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TESTO

41. Amore, ti amerò per sempre

Gianni Fanzolato

Poesia per due amici che hanno deciso di sposarsi in Dio

Anche il mio cuore pare librarsi festoso nell'aria
mentre ti accolgo, amore, illuminando la mia casa.
Ora anche il tempo si è fermato e in ogni dove brilla la luce
rinasce gioia e speranza che leggo nei tuoi occhi trasparenti.
Entra, come un raggio di sole che riscalda, quel tuo amore semplice
tessuto e ricamato come un diadema da quelle abili mani del Vasaio.
Incastonato come pietra preziosa nel nostro anello sponsale,
adorna prezioso le nostre mani il SI' che abbiamo offerto a Dio dall'altare.
Muoiono per sempre freddo e solitudine, trovando pace al tuo focolare;
e anche quando si fa sera, so che sei là ad aspettarmi, perché mi ami.
Raccontami, dove hai attinto quel riflesso e la dolcezza per volermi bene?
Oso pensare che fra le ali del vento hai varcato le porte dell'infinito
per cercarmi, sconvolgere la mia vita e stregare per sempre il mio cuore.
E così si è compiuto il miracolo di chi sa amare donandosi amore.
Restami accanto, camminiamo insieme, mano nella mano verso l'orizzonte;
sostieni il mio passo, dammi la vita, regalami un sorriso, perché l'amore è dono.
Esultiamo nei cuori che battono all'unisono e sfoceremo verso il mare aperto,
Madre e Padre, a immagine del Dio fecondo, daremo frutti come l'albero di vita.
Poveri o ricchi, che importa, se amandoci come siamo, tocchiamo il cielo con un dito,
restando immobili per contemplar felici gli occhi che sanno di mistero.
Eterno amore abbiamo giurato sull'altare, e così sia, per sempre
innamorati.

amorecoppiamatrimoniofamiglia

inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 14/08/2007

PREGHIERA

42. Preghiera degli sposi   1

Adolfo Rebecchini

Signore Dio, tu che per amore ci hai creati uomo e donna e ci hai fatti a tua immagine e somiglianza, aiutaci a vivere in pienezza i sentimenti che ci uniscono.
Tu che sei sorgente di ogni amore umano, facci avvertire, sempre, la tua dolce e discreta presenza in mezzo a noi. Rendici segni evidenti del tuo "essere" con ogni uomo.
Tu che sei Padre, Figlio e Spirito Santo, fonte di comunione vera e di amore infinito, dacci la forza di superare, sempre, ogni prova.
Aiutaci a costruire, giorno dopo giorno, la nostra casa sulla tua roccia. Fa' che diventi luogo di amicizia,
di condivisione e di ascolto della tua Parola e delle parole dei fratelli.
Grazie, Signore, perché ci hai dato l'amore capace di cambiare la sostanza delle cose.

famigliasposicoppiamatrimonio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Adolfo Rebecchini, inserito il 14/01/2007

PREGHIERA

43. Preghiera per l'imprevisto   1

Léon Bloy, ferroviere e saggista (1846-1920)

O Dio dell'imprevisto,
fa' ch'io non tema mai
l'imprevisto
l'inconsueto
l'impensato
poiché proprio tu fosti tutto ciò
e feristi il cuore degli uomini
con la tua assoluta Novità.

Scioglimi il cuore
perché anch'io sappia
sorprendermi e sorprendere
per diversità di pensiero
novità di vita
fantasia d'amore
prontezza di fronte al male.

Fa' che un pochino almeno ti somigli,
o Dio dell'imprevisto,
che nel tuo Figlio
desti il giro ad un mondo rappreso
e senza senso.

Fa' ch'io diventi immagine e strumento
della tua Buona Novità.

imprevistosorpresa

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 02/11/2006

TESTO

44. Credere ad un mito

Gerhard Von Rad

E' proprio l'uomo devoto quello che corre il maggiore pericolo di configurare Dio a sua immagine o secondo un'altra immagine. Anche noi cristiani corriamo incessantemente il pericolo di credere a miti e adorare immagini. Non esiste una sola verità di fede che non possiamo manipolare idolatricamente.

idolatriaveritàfede

inviato da Luca, inserito il 18/03/2006

PREGHIERA

45. Il Credo della Speranza

Michele Do

Credo in un solo Dio che è Padre,
fonte sorgiva di ogni vita, di ogni bellezza, di ogni bontà;
da lui vengono e a lui tornano tutte le cose.

Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio e figlio dell'uomo,
immagine visibile e trasparente dell'invisibile volto di Dio,
immagine alta e pura del volto dell'uomo
così come lo ha sognato il cuore di Dio.

Credo nello Spirito Santo,
che vive ed opera nelle profondità del nostro cuore,
per trasformarci tutti ad immagine di Cristo.

Credo che da questa fede fluiscano
le speranze più essenziali della nostra vita:
la comunione dei santi e delle cose sante, che è la Chiesa,
la buona novella del perdono dei peccati,
la speranza della risurrezione che ci dona la certezza
che nulla va perduto nella nostra vita,
nessun frammento di bontà e bellezza,
nessun sacrificio per quanto nascosto ed ignorato,
nessuna lacrima e nessuna amicizia.

credosperanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Pierpaolo Fantasia, inserito il 18/03/2006

TESTO

46. Come candele davanti al Tabernacolo   1

San Luigi Orione

San Luigi Orione, con questo suo scritto del 2/2/1938, ci ricorda il compito affidatoci da Gesù di essere la luce del mondo e sottolinea che quella luce si alimenta solo dinanzi al Tabernacolo, dinanzi a Gesù Eucaristia.

Quando si nasce, e ci portano al battesimo, si prende e si accende una di quelle candele benedette e la si mette nelle mani del padrino e della madrina che fanno per noi le promesse... Ma la candela si accende anche quando si muore, nell'atto in cui si raccomanda l'anima, nell'atto in cui essa sta per passare da questo mondo all'altra vita, quando il sacerdote pronuncia le parole: "Presto, o anima, ritorna al Padre che ti ha creato, ritorna al Figlio che ti ha redenta, ritorna allo Spirito che ti ha illuminata, che ti ha riempita di carismi"... La candela che si accende quando si è fatti cristiani sarà presente allorquando dovremo rendere conto del come si è condotta la vita, se veramente ci siamo mostrati veri seguaci di Cristo.

Con il Battesimo, siamo dunque noi stessi come candele accese che dovranno rendere conto della qualità della propria luce.

Le proprietà della candela sono diverse: la candela è diritta, e noi dobbiamo essere diritti, retti, sempre retti, sempre mostrarci retti se vogliamo essere veramente seguaci di Gesù Cristo. Dobbiamo morire pur di essere sempre moralmente retti, se vogliamo veramente essere cristiani.

La candela è bianca e noi dobbiamo mantenere bianca la nostra anima, coltivare nella nostra anima la virtù della purezza che ci fa bianchi all'occhio del Signore; virtù che è il giglio delle virtù, la bella virtù. Virtù che in modo grande splendette nella Vergine Santa...

La candela è ardente, manda luce, è calda. Così deve essere la vita nostra; non tiepida, non smorta, ma calda.

Dobbiamo ardere ed ardere di un amore grande di Dio e del prossimo. Dobbiamo fare sì che il Comandamento dell'amore sia in noi. Facciamolo ardere l'amore nel nostro petto; facciamolo affocare nel nostro cuore. Facciamo splendere la bella virtù... Dobbiamo essere lucerna ardente sicché tutti vedano, nella luce nostra, risplendere la luce di Dio, sentano il Signore, sentano la vita di Dio, la verità di Dio.

Andiamo da Gesù Eucaristia ad imparare la rettitudine, la purezza, una vita calda di amore a Dio e al prossimo.

La candela poi si offre e si consuma, in generale, davanti all'immagine dei Santi e davanti al Santissimo. E così deve ardere, splendere, consumarsi la nostra vita, deve consumarsi davanti a Dio.

La nostra vita sia come la candela che arde, splende e si consuma per amore di Dio e del suo Regno.

candelatestimonianzaessere cristianibattesimogiudiziocoerenza

2.5/5 (2 voti)

inviato da Lia Sirna, inserito il 05/01/2006

TESTO

47. La croce di Cristo, nostra salvezza

S. Teodoro Studita, Discorso sull'adorazione della croce; PG 99, 691-694, 695, 698-699

O dono preziosissimo della croce! Quale splendore appare alla vista! Tutta bellezza e tutta magnificenza. Albero meraviglioso all'occhio e al gusto e non immagine parziale di bene e di male come quello dell'Eden.

E' un albero che dona la vita, non la morte, illumina e non ottenebra, apre l'udito al paradiso, non espelle da esso.

Su quel legno sale Cristo, come un re sul carro trionfale. Sconfigge il diavolo padrone della morte e libera il genere umano dalla schiavitù del tiranno. Su quel legno sale il Signore, come un valoroso combattente. Viene ferito in battaglia alle mani, ai piedi e al divino costato. Ma con quel sangue guarisce le nostre lividure, cioè la nostra natura ferita dal serpente velenoso.

Prima venimmo uccisi dal legno, ora invece per il legno recuperiamo la vita. Prima fummo ingannati dal legno, ora invece con il legno scacciamo l'astuto serpente. Nuovi e straordinari mutamenti! Al posto della morte ci viene data la vita, invece della corruzione l'immortalità, invece del disonore la gloria.

Perciò non senza ragione esclama il santo Apostolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6, 14).

Quella somma sapienza che fiorì dalla croce rese vana la superba sapienza del mondo e la sua arrogante stoltezza. I beni di ogni genere, che ci vennero dalla croce, hanno eliminato i germi della cattiveria e della malizia. All'inizio del mondo solo figure e segni premonitori di questo legno notificavano ed indicavano i grandi eventi del mondo. Stai attento, infatti tu, chiunque tu sia, che hai grande brama di conoscere. Noè non ha forse evitato per sé, per tutti i suoi familiari ed anche per il bestiame, la catastrofe del diluvio, decretata da Dio, in virtù di un piccolo legno? Pensa alla verga di Mosè. Non fu forse un simbolo della croce? Cambiò l'acqua in sangue, divorò i serpenti fittizi dei maghi, percosse il mare e lo divise in due parti, ricondusse poi le acque del mare al loro normale corso e sommerse i nemici, salvò invece coloro che erano il popolo legittimo. Tale fu anche la verga di Aronne, simbolo della croce, che fiorì in un solo giorno e rivelò il sacerdote legittimo. Anche Abramo prefigurò la croce quando legò il figlio sulla catasta di legna.

La morte fu uccisa dalla croce e Adamo fu restituito alla vita. Della croce tutti gli apostoli si sono gloriati, ogni martire ne venne coronato, e ogni santo santificato. Con la croce abbiamo rivestito Cristo e ci siamo spogliati dell'uomo vecchio. Per mezzo della croce noi, pecorelle di Cristo, siamo stati radunati in un unico ovile e siamo destinati alle eterne dimore.

crocesalvezzaredenzione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Barbi, inserito il 02/10/2005

TESTO

48. Un decalogo per il papà   4

Bruno Ferrero, Bollettino Salesiano, marzo 2005

1°. Il primo dovere di un padre verso i suoi figli è amare la madre. La famiglia è un sistema che si regge sull'amore. Non quello presupposto, ma quello reale, effettivo. Senza amore è impossibile sostenere a lungo le sollecitazioni della vita familiare. Non si può fare i genitori "per dovere". E l'educazione è sempre un "gioco di squadra". Nella coppia, come con i figli che crescono, un accordo profondo, un'intima unione danno piacere e promuovono la crescita, perché rappresentano una base sicura. Un papà può proteggere la mamma dandole in "cambio", il tempo di riprendersi, di riposare e ritrovare un po' di spazio per sé.

2°. Il padre deve soprattutto esserci. Una presenza che significa "voi siete il primo interesse della mia vita". Affermano le statistiche che, in media, un papà trascorre meno di cinque minuti al giorno in modo autenticamente educativo con i propri figli. Esistono ricerche che hanno riscontrato un nesso tra l'assenza del padre e lo scarso profitto scolastico, il basso quoziente di intelligenza, la delinquenza e l'aggressività. Non è questione di tempo, ma di effettiva comunicazione. Esserci, per un papà vuol dire parlare con i figli, discorrere del lavoro e dei problemi, farli partecipare il più possibile alla sua vita. E' anche imparare a notare tutti quei piccoli e grandi segnali che i ragazzi inviano continuamente.

3°. Un padre è un modello, che lo voglia o no. Oggi la figura del padre ha un enorme importanza come appoggio e guida del figlio. In primo luogo come esempio di comportamenti, come stimolo a scegliere determinate condotte in accordo con i principi di correttezza e civiltà. In breve, come modello di onestà, di lealtà e di benevolenza. Anche se non lo dimostrano, anche se persino lo negano, i ragazzi badano molto di più a ciò che il padre fa', alle ragioni per cui lo fa. La dimostrazione di ciò che chiamiamo "coscienza" ha un notevole peso quando venga fornita dalla figura paterna.

4°. Un padre dà sicurezza. Il papà è il custode. Tutti in famiglia si aspettano protezione dal papà. Un papà protegge anche imponendo delle regole e dei limiti di spazio e di tempo, dicendo ogni tanto "no", che è il modo migliore per comunicare: "ho cura di te".

5°. Un padre incoraggia e dà forza. Il papà dimostra il suo amore con la stima, il rispetto, l'ascolto, l'accettazione. Ha la vera tenerezza di chi dice: "Qualunque cosa capiti, sono qui per te!". Di qui nasce nei figli quell'atteggiamento vitale che è la fiducia in se stessi. Un papà è sempre pronto ad aiutare i figli, a compensare i punti deboli.

6°. Un padre ricorda e racconta. Paternità è essere l'isola accogliente per i "naufraghi della giornata". E' fare di qualche momento particolare, la cena per esempio, un punto d'incontro per la famiglia, dove si possa conversare in un clima sereno. Un buon papà sa creare la magia dei ricordi, attraverso i piccoli rituali dell'affetto. Nel passato il padre era il portatore dei "valori", e per trasmettere i valori ai figli basta imporli. Ora bisogna dimostrarli. E la vita moderna ci impedisce di farlo. Come si fa a dimostrare qualcosa ai figli, quando non si ha neppure il tempo di parlare con loro, di stare insieme tranquillamente, di scambiare idee, progetti, opinioni, di palesare speranze, gioie o delusioni?

7°. Un padre insegna a risolvere i problemi. Un papà è il miglior passaporto per il mondo " di fuori". Il punto sul quale influisce fortemente il padre è la capacità di dominio della realtà, l'attitudine ad affrontare e controllare il mondo in cui si vive. Elemento anche questo che contribuisce non poco alla strutturazione della personalità del figlio. Il papà è la persona che fornisce ai figli la mappa della vita.

8°. Un padre perdona. Il perdono del papà è la qualità più grande, più attesa, più sentita da un figlio. Un giovane rinchiuso in un carcere minorile confida: "Mio padre con me è sempre stato freddo di amore e di comprensione. Quand'ero piccolo mi voleva un gran bene; ci fu un giorno che commisi uno sbaglio; da allora non ebbe più il coraggio di avvicinarmi e di baciarmi come faceva prima. L'amore che nutriva per me scomparve: ero sui tredici anni... Mi ha tolto l'affetto proprio quando ne avevo estremamente bisogno. Non avevo uno a cui confidare le mie pene. La colpa è anche sua se sono finito così in basso. Se fossi stato al suo posto, mi sarei comportato diversamente. Non avrei abbandonato mio figlio nel momento più delicato della sua vita. Lo avrei incoraggiato a ritornare sulla retta via con la comprensione di un vero padre. A me è mancato tutto questo".

9°. Il padre è sempre il padre. Anche se vive lontano. Ogni figlio ha il diritto di avere il suo papà. Essere trascurati, trascurati o abbandonati dal proprio padre è una ferita che non si rimargina mai.

10°. Un padre è immagine di Dio. Essere padre è una vocazione, non solo una scelta personale. Tutte le ricerche psicologiche dicono che i bambini si fanno l'immagine di Dio sul modello del loro papà. La preghiera che Gesù ci ha insegnato è il Padre Nostro. Una mamma che prega con i propri figli è una cosa bella, ma quasi normale. Un papà che prega con i propri figli lascerà in loro un'impronta indelebile.

papàpadregenitorifamigliafiglieducazioneeducare

inviato da Gianni Andrea Granzotto, inserito il 29/09/2005

PREGHIERA

49. Preghiera degli sposi

Eremo San Biagio

Signore, tu ci hai creato a tua immagine e somiglianza, misterioso miscuglio di terra animata dal tuo soffio divino. Vieni ad abitare la respirazione, il nostro amore. Che ogni nostra inspirazione sia accoglienza e ogni nostra espirazione sia dono.

Signore, tu sorgente zampillante d'ogni vero amore umano, accordaci di diventare l'uno per l'altra, un segno della tua invisibile presenza, un appello ad amare senza ritorno, un sacramento, una strada che conduce verso il tuo Regno di vita eterna.

Signore, donaci abbastanza fede per costruire la casa del nostro amore sulla roccia di Cristo, nostro fondamento. Preservaci dagli inganni che la minacciano di rovina. Insegnaci a costruire una casa che chiude le sue imposte ai cattivi venti dell'abitudine e apre le sue porte a tutti quelli che hanno bisogno di riscaldare il cuore alla viva fiamma della nostra gioia.

Signore, insegnaci a tessere il manto del nostro amore coi punti della fedeltà, della facilità al perdono e della pazienza, della verità, della gioia e della sofferenza. Aiutaci a non lasciar perdere alcun piccolo punto: sorgente d'una irrimediabile smagliatura.

Signore, quando verranno le ore della tempesta, donaci la forza di gettare verso di te l'ancora della preghiera, affinché possiamo attendere insieme e per sempre la riva della tua eternità.

Signore, che la gratuità e la fecondità del nostro amore continuino la tua alleanza con la terra e celebrino le nozze di Cristo col popolo di Dio. Amen.

sposicoppiamatrimonio

inviato da Eremo San Biagio, inserito il 19/06/2005

TESTO

50. C'era una volta l'Amore...

Poesia brasiliana

C'era una volta l'Amore... L'Amore abitava in una casa pavimentata di stelle e adornata di sole. Un giorno l'Amore pensò a una casa più bella. Che strana idea quella dell'Amore! E fece la terra, e sulla terra, ecco fece la carne e nella carne ispirò la vita e, nella vita, impresse l'immagine della sua somiglianza.

E la chiamò uomo! E dentro l'uomo, nel suo cuore, l'Amore costruì la sua casa: piccola ma palpitante, inquieta, insoddisfatta come l'Amore. E l'Amore andò ad abitare nel cuore dell'uomoe ci entrò tutto là dentro, perché il cuore dell'uomo è fatto di infinito.

Ma un giorno... l'uomo ebbe invidia dell'Amore. Voleva impossessarsi della casa dell'Amore, la voleva soltanto e tutta per sé, voleva per sé la felicità dell'Amore come se l'Amore potesse vivere da solo. E l'Amore fu scacciato dal cuore dell'uomo. L'uomo allora cominciò a riempire il suo cuore, lo riempì di tutte le ricchezze della terra, ma era ancora vuoto. L'uomo, triste, si procurò il cibo col sudore della fronte, ma era sempre affamato e restava con il cuore terribilmente vuoto. Un giorno l'uomo... decise di condividere il cuore con tutte le creature della terra. L'Amore venne a saperlo... Si rivestì di carne e venne anche lui a ricevere il cuore dell'uomo. Ma l'uomo riconobbe l'Amore e lo inchiodò sulla croce. E continuò a sudare per procurarsi il cibo. L'Amore allora ebbe un'idea: si rivestì di cibo, si travestì di pane e attese silenzioso. Quando l'uomo affamato lo mangiò, l'Amore ritornò nella sua casa... nel cuore dell'uomo. E il cuore dell'uomo fu riempito di vita, perché la vita è Amore.

incarnazioneamore di Dio

inviato da Anna Lollo, inserito il 19/06/2005

TESTO

51. Tu appartieni al Signore   1

Rendine grazie al Signore! Offri a Gesù la tua mente e la tua intelligenza; chiedigli che le riempia con i suoi pensieri. Chiedigli perdono per non averla saputa usare come Lui desiderava.

Offri i tuoi occhi al Signore, chiedi perdono per i peccati commessi con gli occhi e supplicalo perché ti aiuti a guardare con i suoi occhi.

Le hai ricevute per ascoltare. Pensa alle volte che non le hai usate bene, perché quello che hai ascoltato ti può avere allontanato da Dio; chiedigli perdono e offrigliele, perché ti conceda la grazia di poterlo ascoltare in ogni momento della tua vita.

Renditi conto del fatto che puoi parlare e che questo è un dono di Dio. Chiedi perdono a Gesù per tutte le volte che hai usato la bocca per dire parole cattive, per condannare, per giudicare e chiedigli di riempire la tua bocca di parole di lode, di ringraziamento e di bontà.

Non dorme mai. Straordinario regalo di Dio. E' il motore che dà impulso alla tua vita. E' possibile che ci siano racchiusi desideri negativi. Chiedi a Gesù di avere misericordia di te e che ti aiuti. Affidagli il tuo cuore perché lui ne faccia uno strumento di lode per la sua gloria.

Dio te le ha date perché, anche attraverso di esse, tu possa manifestare la sua gloria in tutto ciò che fai. Non sempre hai saputo usarle... però, ora... hai capito e allora stendi le tue mani davanti a te, benedicile e chiedi al Signore che possano essere strumento di benedizione. Ed usale per fare il bene.

Tu sei la sua casa! E' la più bella dimora di Dio. Gli uomini si costruiscono case e le abitano, ma lui desidera vivere in te. Anche per questo ti ha fatto a sua immagine e somiglianza, tu sei il suo capolavoro!

Invitalo, allora, a prendere pieno possesso della sua dimora in te, perché ne faccia il suo Tempio Santo secondo il suo piano d'amore. Affidati veramente al Signore; ripeti più volte il nome di Gesù, sarà Lui a trionfare sulla tua mente e sul tuo cuore. Gesù vincerà le tue inclinazioni negative perché è il tuo Salvatore.

affidamentorapporto con Diotestimonianzaimpegnoresponsabilità

inviato da Daniela Rizzello, inserito il 29/07/2004

PREGHIERA

52. Colloquio d'amore

Luigi di Blois, 1506-1566, abate benedettino

Signore, sono affamato di te!
Nutri questo mendicante
col flusso continuo della tua divinità.
Rallegrami con la presenza che tanto desidero della tua grazia.
Ecco la mia domanda, ecco il mio desiderio:
che il tuo amore che arde mi penetri interamente,
mi riempia e mi trasformi a sua immagine.

O luce che sempre brilla e non è mai oscurata, illuminami!
Fuoco che sempre brucia e non si estingue mai, abbracciami!
O amore, sempre ardente e che mai s'intiepidisce, assobrimi e trasformami in te!

O amato, donami di trovarti,
e poi tenerti e di stringerti forte a me
in un abbraccio spirituale.
Io ti desidero, sospiro verso di te.
Concediti a me,
unisciti intimamente alla mia anima
e inebriami con il vino del tuo amore.

O Gesù, fiore più bello
della più bella primavera;
vita eterna, vita che sei la mia vita
e senza la quale muoio;
vita che sei la mia gioia
e senza la quale piango;
amabile e dolce vita,
donami di essere unito
e di addormentarmi nella pace in te.

Abbatti, dolce Gesù,
l'odiosa muraglia della mia tiepida vita
e fa' che in tutta gioia e libertà,
io ti segua con un coraggio invincibile.
Fa' che si levi il vento violento
di una infinitamente ardente carità,
che mi precipiti in te così impetuosamente
da far sì che non abbia più altro respiro all'infuori di te.

ricerca di Diorapporto con Diopreghiera

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 28/07/2004

TESTO

53. Amare   3

Michel Quoist, Amare

Amare
è volere l'altro libero e non sedurlo, e liberarlo dai suoi lacci, se vive prigioniero.
Così che lui possa dire: "Ti amo", senza essere spinto da desideri ribelli.

Amare
è entrare nell'altro, se ti apre le porte del suo giardino segreto, ben aldilà dei suoi cammini di ronda, e dei fiori e dei frutti colti sui suoi prati, là dove meravigliandoti potrai mormorare: sei "tu" mio caro, il mio unico.

Amare
è con tutte le tue forze volere il bene dell'altro, prima del proprio, far di tutto perché l'amato cresca, e poi sbocci, diventando ogni giorno l'uomo che deve essere, e non quello che tu vorresti modellare a immagine dei tuoi sogni.

Amare
è dare il tuo corpo e non prendere il suo, ma accogliere il suo, quando egli si offre per essere condiviso, ed è raccogliere, arricchirsi, per offrirsi all'amato, più di mille carezze e folli abbracci, la tua vita tutta intera raccolta, nelle braccia del tuo "io".

Amare
infine, è tutto questo e molte altre cose ancora, poiché è aprirti all'amore infinito, è lasciarti amare, e, trasparente a questo amore che viene, senza mai mancare a se stesso.
E', oh sublime avventura, permettere a Dio d'amare, colui che tu, liberamente, decidi d'amare.

amorematrimonioamarecoppiasposi

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Luciano Cantini, inserito il 05/09/2003

RACCONTO

54. I due specchi   3

Un giorno Satana scoprì un modo per divertirsi. Inventò uno specchio diabolico che aveva una magica proprietà: faceva vedere meschino e raggrinzito tutto ciò che era bello e buono.

Satana se ne andava in giro dappertutto con il suo terribile specchio. E tutti quelli che ci guardavano dentro rabbrividivano: ogni cosa appariva deformata e mostruosa.

Il maligno si divertiva moltissimo con il suo specchio: più le cose erano ripugnanti più gli piacevano. Un giorno, lo spettacolo che lo specchio gli offriva era così piacevole ai suoi occhi che scoppiò a ridere in modo scomposto: lo specchio gli sfuggì dalle mani e si frantumò in milioni di pezzi.

Un uragano potente e maligno fece volare i frammenti dello specchio in tutto il mondo. Alcuni frammenti erano più piccoli di granelli di sabbia ed entrarono negli occhi di molte persone. Queste persone cominciarono a vedere tutto alla rovescia: si accorgevano solo di ciò che era cattivo e vedevano cattiveria dappertutto.

Altre schegge diventarono lenti per occhiali. La gente che si metteva questi occhiali non riusciva più a vedere ciò che era giusto ed a giudicare rettamente.
Non hai, per caso, già incontrato degli uomini così?

Qualche pezzo di specchio era così grosso, che venne usato come vetro da finestra. I poveretti che guardavano attraverso quelle finestre vedevano solo vicini antipatici, che passavano il tempo a combinare cattiverie.

Quando Dio si accorse di quello che era successo si rattristò. Decise di aiutarli.

Disse: "Manderò nel mondo mio Figlio. E' Lui la mia immagine, il mio specchio. Rispecchia la mia bontà, la mia giustizia, il mio amore. Riflette l'uomo come io l'ho pensato e voluto.".

Gesù venne come uno specchio per gli uomini. Chi si specchiava in Lui riscopriva la bontà e la bellezza e imparava a distinguerle dall'egoismo e dalla menzogna, dall'ingiustizia e dal disprezzo.

I malati ritrovavano il coraggio di vivere, i disperati riscoprivano la speranza. Consolava gli afflitti e aiutava gli uomini a vincere la paura della morte.

Molti uomini amavano lo specchio di Dio e seguirono Gesù. Si sentivano infiammati da Lui.

Altri invece ribollivano di rabbia: decisero di rompere lo specchio di Dio. Gesù fu ucciso. Ma ben presto si levò un nuovo possente uragano: lo Spirito Santo.

Sollevò i milioni di frammenti dello specchio e li soffiò in tutto il mondo.

Chi riceve anche una piccolissima scintilla di questo specchio nei suoi occhi comincia a vedere il mondo e le persone come li vedeva Gesù: si riflettono negli occhi prima tutto le cose belle e buone, la giustizia e la generosità, la gioia e la speranza; le cattiverie e le ingiustizie invece appaiono modificabili e vincibili.

benemalepregiudiziSpirito SantoPentecosteincarnazione

3.3/5 (3 voti)

inviato da Tiziana Venturi, inserito il 28/06/2003

TESTO

55. Il lavoro

Kahlil Gibran, Il profeta

Allora un contadino disse: Parlaci del Lavoro.
E lui rispose dicendo:
Voi lavorate per assecondare il ritmo della terra e l'anima della terra.
Poiché oziare è estraniarsi dalle stagioni e uscire dal corso della vita, che avanza in solenne e fiera sottomissione verso l'infinito.

Quando lavorate siete un flauto attraverso il quale il sussurro del tempo si trasforma in musica.
Chi di voi vorrebbe essere una canna silenziosa e muta quando tutte le altre cantano all'unisono?

Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine.
Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita.
E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.

Ma se nella vostra pena voi dite che nascere è dolore e il peso della carne una maledizione scritta sulla fronte, allora vi rispondo: tranne il sudore della fronte niente laverà ciò che vi è stato scritto.

Vi è stato detto che la vita è tenebre e nella vostra stanchezza voi fate eco a ciò che è stato detto dagli esausti.
E io vi dico che in verità la vita è tenebre fuorché quando è slancio,
E ogni slancio è cieco fuorché quando è sapere,
E ogni sapere è vano fuorché quando è lavoro,
E ogni lavoro è vuoto fuorché quando è amore;
E quando lavorate con amore voi stabilite un vincolo con voi stessi, con gli altri e con Dio.

E cos'è lavorare con amore?
E' tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato.
E' costruire una casa con dedizione come se dovesse abitarla il vostro amato.
E' spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia, come se dovesse goderne il frutto il vostro amato.
E' diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi.

Spesso vi ho udito dire, come se parlaste nel sonno:
"Chi lavora il marmo e scopre la propria anima configurata nella pietra, è più nobile di chi ara la terra.
E chi afferra l'arcobaleno e lo stende sulla tela in immagine umana, è più di chi fabbrica sandali per i nostri piedi".
Ma io vi dico, non nel sonno ma nel vigile e pieno mezzogiorno, il vento parla dolcemente alla quercia gigante come al più piccolo filo d'erba;
E che è grande soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal proprio amore.

Il lavoro è amore rivelato.
E se non riuscite a lavorare con amore, ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e, seduti alla porta del tempio, accettare l'elemosina di chi lavora con gioia.
Poiché se cuocete il pane con indifferenza, voi cuocete un pane amaro, che non potrà sfamare l'uomo del tutto.
E se spremete l'uva controvoglia, la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
E anche se cantate come angeli, ma non amate il canto, renderete l'uomo sordo alle voci del giorno e della notte.

lavoro

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 11/12/2002

RACCONTO

56. Umiltà   1

Fonti Francescane

Spesso, quando gli si prodigavano onori e lo si celebrava come santo ribatteva con la frase: «Non sono ancora sicuro che non avrò figli e figlie!». E spiegava: «Infatti, in qualunque ora il Signore mi volesse togliere il suo tesoro, datomi in prestito, che altro mi resterebbe se non il corpo e l'anima, che anche gli infedeli possiedono? Di più, devo esser convinto che se il Signore avesse dato a un ladrone o a un non credente le grazie concesse a me essi sarebbero più fedeli di me al Signore».

Disse ancora: «Come nelle immagini del Signore e della beata Vergine dipinte su tavola si onora e ricorda Dio e la Madonna, e il legno e la pittura non attribuiscono tale onore a se stessi; così il servo di Dio è come una pittura, una creatura fatta a immagine di Dio, nella quale è Dio che viene onorato nei suoi benefici. Il servo di Dio, dunque, simile a una tavola dipinta, non deve riferire nulla a se stesso, l'onore e la gloria vanno resi a Dio solo, mentre a se stesso egli attribuirà vergogna e dispiacere, poiché sempre, finché viviamo, la nostra carne è ribelle alle grazie del Signore».

umiltà

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 11/12/2002

ESPERIENZA

57. La rosa del giardino di Dio   1

Andrea e Annalisa. Una giovane coppia felicemente sposata, e pensata da Dio come immagine del Suo amore per ciascuno di noi, incontra sul loro cammino la Sua mano che gli porge la croce.

L'accolgono con il coraggio di chi sa di potersi fidare. Due anni fa ad Andrea viene diagnosticato un tumore al cervello e inizia un calvario di fatiche, un'altalena di speranze e di conferme che li porta a guardare Dio diritto negli occhi, cercando quello sguardo evangelico di Cristo che su quella stessa croce ci era già stato.

Attorniati dai loro amici e circondati da mille premure vivono questi due anni con la forza della fede. Fino a luglio, quando l'ultima tac rivela l'inesorabile cammino del tumore ormai giunto al termine. Iniziano gli ultimi tre mesi della vita di Andrea, nutriti dall'eucarestia celebrata nella stanza, in casa, dalla preghiera per lui e con lui, da tante parole di affetto e di amore pronunciate con il cuore più che con le labbra.

Tre mesi in cui Andrea lotta disperatamente per rendere meno duro il distacco alla sua amata e ai suoi amici. Tre mesi nei quali quell'amore e quella fede che li ha uniti nella vita, vuole gettare le radici oltre la vita stessa.

Un mattino di ottobre Andrea incontra la Vita e lo sguardo del Risorto.

Il dolore dei suoi è vinto dalla serena fiducia in quella promessa che riecheggia in ogni passo di Annalisa e dei suoi amici, la speranza diventa certezza: Andrea sarà sempre con noi.

Un mese dopo Annalisa festeggia il suo compleanno, e in quel giorno riceve una telefonata dalla sorella che gli chiede di parlarle urgentemente. Si incontrano, e la sorella con il cuore gonfio di trepidazione e commozione, stringe una rosa bianca tra le mani.

«Questa rosa - le spiega - te la manda Andrea. A novembre dell'anno scorso mi aveva chiamato per affidarmi questo compito: Il primo compleanno che Annalisa farà senza di me, dovrai portargli una rosa bianca da parte mia».

Il giorno dopo raccontandoci questo fatto, Annalisa si preoccupava di come potesse fare per conservare il più a lungo possibile quel fiore. Non avrà molta importanza, perché sicuramente il suo profumo rimarrà inalterato nel suo cuore e in quello dei suoi amici fino alla fine dei giorni.

amorecrocedoloresofferenzamortemalattia

inviato da F. Oscar Comba, inserito il 04/12/2002

TESTO

58. Immagine di Dio   1

San Luigi Orione

Nel più misero degli uomini brilla l'immagine di Dio.

non giudicareperdonoamare i nemicigiudizio

inviato da Mariella Romanazzi, inserito il 03/12/2002

PREGHIERA

59. Ho urgente bisogno della tua misericordia   2

Louis Evely

Signore,
ho urgente bisogno della tua misericordia,
per poter sopportare di nuovo me stesso.
Ho urgente bisogno di stare con te,
per rappacificarmi con gli altri e con me stesso.
Di me nulla conosco finché non conosco te.
E nulla mi piaceva del mio intimo
prima di scoprirvi la tua grazia,
il tuo compiacimento e la tua immagine.
Davanti a te la vita
cambia completamente la sua essenza;
il tempo non viene contaminato da febbrili inquietudini,
e oppresso dall'inutilità.
Esso scorre denso, si svolge potentemente
e niente resiste al suo valore.
La sua densità fa male.
E tuttavia, non appena interrompo
la mia preghiera, mi sento costretto
a riprendere questa preghiera.

preghierarapporto con Diomisericordiaaccettazione di séserenitàpace interiore

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inviato da Barbara, inserito il 23/11/2002

RACCONTO

60. Ciò che il mare racconta di Dio

Dio è un mistero. Noi possiamo solo cercare di farcene un'immagine. Giovanni di Ruysbroek, quando pensava a Dio, pensava al mare.

Giovanni vive in Olanda, un paese piatto, piatto. Uomini pacifici coltivano i campi. Giovanni, però, vuole vivere solo per Dio e perciò abbandona la compagnia degli uomini e cerca la solitudine.

Per essere soli bisogna abitare vicino al mare, perché nessuno vuole vivere accanto alle dighe. Lì soffia sempre un forte vento e a volte onde alte scavalcano le barriere delle dighe. Proprio lì Giovanni si è ritirato per abitare in una semplicissima capanna.

La gente si meraviglia. A volte qualcuno viene a visitarlo e gli chiede: "Giovanni, ma che cosa fai da queste parti?". "Io cerco Dio e qui gli sono molto vicino, qui mi riesce facile pensare a lui" risponde.

"Noi pensiamo a Dio quando siamo in chiesa, lì abbiamo delle immagini di lui".
"Anch'io ho un'immagine di lui" dice Giovanni.
"Dov'è? Faccela vedere!".

Giovanni li conduce sulla diga. Il mare è calmo e si stende senza confine.

"Guardate, questa è la mia immagine di Dio: così è il Padre, infinitamente grande come questo mare!".

La gente rimane per molto tempo in silenzio. "Certo, lo vediamo - dice uno -, ma noi abbiamo anche immagini di Gesù; un artista le ha dipinte da poco sulla parete della nostra chiesa". "Se vi fermate fino a stasera, vi farò vedere la mia immagine di Gesù".

Dopo queste parole Giovanni si ritira nella sua capanna. I bambini giocano sulla spiaggia, gli adulti chiacchierano tra di loro. Però i loro sguardi si rivolgono continuamente verso il mare, verso il grande oceano.

La sera tutti vogliono entrare nella capanna di Giovanni. "Dov'è l'immagine di Gesù?".

Giovanni li porta di nuovo con sé allo stesso posto. Il mare è cambiato, è diventato irrequieto. È l'ora dell'alta marea e le onde salgono sempre di più. Una dopo l'altra, battono contro la diga, si accavallano, si infrangono e ritornano formando una bianca schiuma. Le dighe non sono chiuse completamente e l'acqua può entrare dappertutto e inondare la terra. Presto all'intorno tutto è coperto d'acqua.

Giovanni dice: "Adesso il mare non è più lontano. L'immenso oceano ha mandato le sue onde e l'acqua è entrata dappertutto. Anche Dio è così. Il Padre manda il Figlio. Questi bussa dappertutto e va alla ricerca di tutti".

Questa è un'immagine che la gente capisce. Sì, è proprio così; Gesù ha trovato la strada per venire incontro a ciascuno. Un grande silenzio si diffonde tra la folla.

Solo uno vuole porre un'ultima domanda: "Giovanni, possiedi anche un'immagine dello Spirito Santo?".

Giovanni sorride, perché proprio in quel momento l'acqua ha cominciato a muoversi di nuovo. I flutti che inondano la spiaggia cominciano a ritirarsi pian piano.

"Guardate che cosa succede adesso! Il mare torna indietro. E guardate, esso porta con sé foglie, legna, erba. Tutto viene afferrato dal mare e portato via, riportato nell'immenso mare. E questa è l'opera dello Spirito Santo. Ci afferra, ci porta con sé, ci riporta al Padre".

Tutto ritorna a Dio. Anche le persone che sono morte sono con lui.

Trinitàrapporto con DioDio

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inviato da Andrea Zamboni, inserito il 23/11/2002

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