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TESTO

1. E' facile dire Natale

Giuseppe Impastato S.I.

Come dire "Natale" alle giovani braccia alzate
per fermare i carri armati? Che orrore: no! No!
non si sono arrestati quei carri... e fu stritolato
lo sterminato grido di popolo oppresso,
e tanto sangue innocente bagnò la grande piazza
sotto gli occhi muti e increduli del mondo!

Come dire ‘Natale' ad Auschwitz, Dachau, Nagasaki,
alle Fosse Ardeatine e di Katyn, a Piazza Fontana,
al mare di Lampedusa e ai cieli di Ustica? Che orrore,
mio Dio: non tacciono i fucili dei plotoni di esecuzione,
sono accesi i forni crematori, bruciano le Torri Gemelle...
e stadi e carceri sono affollati di nemici del potere!

Come dire ‘Natale' a Tobagi, Bachelet, Dalla Chiesa,
Anna Frank, Martin Luther King, Falcone, Pino Puglisi?
Che orrore, mio Dio! Non si sono inceppate le P38,
si ode il crepitio dei kalashnikov, si propagano le nubi
di Cernobyl, scoppiano le mine antiuomo, crollano
gli ospedali di Siria, il ponte di Mostar... Sangue, sangue.

Come dire ‘Natale' all'immenso coro di dolore,
che si innalza da ghetti, campi di sterminio, al pianto
di neonati buttati tra i rifiuti, di uccisi nelle strade,
agli occhi lucidi di vecchi soli buttati lontano dalla vita...
Cosa dire agli inebetiti dalle droghe e dall'alcool,
dagli istupiditi dal gioco, ad abusati e violentate?

Mescolate col sangue scorrono sangue e bestemmie.
Caino è sempre tra noi, su Abele si dirigono le belve umane,
a Betlem si levano urla di madri, Susanna è condannata a morte.
Su melma e su fango, tra lacrime grida e spari
si spande un biancore puro di luce: sei tu, Gesù. Per tutti
è Natale di attenzione, vicinanza, pace, gioia, speranza.

nataledolorepaceguerra

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 28/12/2016

TESTO

2. Passione di Cristo, passione dell'uomo

Giuseppe Impastato S.I.

Da quando l'Innocente fu tradito
e il Benefattore rinnegato;
da quando il Maestro fu schiaffeggiato
e il Pastore abbandonato;
da quando il Liberatore fu rifiutato
e il Signore sputato e flagellato,
da quando il Santo fu preferito ad un criminale
nella Passione si rinnova la storia dell'uomo.
Non sprecare le tue lacrime per il Re,
perché altre lacrime rigano i volti
e cuori bambini sono nell'angoscia.
Tergi il sudore di sangue degli umiliati,
metti sulle tue spalle le croci dei condannati,
accogli madri senza figli e figli senza padri.
Fatti compagno di strada agli scoraggiati,
corri là dove la paura chiude i timorosi
e annunzia che la tomba è vuota
e Cristo Gesù non è schiacciato e vinto
dal dolore del mondo,
ma è il Vincitore di ogni morte.

sofferenzapassionepasquaumanitàdolorecondivisionesolidarietà

5.0/5 (4 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 07/04/2012

TESTO

3. Io e te   1

Cristina Carmagnola

Ti ho visto fare il girotondo con quei bambini, sulla spiaggia.
Ti ho sentito nel mare, nel vento.
Ti ho guardato, crocefisso, con le braccia aperte per un abbraccio universale.
Ti ho perso, chiedendomi dov'eri, davanti alla foto di un bimbo di 5 anni, dilaniato dallo scoppio di una mina.
Ti ho chiesto perché gli uomini non ascoltano la tua voce, il tuo richiamo incessante.
Ti ho parlato, sperando di avere una risposta.
Ti ho urlato tutto il mio dolore e la rabbia, quando è morto mio nonno.
Ti ho sfidato dicendoti: «Tanto tu stai lassù!»
Ti ho chiesto aiuto, perché la mia fede è in crisi.
Ti ho sussurrato la mia gioia, in tutti i momenti belli.

E tu...

...mi hai sorriso attraverso gli occhi dei bambini.
...mi hai ascoltata quando andavo verso il mare, nel vento, per stare con te.
...mi hai guardata dalla croce, donando il tuo sangue anche per me.
...mi osservavi e piangevi insieme a me per ogni morte innocente.
...mi hai spiegato che l'uomo è libero di fare le sue scelte, nel bene e nel male; libero anche di non ascoltarti.
...mi hai parlato, ma ti sei accorto che adesso ero io a tapparmi le orecchie.
...mi hai fissata, comprendendo fino in fondo alla mia anima il dolore di aver perso una persona amata.
...mi hai perdonato con un abbraccio la mia presunzione e mi sono resa conto che non c'è stato un attimo della mia vita in cui tu mi abbia lasciata sola.
...mi hai aiutata non in un solo modo, ma in 100 modi diversi.
...mi hai sussurrato la tua gioia per tutti i miei momenti belli.

Mi hai amata...

rapporto con Diopresenza di Diolibertàaperturaamore di Diosilenzioascoltochiusura

5.0/5 (2 voti)

inviato da Cristina Carmagnola, inserito il 14/08/2010

TESTO

4. Negli occhi dei bambini, lo sguardo di Dio   1

Gianni Fanzolato

Dio ha donato i suoi occhi all'uomo,
perché potessimo vedere l'anima dentro:
finestre trasparenti spalancate all'infinito,
specchio terso e lucente dell'interiorità.

Glo occhi che conservano la freschezza delle origini
riflettono luce, irradiano lampi di gioia, riflettono Dio.
Ecco perché gli occhi non invecchiano mai.

E' bello riposare in uno sguardo di fanciullo:
parlano con quegli occhi magici ed incantati.
Sono un libro aperto i loro occhioni di madreperla:
ti parlano con la vivacità del lampo e il crepitio delle faville
di un mondo fantastico, di stupore, di giochi inventati.

Gridano con l'esuberanza dei colori dell'iride
che la vita è un arcobaleno di delizie, uno scrigno di tesori.
Sono i loro occhi che ci regalano voli di gabbiani e aquiloni,
e tramonti dipinti da variopinti colori
e danze di rondini e di farfalle che ricamano il cielo a festa.

La loro trasparenza travalica spazio e tempo e sei nella pace:
nel loro sguardo profondo si disegna il mondo beato della quiete.
Sono quegli sprazzi di innocente furbizia nelle pupille
a togliere il malumore e a far ritornare il sereno nell'anima.

Gli occhi di chi è bambino nel cuore e nella mente
spalancano i cieli, sciolgono le nubi cariche di presagi,
fanno vibrare un caldo sole che ti avvolge ed accarezza,
e ti contagiano di quella pace che cerchi in ogni dove.

Sì, nella lucentezza degli occhi bambini ed incantati
scorgi come d'incanto gli stessi occhi di Dio che ti vuole bene.

bambinisemplicità

inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 18/08/2007

ESPERIENZA

5. Amare Gesù Eucarestia

Un giorno in una chiesa quasi deserta, un ragazzino di sette anni pregava tutto solo in un banco. A un certo punto si sposta e va vicino alla balaustra. Dopo un po' va sui gradini dell'altare, poi prende uno sgabello e sale sulla mensa... Una signora che stava in chiesa, lo richiama. "Vieni giù, che fai li? Scendi!". Il bambino, indicando Gesù nel Tabernacolo, con aria innocente risponde "Ma io gli voglio bene!". Quel bambino era il futuro San Pietro Chanel.

EucaristiaGesùadorazione

inviato da PLB, inserito il 06/11/2004

RACCONTO

6. Guardare negli occhi

II comandante delle truppe d'occupazione disse al sindaco del paese di montagna: «Siamo sicuri che state nascondendo un traditore nel vostro paese. Se lei non ce lo consegna, tormenteremo lei e la sua gente con ogni possibile mezzo».

II paese nascondeva davvero un uomo che sembrava buono e innocente ed era amato da tutti. Ma cosa poteva fare il sindaco ora che era minacciato il benessere dell'intero paese? Giornate di discussione al consiglio comunale non portarono ad alcuna conclusione. Così, alla fine, il sindaco affrontò la questione con il prete del paese. Il prete e il sindaco passarono tutta una notte ad esaminare le Scritture e alla fine trovarono una soluzione: «È meglio che un uomo muoia e la nazione sia salva».

Cosi il sindaco consegnò l'innocente alle forze d'occupazione, pregandolo di perdonarlo. L'uomo disse che non c'era niente da perdonare. Non voleva che il paese corresse rischi per causa sua. Egli fu torturato crudelmente, finché le sue grida non risuonarono per tutto il paese e infine fu giustiziato.

Vent'anni dopo un profeta passò per quel paese, andò diritto dal sindaco e gli disse: «Cosa avete fatto? Quell'uomo era stato mandato da Dio come salvatore di questo paese. E voi l'avete consegnato perché fosse torturato e ucciso».

«Cosa potevo fare?», si scusò il sindaco. «II prete ed io abbiamo guardato le Scritture e abbiamo agito di conseguenza».

«Questo è stato il vostro errore», disse il profeta. «Avete guardato le Scritture. Ma avreste anche dovuto guardare nei suoi occhi».

coscienzaParola di Diobibbia

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

7. Guardando dalle mura   3

«Chi sono io?» chiese un giorno un giovane a un anziano.

«Sei quello che pensi», rispose l'anziano «Te lo spiego con una piccola storia.»

Un giorno, dalle mura di una città, verso il tramonto si videro sulla linea dell'orrizzonte due persone che si abbracciavano.

- Sono un papà e una mamma -, pensò una bambina innocente.
- Sono due amanti -, pensò un nuomo dal cuore torbido.
- Sono due amici che s'incontrano dopo molti anni -, pensò un uomo solo.
- Sono due mercanti che han concluso un buon affare -, pensò un uomo avido di denaro.
- E' un padre che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra -, pensò una donna dall'anima tenera.
- Sono due innamorati -, pensò una ragazza che sognava l'amore.
- Chissà perché si abbracciano -, pensò un uomo dal cuore asciutto.
- Che bello vedere due persone che si abbracciano -, pensò un uomo di Dio.

«Ogni pensiero» concluse l'anziano, «rivela a te stesso quello che sei. Esamina di frequente i tuoi pensieri: ti possono dire molte più cose su te di qualsiasi maestro.»

conoscersinon giudicaregiudiziopensiericomportamenti

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 30/04/2002