e san Francesco, davanti al papa.
Se noi fossimo contenti di te, Signore,
non potremmo resistere
a questo bisogno di danzare che irrompe nel mondo,
e indovineremmo facilmente
quale danza ti piace farci danzare
facendo i passi che la tua Provvidenza ha segnato.
Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza
della gente che, sempre, parla di servirti col piglio da
condottiero,
di conoscerti con aria da professore,
di raggiungerti con regole sportive,
di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato.

Un giorno in cui avevi un po' voglia d'altro
hai inventato san Francesco,
e ne hai fatto il tuo giullare.
Lascia che noi inventiamo qualcosa
per essere gente allegra che danza la propria vita con te.

Per essere un buon danzatore, con te come con tutti,
non occorre sapere dove la danza conduce.
Basta seguire,
essere gioioso,
essere leggero,
e soprattutto non essere rigido.
Non occorre chiederti spiegazioni
sui passi che ti piace di segnare.
Bisogna essere come un prolungamento,
vivo ed agile, di te.
E ricevere da te la trasmissione del ritmo che l'orchestra
scandisce.
Non bisogna volere avanzare a tutti i costi,
ma accettare di tornare indietro, di andare di fianco.
Bisogna saper fermarsi e saper scivolare invece di
camminare.
Ma non sarebbero che passi da stupidi
se la musica non ne facesse un'armonia.

Ma noi dimentichiamo la musica del tuo Spirito,
e facciamo della nostra vita un esercizio di ginnastica:
dimentichiamo che fra le tue braccia la vita è danza,
che la tua Santa Volontà
è di una inconcepibile fantasia,
e che non c'è monotonia e noia
se non per le anime vecchie,
tappezzeria
nel ballo di gioia che è il tuo amore.

Signore, vieni ad invitarci.
Siamo pronti a danzarti questa corsa che dobbiamo fare,
questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in
cui avremo sonno.
Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro,
quella del caldo, e quella del freddo, più tardi.
Se certe melodie sono spesso in minore, non ti diremo
che sono tristi;
Se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo
che sono logoranti.
E se qualcuno per strada ci urta, gli sorrideremo:
anche questo è danza.

Signore, insegnaci il posto che tiene, nel romanzo eterno
avviato fra te e noi,
il ballo della nostra obbedienza.

Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni:
in essa, quel che tu permetti
dà suoni strani
nella serenità di quel che tu vuoi.
Insegnaci a indossare ogni giorno
la nostra condizione umana
come un vestito da ballo, che ci farà amare di te
tutti i particolari. Come indispensabili gioielli.

Facci vivere la nostra vita,
non come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato,
non come una partita dove tutto è difficile,
non come un teorema che ci rompa il capo,
ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si
rinnovella,
come un ballo,
come una danza,
fra le braccia della tua grazia,
nella musica che riempie l'universo d'amore.

Signore, vieni ad invitarci.

obbedienzafedefiduciaabbandonogioiaprovvidenza

5.0/5 (3 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 02/11/2006

PREGHIERA

12. Non ho lasciato la speranza   1

Rabindranath Tagore

O Grande Re, non ho lasciato
la speranza della tua grazia:
ho con me tanta viltà,
tante vergogne, eppure
non ho lasciato la speranza.

Nessuno sa come la tua provvidenza
segretamente tesse una rete magica
nascosta agli occhi di tutti.

Al tempo da te fissato,
improvvisamente, chi sa dove,
arriva l'impossibile, manifestandosi
nella sua stessa luce,
sempre aspettato,
sempre in vesti di possibile!
Tu sei il testimone interiore.

In questo timido paese;
all'insaputa di tutti,
di cuore in cuore,
di casa in casa,
la tua virtù misteriosa
vigila e lavora
notte e giorno.

O Gran Re, non ho lasciato la speranza!

speranzafiduciaprovvidenzafede

4.5/5 (2 voti)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 26/02/2006

TESTO

13. Catechismo e carità

San Luigi Orione, Nel nome della Divina Provvidenza, Ed.Piemme

L'Opera della Divina Provvidenza è cominciata sette anni fa in un giorno di quaresima, e propriamente con un po' di Catechismo ad un ragazzo che piangeva, fuggito d'in chiesa.

Quel figliolo divenne poi buono e più cristiano, ed ora, benché soldato, ricorda ancora con piacere quel giorno tempestoso e felice per li.

Ma e dopo lui quanti figliuoli col Catechismo e colla grazia del Signore divennero più buoni e più cristiani!

Ah l'efficacia del Catechismo! Sapete o figliuoli, che cosa sia e che cosa importi il Catechismo?

Gesù trasformò da capo a fondo la società: la trasformò nelle idee, nei costumi, nelle leggi, in tutto.

E con qual mezzo visibile? Con un mezzo semplicissimo. Udite. Chiamò intorno a sé dodici poveri pescatori e, dopo avere per tre anni scritto il Catechismo nella loro mente e nel loro cuore, disse: "Andate, ammaestrate tutti i popoli: insegnate loro ciò che io ho insegnato a voi, e i vostri successori proseguano l'opera vostra fino al termine de' tempi".
E così fecero, e il mondo divenne cristiano. (...)

Volete forse il segreto per guadagnarvi l'affetto e trascinarvi dietro le turbe dei ragazzi? Eccovelo, il grande segreto: vestite la carità di Gesù Cristo!

Per piantare e tenere viva l'opera del Catechismo una cosa sola basta: la carità viva di Gesù! Tutti gli ostacoli cadono, tutto si ottiene, quando chi fa il Catechismo ha la carità di Gesù Cristo.

Se sarete scelti dall'alto privilegio di aiutare il vostro parroco a fare il Catechismo, domandate al Signore che vi dia carità grande.

Quella carità paziente e benigna, umile, garbata, che tutto soffre, tutto spera, tutto sostiene, e non viene mai meno.

Ripieni di questa carità, andate in cerca dei fanciulli che la domenica specialmente vanno errando per le vie e per le piazze, guadagnateli con questa carità: non stancatevi mai, dissimulate i difetti, sappiate soffrire e compatire tanto.

Abbiate un sorriso, una parola soave, amabile per tutti, senza differenze, o figli miei, fatevi tutti a tutti per portare tutte le anime a Gesù. Siate pronti per un'anima a dare la vita e a dare mille vite per un'anima! Colla dolcezza di Gesù voi, o cari figliuoli, vincerete e guadagnerete tutti i fanciulli del vostro paese.

La carità del Signore Nostro Crocifisso, ecco il segreto, anime dei miei figli e de' miei fratelli, ecco l'arte di tirare a noi, di toccare i cuori, di convertire, di illuminare e di educare i fanciulli, speranza dell'avvenire e delizia del Cuore di Dio!

Carità viva! Carità grande! Carità sempre! E rinnoveremo la gioventù! Oh quanti poveri figliuoli ho conosciuto sviati, disonesti, arrabbiati contro noi preti... che ci odiavano senza conoscerci,... giovani creduti incorreggibili..., eppure non avevano bisogno che d'una buona parola, d'una parola santa di carità, di uno sguardo dolce per essere vinti!

Carità viva! Carità grande! Carità sempre! Colla carità faremo tutto, senza la carità faremo niente!

Oh vieni! O carità santa e ineffabile di Gesù e vinci e guadagna il cuore i tutti e vivi grande e affocata nella povera anima mia!

caritàcatechismoragazzigioventùeducareeducatori

inviato da Sabrina Murzi, inserito il 19/06/2005

TESTO

14. Chi altro ti può capire?

Madre Provvidenza

Chi altro ti può capire se non quel Cuore adorabile che tutto si è dato e ogni giorno continua a donarsi per noi Suoi fratelli: è il Figlio dell'eterno Padre, Gesù Salvatore. Basta guardarlo per farti rapire il cuore.

Lui ha sete, sete profonda di te: ti attende per parlarti e per ascoltarti, ma sei sempre impegnato nel tuo lavoro. Sembra quasi che gli uffici materiali che svolgi siano la cosa più importante per tenerti in vita, ma non è vero. Colui che mantiene ogni vita è il padrone di tutte le vite, che vuol darti quelle gioie che ancora ti mancano, vuol farti capire che senza di lui non puoi far nulla, ma con lui puoi realizzare tutto, anche quello che ti è difficile.

Apri la porta di una chiesa, entra e nella solitudine aprigli il tuo cuore, e, se nel confessionale vi fosse un prete, fatti lavare la coscienza. Tornerà, allora, sul tuo volto il sorriso dei giorni passati, e il desiderio di essere del Cuor di Gesù amico per sempre. Porterai allora più volentieri la tua croce e ti accorgerai che sarà meno pesante perché lui ha accettato di essere il tuo Cireneo, e, senza accorgerti, camminerai più spedito sul sentiero della salvezza.

rapporto con Diomisericordiapreghieracrocefaticagioia

inviato da Anna Lollo, inserito il 27/07/2004

TESTO

15. Lavoriamo allo sguardo di Dio

San Luigi Orione, Nel nome della Divina Provvidenza

Lo sguardo di Dio è come una rugiada che fortifica, è come un raggio luminoso che feconda e dilata: lavoriamo dunque senza chiasso e senza tregua, lavoriamo allo sguardo di Dio, di Dio solo!

occhi di Dio su di noiamore di Diolavoroimpegno

inviato da Gaetano Ceravolo (sacerdote), inserito il 20/02/2003

TESTO

16. Morte, fede e speranza

San Luigi Orione, Nel nome della Divina Provvidenza

La Fede mi fa sentire la vicinanza dei miei cari defunti, come si sente nel silenzio il battito del cuore di un amico che veglia su di noi. La persuasione che presto mi incontrerò con i loro sguardi mi incoraggia a vivere in modo da non dover arrossire dinanzi a loro e non mi rincresce più lasciar questo mondo. O Fede! Come consoli l'anima in questi giorni in cui tutto è mestizia e dolore! Ogni foglia che cade mi avverte che la vita si dilegua: ogni rondine che emigra mi ricorda i miei cari che lasciano la terra per l'eternità e mentre la natura non mi parla che dolore, la fede non mi parla che di speranza.

defuntidoloresofferenzasilenziofedesperanzamortevita eterna

5.0/5 (2 voti)

inviato da Don Gaetano Ceravolo, inserito il 20/02/2003

RACCONTO

17. Le cose non sempre sono quelle che sembrano

Due angeli viaggiatori si fermarono per passare la notte nella casa di una ricca famiglia. Era una famiglia di persone molto avare che si rifiutarono di far dormire i due angeli nella camera degli ospiti. Infatti concessero agli angeli solo un piccolo spazio fuori, nel duro e freddo pavimento del pergolato davanti alla casa. Mentre si preparavano come potevano un letto per terra il più vecchio degli angeli vide un buco nel muro e lo riparò. Quando l'angelo giovane gli chiese perché, lui rispose soltanto: "Le cose non sono sempre quello che sembrano".

La notte dopo la coppia di angeli cercò riparo nella casa di una molto povera ma, molto ospitale famiglia, dove furono accolti da un contadino e sua moglie. Dopo aver diviso con gli angeli il seppur poco cibo che avevano, i contadini cedettero agli angeli i propri letti, dove finalmente i viaggiatori si poterono riposare comodamente.

Quando il sole sorse, la mattina dopo, gli angeli trovarono l'uomo e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, la sola loro fonte di sostentamento, giaceva morta nel campo. Il giovane angelo ne fu infuriato a chiese al più vecchio come avesse potuto lasciare accadere una cosa del genere. "Al primo uomo, che pure aveva tutto, hai fatto un favore", lo accusò. "Questa famiglia seppure aveva pochissimo era pronta a dividere tutto, e tu hai lasciato morire la mucca!".

"Le cose non sono sempre quello che sembrano" replicò l'angelo. "Quando eravamo nel cortile della villa ho notato che c'era dell'oro nascosto nel muro e che si poteva scoprire grazie a quel piccolo buco. Siccome quell'uomo era così avaro e ossessionato dal denaro io ho riparato quel buco, così non avrebbe trovato anche quella ricchezza. Poi la notte scorsa quando dormimmo nel letto del contadino l'angelo della morte venne per sua moglie. Io invece di lei gli ho dato la mucca. Le cose non sono sempre quello che sembrano".

futuroprogetto di DiomisteroProvvidenza

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 14/12/2002

TESTO

18. La nostra banca

San Luigi Orione, da una lettera del 13 aprile del 1935

La nostra banca è la Divina Provvidenza, e la nostra borsa sta nelle vostre tasche e nel vostro buon cuore.

Provvidenza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariella Romanazzi, inserito il 03/12/2002

TESTO

19. Quel che io so per domani   1

Henri Lacordaire

Quel che io so per domani è che la Provvidenza sorgerà prima del sole.

provvidenzasperanzafuturodomani

4.0/5 (2 voti)

inviato da Anna Lianza, inserito il 25/11/2002

PREGHIERA

20. Ch'io riesca a inginocchiarmi

Veniero Scarselli, Eretiche grida

Fa' Dio
ch'io riesca finalmente a inginocchiarmi
sull'umile pietra del mondo
davanti al tuo Mistero.
Con tutta la mia mente ignuda
come una povera pagina bianca;
fa' ch'io possa dire stupito
col cuore gonfio di te: "Sono proprio io
colui che tanto a lungo hai cercato?"

fedefiduciaprovvidenzaumiltàpiccolezzarapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Barbara, inserito il 24/09/2002

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