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TESTO
Credevo che avessero ucciso Gesù,
e oggi l'ho visto dare un bacio a un lebbroso.
Credevo che avessero cancellato il suo nome,
e oggi l'ho sentito sulle labbra di un bambino.
Credevo che avessero crocefisso le sue mani pietose,
e oggi l'ho visto medicare una ferita.
Credevo che avessero trafitto i suoi piedi,
e oggi l'ho visto camminare nelle strade dei poveri.
Credevo che l'avessero ammazzato una seconda volta con le bombe,
e oggi l'ho sentito parlare di pace.
Credevo che avessero soffocato la sua voce fraterna,
e oggi l'ho sentito dire:
"Perché, fratello?" a uno che picchiava.
Credevo che Gesù fosse morto nel cuore degli uomini
e seppellito nella dimenticanza,
ma ho capito che Gesù risorge anche oggi
ogni volta che ogni uomo ha pietà di un altro uomo.
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inviato da Mariangela Molari, inserito il 26/10/2002
TESTO
"Essere presenza", Signore, è parlare di te senza nominarti.
Tacere nel momento in cui è necessario che siano i gesti al posto della parola.
Essere luce che illumini il linguaggio del silenzio e voce che, anche se sorge della vita, non parla.
È dire agli altri che gli stiamo vicini, pur essendo grande la distanza che ci separa.
È intuire la speranza degli altri e semplicemente riempirla.
È soffrire insieme con quello che soffre al di dentro e mostrargli che Dio guarisce le nostre piaghe.
È ridere con quello che ride e gioire del fratello perché ama.
È gridare con tutta la forza dello Spirito, la verità che è Dio soltanto che ci salva.
È vivere esposto e senza armi, affidandosi ciecamente alla Sua Parola.
È condurre il "deserto" ai fratelli, dividendo il tuo mistero e annunciandogli che tu li ami.
È sapere ascoltare il tuo linguaggio nel silenzio.
È "vedere" al loro posto quando la loro fede sembra spegnersi.
"Essere presenza", o Signore, è sapere aspettare il tuo tempo senza fretta e nella quiete.
È dare tranquillità con una pace molto profonda.
È vivere la tensione dello sconcerto in una Chiesa che, siccome cresce, cambia.
È aprire se stesso ai "segni dei tempi", pur rimanendo fedele alla tua Parola.
È alla fine, essere pellegrino in un cammino pieno di fratelli, che gridano nel silenzio che tu sei vivo e ci tieni stretti nelle tue mani.
testimonianzasolidarietàsperanzapresenza
inviato da Anna, inserito il 30/09/2002
TESTO
Giovanni Paolo I, Illustrissimi, Lettera indirizzata a S. Teresa di Lisieux
Non ho mai avuto occasione di gettarmi in un torrente per salvare un pericolante; spessissimo sono stato richiesto di prestare qualche cosa, di scrivere lettere, di dare modeste e facili indicazioni. Non ho mai incontrato un cane idrofobo per via, invece tante noiose mosche e zanzare; mai avuto persecutori che mi bastonassero, ma tante persone che mi disturbavano col parlare forte in strada, col volume della televisione troppo alzato o magari col fare rumore nel mangiare la minestra. Aiutare come si può, non prendersela, essere comprensivi, mantenersi calmi e sorridenti il più possibile in queste occasioni, è amare il prossimo senza retorica, ma in modo pratico.
inviato da Stefania Raspo, inserito il 06/05/2002