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TESTO

1. Giuseppe, l'uomo del sì   2

Giuseppe Impastato S.I.

Sempre pronto alle chiamate,
urgenti, notturne, inattese...
Lui, l'uomo, sempre all'oscuro...
Solo ordini e perentori:
prendi, va, àlzati,
fuggi, torna.
.. senza perché.

Povero Giuseppe! I suoi piani
stravolti senza spiegazioni,
i suoi progetti sempre cambiati
e lui - Giuseppe - il fedele,
il giusto - a dire sempre sì,
ad accollarsi i pesi,
ad assumersi responsabilità...

Tutto è stabilito in alto
e lui deve accettare e agire.
Prendere con sé Maria,
senza badare ai fatti,
senza pensare ai dubbi,
senza dar retta alla gente.
A Gesù dare un nome,
la sicurezza di una casa,
protezione, educazione, un mestiere...

Lui, il falegname, conosce il prezzo
del Dio che scende tra noi uomini.
Lui, un anello che da lontano
porta a Cristo, alla salvezza.
Grazie, Giuseppe.

prontezzagiustoGiuseppesan giuseppedisponibilitàserviziol

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 20/02/2023

PREGHIERA

2. Signore, insegnami a invecchiare!

Signore, insegnami a invecchiare! Convincimi che la società non compie alcun torto verso di me se mi va esonerando da responsabilità, se non mi chiede più pareri, se ha indicato altri ad occupare il mio posto.

Che io colga, in questo graduale distacco dalle cose, unicamente la legge del tempo e avverta in questo avvicendamento di compiti la tua mirabile Provvidenza che, nel succedersi delle stagioni, rinnova continuamente la vita.

Fa', o Signore, che io riesca ancora utile alla comunità umana, contribuendo con l'ottimismo e la preghiera alla gioia e al coraggio di chi è in turno nelle responsabilità, guardando con fiducia al mondo in trasformazione, senza rimpianti sul passato, affinché la mia uscita dall'attività sia semplice e naturale, come un felice tramonto di sole.

Perdona se solo oggi, giunto quasi alla sera della mia lunga giornata, riesco a capire quanto tu mi hai amato e aiutato.

Che almeno ora abbia viva e penetrante la percezione del destino di gioia che mi hai preparato e verso il quale mi hai incamminato dal primo giorno di vita.

Signore, aiutami.

vecchiaiaanzianisenso della vitaumiltàgratitudine

inserito il 11/02/2022

TESTO

3. Guida tu la tua canoa

Baden Powell

Quando ero giovane c'era in voga una canzone popolare: «Guida la tua canoa» con il ritornello: «Non startene inerte, triste o adirato. Da solo tu devi guidar la tua canoa». Questo era davvero un buon consiglio per la vita.
Nel disegno che ho fatto, sei tu che stai spingendo con la pagaia la canoa, non stai remando in una barca. La differenza è che nel primo caso tu guardi dinnanzi a te, e vai sempre avanti, mentre nel secondo non puoi guardare dove vai e ti affidi al timone tenuto da altri e perciò puoi cozzare contro qualche scoglio, prima di rendertene conto.
Molta gente tenta di remare attraverso la vita in questo modo. Altri ancora preferiscono imbarcarsi passivamente, veleggiando trasportati dal vento della fortuna o dalla corrente del caso: è più facile che remare, ma egualmente pericoloso.
Preferisco uno che guardi innanzi a sé e sappia condurre la sua canoa, cioè si apra da solo la propria strada. Guida tu la tua canoa.

impegnoresponsabilitàvitasenso della vitafelicitàstradadecisione

inviato da Francesco De Luca, inserito il 31/05/2018

TESTO

4. Cosa ti manca per essere felice?   4

Simona Atzori, Cosa ti manca per essere felice? Mondadori

Perché ci identifichiamo sempre con quello che non abbiamo, invece di guardare quello che c'è?
Spesso i limiti non sono reali, i limiti sono solo negli occhi di chi ci guarda.
Dobbiamo fermarci in tempo, prima di diventare quello che gli altri si aspettano che siamo. È nostra responsabilità darci la forma che vogliamo, liberarci di un po' di scuse e diventare chi vogliamo essere, manipolare la nostra esistenza perché ci assomigli.
Non importa se hai le braccia o non le hai, se sei lunghissimo o alto un metro e un tappo, se sei bianco, nero, giallo o verde, se ci vedi o sei cieco o hai gli occhiali spessi così, se sei fragile o una roccia, se sei biondo o hai i capelli viola o il naso storto, se sei immobilizzato a terra o guardi il mondo dalle profondità più inesplorate del cielo. La diversità è ovunque, è l'unica cosa che ci accomuna tutti.
Tutti siamo diversi, e meno male, altrimenti vivremmo in un mondo di formiche.
Non c'è nulla che non possa essere fatto, basta trovare il modo giusto per farlo.
Io tengo il microfono con i piedi, altri con le mani, altri ancora lo tengono sull'asta. Sta a noi trovare il modo giusto per noi.
Io credo nella legge dell'attrazione: quello che dai ricevi. Se trasmetti amore, attenzione, serenità; se guardi alla vita con uno sguardo costruttivo; se scegli di essere attento agli altri e al loro benessere; se conservi le cose che ami e lasci scivolare via quelle negative, la vita ti sorriderà.
Se avessi avuto paura sarei andata all'indietro, invece che avanti. Se mi fossi preoccupata mi sarei bloccata, non mi sarei buttata, avrei immaginato foschi scenari e mi sarei ritirata. Invece ho immaginato. Adesso sono felice, smodatamente, spudoratamente felice. Ed è una gioia raccontarla, questa mia felicità.

felicitàlimitiaccettazionegratitudineprogettorealizzazioneimpegnodiversitàpositività

5.0/5 (1 voto)

inserito il 22/03/2018

RACCONTO

5. Il pappagallo

Storia buddista

In una storia buddhista un pappagallo vuole salvare gli animali della foresta accerchiati da un terribile incendio, perciò si immerge nel fiume, poi vola sopra l'incendio e batte le ali, sperando che le poche gocce che riesce a gettare sul fuoco possano spegnerlo. Anche nel nostro caso le nostre poche gocce non possono salvare il mondo. L'incendio divampa sempre più vasto e più furioso. Gli animali urlano terrorizzati, il pappagallo è coperto di fuliggine e stremato dal continuo andirivieni. Anche noi a volte ci troviamo davanti a situazioni drammatiche e insolubili, a problemi molto più grandi di noi. Il pappagallo non demorde, tanto che a un certo punto gli dei, questi dei così spesso distratti e indifferenti al dolore, di fronte alla sua buona volontà e al suo eroismo si commuovono. Le loro lacrime, cadendo sulla Terra, diventano pioggia, una pioggia benefica che spegne l'incendio, un balsamo miracoloso che rincuora e rigenera gli animali spaventati. Sulla furia devastatrice del fuoco ha vinto la dedizione del pappagallo. Ha vinto il cuore.

impegnopiccole coseresponsabilitàimportanza delle piccole cosefiduciasperanzapositività

inviato da Qumran, inserito il 01/12/2017

TESTO

6. Vi auguro di essere eretici   3

don Luigi Ciotti, Congresso nazionale di Slow Food 2014

Vi auguro di essere eretici.
Eresia viene dal greco e vuol dire scelta.
Eretico è la persona che sceglie e, in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità.
E allora io ve lo auguro di cuore questo coraggio dell'eresia.
Vi auguro l'eresia dei fatti prima che delle parole, l'eresia che sta nell'etica prima che nei discorsi.
Vi auguro l'eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità e dell'impegno.
Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri.
Chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è.
Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia, chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello che fa.
Eretico è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie.
Chi non pensa che la povertà sia una fatalità.
Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell'indifferenza.
Chi crede che solo nel noi, l'io possa trovare una realizzazione.
Eretico è chi ha il coraggio di avere più coraggio.

testimonianzacoraggioimpegnoresponsabilitàingiustiziacoerenzagiustizia

inviato da Qumran2, inserito il 21/08/2017

RACCONTO

7. Il foglio e il punto nero   2

Mons. Gianfranco Ravasi, Avvenire, 5/1/2011

Un maestro indù mostrò un giorno ai suoi discepoli un foglio di carta con un punto nero nel mezzo. «Che cosa vedete?», chiese. «Un punto nero!» risposero. «Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco!», replicò il maestro.

È questa la legge che fa riempire di cronaca nera i giornali e le televisioni: un solo delitto ha più peso di mille atti di generosità e d'amore, secondo i parametri dell'informazione. Anche noi siamo pronti a cogliere la pagliuzza nell'occhio dell'altro e ignoriamo la luminosità sorridente di tanti sguardi. È normale elencare tutte le amarezze dell'esistenza e ignorare la quiete e le gioie che pure accompagnano la maggior parte dei nostri giorni. Il nostro pensiero si fissa con più facilità sui punti neri del cielo della storia che non sulle distese di azzurro e di luce. Certo, non si deve essere così ottimisti o ingenui da ignorare il male che pure costella le vicende umane, ma non è giusto considerare come marginali la meraviglia delle albe e dei tramonti, lo stupore del sorriso dei bambini, il fascino dell'intelligenza, il calore dell'amore. Il sì è più forte del no.

E in questa linea vorremmo aggiungere un'altra nota. Ce la offre Pirandello nel suo dramma Il piacere dell'onestà (1918) quando il protagonista dichiara: «È molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini si dev'essere sempre».

Anche nel bene può, quindi, vigere la stessa legge: il punto più luminoso dell'eroismo attira tutta l'attenzione, facendo dimenticare che è ben più mirabile il tenue filo di luce che percorre tutte le giornate di un genitore dedicato alla sua famiglia, forse con un figlio disabile. C'è un eroismo quotidiano che non fa suonare le trombe davanti a sé, ma che ha in sé una grandezza ben più gloriosa.

benemaleottimismopessimismopositivitànegativitàimpegnoresponsabilità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 15/07/2017

RACCONTO

8. La corda della dignità   3

Don Luca Murdaca, https://ilbuongiorno.wordpress.com

C'era un bambino che tutti i giorni chiedeva un pezzo di pane al nonno, poi lo metteva in tasca e si inoltrava nella foresta per poi riapparire dopo una decina di minuti. Dopo un paio di settimane il nonno incuriosito segue il nipotino e lo vede fermarsi in un pozzo abbandonato, tirato fuori il pezzo di pane lo getta nel pozzo, rassicurando: «Torno domani non piangere». Il nonno si avvicina e vede in fondo al pozzo un bambino di un'altra tribù che piangendo continuava a dire nel suo dialetto: «Aiuto, ti prego, salvami». Allora il nonno si rivolge al nipotino dicendo: «Che bravo nipotino che ho, che si prende cura di un bambino affamato, ma se conoscessi il suo dialetto, sapresti che lui ogni giorno ti diceva: "Grazie fratellino per il pane, ma la prossima volta, ti prego, porta una corda per tirarmi su!"».

Alcune volte il pane che doniamo ai poveri non è sufficiente, alcune volte i poveri hanno bisogno di una corda, per tirarsi fuori da quel pozzo di povertà che li rende così tristi.
Ti prego Signore, illumina coloro che hanno la possibilità di fabbricare quelle corde per poter sollevare tanti fratelli caduti nel pozzo poco dignitoso della povertà.

povertàresponsabilitàamiciziaaiutosolidarietà

inviato da Don Luca Murdaca, inserito il 08/05/2017

RACCONTO

9. Le due candele   3

Don Luca Murdaca, ilbuongiorno.wordpress.com

In una piccola chiesetta di montagna, vi era ai piedi di una splendida croce un cesto pieno di candele, pronte per essere accese e così illuminare il volto di Gesù.
Quella mattina, una delle candele iniziò a dire alla sua vicina: «Non vedo l'ora che qualcuno mi prenda e mi accenda per illuminare il volto del mio Signore». L'altra invece preoccupata rispose: «No, io non voglio morire così presto... voglio vivere ancora...». Entra in chiesa una bambina con la sua nonna e prende proprio la candela che non vedeva l'ora di essere accesa, l'altra invece non appena vedeva avvicinarsi qualcuno, scivolava in fondo al cesto per non farsi prendere. A fine giornata la prima candela si era ormai consumata, ma per molte ore aveva fatto luce al volto di Gesù.
Il sacrestano ritirò il cesto con le candele avanzate in sacrestia, ma distrattamente le lasciò sul termosifone. Il mattino le ritrovò tutte sciolte e ormai inutilizzabili.

Vi sono persone che hanno speso la loro vita per illuminare le tenebre del mondo, altre invece che non hanno mai fatto luce e si sono sciolte nelle proprie paure e insicurezze.
Tu che candela vuoi essere?

vocazionesceltaresponsabilitàimpegnosacrificiotestimonianzaluce

4.5/5 (2 voti)

inviato da Luca Murdaca, inserito il 28/12/2016

PREGHIERA

10. Preghiera per la terza età   2

Giacomo Perico S.I. (1911-2000), Resta con noi, Signore, pag.13-15, San Paolo 2001

Signore, insegnami a invecchiare!
Convincimi che la comunità
non compie alcun torto verso di me,
se mi va esonerando da responsabilità,
se non mi chiede più pareri,
se ha indicato altri a subentrare al mio posto.
Togli da me l'orgoglio dell'esperienza fatta
e il senso della mia indispensabilità.
Che la fermezza della mia fede
si irradi attorno a me umilmente e discretamente.

Che io colga,
in questo graduale distacco dalle cose
unicamente la legge del tempo,
e avverta, in questo avvicendamento di compiti,
una delle espressioni più interessanti
della vita che si rinnova
sotto la guida della tua Provvidenza.

Fa', o Signore,
che io riesca ancora utile al mondo
contribuendo con l'ottimismo e con la preghiera
alla gioia e al coraggio
di chi è di turno nelle responsabilità,
vivendo uno stile di contatto umile e sereno
con il mondo in trasformazione,
senza rimpianti sul passato,
facendo delle mie sofferenze umane
un dono di riparazione sociale.

Che la mia uscita dal campo d'azione sia semplice e naturale,
come un felice tramonto di sole.
Perdona se solo oggi, nella tranquillità,
riesco a capire quanto tu mi abbia amato e soccorso.
Che almeno ora io abbia viva e penetrante
la percezione del destino di gioia che mi hai preparato
e verso il quale mi hai incamminato
dal primo giorno di vita.

Signore, insegnami ad invecchiare così.

anzianiterza etàvecchiaiainvecchiare

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 28/12/2016

RACCONTO

11. Al buio un cerino si vede   3

Fulton Sheen era vescovo ausiliare a New York, quando un giorno si trovò a predicare in uno stadio pieno di gente. A metà del suo discorso chiese che si spegnessero tutte le luci e dal microfono disse:
«Io accenderò un cerino; chi lo vede dica sì.»

Si sentì un solo grido in tutto lo stadio: al buio un cerino si vede! Poi spense il cerino e continuò:
«Tutti quelli che hanno un cerino o un accendino lo accendano.»
Dopo poco, lo stadio si illuminò di luce fioca, ma luce diffusa.

Poi fece tornare la luce normale e disse:
«Vedete, un solo sì, una sola fiammella; se viene imitata si estende a tutti coloro che sono presenti. Ebbene, così risplenda la vostra luce - dice il Signore - di fronte agli uomini. Non è necessario che cerchiate di fare cose grandiose, rimanete al vostro posto, ma al vostro posto fate tutto quello che il Signore vi chiede di fare perché il mondo sia salvo.»

lucebuoitestimonianzaimpegnoresponsabilitàimportanza del singolo

5.0/5 (1 voto)

inserito il 24/12/2016

TESTO

12. Auguri di una mamma normale a un figlio speciale   2

Oggi è il tuo compleanno e da quando sei nato fai parte di me. Potrei dirti che dal giorno in cui sei nato tutto è diventato dolcissimo e rosa, ma sarebbe un'affermazione quanto mai ipocrita. Crescere un figlio costa un prezzo altissimo, e io l'ho pagato senza sconti. Un prezzo di notti insonni, di problemi sul lavoro, di amici perduti e di dubbi brucianti. Un prezzo di responsabilità pesantissime e di libertà sacrificate.

Posso dirti, però, che se tu non fossi venuto al mondo avrei passato il resto della mia vita a chiedermi "come sarebbe stato se". Che senza di te non avrei conosciuto mai la forza che mi hai dato di combattere la nostra battaglia insieme, che quando mi sorridi sei bellissimo amore mio, e io resto disarmata ogni volta. Che non cambierei nulla del tuo viso magretto, dei tuoi capelli, dei tuoi occhi dolcissimi, del tuo nasino a ciliegia. Che non saprei immaginarti diverso da come sei, e che quello che leggo nel tuo sguardo non saprei ripeterlo neanche con tutte le parole che conosco. Che da quando sei al mondo ogni cosa ha un colore più intenso. La fatica è più dolorosa, la paura più straziante, la solitudine più disperata. E l'amore è più colossale, la pazienza è più tenace, il coraggio più ostinato.

Hai cancellato via la "normalità" dalle mie giornate. Di questo, figlio mio, ti sarò grata finché avrò fiato in corpo. Posso anche dirti che combatterò contro il mondo intero e contro me stessa per farti crescere al meglio e ti prometto che ti amerò sempre con tutta me stessa, che questo basti per renderti felice, non oso sperarlo, ma è il meglio che io possa fare per te, e mi illudo che sarai in grado di capirlo, prima o poi. Intanto posso augurarti buon compleanno. Grazie.

La tua mamma.

normalitàgenitorifiglihandicapdisabilità

4.9/5 (7 voti)

inviato da don Giovanni Benvenuto, inserito il 21/02/2016

RACCONTO

13. Il contadino e la pietra   6

In tempi antichi un re fece collocare una pietra enorme in mezzo ad una strada. Quindi, nascondendosi, rimase ad osservare per vedere se qualcuno si sarebbe preso la briga di spostare la grande pietra che troneggiava in mezzo alla strada.

Alcuni mercanti ed altri sudditi molto ricchi passarono da lì e si limitarono a girarle attorno; altri protestarono contro il re dicendo che non manteneva le strade pulite, ma nessuno di loro provò a muovere la pietra da lì. Ad un certo punto passò un campagnolo con un grande carico di verdure sulle spalle; avvicinandosi all'immensa roccia poggiò il carico al lato della strada per tentare di rimuoverla.

Dopo molta fatica e sudore riuscì finalmente a spostare la pietra, spingendola fino al ciglio della strada. Tornò indietro a prendere il suo carico e notò che c'era una piccola borsa nel luogo in cui prima stava la pietra.

La borsa conteneva molte monete d'oro e una lettera scritta dal re che diceva che quell'oro era per la persona che avesse rimosso la pietra dalla strada. Il campagnolo imparò quello che molti di noi neanche comprendono: "Tutti gli ostacoli sono un'opportunità per migliorare la nostra condizione".

difficoltàopportunitàimpegnoresponsabilità

4.2/5 (6 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 06/03/2013

RACCONTO

14. Per la strada vidi una ragazzina   2

Anthony de Mello, Il canto degli uccelli

Per la strada vidi una ragazzina che tremava di freddo, aveva un vestitino leggero e ben poca speranza in un pasto decente. Mi arrabbiai e dissi a Dio: "Perché permetti questo? Perché non fai qualcosa?".
Per un po' Dio non disse niente.
Poi improvvisamente, quella notte rispose.
"Certo che ho fatto qualcosa: Ho fatto te".

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4.4/5 (7 voti)

inviato da Arosio Silvestro, inserito il 20/09/2012

TESTO

15. Pregare e agire   1

Gilbert Keith Chesterton

Pregare come se tutto dipendesse da Dio; agire come se tutto dipendesse da noi.

ndr. La frase ricorda quella di San'Ignazio di Loyola:

«Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio» (cfr Pedro de Ribadeneira, Vita di S. Ignazio di Loyola, Milano 1998).

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5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 20/09/2012

TESTO

16. Le tappe della pace   2

Tonino Bello

Dobbiamo impegnarci in scelte di percorso, in tabelle di marcia: non possiamo parlare di pace indicando le tappe ultime e saltando le intermedie!
Se non siamo capaci di piccoli perdoni quotidiani fra individuo e individuo, tra familiari, tra comunità e comunità... è tutto inutile!
La pace non è soltanto un pio sospiro, un gemito favoloso, un pensiero romantico... è, soprattutto, prassi.

paceimpegnoresponsabilità

4.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 20/09/2012

TESTO

17. La pace tornerà   2

La pace tornerà se credi che il sorriso è più di un'arma, che quanto unisce è più di quanto divide, che la diversità è un arricchimento.
La pace tornerà se preferisci la speranza al sospetto, se fai tu il primo passo verso l'altro, se ti rallegri per la gioia del vicino.
La pace tornerà se stai dalla parte del povero e dell'oppresso, se l'ingiustizia che colpisce questi ti ferisce quanto quella che subisci tu.
La pace tornerà se sai donare con amore un po' del tuo tempo, accettare il servizio che l'altro ti offre, condividere con cuore il tuo pane.
La pace tornerà se rifiuti di battere la tua colpa sul petto degli altri, se accetti la critica e ne trai profitto; se valorizzi l'opinione diversa dalla tua.
La pace tornerà se ritieni la collera una debolezza e non una forza; se vedi nell'altro anzitutto un fratello, se credi che la pace è possibile.
...Allora la pace tornerà.

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5.0/5 (4 voti)

inviato da Maurizio Gasperi, inserito il 20/09/2012

PREGHIERA

18. Preghiera per l'educazione   1

CEI, Educare alla Vita buona del Vangelo

Maria, Vergine del silenzio,
non permettere che davanti alle sfide di questo tempo
la nostra esistenza sia soffocata
dalla rassegnazione o dall'impotenza.
Aiutaci a custodire l'attitudine all'ascolto,
grembo nel quale la parola diventa feconda
e ci fa comprendere che nulla è impossibile a Dio.

Maria, Donna premurosa,
destaci dall'indifferenza che ci rende stranieri a noi stessi.
Donaci la passione
che ci educa a cogliere il mistero dell'altro
e ci pone a servizio della sua crescita.
Liberaci dall'attivismo sterile,
perché il nostro agire scaturisca da Cristo, unico Maestro.

Maria, Madre dolorosa,
che dopo aver conosciuto l'infinita umiltà di Dio
nel Bambino di Betlemme,
hai provato il dolore straziante di stringerne tra le braccia
il corpo martoriato,
insegnaci a non disertare i luoghi del dolore;
rendici capaci di attendere con speranza
quell'aurora pasquale
che asciuga le lacrime di chi è nella prova.

Maria, Amante della vita,
preserva le nuove generazioni
dalla tristezza e dal disimpegno.
Rendile per tutti noi sentinelle
di quella vita che inizia il giorno in cui ci si apre,
ci si fida e ci si dona.

educazionemariaascoltoimpegnoresponsabilità

inviato da Qumran2, inserito il 24/06/2012

TESTO

19. Pasqua: due giorni di troppo   1

Giuseppe Impastato S.I.

Poteva tutto concludersi
quel venerdì santo!
Ci saremmo limitati a piangerti, Gesù,
per gratitudine e compassione,
a ricordare i giorni trascorsi con te,
ad aiutare le donne a imbalsamarti...

Ma tu sei risorto!
e questo inquieta, scuote, butta giù dal letto
e rivela limiti, riserve, tentennamenti, miserie...
Tu sei risorto e questo ci scomoda!
Ognuno di noi scopre le conseguenze:
c'è da accogliere, farsi impregnare di novità,
dobbiamo ricostruirci, cambiare progetti
per far maturare nel mondo la tua risurrezione.
E poi dobbiamo uscire dai nostri gusci,
perché la tua tomba svuotata è impegnativa:
devo anch'io annunziare, in modo credibile,
c'è da costruire un mondo di chiamati a risorgere...

Tommaso, perché non te ne restavi,
impaurito come gli altri, nel cenacolo,
o almeno quieto, senza contestare?!
Quante belle scuse avremmo accampato,
quanta Psicologia e Sociologia avremmo scomodato
per giustificare paure, pigrizie,
il nostro contentarci di orizzonti ristretti,
il nostro guardare quaggiù...

PasquarisurrezioneimpegnoTommasosperanzaresponsabilitàaperturacoraggio

4.3/5 (3 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 07/04/2012

TESTO

20. Abbracciare l'alba

Sylvie Germain

Una porta si chiude da qualche parte sulla terra, quella di un povero alloggio dove brilla il fieno in una mangiatoia.
Nello stesso istante una porta si schiude nel cielo, quella di una stella che trafigge la notte.
Porta doppia e unica, solstiziale.
Il sole è appena entrato nella fase ascendente del suo ciclo.
Un bambino che è appena nato crescerà e illuminerà il mondo.
La fede è un bambino che non concede riposo, che non si adatta a nessuna abitudine, soprattutto all'indolenza, alla tiepidezza, e che prova ripugnanza per ogni compromesso.
E' un bambino ribelle, tanto vulnerabile quanto temerario, tanto meditabondo quanto avventuroso.
Un bambino nato in piena notte e destinato per sempre alla prova della notte, eppure incessantemente mosso dal desiderio della luce.
Un bambino più leggero di una pagliuzza - basta un nonnulla a farlo volar via, svanire -, ma anche pesante quanto il mondo.
Un bambino da portare in braccio, giorno dopo giorno, fino allo stremo delle forze, fino all'ultimo respiro.
Questa è la Natività: un invito a farsi carico del Bambino dalla genealogia misteriosa e stupefacente, ad assicurare di salvarlo dalla furia delle tempeste, siano esse dentro o fuori. E' assumersi la responsabilità affidata a Giuseppe, il primo a cui spettò.
Infatti, nella notte della Natività, è chiesto a ognuno di noi di dare il cambio a Giuseppe.
La fede vive in un'infanzia perpetua, sicura della sua forza e della sua resistenza; richiede sempre vigilanza e lavoro.

nataleGesù Bambinoresponsabilità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 30/01/2012

Pagina 1 di 6