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TESTO
Agata Fernandez Motzo, Una voce divina
E' dell'estate il solstizio:
il sole nella notte
balla con la bianca luna,
domani, al suo sorgere festoso,
spanderà candide perle di rugiada....
Questa la favola,
poetica e assai bella, ma
nella sua fantastica realtà
domani, forse, più triste
il sole sorgerà,
perché, lasciato il suo zenit,
inizia il suo declino,
giorno dopo giorno,
verso la lunga notte...
E come nella favola quello del sole, così
anche di ogni mortale il cammino:
comincia il primo giorno
in un radioso mattino,
ma segue, purtroppo, anche per lui
dell'umana vicenda
il quotidiano tramonto,
verso la lunga notte...
Per chi ha fede, però, della vita
non è triste il tramonto,
ché in quella lunga notte
sa che festeggerà il Natale,
il suo, quello eterno, quando l'anima,
oltre un orizzonte infinito,
che segna la fine dell'umano cammino
e del divino l'inizio,
incontrerà in tutto il suo splendore
quel Sole che non tramonta, ma brilla
in un eterno radioso solstizio.
inviato da Agata Fernandez Motzo, inserito il 17/10/2010
TESTO
22. Innocente nel braccio della morte
Agata Fernandez Motzo, Una voce divina
Quando il delitto è punito con la morte
con chi tu intendi esser solidale?
Non pensi a chi subisce questa sorte,
anch'esso spesso vittima del male?
Noi siamo pronti a condannare:
maomettani, buddisti o cristiani,
per natura ama l'uomo vendicare
e danno ordisce con sue stesse mani.
Poco gl'importa di usare la ragione.
Non pensa che ricambiando male con male
al demonio da' anch'egli una razione
e il male diventa poi una spirale.
Come un cane morde gli altri cani
così il boia uccide il suo fratello
e giustifica con argomenti ingiusti e vani
la stessa colpa che condanna a quello.
La differenza fra il boia e il condannato
è che uno fa in nome della legge
quel di cui l'altro il diritto s'è arrogato,
ma a questo punto il boia non lo corregge.
Entrambi hanno animo degradato
e agiscono con cinica freddezza,
senza più il timore del peccato,
del male si prova solo l'ebbrezza.
L'uomo andrebbe piuttosto educato,
illuminato alla luce del Vangelo,
invece da bambino è trascurato;
cade sugli occhi puri di perfidia un velo....
Conosce e impara quello che vede,
ogni errore è per lui cosa normale
e così crescendo senza Fede
poi, da grande, sarà un criminale.
Ma l'uomo sa solo condannare!
Non pensa che a tal modo deplorevole
si potrebbe senz'altro ovviare
svolgendo una missione lodevole:
basterebbe con amore insegnare
in che cosa consiste il vero bene;
un criminale si potrebbe educare
e risparmiargli così tante pene.
La più ingiusta è la pena capitale
perché nega a chi è reo la redenzione,
il supplizio infine a nulla vale,
si riduce ad una macabra funzione.
Finché c'è vita c'è sempre speranza
che un uomo pentito e redento,
rinnegata la perfida baldanza,
di cambiar vita alla fine sia contento.
Sono infinite le vie del Signore,
a volte ha chiamato a farsi santo
perfino un accanito peccatore,
ché nella grazia di Dio sta ogni vanto.
Sia il carcere casa di redenzione.
non lagher, non ghetto di infelici,
sia riabilitante la punizione
senza crudeltà, pestaggi, sacrifici....
Invece si giustiziano innocenti
perché l'umana giustizia spesso falla...
Vorrei chiedere ai giudici intransigenti:
se un giorno la verità venisse a galla?
Vi siete fatti arbitri del tempo
spodestando del suo diritto il Signore:
e spesso più veloci del lampo
mandaste un innocente al Creatore.
La vita passa pei malvagi e per i giusti
e infallibil giustizia è quella eterna!
Solo Dio scandaglia l'animo dei tristi
e segue ogni figlio con ansia materna.
E tu, che senza colpa, subisci morte atroce
abbi fede e non ti disperare:
pensa a Gesù, che, innocente mori' in croce,
la tua fame di giustizia per saziare.
inviato da Agata Fernandez Motzo, inserito il 26/08/2010
TESTO
Il calendario è appeso alla nostra carne. Dio conta i giorni. Nella nostra mente e nel nostro cuore niente sorprese, contrattempi e strani congegni. Siamo nelle mani di Dio.
inviato da Pia Marin, inserito il 14/08/2010
TESTO
24. Riappacificati con la morte
Io, mi sono più volte lamentato col Signore perché morendo non ha tolto a noi la necessità di morire. Sarebbe stato così bello poter dire: Gesù ha affrontato la morte anche al nostro posto e morti potremmo andare in Paradiso per un sentiero fiorito. E invece Dio ha voluto che passassimo per questo duro colle che è la morte ed entrassimo nell'oscurità che fa sempre un po' paura. Ma qui sta l'essenziale: mi sono riappacificato col pensiero di dover morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle "uscite di sicurezza". Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio. Ciò che ci attende dopo la morte è un mistero che richiede un affidamento totale: desideriamo essere con Gesù e questo nostro desiderio lo esprimiamo ad occhi chiusi, alla cieca, mettendoci in tutto nelle sue mani.
mortefedefiduciaaffidamentoaccettazionesperanzavita eterna
inviato da Matteo Salvatti, inserito il 26/06/2010
TESTO
E' necessario studiare da vicino la parola "vegliare"; bisogna studiarla perché il suo significato non è così evidente come si potrebbe credere a prima vista e perché la Scrittura la adopera con insistenza. Dobbiamo non soltanto credere, ma vegliare; non soltanto amare, ma vegliare; non soltanto obbedire, ma vegliare.
Vegliare perché? Per questo grande evento: la venuta di Cristo.
Cos'è dunque vegliare? Credo lo si possa spiegare così. Voi sapete cosa significa attendere un amico, attendere che arrivi e vederlo tardare? Sapete cosa significa essere in compagnia di gente che trovate sgradevole e desiderare che il tempo passi e scocchi l'ora in cui potrete riprendere la vostra libertà? Sapete cosa significa essere nell'ansia per una cosa che potrebbe accadere e non accade; o di essere nell'attesa di qualche evento importante che vi fa battere il cuore quando ve lo ricordano e al quale pensate fin dal momento in cui aprite gli occhi?
Sapete cosa significa avere un amico lontano, attendere sue notizie e domandarvi giorno dopo giorno cosa stia facendo in quel momento e se stia bene?
Sapete cosa significa vivere per qualcuno che è vicino a voi a tal punto che i vostri occhi seguono i suoi, che leggete nella sua anima, che vedete tutti i mutamenti della sua fisionomia, che prevedete i suoi desideri, che sorridete del suo sorriso e vi rattristate della sua tristezza, che siete abbattuti quando egli è preoccupato e che vi rallegrate per i suoi successi?
Vegliare nell'attesa di Cristo è un sentimento di rassomiglianza a questo, per quel tanto che i sentimenti di questo mondo sono in grado di raffigurare quelli dell'altro mondo.
Veglia con Cristo chi non perde di vista il passato mentre sta guardando all'avvenire, e completando ciò che il suo Salvatore gli ha acquistato, non dimentica ciò che egli ha sofferto per lui.
Veglia con Cristo chi fa memoria e rinnova ancora nella sua persona la croce e l'agonia di Cristo, e riveste con gioia questo mantello di afflizione che il Cristo ha portato quaggiù e ha lasciato dietro a sé quando è salito al cielo.
avventoattesavegliavegliamorterapporto con Dio
inviato da Qumran2, inserito il 22/06/2009
TESTO
26. Se sapessi che è l'ultima volta 2
Vittorio Peri, Pregare è dire Amen
Se sapessi che è l'ultima volta
ti guarderei mentre ti addormenti,
ti rimboccherei le coperte più strettamente,
e ringrazierei il Signore per la tua vita preziosa.
Se sapessi che è l'ultima volta
ti accompagnerei fino alla porta quando esci;
ti darei un bacio e un abbraccio,
e ti chiamerei indietro per un altro ancora.
Se sapessi che è l'ultima volta
spegnerei il televisore per udire la tua voce,
per ricordarne il tono e l'accento.
Se sapessi che è l'ultima volta
che stiamo insieme, vorrei regalarti
ogni istante per renderti felice.
Se sapessi, o Signore,
che questo è l'ultimo mio giorno
distribuirei ogni mio avere
per presentarmi a te
ricco soltanto di amore.
riconoscenzagratitudineattenzioneamoreaffettomortesenso della vitavita
inviato da Paola Ferrazzani, inserito il 17/06/2009
TESTO
Qualcuno muore,
è come se dei passi si arrestassero...
E se invece fosse una partenza per un altro viaggio?
Qualcuno muore,
è come un albero che viene abbattuto...
E se invece fosse un seme che germoglia in una terra nuova?
Qualcuno muore,
è come una porta che si chiude...
E se invece si trattasse di un varco che si apre su nuovi orizzonti?
Qualcuno muore,
ed è come un coperchio di silenzio...
E se invece ci permettesse di ascoltare la fragile musica di una vita che nasce?
morteeternitàvita eternaparadisosperanzafedefuneralerinascita
inviato da Rina Monteverdi, inserito il 11/06/2009
TESTO
don Oreste Benzi, commento a Giobbe per la commemorazione di tutti i fedeli defunti
Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all'infinito di Dio. Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, faccia a faccia, così come Egli è (1Cor 13,12). E si attuerà quella parola che la sapienza dice al capitolo 3: Dio ha creato l'uomo immortale, per l'immortalità, secondo la sua natura l'ha creato. Dentro di noi, quindi, c'è già l'immortalità, per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio. La morte è il momento dell'abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura.
morteimmortalitàrapporto con Diovita eternasperanzaparadiso
inviato da Federica Cassetta, inserito il 05/06/2009
TESTO
Gina Sertorio, Un mondo nuovo. Poesie, Di Stefano Editore
E' assurdo aver paura della morte.
E' come dire che hai paura del vento
e della stessa aria impenatrabile.
E' come dire di aver paura della vita.
Dio, quando mi creò, mi colmò di mille doni
ma il mondo ladro mi derubò d'ogni cosa
e sono arrivata a Dio completamente spoglia.
Lui solo pensò a rivestirmi.
Tratte dal libro di poesie di Gina Sertorio (di Genova) morta in un incidente stradale a 19 anni.
pauravitamorterapporto con Dio
inviato da Forner Fortunato, inserito il 05/06/2009
TESTO
30. Il miracolo sempre rinnovato
Dio non morirà il giorno in cui noi non crederemo più in una divinità personale, ma saremo noi a morire il giorno in cui la nostra vita non sarà più pervasa dallo splendore del miracolo sempre rinnovato, le cui fonti sono oltre ogni ragione.
inviato da Luca, inserito il 29/05/2009
TESTO
Non cercare la morte. La morte ti troverà.
Cerca piuttosto la strada che rende la morte un compimento.
inviato da Luca, inserito il 19/05/2009
TESTO
Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa
Non c'è nulla che possa sostituire l'assenza di una persona a noi cara.
Non c'è alcun tentativo da fare, bisogna semplicemente tenere duro e sopportare.
Ciò può sembrare a prima vista molto difficile, ma è al tempo stesso una grande consolazione, perché finché il vuoto resta aperto si rimane legati l'un l'altro per suo mezzo.
E' falso dire che Dio riempie il vuoto; Egli non lo riempie affatto, ma lo tiene espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore.
Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa.
I bei tempi passati si portano in sé non come una spina, ma come un dono prezioso.
Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi, di consegnarci ad essi; così come non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari e per il resto lo si conserva come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza.
Allora sì che dal passato emanano una gioia e una forza durevoli.
morteparadisovita eternadefuntimemoriaricordiaffetto
inserito il 20/04/2008
TESTO
33. Il Calvario tre giorni dopo 1
I Vangeli ci raccontano numerose apparizioni del Risorto avvenute nel giorno di Pasqua. Se è lecito esprimere delle preferenze, quella che mi commuove di più è l'apparizione a Maria di Magdala, piangente accanto al sepolcro vuoto.
Le si avvicina Gesù e le dice: "Perché piangi?". Donna, le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che tu non pianga per gioia o per amore. Vedi: la collina del Calvario, che l'altro ieri sera era solo un teschio coperto di fango, oggi si è improvvisamente allagata di un mare d'erba. I sassi si sono coperti di velluto. Le chiazze di sangue sono tutte fiorite di anemoni e asfodeli. Il cielo, che venerdì era uno straccio pauroso, oggi è limpido come un sogno di libertà. Siamo appena al terzo giorno, ma sono bastate queste poche ore perché il mondo facesse un balzo di millenni. No, non misurare sui calendari dell'uomo la distanza che separa quest'alba luminosa dal tramonto livido dell'ultimo venerdì. Non è trascorso del tempo: è passata un'eternità. Donna, tu non lo sai: ma oggi è cominciata la nuova creazione.
Cari amici, nel giorno solennissimo di Pasqua anch'io debbo rivolgere a ciascuno di voi la stessa domanda di Gesù: "Perché piangi?". Le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che non siano l'ultimo rigagnolo di un pianto antico. O l'ultimo fiotto di una vecchia riserva di dolore da cui ancora la tua anima non è riuscita a liberarsi. Lo so che hai buon gioco a dirmi che sto vaneggiando. Lo so che hai mille ragioni per tacciarmi di follia. Lo so che non ti mancano gli argomenti per puntellare la tua disperazione. Lo so.
Forse rischio di restare in silenzio anch'io, se tu mi parli a lungo dei dolori dell'umanità: della fame, delle torture, della droga, della violenza. Forse non avrò nulla da replicarti se attaccherai il discorso sulla guerra nucleare, sulla corsa alle armi o, per non andare troppo lontano, sul mega poligono di tiro che piazzeranno sulle nostre terre, attentando alla nostra sicurezza, sovvertendo la nostra economia e infischiandosene di tutte le nostre marce della pace.
Forse rimarrò suggestionato anch'io dal fascino sottile del pessimismo, se tu mi racconterai della prostituzione pubblica sulla statale, del dilagare dei furti nelle nostre case, della recrudescienza di barbarie tra i minori della nostra città.
Forse mi arrenderò anch'io alle lusinghe dello scetticismo, se mi attarderò ad ascoltarti sulle manovre dei potenti, sul pianto dei poveri, sulla miseria degli sfrattati, sulle umiliazioni di tanta gente senza lavoro.
Forse vedrai vacillare anche la mia speranza se continuerai a parlarmi di Teresa che, a trentacinque anni, sta morendo di cancro. O di Corrado che, a dieci, è stato inutilmente operato al cervello. O di Lucia che, dopo Pasqua, farà la Prima Comunione in casa perché in chiesa, con gli altri compagni, non potrà andarci più. O di Nicola e Annalisa che, dopo tre anni di matrimonio e dopo aver messo al mondo una creatura, se ne sono andati ognuno per la sua strada, perché non hanno più nulla da dirsi.
Queste cose le so: ma io voglio giocarmi, fino all'ultima, tutte le carte dell'incredibile e dire ugualmente che il nostro pianto non ha più ragione di esistere.
La Resurrezione di Gesù ne ha disseccate le sorgenti. E tutte le lacrime che si trovano in circolazione sono come gli ultimi scoli delle tubature dopo che hanno chiuso l'acquedotto.
Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del "terzo giorno". Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell'agonia, ma i travagli del parto.
E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d'ora le luci di un mondo nuovo!
Buona Pasqua!
pasquarisortoresurrezionevitagioiadoloresofferenzamortecrocesenso della vita
inviato da Marcello Rosa, inserito il 04/03/2008
TESTO
34. Pier Giorgio Frassati così immagina la sua morte
Luciana Frassati, Mio fratello Pier Giorgio
Quando la freccia giungerà a colpire
gli attimi del mondo
e non saranno più calici i monti
né giacigli i mari,
andremo insieme a celebrare notti di plenilunio.
A Te, Signore, il dono delle lacrime
prima che si pieghi la candela
al tempo assorto a consumarla.
inviato da Maria Caffagnini, inserito il 18/08/2007
TESTO
Hans Christian Andersen, Il violinista
«Morto!» Che mondo di dolore è racchiuso in questa breve parola.
È una spada a due lame che, mentre colpisce chi ci è caro, affonda anche nel nostro petto. Tutto si oscura ai nostri occhi e il mondo ci sembra nero, anche se il sole illumina altri milioni di persone felici. Una sola parola, ancor più breve dell'altra, ci permette di rialzarci in piedi dandoci il soccorso necessario: «Dio».
morteresurrezionevita eternasperanza
inviato da Centro Giovani Diocesi Di Pinerolo, inserito il 02/10/2005
TESTO
La giornata di oggi è l'inizio del nostro destino di uomini, ciò per cui ognuno di noi, l'umanità è stata fatta. Questo destino di felicità, armonia esuberante di tutto il cosmo per il Primo di noi si è già avverato. Egli è già nella felicità che sarà di tutti con il corpo nella scadenza che Dio fisserà. Il mistero dell'Ascensione segna questo inizio. Gli Apostoli senza capirlo bene, con un'adesione fedele, rimasero pieni di gioia. Con il cuore pieno, nella lontananza, anche noi sappiamo che è gioia. È mistero, ma mistero di gioia. Questo destino, il mistero di oggi, è ciò per cui Egli compì la Sua missione, restò nel silenzio, nel nascondimento di trent'anni, in quella lunga tensione, nella lotta con gente cattiva e ignorante, nella Sua morte. In ogni momento della Sua vita era questo giorno la componente ultima, visse per questo giorno, per porre così la parola fine. Destino Suo e per ognuno di noi, per ogni nostro corpo, per ogni nostra anima, così intero sarà questo mistero di Ascensione.
Ci sconcerta, è quasi un peso, quando la nostra coscienza si lascia così facilmente andare. Ogni volta che ci alziamo la mattina dovrebbe riapparirci questo mistero. Egli ascese al cielo per porre l'inizio al compimento del Suo regno. Per tutti si avveri questo regno. Nel primo svegliarsi - peso, disagio, lavoro da riprendere - ci deve venire in mente il destino di questa fatica, che razionalizzi la sensazione iniziale con cui ci svegliamo. «Mando voi fino agli estremi confini della terra». Andandosene come fenomeno umano, ha lasciato il compito a noi (per questo gli Atti chiamano a uno a uno per nome gli Apostoli), il compito di essere Sua carne, Sua parola, Sua presenza. Esiste con certezza la proclamazione della felicità dell'uomo - «Io sarò con voi fino alla fine dei tempi» -, miracolo di resurrezione, di tempra che si crea all'improvviso. Il corpo mistico di Cristo in noi continua.
ascensionepasquaimpegnovita eternaparadisomorte
inviato da Giovanni Vacca, inserito il 23/09/2005
TESTO
37. La fiera del giorno dei morti 2
Tonino Lasconi, Popotus, 30/10/2004
La visita al cimitero, pensieri, preghiere e fiori per i nostri cari che non ci sono più: un incontro che non si esaurisce il 2 novembre.
Amo i cimiteri. Ci vado spesso. Non solo in quelli dove riposano i miei cari ma anche in quelli che incontro viaggiando. Sono un luogo dove mi piace riflettere, meditare, pregare. Questo perché amo la vita. Il pensiero dei defunti mi ricorda, senza ombra di dubbio, che la vita è un passaggio, spesso, purtroppo, breve. Per questo va vissuta senza sprecarne un solo istante con la noia, con la banalità, con la volgarità, con ciò che può rattristarla, impoverirla, metterla in pericolo.
Quando sono lì, penso: «Se ci ricordassimo sempre che non vivremo cinquemila anni, saremmo più saggi. Adopereremmo meglio le nostre capacità, i nostri sentimenti, il nostro tempo, i nostri soldi, i nostri giorni». Metto dei fiori nelle tombe dei miei cari e in quelle abbandonate dai parenti. I fiori - lo so - non servono ai defunti, ma a me. A noi. Sono un segno bellissimo che dice: «Da questa morte rinasce una vita nuova, più bella e profumata di prima». E prego. La preghiera serve ai defunti e a noi. Ci ricorda che, tra noi e loro, gli affetti, la compagnia, l'amicizia continuano, perché davanti a Dio siamo tutti contemporanei, ci abbraccia tutti con un unico sguardo.
E noi camminiamo tutti insieme verso di lui, aiutandoci l'un l'altro. Volete che una madre non cammini ancora accanto ai suoi figli rimasti quaggiù? Che un amico non ti rimanga accanto? Nemmeno a pensarci! Quando esco dal cimitero, mi sento ricaricato, stimolato a vivere con più grinta e intensità. Non però negli ultimi giorni di ottobre e nei primi di novembre. In questi giorni non vado più al cimitero, perché l'ultima volta che l'ho fatto ho creduto di trovarmi in una fiera: chiacchiericcio, confusione, risate, paragoni sciocchi tra le tombe e i fiori più belli, curiosità stupide, telefonini che squillano dappertutto, commento sul costo dei fiori... Uno spettacolo triste! Sapete cosa farei? Chiuderei i cimiteri dal 25 ottobre all'8 di novembre. Perché quelli che ci vanno per amore dei defunti e di se stessi ci andrebbero comunque durante l'anno, ogni volta che possono. Quelli «della fiera» se ne starebbero a casa loro. Meglio così! Tanto, andare in un cimitero per non pensare, per non pregare, per non meditare non serve né ai defunti né tanto meno ai vivi.
mortedefunticomunione dei santiparadisoeternitàvita eterna
inviato da Anna Barbi, inserito il 06/11/2004
TESTO
Spesso hanno minacciato di uccidermi. Come cristiano devo dire che non credo nella morte senza resurrezione: se mi uccidono, risorgerò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza superbia, con la più grande umiltà. In quanto pastore ho l'obbligo, per divina disposizione, di dare la mia vita per coloro che amo ossia per tutti i salvadoregni, anche per coloro che potrebbero assassinarmi. Se le minacce giungessero a compimento, fin d'ora offro a Dio il mio sangue per la redenzione del Salvador.
Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, il mio sangue sia seme di libertà e segno che la speranza sarà presto realtà. La mia morte, se Dio l'accetta, sia per la libertà del mio popolo e sia una testimonianza di speranza per il futuro.
Può dire anche, se mi uccideranno che perdono e benedico quelli che lo faranno. Dio voglia che si convincano di perdere il loro tempo.
Morirà un vescovo, ma la Chiesa di Dio, ossia il popolo, non perirà mai.
sacrificiooffertamortemartiriofederisurrezioneresurrezione
inviato da Massimo Di Lullo, inserito il 29/07/2004
TESTO
La morte non è niente.
Sono soltanto nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Ciò che eravamo prima l'uno per l'altro,
lo siamo ancora.
Chiamami col mio vecchio nome,
che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso
che hai sempre usato.
Non cambiare il tono di voce,
non assumere un'aria di tristezza.
Ridi come sempre facevi ai piccoli scherzi
che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!...
Il mio nome sia sempre
la stessa parola familiare di prima:
pronuncialo senza traccia di tristezza.
La vita conserva tutto il significato
che ha sempre avuto.
E' la stessa di prima,
c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Ti sto aspettando, solo per un attimo,
in un posto qui vicino,
proprio dietro l'angolo.
Il tuo sorriso è la mia pace.
mortealdilàvita eternaparadisodefunti
inviato da Antonella Longo, inserito il 29/07/2004
TESTO
Al termine della strada,
non c'è la strada
ma il traguardo.
Al termine della scalata,
non c'è la scalata
ma la sommità.
Al termine della notte,
non c'è la notte
ma l'aurora.
Al termine dell'inverno,
non c'è l'inverno
ma la primavera.
Al termine della disperazione,
non c'è la disperazione
ma la speranza.
Al termine della morte,
non c'è la morte
ma la vita.
Al termine dell'umanità,
non c'è l'uomo
ma l'Uomo-Dio.
stradafuturosperanzafedemortevita eternaattesaavvento
inviato da Anonimo, inserito il 27/07/2004