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TESTO

21. Dio sempre aspetta   1

Papa Francesco, Omelia 24 settembre 2013, Casa Santa Marta

Dio sempre aspetta. Dio è accanto a noi, Dio cammina con noi, è umile: ci aspetta sempre. Gesù sempre ci aspetta. Questa è l'umiltà di Dio. Nella storia del Popolo di Dio ci sono momenti belli che danno gioia e anche momenti brutti di dolore, di martirio, di peccato, e sia nei momenti brutti, sia nel momenti belli una cosa sempre è la stessa: il Signore è là, mai abbandona il Suo popolo!

vicinanzapazienzaamore di Diomisericordiaattesastradacammino

inviato da Qumran2, inserito il 20/02/2017

TESTO

22. Io non prego perché Dio intervenga   1

David Maria Turoldo, Intervista a Roberto Vinco, Il Gazzettino, 1° novembre 1991

Io non prego perché Dio intervenga. Chiedo la forza di capire, di accettare, di sperare. Io prego perché Dio mi dia la forza di sopportare il dolore e di far fronte anche alla morte con la stessa forza di Cristo.

Io non prego perché cambi Dio, io prego per caricarmi di Dio e possibilmente cambiare io stesso, cioè noi, tutti insieme, le cose. Infatti se, diversamente, Dio dovesse intervenire, perché dovrebbe intervenire solo per me, guarire solo me, e non guarire il bambino handicappato, il fratello che magari è in uno stato di sofferenza e di disperazione peggiore del mio?

Perché Dio dovrebbe fare queste preferenze? Perché dire: Dio mi ha voluto bene, il cancro non ha colpito me ma il mio vicino! E allora: era un Dio che non voleva bene al mio vicino? E se Dio intervenisse per tutti e sempre, non sarebbe un por fine al libero gioco delle forze e dell'ordine della creazione?

Per questo per me Dio non è mai colpevole. Egli non può e non deve intervenire. Diversamente, se potendo non intervenisse, sarebbe un Dio che si diverte davanti a troppe sofferenze incredibili e inammissibili.

Ecco perché, come dicevo prima, il dramma della malattia, della sofferenza e della morte è anche il dramma di Dio.

accettazionedoloremalattiasofferenzamorte

inviato da Qumran2, inserito il 20/02/2017

TESTO

23. Il Dio del non-ancora

Luigino Bruni, Avvenire, 4 luglio 2015

C'era una volta un uomo di nome Giobbe. Il Dio che Giobbe cercava, sperava, amava, però non è arrivato. Gli innocenti continuano a morire, i bambini a soffrire, il dolore dei poveri ad essere quello più grande che la terra conosca. Giobbe ci ha insegnato che se c'è un Dio della vita deve essere il Dio del non-ancora. E che quindi può venire in qualsiasi momento, quando meno ce lo aspettiamo, lasciandoci senza fiato. Vieni!

giobbesofferenzasilenzio di Diopazienzadoloreattesa

inviato da Qumran2, inserito il 31/01/2017

TESTO

24. Io vorrei donare

David Maria Turoldo, O sensi miei…, Rizzoli, 1993

Io vorrei donare una cosa al Signore
ma non so che cosa.
Non credo più neppure alle lacrime,
e queste gioie sono tutte povere:
metterò un garofano rosso sul balcone
canterò una canzone
tutta per lui solo.
Andrò nel bosco questa notte
e abbraccerò gli alberi
e starò in ascolto dell'usignolo,
quell'usignolo che canta sempre solo
da mezzanotte all'alba.
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all'alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: "Pace!"
e poi cospargerò la terra
d'acqua benedetta in direzione
dei quattro punti dell'universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell'altare
e ogni domenica mi vestirò di bianco.

donolodecreatoringraziamentoadorazionerapporto con Dio

inviato da Cesarina Volonte', inserito il 27/12/2016

TESTO

25. Doni   3

Santa Sincletica

Come un tesoro scoperto va perduto, così qualsiasi dono sbandierato da chi se ne vanta, svanisce.
Come la cera si scioglie accanto al fuoco, così l'anima si svuota se cerca le lodi.

*Santa Sincletica, eremita del IV secolo.

doni di Diovirtùnascondimentointerioritàesterioritàumiltàorgoglio

3.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 06/09/2016

TESTO

26. Lo sguardo del Padre   2

Xavier Thévenot

Non posso più vivere nella falsità, o nel narcisismo spinto all'eccesso, o anche nell'orgoglio. Faccio l'esperienza che lo sguardo del Padre, invece di limitarsi a smascherare le ipocrisie, cosa che sarebbe fonte di timore, esprime anzitutto una misericordia infinita e mi risospinge così verso un movimento d'amore sempre più grande.

rapporto con Diomisericordia di Diomisericordiaconversione

inviato da Qumran2, inserito il 06/09/2016

TESTO

27. Misericordia   3

Suor Faustina Kowalska, Gesù confido in Te

L'amore di Dio è il fiore, e la misericordia è il frutto.

amoremisericordia di Dio

inviato da Lello Donnarumma, inserito il 05/09/2016

TESTO

28. Risposta viva alla chiamata di Dio

Frère Roger

La nostra vita acquista significato quando è innanzi tutto risposta viva alla chiamata di Dio. Ma come riconoscere una tale chiamata e scoprire ciò che Dio si aspetta da noi? Dio si aspetta che siamo un riflesso della sua presenza, portatori di una speranza del Vangelo. Chi risponde a questa chiamata non ignora le proprie fragilità, così custodisce nel suo cuore queste parole di Cristo: "Non temere, continua a fidarti!".

sequelavocazionechiamatarispostafragilitàfiducia

inviato da Paola Berrettini, inserito il 26/08/2016

TESTO

29. La misericordia di Dio è una fune lunga e forte

Bruce Marshall, Ad ogni uomo un soldo

La misericordia di Dio è una fune lunga e forte, e non è mai tardi per aggrapparvisi

misericordia di Diomisericordia

inviato da Qumran2, inserito il 26/08/2016

TESTO

30. Dio è più grande del nostro peccato

Papa Francesco, Udienza Generale del 30 marzo 2016

Dio è più grande del nostro peccato. Non dimentichiamo questo: Dio è più grande del nostro peccato! "Padre, io non lo so dire, ne ho fatte tante, grosse!". Dio è più grande di tutti i peccati che noi possiamo fare. Dio è più grande del nostro peccato. Lo diciamo insieme? Tutti insieme: "Dio è più grande del nostro peccato!". Un'altra volta: "Dio è più grande del nostro peccato!". Un'altra volta: "Dio è più grande del nostro peccato!". E il suo amore è un oceano in cui possiamo immergerci senza paura di essere sopraffatti: perdonare per Dio significa darci la certezza che lui non ci abbandona mai. Qualunque cosa possiamo rimproverarci, lui è ancora e sempre più grande di tutto (cfr 1 Gv 3,20), perché Dio è più grande del nostro peccato...

Dio non nasconde il peccato, ma lo distrugge e lo cancella; ma lo cancella proprio dalla radice, non come fanno in tintoria quando portiamo un abito e cancellano la macchia. No! Dio cancella il nostro peccato proprio dalla radice, tutto! Perciò il penitente ridiventa puro, ogni macchia è eliminata ed egli ora è più bianco della neve incontaminata. Tutti noi siamo peccatori. È vero questo? Se qualcuno di voi non si sente peccatore che alzi la mano... Nessuno! Tutti lo siamo.

Noi peccatori, con il perdono, diventiamo creature nuove, ricolmate dallo spirito e piene di gioia. Ora una nuova realtà comincia per noi: un nuovo cuore, un nuovo spirito, una nuova vita. Noi, peccatori perdonati, che abbiamo accolto la grazia divina, possiamo persino insegnare agli altri a non peccare più. "Ma Padre, io sono debole, io cado, cado". "Ma se cadi, alzati! Alzati!". Quando un bambino cade, cosa fa? Solleva la mano alla mamma, al papà perché lo faccia alzare. Facciamo lo stesso! Se tu cadi per debolezza nel peccato, alza la tua mano: il Signore la prende e ti aiuterà ad alzarti. Questa è la dignità del perdono di Dio! La dignità che ci dà il perdono di Dio è quella di alzarci, metterci sempre in piedi, perché Lui ha creato l'uomo e la donna perché stiano in piedi.

perdonopeccatopeccatoripentimentofiducia in Diofiduciamisericordia di Diomisericordia

inviato da Qumran2, inserito il 26/08/2016

TESTO

31. Un libro come fuoco - Papa Francesco ai giovani   4

Papa Francesco, Quaderno N°3972 del 2015/12/26 - Civiltà Cattolica IV 519-654

Miei cari giovani amici,

se voi vedeste la mia Bibbia, forse non ne sareste affatto colpiti. Direste: «Cosa? Questa è la Bibbia del Papa? Un libro così vecchio, così sciupato!». Potreste anche regalarmene una nuova, magari anche una da 1.000 euro: no, non la vorrei. Amo la mia vecchia Bibbia, quella che ha accompagnato metà della mia vita. Ha visto la mia gioia, è stata bagnata dalle mie lacrime: è il mio inestimabile tesoro. Vivo di lei e per niente al mondo la darei via.

La Bibbia per i giovani, che avete appena aperto, mi piace molto: è così vivace, così ricca di testimonianze di santi, di giovani, che fa venir voglia di leggerla d'un fiato, dall'inizio fino all'ultima pagina. E poi...? Poi la nascondete, sparisce sul ripiano di una libreria, magari dietro, in terza fila, finendo per riempirsi di polvere. Finché un giorno i vostri figli la venderanno al mercatino dell'usato. No: questo non può essere!

Voglio dirvi una cosa: oggi, ancor più che agli inizi della Chiesa, i cristiani sono perseguitati; qual è la ragione? Sono perseguitati perché portano una croce e danno testimonianza di Cristo; vengono condannati perché possiedono una Bibbia. Evidentemente la Bibbia è un libro estremamente pericoloso, così rischioso che in certi Paesi chi possiede una Bibbia viene trattato come se nascondesse nell'armadio bombe a mano!

Mahatma Gandhi, che non era cristiano, una volta disse: «A voi cristiani è affidato un testo che ha in sé una quantità di dinamite sufficiente per far esplodere in mille pezzi la civiltà tutta intera, per mettere sottosopra il mondo e portare la pace in un pianeta devastato dalla guerra. Lo trattate però come se fosse semplicemente un'opera letteraria, niente di più».

Che cosa tenete allora in mano? Un capolavoro letterario? Una raccolta di antiche e belle storie? In tal caso, bisognerebbe dire ai molti cristiani che si fanno incarcerare e torturare per la Bibbia: «Davvero stolti e poco avveduti siete stati: è solo un'opera letteraria!». No, con la Parola di Dio la luce è venuta nel mondo e mai più sarà spenta. Nella mia esortazione apostolica Evangelii gaudium ho scritto: «Noi non cerchiamo brancolando nel buio, né dobbiamo attendere che Dio ci rivolga la parola, perché realmente "Dio ha parlato, non è più il grande sconosciuto, ma ha mostrato se stesso". Accogliamo il sublime tesoro della Parola rivelata» (n. 175).

Avete dunque tra le mani qualcosa di divino: un libro come fuoco, un libro nel quale Dio parla. Perciò ricordatevi: la Bibbia non è fatta per essere messa su uno scaffale, piuttosto è fatta per essere tenuta in mano, per essere letta spesso, ogni giorno, sia da soli sia in compagnia. Del resto in compagnia fate sport, andate a fare shopping; perché allora non leggere insieme, in due, in tre o in quattro, la Bibbia? Magari all'aperto, immersi nella natura, nel bosco, in riva al mare, la sera al lume di una candela... farete un'esperienza potente e sconvolgente. O forse avete paura di apparire ridicoli di fronte agli altri?

Leggete con attenzione. Non rimanete in superficie, come si fa con un fumetto! La Parola di Dio non la si può semplicemente scorrere con lo sguardo! Domandatevi piuttosto: «Cosa dice questo al mio cuore? Attraverso queste parole, Dio mi sta parlando? Sta forse suscitando il mio anelito, la mia sete profonda? Cosa devo fare?». Solo così la Parola di Dio potrà dispiegare tutta la sua forza; solo così la nostra vita potrà trasformarsi, diventando piena e bella.

Voglio confidarvi come leggo la mia vecchia Bibbia: spesso la prendo, la leggo per un po', poi la metto in disparte e mi lascio guardare dal Signore. Non sono io a guardare Lui, ma Lui guarda me: Dio è davvero lì, presente. Così mi lascio osservare da Lui e sento - e non è certo sentimentalismo -, percepisco nel più profondo ciò che il Signore mi dice.

A volte non parla: e allora non sento niente, solo vuoto, vuoto, vuoto... Ma, paziente, rimango là e lo attendo così, leggendo e pregando. Prego seduto, perché mi fa male stare in ginocchio. Talvolta, pregando, persino mi addormento, ma non fa niente: sono come un figlio vicino a suo padre, e questo è ciò che conta.
Volete farmi felice? Leggete la Bibbia.

Vostro Papa Francesco

È la versione italiana della prefazione scritta dal Pontefice per una edizione della Bibbia destinata ai giovani, i quali hanno collaborato a discutere e scriverne i commenti (Bibel. Jugendbibel der Katholischen Kirche): vedi qui l'articolo su Civiltà Cattolica.

bibbiaparola di DioSacra Scritturapreghieratestimonianza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Centro Missionario Guanelliano, inserito il 25/08/2016

TESTO

32. Passato e futuro

Papa Francesco, Udienza generale del 13 aprile 2016

Una volta ho sentito un detto bello: "Non c'è santo senza passato, e non c'è peccatore senza futuro!". La Chiesa non è una comunità di perfetti, ma di discepoli in cammino, che seguono il Signore, bisognosi del suo perdono.

santitàpeccatoriperdono di Diocambiamento di vitaconversionemisericordiasperanzafuturopassato

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 13/04/2016

TESTO

33. Anche Giuda risorgerà!   1

Almeno un istante della propria vita
ognuno di noi è stato Giuda.
Nelle relazioni con gli altri
è sempre in agguato il Giuda che è dentro di noi.
E quando viene il tempo dell'ultima cena
non riusciamo a spiegarci come possa un amico
tramutarsi in nemico
senza perché.
Pasqua è festa di misericordia
Perché dis-vela che ciascuno di noi è Giuda
senza essere Giuda
ma proprio come Giuda
è stato perdonato e chiamato a risorgere
dall'infinita misericordia di Dio.

Pasquagiudatradimentorisurrezionemisericordia di Dioperdonorinascitacambiamento

5.0/5 (4 voti)

inviato da Paola Berettini, inserito il 26/03/2016

TESTO

34. Doni   2

Publirio Siro, Sentenze,786

Nessuno conosce le proprie possibilità finché non le mette alla prova.

doni di Diopossibilitàpotenzialitàtalenticoraggio

5.0/5 (3 voti)

inviato da Mariarosa Bosani, inserito il 22/03/2016

TESTO

35. Miseria e misericordia

Françoise Mauriac, Souffrance et bonheur du chrétien

Tra l'Agnello di Dio e la miseria non esiste abisso che la misericordia non possa colmare.

miseriamisericordiapeccatoperdonoagnello di Dioredenzionesalvezza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 08/02/2016

TESTO

36. Raggiungere Dio   1

Benedetto XVI, Udienza generale, 13 febbraio 2013

Penso alla figura di Etty Hillesum, una giovane olandese di origine ebraica che morirà ad Auschwitz. Inizialmente lontana da Dio, lo scopre guardando in profondità dentro se stessa e scrive: "Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c'è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri" (Diario, 97). Nella sua vita dispersa e inquieta, ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di amore e di pace interiore, capace di affermare: "Vivo costantemente in intimità con Dio".

ricerca di Diofedeinsoddisfazioneshoaholocaustodubbioricercagiornata della memoriacampi di concentramento

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 07/02/2016

TESTO

37. Dio ci sorride sempre

Hans Urs von Balthasar, Solo l'amore è credibile, cap 5

Quando, per giorni e settimane, la mamma parla e sorride al suo figlio neonato, arriva il giorno in cui il bambino risponde alla madre con il primo sorriso. Questo giorno dovrebbe essere festeggiato come un salto di qualità della relazione tra il figlio e la madre.

Questo è ciò che Dio fa con l'uomo, con noi. È sempre lui che prende l'iniziativa e ci sorride nel suo amore. Dio non si stanca se noi rimaniamo a lungo indifferenti, ma forse un giorno, toccati dalla sua grazia, rispondiamo anche noi con il primo sorriso.

Così la gioia di Dio si compie.

conversionerapporto con Dioamore di Diograzia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran, inserito il 07/02/2016

TESTO

38. Ogni stagione della vita ha un suo paradiso   1

Enzo Bianchi, Il Fatto Quotidiano, 18 maggio 2015

Ogni cristiano che recita il "Credo", la professione di fede, dice: "Credo la resurrezione della carne, la vita eterna. Amen", e questo credere non è periferico, ma fondamentale nella fede cristiana. Il cristiano, dunque, crede che ci sia un dopo la morte, una vita piena per sempre, nella quale non vi saranno più pianto, né dolore, né malattia, né morte, ma la gioia eterna della comunione, attraverso Gesù Cristo, con Dio e con gli uomini e le donne da lui salvati. Anch'io, in quanto cristiano e monaco, aderisco a questa speranza, ma confesso che il mio immaginario è molto personale ed è mutato nelle diverse stagioni della mia vita. La domanda che mi viene posta: "Come immagini il paradiso?", mi spinge dunque a dare diverse risposte.

Innanzitutto, il paradiso è un'immagine che ci viene trasmessa quando siamo piccoli, e così è stato anche per me. Quando morì mia mamma avevo solo otto anni. Chiedevo dov'era andata, perché non riuscivo ancora a comprendere la morte, e mi veniva risposto: è in paradiso, in un bel giardino, e là passeggia tra gli asfodeli, fiori molto profumati. Così immaginavo dunque il paradiso e speravo di andarci presto, per ritrovare mia mamma e vedere questi fiori profumati che nessuno sapeva descrivermi, perché nel Monferrato nessuno li aveva mai visti.

Con la giovinezza e gli studi biblici, elaborai altre immagini, sovente in contrapposizione al possibile esito opposto: gli inferi, luogo di perdizione, lontano da Dio e da tutti gli altri. Il paradiso assumeva le immagini della Bibbia che leggevo e studiavo: un luogo pieno di luce, in cui non era mai notte; un luogo di pace, senza litigi, dispute, violenze, guerre; un banchetto con abbondanza di cibi squisiti e di vini raffinati; tanta musica e la possibilità di stare insieme, in una festa continua... Belle immagini, ma che svanivano velocemente, perché la ragionevole fede mi spingeva a comprendere che il paradiso non era un luogo, bensì una condizione di comunione con il Signore. Mi piaceva però l'immagine del pranzo con piatti sempre nuovi e dal gusto straordinario, dell'ascolto di musiche che rendevano l'eternità sopportabile...

Poi le immagini del paradiso sono cambiate ancora, tra dubbi, rinnovamenti della speranza, a volte anche stanchezza delle immagini stesse e desiderio di rinnovarle. Ora che sono vecchio, il paradiso o l'esito contrario dell'inferno sono sempre più prossimi: non nascondo una certa paura che mi abita al pensiero della morte, perché credo nel giudizio di Dio sulle mie responsabilità, sul mio operare che è stato buono o cattivo.

Spero soprattutto che nessuno vada all'inferno; ma se qualcuno ci va, allora - mi dico - rischio di andarci anch'io, che non mi sento tanto diverso dagli altri nell'acconsentire all'egoismo che mi abita.

E le immagini del paradiso, da vecchio? Sono svanite. Oggi non so dire, non so immaginare, non oso neppure pensare di dire qualcosa che lo descriva. Nella mia fede è solo una cosa: una grande comunione in Gesù Cristo, in cui regnerà l'amore. Sono convinto che chi ho amato qui sulla terra, lo ritroverò anche di là, e così continueranno il nostro amore e la nostra amicizia. Se pensassi di andare di là e di non trovare più i miei amici, preferirei allora non andarci!

Spero di ritrovare questa terra che tanto ho amato, certamente da Dio trasfigurata, ma ancora questa terra con le sue colline, le sue vigne, i suoi boschi... Sì, vorrei che continuassero le "storie d'amore" vissute qui; anzi, che riprendessero quelle che si sono interrotte e, senza gelosie né concorrenze, potessimo tutti insieme bere alle coppe del vino dell'amore.

Per farvi sorridere, cari lettori, vi confesso che ho un'altra paura: di finire sì in paradiso, ma vicino a persone che non mi piacevano, sebbene fratelli o sorelle nella fede e magari anche di rinomata santità. No, questo proprio no! Ma forse, se Dio mi salverà, sarò cambiato tanto da sopportare anche questo. Purché il Signore non mi faccia perdere gli amici, quelli che ho amato bene e quelli che ho amato male: li vorrei con me.

mortevita eternaparadisorapporto con Dioeternitàpienezza

5.0/5 (2 voti)

inviato da Simone Pestelli, inserito il 07/02/2016

TESTO

39. Dio ci vuole leggeri come i bambini

Luigi Pozzoli, Elogio della piccolezza, Edizioni Paoline, Milano 2002

Dio non vuole gente che abbia delle virtù, ma fanciulli che egli possa prendere come si solleva un bambino, in un momento, perché è leggero e ha grandi occhi; non è una santità a basso prezzo, ma una «piccola via», per collegare la santità allo spirito d'infanzia evangelico, che è spirito di semplicità, di fiducia, di abbandono incondizionato alle iniziative di Dio. C'è un complotto dei «grandi» contro l'infanzia forse? Basta leggere il vangelo per rendersene conto. Leggeri, come quella lunga schiera di piccoli che attraversano la storia senza che la storia parli di essi: sono uomini e donne che hanno nel cuore le parole della leggerezza, che sono capaci di solitudine e silenzio, che sono guariti da ogni smania di apparire e da ogni pretesa di sapere. Ancora la domanda: perché Dio si è convertito al fascino della piccolezza? Perché la piccolezza è libertà. Chi è evangelicamente piccolo, non solo è leggero, ma anche libero. È il bambino che può dire tutto quello che vuole, non l'adulto. Potremmo dire: i bambini sono «pericolosi» perché non hanno il buon senso di tenersi per sé la verità. Allo stesso modo i piccoli del vangelo sono le persone più libere. E si potrebbe facilmente dimostrare che le persone grandi e «pesanti», attaccate al potere e alle cose, non sono libere. Nessuno è più libero di Gesù, perché nessuno è più povero di lui. È povero di beni, è povero di legami familiari, è povero di successi umani. Per questo, non avendo nulla da difendere è libero anche di fronte alla morte.

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5.0/5 (1 voto)

inviato da Padre Franco Naldi Ofm, inserito il 06/02/2016

TESTO

40. La felicità più profonda

Jean Galot, Il cristiano e la gioia, Città Nuova Editrice, Roma 1988

L'uomo è fatto per entrare in comunione con Dio e solo in questa comunione può trovare la sua felicità più profonda. La scoperta dell'amore deve essere in lui non soltanto il risveglio all'amore per un'altra persona umana, ma all'amore di Dio. In particolare, è solo l'entrata in comunione con Dio che può conferire alla gioia la sua qualità più alta. Naturalmente vi sono diversi gradi di felicità, ma quello più alto si trova nell'avvicinamento dell'uomo a Dio. A tutti gli uomini viene chiesto l'amore totale per il Signore, perché solo con questo possono giungere alla felicità per la quale sono stati creati.Il segreto della gioia umana si trova nel segreto di Dio. Dio ha fatto comprendere all'uomo che l'ha creato per la felicità; gli ha rivelato soprattutto come ha salvato questa felicità e come, mediante l'azione della sua grazia, ha promesso una gioia ben superiore a quella richiesta dalla natura umana per se stessa. Con la sua luce, ha pure distolto l'uomo da tutte le illusioni, da tutte le false apparenze di felicità. Infatti, alla fragilità e alle insufficienze della gioia, come si impongono ad ogni esperienza umana, egli ha risposto con il dono della sua gioia divina. Ha voluto che la propria gioia diventasse quella dell'umanità. Dio ha preso l'iniziativa, nella rivelazione, di mostrare all'uomo il vero cammino della gioia.

gioiafelicitàlucecomunionerapporto con Diopienezzarealizzazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Padre Franco Naldi Ofm, inserito il 06/02/2016

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