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RACCONTO

1. Seduto su un tronco   2

Questa è una leggenda degli indiani Cherokee a riguardo del "rito di passaggio".

Il padre porta il figlio nella foresta, gli mette una benda sugli occhi e lo lascia lì da solo. Il giovane deve rimanere seduto su un tronco tutta la notte senza togliere la benda finché i raggi del sole non lo avvertono che è mattino. Non può e non deve chiedere aiuto a nessuno. Se sopravvive alla notte, senza andare a pezzi, sarà un uomo.

Non può raccontare della sua esperienza ai suoi amici o a nessun altro, perché ogni giovane deve diventare uomo da solo.

Il ragazzo è chiaramente terrorizzato: sente tanti rumori strani attorno a lui. Ci sono senz'altro bestie feroci che lo circondano. Forse anche degli uomini pericolosi che gli faranno del male.

Il vento soffia forte tutta la notte e scuote il tronco su cui è seduto, ma lui va avanti coraggiosamente, senza togliere la benda dagli occhi. In fondo, è l'unico modo per diventare uomo!

Finalmente, dopo una notte terrificante, esce il sole e si toglie la benda dagli occhi. Ed è così che si accorge che suo padre è seduto sul tronco a fianco a lui. È stato di guardia tutta la notte proteggendo suo figlio da qualsiasi pericolo.

Il padre era lì, anche se il figlio non lo sapeva.

Anche noi non siamo mai soli. Nella notte più terrificante, nel buio più profondo, nella solitudine più completa, anche quando non ce ne rendiamo conto, Dio non ci abbandona mai, e fa la guardia, seduto sul tronco a fianco a noi.

pauraamore di Diorapporto con Diofedefiduciaabbandonoabbandono in Dio

inviato da Qumran2, inserito il 23/12/2020

TESTO

2. La pace è finita, andate a Messa   1

Tonino Bello, Affliggere i consolati

Il frutto dell'eucaristia dovrebbe essere la condivisione dei beni. I nostri comportamenti invece sono l'inversione di questa logica. Le nostre messe dovrebbero smascherare i nuovi volti dell'idolatria. Le nostre messe dovrebbero metterci in crisi ogni volta. Per cui per evitare le crisi bisognerebbe ridurle il più possibile. Non fosse altro che per questo. Dovrebbero smascherare le nostre ipocrisie e le ipocrisie del mondo. Dovrebbero far posto all'audacia evangelica. Non dovrebbero servire agli oppressori.

Bonhoeffer diceva che non può cantare il canto gregoriano colui che sa che un fratello ebreo viene ammazzato. Non si può cantare il canto gregoriano quando si sa che il mondo va così.

Tante volte anche noi, presi da una fede flaccida, svenevole, abbiamo fatto dell'eucaristia un momento di compiacimenti estenuanti, che hanno snervato proprio la forza d'urto dell'eucaristia e ci hanno impedito di udire il grido dei Lazzari che stanno fuori la porta del nostro banchetto.

Se dall'eucaristia non parte una forza prorompente che cambia il mondo, che dà la voglia dell'inedito, allora sono eucaristie che non dicono niente.

Se dall'eucaristia non si scatena una forza prorompente che cambia il mondo, capace di dare a noi credenti l'audacia dello Spirito Santo, la voglia di scoprire l'inedito che c'è ancora nella nostra realtà umana, è inutile celebrare l'eucaristia. Questo è l'inedito nostro: la piazza. Lì ci dovrebbe sbattere il Signore, con una audacia nuova, con un coraggio nuovo. Ci dovrebbe portare là dove la gente soffre oggi. La Messa ci dovrebbe scaraventare fuori.

Anziché dire la messa è finita, andate in pace, dovremmo poter dire la pace è finita, andate a messa. Ché se vai a Messa finisce la tua pace.

eucaristiamessasolidarietàcambiamento

inviato da Eleonora Polo, inserito il 27/06/2019

PREGHIERA

3. Preghiera a Maria

Marina Guarino, poesie

Maria,
ricolmata di grazia dall'Onnipotente
tu che gioisti al saluto di Gabriele
mostrando una fede pura
come quella di Abramo

tu che accogliesti la Parola
lasciandoti fecondare
dal fuoco d'amore dello Spirito
sei diventata la porta
che ha fatto entrare Dio nel mondo.

Ti preghiamo Madre
“faccendiera del Paradiso”
sii per questa umanità
grembo che si fa culla
così come fosti arca di tuo Figlio.

Vedi Madre
le nostre idrie sono vuote del vino bello
è finito pure l'olio nella lampada
il nostro sguardo s'è fatto orbo

Disorientati
prendici per mano
e parlaci della Parola
di cui ti sei nutrita
sicché anche io possa generarla
in una parentesi di eternità.

mariamadreattesa

inviato da Marina Guarino, inserito il 15/01/2018

PREGHIERA

4. Preghiera del XXVI Congresso Eucaristico Nazionale (2016)   3

O Dio, Padre buono,
con viscere di misericordia
sempre ti chini su di noi
piccoli e poveri,
viandanti sulle strade del mondo,
e ci doni, in Cristo tuo Figlio
nato dalla Vergine Maria,
la Parola che è lampada
ai nostri passi
e il Pane che ci fortifica
lungo il cammino della vita.

Ti preghiamo:
fa' che, nutriti al convito eucaristico,
trasformati e sospinti dall'Amore,
andiamo incontro a tutti
con cuore libero e sguardo fiducioso
perché coloro che Ti cercano
possano trovare una porta aperta,
una casa ospitale,
una parola di speranza.

Fa' che possiamo gustare
la gioia di vivere gli uni accanto agli altri
nel vincolo della carità
e nella dolcezza della pace.

Desiderosi di essere da Te accolti
al banchetto del tuo Regno di eterno splendore,
donaci la gioia di avanzare nel cammino della fede,
uniti in Cristo, nostro amato Salvatore.
Amen.

eucaristiamisericordia

inviato da Qumran2, inserito il 16/09/2016

PREGHIERA

5. Porte strettissime

don Valentino Porcile

Questa sera portiamo a te, Gesù, e deponiamo nelle tue mani, uno per uno, coloro per i quali la vita è una porta strettissima.
Chi è povero. Chi soffre. Chi non sta bene. Chi semplicemente sente il bisogno di respirare un po'.
Scusami, sai, ma per certe porte ti devi un po' sforzare tu, Signore. Ad allargarle, a renderle meno strette. A renderle più umane.
Tu come uomo sai cosa vuol dire. Tu come Dio sai cogliere il punto in cui dobbiamo sforzarci e il punto in cui non riusciamo e ci vuoi tu.
Tu, buon Dio, aiuti chi ha bisogno di te. Lo hai promesso. In tanti vogliono vederti all'opera e sentirti accanto. Siamo certissimi che tu, almeno tu, le promesse le mantieni.
Noi a te ci affidiamo, di te ci fidiamo.

povertàsofferenzafiduciafede

inserito il 25/08/2016

PREGHIERA

6. Tu mi hai sedotto, Dio (per godere del dono della profezia)

Valentino Salvoldi

Spirito creatore, plasmandomi nel seno materno ha posto in me il seme della fede, lo spirito profetico e la chiamata ad essere tutto tuo e a portare te a tanti fratelli.

"Tu mi hai sedotto e io mi sono lasciato sedurre", nulla ho tenuto per me. Per te e per tutti ho voluto, e voglio, essere un dono. Tutto ho posto sull'altare. Ma l'invecchiare non porta automaticamente alla santità: "Ti amavo di più quand'ero giovane".

Grazie perché non demordi. E di fronte alla quotidiana tua chiamata, rispondo con tante suppliche. Non permettere che le mie labbra siano "incirconcise" come quelle di Mosè, né abbia come lui a dirti: "Manda mio fratello Aronne".

Non permettere che fugga in direzione opposta a quella da te indicata: se vuoi che vada a Ninive, non fare di me un altro Giona. Non permettere che accampi scuse come Geremia, per scuotere dalle spalle il mantello profetico. Ma anche a me, come al veggente di Anatot, infiamma le vene con un divorante amore.

Anche a me, come al giovane Isaia, purifica le labbra con un carbone ardente, rendendomi capace di rispondere alla tua chiamata: "Ecco, io sono qui, manda me!". Con fede e umiltà potrò testimoniare e annunciare la Parola.

Non ti chiedo particolari visioni profetiche, ma solo la forza di non stancarmi mai di ripetere a chi incontro: prova e gusta come è buono il Signore, sta attaccato a Lui, lasciati sedurre da quell'Amore che dà un senso alla vita e rende interessante anche la morte.

Scarica la raccolta completa di preghiere e testi di don Valentino Salvoldi

volontà di Diomissionevocazionedisponibilitàprofezia

1.0/5 (1 voto)

inviato da Don Valentino Salvoldi, inserito il 16/06/2015

PREGHIERA

7. Preghiera allo Spirito Santo   1

Benedetto XVI, Discorso del Santo Padre Benedetto XVI all'assemblea della CEI, 24 maggio 2012

Spirito di Vita, che in principio aleggiavi sull'abisso,
aiuta l'umanità del nostro tempo a comprendere
che l'esclusione di Dio la porta a smarrirsi nel deserto del mondo,
e che solo dove entra la fede fioriscono la dignità e la libertà
e la società tutta si edifica nella giustizia.

Spirito di Pentecoste, che fai della Chiesa un solo Corpo,
restituisci noi battezzati a un'autentica esperienza di comunione;
rendici segno vivo della presenza del Risorto nel mondo,
comunità di santi che vive nel servizio della carità.

Spirito Santo, che abiliti alla missione,
donaci di riconoscere che, anche nel nostro tempo,
tante persone sono in ricerca della verità sulla loro esistenza e sul mondo.
Rendici collaboratori della loro gioia con l'annuncio del Vangelo di Gesù Cristo,
chicco del frumento di Dio, che rende buono il terreno della vita e assicura l'abbondanza del raccolto.
Amen.

Spirito SantochiesamissioneannunciotestimonianzaPentecoste

5.0/5 (3 voti)

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 25/05/2012

TESTO

8. Abbracciare l'alba

Sylvie Germain

Una porta si chiude da qualche parte sulla terra, quella di un povero alloggio dove brilla il fieno in una mangiatoia.
Nello stesso istante una porta si schiude nel cielo, quella di una stella che trafigge la notte.
Porta doppia e unica, solstiziale.
Il sole è appena entrato nella fase ascendente del suo ciclo.
Un bambino che è appena nato crescerà e illuminerà il mondo.
La fede è un bambino che non concede riposo, che non si adatta a nessuna abitudine, soprattutto all'indolenza, alla tiepidezza, e che prova ripugnanza per ogni compromesso.
E' un bambino ribelle, tanto vulnerabile quanto temerario, tanto meditabondo quanto avventuroso.
Un bambino nato in piena notte e destinato per sempre alla prova della notte, eppure incessantemente mosso dal desiderio della luce.
Un bambino più leggero di una pagliuzza - basta un nonnulla a farlo volar via, svanire -, ma anche pesante quanto il mondo.
Un bambino da portare in braccio, giorno dopo giorno, fino allo stremo delle forze, fino all'ultimo respiro.
Questa è la Natività: un invito a farsi carico del Bambino dalla genealogia misteriosa e stupefacente, ad assicurare di salvarlo dalla furia delle tempeste, siano esse dentro o fuori. E' assumersi la responsabilità affidata a Giuseppe, il primo a cui spettò.
Infatti, nella notte della Natività, è chiesto a ognuno di noi di dare il cambio a Giuseppe.
La fede vive in un'infanzia perpetua, sicura della sua forza e della sua resistenza; richiede sempre vigilanza e lavoro.

nataleGesù Bambinoresponsabilità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 30/01/2012

PREGHIERA

9. Perché il mondo creda

don Andrea Santoro, Urfa, 29 aprile 2001

Signore, benedici i tuoi figli che desiderano solo servirti servendo quelli che tu hai loro affidato. Effondi su di noi il tuo Spirito perché possiamo farlo traboccare con abbondanza.

Tienici uniti nella nostra diversità: non così uniti da spegnere la diversità, non così diversi da soffocare l'unità. Compi in noi il miracolo della tua unità: tu Uno nella sostanza eppure trino nella relazione personale.

Donaci la tua fecondità di Padre, la tua donazione di Figlio, la tua effusione di Spirito, perché il mondo creda che tu ci hai mandato e perché ci sia dato di amarlo questo mondo, di rigenerarlo con te, di portarlo stretto a noi come una madre porta stretto a sé il proprio figlio.

Donaci di amarti e di svuotarci per te per riempirci di te. Benedici questa terra già benedetta e donaci di essere per essa una benedizione.

Donaci quella benedizione che in essa lasciarono, calpestandola, i patriarchi, gli apostoli, Maria, e tutti i nostri padri nella fede.

don Andrea Santoro, missionario ucciso il 5 febbraio 2006

testimonianzamartiriofedemissione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 11/01/2012

RACCONTO

10. Le croci quotidiane   2

Francesco Cipri

C'era un tempo in cui ognuno portava sempre sulle spalle la propria croce. Quando si andava a Messa, le croci venivano appoggiate all'ingresso e poi riprese all'uscita. Un'anziana signora arrivava sempre fra i primi e quindi lasciava la sua croce nei primi posti disponibili, poi usciva fra gli ultimi e così riprendeva la sua croce e andava via.

Un giorno, stanca del peso della sua croce, e pensando che quelle degli altri fossero più leggere, studiò una strategia per cambiare la sua croce con quella di qualcun altro.

"Arriverò per prima" - pensò, "ma questa volta uscirò anche per prima, così potrò scegliermi una croce più leggera. A qualcun altro toccherà la mia, così faremo un po' per uno. Non posso sempre essere io quella che porta il peso maggiore!". E così fece.

Ma quando uscì ebbe un'amara sorpresa: le altre croci erano tutte più pesanti della sua!

Mogia mogia aspettò che tutti uscissero, si prendessero ognuno la propria croce e, pregando e chiedendo in cuor suo perdono dei cattivi pensieri, riprese la sua croce, che questa volta le sembrò più leggera, e riprese la sua strada.

sofferenzainvidiacroceaccettazioneprogetto di Diofedefiduciaaffidamento

4.0/5 (1 voto)

inviato da Francesco Cipri, inserito il 26/06/2010

TESTO

11. Qualcuno muore

Qualcuno muore,
è come se dei passi si arrestassero...
E se invece fosse una partenza per un altro viaggio?
Qualcuno muore,
è come un albero che viene abbattuto...
E se invece fosse un seme che germoglia in una terra nuova?
Qualcuno muore,
è come una porta che si chiude...
E se invece si trattasse di un varco che si apre su nuovi orizzonti?
Qualcuno muore,
ed è come un coperchio di silenzio...
E se invece ci permettesse di ascoltare la fragile musica di una vita che nasce?

morteeternitàvita eternaparadisosperanzafedefuneralerinascita

5.0/5 (1 voto)

inviato da Rina Monteverdi, inserito il 11/06/2009

TESTO

12. Alfabeto dell'amore

Accetta il Signore nella luce e nel buio.
Bussa alla porta di chi sta soffrendo.
Cerca in tutto e in tutti il lato positivo.
Dimentica presto il torto ricevuto.
Evita il diverbio con chi ti contrasta.
Fa compagnia a chi vive sempre solo.
Gioisci quando uno riprende la strada del bene.
Hai un cuore e due mani per aiutare chi ha bisogno.
Imita chi sa fare le cose meglio di te.
Lenisci col tuo sorriso la tristezza degli altri.
Mantieni la calma nei momenti di difficoltà.
Non far pesare sugli altri la tua sofferenza.
Offri il perdono a chi vedi pentito.
Prega con fede nel silenzio del cuore.
Quieta con la tua calma l'esacerbato e l'insofferente.
Rispetta chi pensa e vive in modo diverso dal tuo.
Sopporta con pazienza la persona molesta.
Taci gli sbagli e le debolezze degli altri.
Usa sempre intelligenza con chiunque ti avvicina.
Vivi in te il dolore di chi piange.

vitacristianaamiciziaamore

inserito il 29/05/2009

RACCONTO

13. La drogheria del Paradiso   1

Camminavo lungo l'autostrada della vita, tanto tempo fa.

Un giorno vidi un cartello che indicava: "Drogheria del Paradiso". Non appena mi avvicinai di più la porta si spalancò da sola e, appena mi ripresi dallo stupore, mi ritrovai dentro. Vidi una schiera di Angeli: stavano dappertutto. Uno mi porse un cestino e mi disse: "Fai la spesa con attenzione, ragazzo mio! Tutto ciò che occorre a un buon Cristiano si può trovare in questa drogheria del Paradiso; tutto quello che tu non riuscissi a portar via oggi, puoi ritornare a prenderlo domani!"

Per prima cosa presi un po' di pazienza: l'Amore si trovava nello stesso scaffale.

Più in basso c'era il Discernimento, di cui si ha bisogno ovunque si vada.

Poi presi una o due scatole di Saggezza e uno o due sacchetti di Fede.

Non mi dimenticai di prendere lo Spirito Santo, dal momento che si trovava ovunque nel negozio.

Mi fermai ed acquistai un po' di Forza e un po' di Coraggio perché mi aiutasse nel cammino.

Mi accorsi allora che il cestino era quasi pieno, ma avevo ancora bisogno di comperare un po' di Grazia.

Non dimenticai di prendere la Salvezza che, per fortuna, era in offerta gratuita, e così cercai di prenderne abbastanza da salvare te e me.

Mi avviai poi alla cassa per pagare il conto della drogheria.

Non appena arrivai al corridoio vidi la Preghiera e la misi dentro perché sapevo che, una volta fuori, sarei incappato nel Peccato.

Nell'ultimo scaffale c'era una gran quantità di Pace e di Gioia e lì vicino erano appesi canti e lodi e così mi servii.

Quindi chiesi all'Angelo quanto gli dovevo. Egli si limitò a sorridermi e mi disse: "Porta ogni cosa con te, dovunque tu vada!"

A mia volta gli sorrisi e gli chiesi: "Sul serio, quanto ti devo?"

L'Angelo sorrise di nuovo e disse: "Gesù Bambino ha pagato il tuo conto, tanto, tanto, tanto tempo fa!"

vitavalori

3.0/5 (2 voti)

inviato da Roberto Domanico, inserito il 19/05/2009

RACCONTO

14. Della vera e perfetta letizia

San Francesco d'Assisi, Fioretti

Un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria [degli Angeli], chiamò frate Leone e gli disse: "Frate Leone, scrivi". Questi rispose: "Eccomi, sono pronto". "Scrivi disse - quale è la vera letizia".

"Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell'Ordine, scrivi: non è vera letizia. Cosi pure che sono entrati nell'Ordine tutti i prelati d'Oltr'Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d'lnghilterra; scrivi: non è vera letizia. E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia".

"Ma quale è la vera letizia?".

"Ecco, io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, alI'estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d'acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: "Chi è?". Io rispondo: "Frate Francesco". E quegli dice: "Vattene, non è ora decente questa, di andare in giro, non entrerai". E poiché io insisto ancora, I'altro risponde: "Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te". E io sempre resto davanti alla porta e dico: "Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte". E quegli risponde: "Non lo farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là". Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell'anima".

letiziagioiainterioritàserenitàforza interiore

3.5/5 (2 voti)

inviato da Pier Luca Bancale, inserito il 07/09/2008

TESTO

15. Io vado avanti come un'asino

Card. Roger Etchegaray

Io vado avanti come un' asino...
sì, proprio come quell'animale che un dizionario biblico così descrive:
"L'asino della Palestina è molto vigoroso, sopporta il caldo, si nutre di cardi; ha una forma di zoccoli che rende molto sicuro il suo incedere, costa poco mantenerlo. I suoi soli difetti sono la caparbietà e la pigrizia".
Io vado avanti come quell'asino
di Gerusalemme,
che, in quel giorno della festa degli ulivi,
divenne la cavalcatura regale e pacifica del Messia.
Io non sono sapiente,
ma una cosa so: so di portare Cristo
sulle mie spalle
e la cosa mi rende più orgoglioso
di essere borgognone o basco.
Io lo porto, ma è lui che mi guida:
io credo in lui, lui mi guida verso il suo regno.
Chissà quante volte si sente sballottato il mio Signore,
quando inciampo contro una pietra!
Ma lui non mi rinfaccia mai niente.
E' così bello percepire
quanto sia buono e generoso con me:
mi lascia il tempo di salutare
l'incantevole asina di Balaan,
di sognare davanti a un campo di spighe,
di dimenticarmi persino di portarlo.
Io vado avanti in silenzio.
E' strano quanto ci si capisca
anche senza parlare!
La sua sola parola, che io ho ben capito,
sembra essere stata detta apposta per me:
"Il mio giogo è facile da sopportare
e il mio passo leggero" (Mt 11,30).
Fede d'animale,
come quando una notte di Natale,
allegramente portavo sua Madre verso Betlemme.
Io vado avanti nella gioia.
Quando voglio cantare le sue lodi,
io faccio un baccano del diavolo,
io canto stonato.
Lui allora ride,
ride di cuore
e il suo riso trasforma
le strettoie del mio vecchio cammino
in una pista da ballo e i miei pesanti zoccoli
in sandali alati.
Io vado avanti come un asino
che porta Cristo sulle sue spalle.

amorefedeservizioumiltà

inviato da Daniela, inserito il 22/09/2007

PREGHIERA

16. Preghiera di Benedetto XVI a Maria   1

Benedetto XVI, preghiera per l'incontro con i giovani italiani - Loreto 2007

Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù
e conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore.
Stella del mattino, parlaci di Lui
e raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede.

Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù,
imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti,
la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta
e fa fiorire la Parola in scelte di vera libertà.

Maria, parlaci di Gesù, perché la freschezza della nostra fede
brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra,
come tu hai fatto visitando Elisabetta
che nella sua vecchiaia ha gioito con te per il dono della vita.

Maria, Vergine del Magnificat,
aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come a Cana,
spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli,
a fare solo quello che Gesù dirà.

Maria, poni il tuo sguardo sull'Agorà dei giovani,
perché sia il terreno fecondo della Chiesa italiana.
Prega perché Gesù, morto e risorto, rinasca in noi
e ci trasformi in una notte piena di luce, piena di Lui.

Maria, Madonna di Loreto, porta del cielo,
aiutaci a levare in alto lo sguardo.
Vogliamo vedere Gesù. Parlare con Lui.
Annunciare a tutti il suo amore.

mariagiovaniloreto

inviato da Qumran, inserito il 30/08/2007

TESTO

17. Profeti di un futuro non nostro   1

Oscar Arnulfo Romero

Ogni tanto ci aiuta il fare un passo indietro e vedere da lontano.
Il Regno non è solo oltre i nostri sforzi, è anche oltre le nostre visioni.
Nella nostra vita riusciamo a compiere solo una piccola parte
di quella meravigliosa impresa che è l'opera di Dio.
Niente di ciò che noi facciamo è completo.
Che è come dire che il Regno sta più in là di noi stessi.
Nessuna affermazione dice tutto quello che si può dire.
Nessuna preghiera esprime completamente la fede.
Nessun credo porta la perfezione.
Nessuna visita pastorale porta con sé tutte le soluzioni.
Nessun programma compie in pieno la missione della Chiesa.
Nessuna meta né obbiettivo raggiunge la completezza.
Di questo si tratta:
Noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.
Noi innaffiamo semi già piantati, sapendo che altri li custodiranno.
Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà.
Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Non possiamo fare tutto,
però dà un senso di liberazione l'iniziarlo.
Ci dà la forza di fare qualcosa e di farlo bene.
Può rimanere incompleto, però è un inizio, il passo di un cammino.
Una opportunità perché la grazia di Dio entri
e faccia il resto.
Può darsi che mai vedremo il suo compimento,
ma questa è la differenza tra il capomastro e il manovale.
Siamo manovali, non capomastri,
servitori, non messia.
Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene.

futuropresenteimpegnoresponsabilitàseminaresperanzapazienzaattesafiduciafedecollaborazionepastorale

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 17/12/2002

PREGHIERA

18. Resta con noi, Signore   2

P. Maior

Tu che vieni come luce
per accompagnarci
lungo un cammino di fatica e di speranza.
Resta con noi, Signore,
quando i dubbi contro la fede ci assalgono
e lo scoraggiamento
atterra la nostra speranza.
Quando l'indifferenza raffredda il nostro amore,
e la tentazione sembra troppo forte.
Quando qualcuno deride la nostra fiducia,
e le nostre giornate sono piene di distrazioni.
Quando la sconfitta ci coglie di sorpresa
e la debolezza invade ogni desiderio.
Quando ci troviamo soli, abbandonati da tutti,
e il dolore ci porta alle lacrime disperate.
Signore, nella gioia e nel dolore,
nella vita e nella morte, resta con noi!

speranzarapporto con Diodebolezzasofferenzasfiduciasolitudinedoloredubbifedefatica

4.0/5 (1 voto)

inviato da Chicco Ambrosino, inserito il 11/12/2002

PREGHIERA

19. Preghiera di un soldato morto in guerra

Ascolta, mio Dio.
mi hanno detto che non esistevi
e io, come uno stupido,
ho creduto che avessero ragione.
L'altra sera dal fondo di una voragine,
scavata da un obice, ho visto il tuo cielo.
Di colpo mi sono accorto che mi avevano imbrogliato.
Avessi preso un po' di tempo per guardare le cose,
mi sarei accorto benissimo che quelle persone
si rifiutavano di chiamare gatto un gatto.
Mi chiedo, mio Dio,
se ti andrebbe di stringermi la mano...
Eppure sento che non ti sarà difficile comprendermi.
E' curioso che sia dovuto venire
in questo luogo d'inferno,
per aver il tempo di vedere il tuo volto.
Ti amo terribilmente: ecco quello che voglio che tu sappia.
Tra poco ci sarà un orribile attacco.
Chissa! Può darsi che proprio questa sera
io bussi alla tua porta.
Noi due, fino a quest'istante, non siamo stati amici,
e mi chiedo se mi aspetterai sulla soglia della tua casa.
Lo vedi? Adesso piango. Sì, proprio io, piango come un bambino.
Se ti avessi conosciuto prima...
E' l'ora! Bisogna che vada.
E' strano; da quando ti ho incontrato
non ho più paura di morire.

La paternità di questo testo non è chiara: alcuni testi su internet l'attribuiscono a Aleksandr Zacepa, soldato dell'Armata Rossa; altri dicono che è stato trovato sul cadavere di un soldato americano al momento dello sbarco in Africa del Nord, durante l'ultimo conflitto mondiale. Al di là dell'incertezza sull'autore del testo, resta valido il suo messaggio.

morteguerrafedevita eternaricerca di Dio

inviato da Claudio Guazzarotto, inserito il 03/12/2002

PREGHIERA

20. Preghiera a Maria

P. Maior

O Maria, piena di grazia,
madre di Cristo e madre nostra,
insegnaci il raccoglimento,
il silenzio e la meditazione.

Tu sei stata povera di parole
ma ricca di opere,
povera di cose umane
ma ricca di Dio.

Tu ci inviti ogni giorno
all'ascolto della parola di Dio,
ad accogliere la sua salvezza,
a prendere sul serio la vita,
ad essere coerenti con la fede.

O Maria,
tu che sei la vita di umiltà che piace a Dio,
la via di semplicità che porta a lui,
la vita di servizio per i fratelli,
guarda il nostro mondo che manca di Dio,
manca di pace, manca di amore;
guarda la nostra povera vita
e assistici sempre con la tua materna protezione.

mariamadonnasilenzioaccoglienzaservizioumiltà

inviato da Federico Bernardi, inserito il 25/11/2002

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