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TESTO

1. Betlemme città del pane... Pane nostro

Gianni Fanzolato

Pane nostro, né tuo, né mio, ma nostro, è di tutti.
Nasci in cielo, perché seminato nel cuore di Dio,
ma fiorisci nei prati del mondo dove tutti possono sfamarsi.

Il tuo nome sacro e fragrante sarà onorato e santificato,
se verrà moltiplicato e presente in tutte le mense del mondo.
Se anche un bambino dell'Africa, che non ha neanche acqua
per bere, potrà assaporare la delizia del tuo caldo sapore di pane.

Quando la tua presenza onorerà il desco del povero e del ricco,
e sarai pane di vita in tutti gli altari del mondo per lenire la nostra
fame di Dio, che è grande, allora il tuo regno è una splendida realtà.

E' volontà di Dio che ti condividiamo, che ti spezziamo, rinnovando
il miracolo che un giorno Cristo ha fatto con cinquemila affamati.
Continua a seminare nel tuo cuore questo seme di vita, così in Asia,
Africa, America ed Europa ogni giorno ci darai la pianta con pane per tutti.

Gesù, se imparassimo una buona volta ad essere generosi, a pensare
a chi non ha niente, ci sarebbero perdonati molti peccati, perché
molto abbiamo amato. Il mondo sarebbe una foresta verde piena di vita.

Scuotici, svegliaci, Signore per non lasciarci nella tentazione
dell'egoismo e della chiusura, e liberaci dal male che distrugge
l'umanità. Se il pane ci sarà per tutti, la vita fiorirà come un campo
appena arato e seminato e ci sarà festa per tutti i tuoi figli, che ami.

Loreto, S. Natale 2018, P. Gianni Fanzolato

paneeucaristianatalecondivisioneegoismopadre nostrogenerosità

inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 29/12/2018

TESTO

2. Sfiorare Cristo   1

Don Alessandro Pronzato, Pane per la Domenica, Gribaudi 1983

Infinite volte sfioriamo il Cristo e non ce ne accorgiamo. Non lo riconosciamo. Ha il torto di avere un volto “troppo noto”. Il volto del pezzente, del bambino, del collega, della cuoca, del disoccupato, del marito, della sposa, delle donna delle pulizie, del forestiero, del malato, dell'individuo male in arnese, del carcerato. Noi, che conosciamo sin troppo bene quei volti, non sappiamo riconoscerlo. E lui continua ad essere in esilio. A casa Sua.

cristopovertàamorecaritàsolidarietàultimi

inserito il 06/07/2018

TESTO

3. Francesco, va' e ripara la mia casa!

Avevo il cuore in subbuglio, non sapevo cosa fare della mia vita, qual era il progetto di Dio per me. Quelle settimane passeggiavo tanto e la mia meta preferita era la chiesetta diroccata di San Damiano, poco fuori delle mura di Assisi.

Chissà da quando non si celebrava la Messa in quella chiesetta, quando ci andavo vedevo qualche contadino che, dopo il lavoro, entrava e pregava, qualche bambino portava talvolta qualche fiori di campo.

I temporali avevano rovinato le mura e il tetto, che ormai era crollato del tutto, il pavimento non c'era più, c'erano pietre tutto intorno. Quel giorno c'era tanto silenzio, tanta pace e tranquillità. Era una bellissima giornata di sole che ormai volgeva al tramonto.
Sono entrato, come al solito nella chiesetta, mi sono avvicinato al grande Crocifisso e ho iniziato a pregare. Ho pensato al mio animo tanto turbato, alla ricchezza che possedevo, ma anche a quella chiesetta diroccata e alle persone povere che incontravo ogni giorno per le vie di Assisi.

Immerso nei miei pensieri ho alzato gli occhi verso il Cristo in croce e ho sentito una voce molto chiara nel mio cuore: "Va' Francesco, ripara la mia casa, che come vedi, va in rovina!".

Sono rimasto ammutolito e senza parole, ma sentivo già la risposta nascere dentro di me: "Sì, Signore... dimmi cosa devo fare".

Alla fine della mia vita ho capito che Gesù voleva che io riparassi la sua casa, ma anche che mi donassi ai poveri e a tutti gli uomini e costruissi così una Chiesa più vera e più bella, come la voleva lui!

san francescovocazionechiesaimpegnodisponibilità

inviato da Qumran2, inserito il 19/04/2017

TESTO

4. Io non prego perché Dio intervenga   1

David Maria Turoldo, Intervista a Roberto Vinco, Il Gazzettino, 1° novembre 1991

Io non prego perché Dio intervenga. Chiedo la forza di capire, di accettare, di sperare. Io prego perché Dio mi dia la forza di sopportare il dolore e di far fronte anche alla morte con la stessa forza di Cristo.

Io non prego perché cambi Dio, io prego per caricarmi di Dio e possibilmente cambiare io stesso, cioè noi, tutti insieme, le cose. Infatti se, diversamente, Dio dovesse intervenire, perché dovrebbe intervenire solo per me, guarire solo me, e non guarire il bambino handicappato, il fratello che magari è in uno stato di sofferenza e di disperazione peggiore del mio?

Perché Dio dovrebbe fare queste preferenze? Perché dire: Dio mi ha voluto bene, il cancro non ha colpito me ma il mio vicino! E allora: era un Dio che non voleva bene al mio vicino? E se Dio intervenisse per tutti e sempre, non sarebbe un por fine al libero gioco delle forze e dell'ordine della creazione?

Per questo per me Dio non è mai colpevole. Egli non può e non deve intervenire. Diversamente, se potendo non intervenisse, sarebbe un Dio che si diverte davanti a troppe sofferenze incredibili e inammissibili.

Ecco perché, come dicevo prima, il dramma della malattia, della sofferenza e della morte è anche il dramma di Dio.

accettazionedoloremalattiasofferenzamorte

inviato da Qumran2, inserito il 20/02/2017

TESTO

5. Dio ci vuole leggeri come i bambini

Luigi Pozzoli, Elogio della piccolezza, Edizioni Paoline, Milano 2002

Dio non vuole gente che abbia delle virtù, ma fanciulli che egli possa prendere come si solleva un bambino, in un momento, perché è leggero e ha grandi occhi; non è una santità a basso prezzo, ma una «piccola via», per collegare la santità allo spirito d'infanzia evangelico, che è spirito di semplicità, di fiducia, di abbandono incondizionato alle iniziative di Dio. C'è un complotto dei «grandi» contro l'infanzia forse? Basta leggere il vangelo per rendersene conto. Leggeri, come quella lunga schiera di piccoli che attraversano la storia senza che la storia parli di essi: sono uomini e donne che hanno nel cuore le parole della leggerezza, che sono capaci di solitudine e silenzio, che sono guariti da ogni smania di apparire e da ogni pretesa di sapere. Ancora la domanda: perché Dio si è convertito al fascino della piccolezza? Perché la piccolezza è libertà. Chi è evangelicamente piccolo, non solo è leggero, ma anche libero. È il bambino che può dire tutto quello che vuole, non l'adulto. Potremmo dire: i bambini sono «pericolosi» perché non hanno il buon senso di tenersi per sé la verità. Allo stesso modo i piccoli del vangelo sono le persone più libere. E si potrebbe facilmente dimostrare che le persone grandi e «pesanti», attaccate al potere e alle cose, non sono libere. Nessuno è più libero di Gesù, perché nessuno è più povero di lui. È povero di beni, è povero di legami familiari, è povero di successi umani. Per questo, non avendo nulla da difendere è libero anche di fronte alla morte.

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5.0/5 (1 voto)

inviato da Padre Franco Naldi Ofm, inserito il 06/02/2016

TESTO

6. A chi credere?   1

Giuseppe Impastato S. I.

Ma come si fa a crederti,
se il canto degli angeli
è disturbato dai ragli dell'asino,
se la puzza e il fetore della stalla
impedisce il profumo del cielo?
Il canto meraviglioso degli angeli
è coperto dalle parole sgangherate dei pastori!
Non so a cosa credere!

Crederò al sorriso di un Bimbo,
che invita ed accoglie i rifiutati
per essere l'Emmanuele,
il Dio con noi, il Pastore...

natalepastoriincarnazionegesù bambinoumiltà

5.0/5 (3 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S. I., inserito il 24/12/2015

TESTO

7. Non furono stesi tappeti al suo passaggio   2

Giuseppe Impastato S.I.

E Dio venne sulla terra...
Non era sfolgorante
come il sole,
non riempì di splendore
il palazzo dell'imperatore,
non andò dove si udiva
lo strepito delle armi di un generale...

Non apparve maestoso
come un baobab in un bosco,
né sembrò come un leone
forte e dominatore in una foresta,
ma come bambino, come vagito...

Non si preparò
a divenire un filosofo sapiente,
non andò a scuola dei rabbini
per prepararsi ad occupare un posto
tra i maestri autorevoli.
Non frequentò scuole militari
per essere un esperto stratega
o un valoroso condottiero.

E neppure entrò in un severo monastero
per dedicarsi a digiuni e penitenze,
a lunghe preghiere e a ritiri spirituali.
Non si mise al servizio dei potenti
per ottenere facili carriere
o vantaggiosi privilegi e lauti stipendi.

Bussò al cuore di una giovane ebrea
per entrare a far parte dell'umanità;
il suo desiderio non era di sottomettere a Dio
atei, idolatri, agnostici, infedeli.

Venne per sorridere,
consolare, illuminare,
perdonare, avvicinare...
Disse: "Sono con voi tutti i giorni",
"Vado a prepararvi un posto",
"andate e annunziate il Vangelo",
"amatevi come ho amato io".

natalenativitàincarnazioneGesù bambino

5.0/5 (2 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 24/12/2015

TESTO

8. Oltre l'idillio infranto

Valentino Salvoldi

S'infrange l'idillio del Natale.
Ora il tuo cupo presentimento, Madre,
prende corpo nella profezia:
"Tu, Bambino, sarai pietra di scandalo.
E a te, Donna, una spada trapasserà l'anima".

Pallida e pensosa guardi tuo Figlio
con ansioso stupore, gravido di sfide:
"Dovrà questo mio latte
nutrire il sangue stesso del mio Signore
per renderlo pietra d'inciampo,
causa di caduta per molti?"

Non pensare Madre al suo destino di morte.
Non riandare alla straziante profezia.
Non sentirti in colpa se, a volte,
dimentichi la sua divina natura.
Godilo come frutto del tuo ventre.

Rallegrati del tuo sposo Giuseppe,
che silenzioso, contempla
quanto tu assomigli a Dio
e allevia col suo amore la tua pena
mentre Gesù, sereno,
si nutre dal seno materno.

Scarica la raccolta completa di preghiere e testi di don Valentino Salvoldi

mariamadre di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Valentino Salvoldi, inserito il 16/06/2015

TESTO

9. Voglia di Natale

Gianni Fanzolato

Non
avete notato?
C'è nell'aria e nel cuore
tanta voglia di natale. Vi siete
chiesti il perché? Si dice che a Natale
tutti ci si sente più buoni. Ma perché Dio si è messo
in cammino per incontrare i suoi figli che si erano perduti,
e la bontà, il perdono, la gioia vera si sono sposati in ogni uomo che nasce
nel Dio che si è fatto bambino, per regalarci il perdono e la pace. Il canto di gloria e di gioia
e di pace
degli angeli
nella stalla di Betlemme,
lungo la storia l'abbiamo sfumato,
trasformato, dimenticato e stonato. E' sì rimasto
il Natale ma ha camminato altrove, la gioia e la pace del
Bambino Santo si è cambiata in festa di regali, lucette sfolgoranti,
ferie esotiche, ma il mondo non ha ancora trovato la Pace. Forse ci stiamo
dimenticando che è Natale perché Dio si è incarnato per ridarci la vita, insegnarci il
perdono, abbattere i muri creare famiglia. Ecco perché quest'anno sentiamo tanta voglia
di natale. Che Dio nasca nell'Iraq martoriato, che Gesù
rinasca fra
le macerie
di terremoti
e tsunami,
che rinasca
nei cuori di
milioni di
bambini
sfruttati, violentati, sfigurati e uccisi;
che rinasca nella sua Betlemme
dilaniata e nella Gerusalemme divisa
e nel cuore di ogni uomo di buona
volontà. Sì, la voglia di natale, del
natale vero si respira nell'aria e
negli occhi di tutti gli uomini.
Vieni Signore Gesù.

natale

2.3/5 (3 voti)

inviato da Gianni Fanzolato, inserito il 20/09/2012

TESTO

10. Gesù è in mezzo a noi

Amici della Zizzi, Commento al Vangelo

A volte ci affanniamo alla ricerca di Dio, a volte non lo cerchiamo proprio, ma il Signore è in mezzo a noi ogni giorno.
Il Signore è nel povero che chiede un pezzo di pane ed ha piaghe su tutto il corpo per la denutrizione.
Il Signore è nel bambino che viene picchiato, violentato, abbandonato che ha ferite nell'anima che porterà per tutta la vita.
Il Signore è nell'anziano che è solo e chiede un po' di ascolto e di compagnia, con ferite nel cuore per aver dato tanto ai figli ed essere stato da loro allontanato perché noioso.
Il Signore è nel drogato che chiede la vostra forza per uscire da un tunnel, che ha ferite nel cervello per le sostanze assunte.

Chiunque abbia una ferita deve essere per noi Gesù.
Anche io, anche tu. Tutti noi abbiamo bisogno del nostro prossimo e verso il nostro prossimo siamo chiamati ad andare.
Il Signore ci mostra le sue ferite, le ferite inferte dalla cattiveria, dal menefreghismo, dall'egoismo in special modo ai più deboli.
Non possiamo far finta di non vedere, non possiamo pensare che non spetti a noi curare quelle ferite perché se non lo facciamo siamo colpevoli tanto quanto coloro che le hanno inferte.

rapporto con Diocaritàpresenza di Diosolidarietàcaritàamore

inviato da Riccardo Ripoli, inserito il 08/05/2012

TESTO

11. Abbracciare l'alba

Sylvie Germain

Una porta si chiude da qualche parte sulla terra, quella di un povero alloggio dove brilla il fieno in una mangiatoia.
Nello stesso istante una porta si schiude nel cielo, quella di una stella che trafigge la notte.
Porta doppia e unica, solstiziale.
Il sole è appena entrato nella fase ascendente del suo ciclo.
Un bambino che è appena nato crescerà e illuminerà il mondo.
La fede è un bambino che non concede riposo, che non si adatta a nessuna abitudine, soprattutto all'indolenza, alla tiepidezza, e che prova ripugnanza per ogni compromesso.
E' un bambino ribelle, tanto vulnerabile quanto temerario, tanto meditabondo quanto avventuroso.
Un bambino nato in piena notte e destinato per sempre alla prova della notte, eppure incessantemente mosso dal desiderio della luce.
Un bambino più leggero di una pagliuzza - basta un nonnulla a farlo volar via, svanire -, ma anche pesante quanto il mondo.
Un bambino da portare in braccio, giorno dopo giorno, fino allo stremo delle forze, fino all'ultimo respiro.
Questa è la Natività: un invito a farsi carico del Bambino dalla genealogia misteriosa e stupefacente, ad assicurare di salvarlo dalla furia delle tempeste, siano esse dentro o fuori. E' assumersi la responsabilità affidata a Giuseppe, il primo a cui spettò.
Infatti, nella notte della Natività, è chiesto a ognuno di noi di dare il cambio a Giuseppe.
La fede vive in un'infanzia perpetua, sicura della sua forza e della sua resistenza; richiede sempre vigilanza e lavoro.

nataleGesù Bambinoresponsabilità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 30/01/2012

TESTO

12. Natale, il segreto del nulla

Don Angelo Saporiti, Commento al Natale

"Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio. Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra. Un viaggio di mille miglia ha inizio sotto la pianta dei tuoi piedi".

Questa frase di Lao Tzu, filosofo cinese del sesto secolo prima di Cristo, mi fa pensare al segreto nascosto nella festa del Natale: nasce un bambino in un paesello minuscolo e pressoché sconosciuto, nasce e ha inizio una nuova storia per tutta l'umanità. Una storia di liberazione, di gioia, di meraviglia, di luce. Una storia così travolgente e affascinante da coinvolgere uomini e donne di ogni epoca. Una storia così irresistibile, da attirare anche noi, oggi. Tutto inizia da un bimbo fragile e inerme. Eppure questa inconsistente "nullità" di un neonato è diventata albero robusto, torre di pietra alta millenni, viaggio di popoli verso Dio e dimora stabile di Dio dentro l'umanità. Ogni cosa, anche la più grande, ha inizio da un "nulla" da uno "zero". Nella lingua ebraica "zerà" vuol dire sia "zero", sia "seme". In altre parole: noi siamo zero, ma nel nostro niente è nascosto il nostro tutto, proprio come in un seme. Che questo Natale sia segnato dalla disponibilità del sentirci "nulla", per essere invasi dal "tutto" di Dio.

nataleumiltàsperanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 09/12/2011

TESTO

13. Donne e uomini

Maurizio di Gesù Bambino, L'ostrica perlacea. Diario di una malattia, Mimep-Docete, Pessano con Bornago, 1998

Chi ho trovato sulla Via Crucis? Semplicemente uomini sempre in atto di condannare e di percuotere, ma donne sempre pronte a compatire e consolare. È stupefacente, ma è così. Infatti le donne sembrano fare da contrappunto all'atteggiamento degli uomini! Basti osservare l'ordine di comparsa. La Madonna, la Veronica, le pie donne, Maria e le donne sotto la Croce, nella deposizione, presso il sepolcro, nella resurrezione. Con la loro presenza sembrano controbilanciare l'opera di distruzione voluta ed eseguita dagli uomini. Perfino la moglie di Pilato agisce con maggior sapienza e prudenza degli uomini! Gli uomini giudicano, condannano, impongono la croce, colpiscono… Nel mio piccolo soffrire, ho potuto godere di cure che, senza esagerazione, posso dire materne, da parte di alcune donne, che pure con me non hanno alcun legame di parentela. Allora è proprio una questione di cuore!

amoreuomodonnavia crucispassione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Peyron, inserito il 14/08/2010

TESTO

14. Vieni ancora, Signore Gesù

Fernando Filanti

Vieni, Signore Gesù,
anche se
non c'è più notte,
ma negozi
con le vetrine in festa,
imbellettate
con l'albero e la stella,
in attesa che torni a nascere
il Dio quattrino.

Vieni, Signore Gesù,
anche se
non c'è più silenzio,
ma folla impazzita
per le strade,
con pacchi e pacchetti
pieni di niente,
stordita dal clacson
impietoso e
dalla onnipotente pubblicità.

Vieni, Signore Gesù,
anche se non ci son più
gli umili pastori adoranti,
in silenzio,
e con gli occhi
pieni di stupore,
ma affollate chiese
di persone annoiate
con voci tremule in falsetto,
che cantano del Bambino
e della grotta,
per ritornare poi,
nelle calde e comode case
con le tavole deserte,
ma apparecchiate,
piene di cibo che va sprecato.

Tutto, tutto,
in attesa non di te,
ma di essere consumato.
Abbi pietà di noi,
ancora una volta,
vieni, Signore Gesù,
a saziare la nostra fame,
che ogni cosa consumata aumenta,
la nostra sete
a cui ogni altra bevanda
è solo amaro sale.

Vieni ancora, Signore Gesù.

nataleGesù Bambinodistrazione

inviato da Qumran2, inserito il 24/11/2009

TESTO

15. Quel bambino

Chiara Lubich

Quando ti preghiamo, Gesù, nel nostro cuore, quando ti adoriamo nell'Ostia Santa dell'altare, quando conversiamo con te presente in Cielo, e a te diciamo il nostro grazie per la vita e su te versiamo il pentimento dei nostri sbagli, e da te invochiamo le grazie di cui abbiamo bisogno, sempre ti pensiamo adulto, Signore.

Ora ecco che, luce sempre nuova, ogni anno ritorna Natale e, come una rinnovata rivelazione, ti mostri a noi bambino, neonato in una culla, e un'onda di commozione ci invade. E non sappiamo più formulare parola, né osiamo chiedere, né ci sentiamo di pesare su tante minuscole forze seppur onnipotenti.

Il mistero ci ammutolisce ed il silenzio adorante dell'anima si confonde con quello di Maria, la quale, alla dichiarazione dei pastori che udirono il celeste canto degli angeli, "serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19).

Il Natale: quel Bambino sempre ci appare come uno dei misteri più sconcertanti della nostra fede, perché è principio della rivelazione dell'amore di Dio per noi che poi s'aprirà in tutta la sua divina, misericordiosa, onnipotente maestosità.

NataleamoreGesù bambino

inviato da Franco Canzian, inserito il 24/11/2009

TESTO

16. Ti chiedi

Mariangela Forabosco

Ti chiedi: Chi ascolta l'urlo di dolore della madre
che, straziata, abbraccia la bara del figlio esploso nel treno di Madrid?
Non temere!
Quell'urlo straziante si è unito all'urlo di dolore del Crocifisso,
è penetrato nel sepolcro nero della morte,
è stato mutato in un perenne canto di vita.

Ti chiedi: Chi mai potrà asciugare le lacrime del bambino violato,
dell'adolescente incompreso, del ragazzo in fuga, del genitore provato?
Non temere!
Non c'è pianto, ormai, non c'è lacrima
che non passi per quel Volto sfregiato di Crocifisso,
che non scenda nella muta tomba,
che non venga amorevolmente asciugata dal Risorto.

Ti chiedi: Chi potrà placare la paura della gente per la ragnatela di violenza
che, viscida e insidiosa, avviluppa l'umanità?
Non temere!
La paura è trasudata in sangue nella notte del Getsemani,
urlata al Cielo dalla Croce, rinchiusa da una pietra nel sepolcro,
vinta per sempre dall'esultante coraggio della vita.

Ti chiedi: Chi potrà mai raccogliere i lamenti degli ultimi,
il dolore violento dell'anima e del corpo, le sofferenze di ogni creatura?
Non temere!
Ogni minimo tuo dolore, tutto il dolore
è stato fatto proprio dalla carne martoriata del Cristo crocifisso,
è stato fasciato dal suo sudario,
è trasfigurato per sempre dalla luce immortale del Risorto!

dolorepaurapiantovitacrocifissorisorto

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariangela Forabosco, inserito il 02/06/2009

TESTO

17. Il Cammino dei Magi

Kociss Fava

"Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme...".

Oro, incenso. Mirra anche. Furono tra le prime cose che vide, venendo alla luce. Non che gli importasse granché delle ricchezze: in seguito l'ebbe a dimostrare. Doveva comunque essere uno spettacolo da perderci gli occhi. Il luccichio dei doni traboccanti dalle consunte bisacce da viaggio, contrapposto all'estrema frugalità del ricovero ove era nato. Gli effluvi stordenti delle resine aromatiche, spandendosi, andavano a mescolarsi con l'odore secco e pronunciato dello stallatico. Non di meno l'omaggio più gradito e inatteso fu certo la devozione che quegli uomini ricchi e distinti dimostrarono per il Neonato. Chissà lo sgomento provato da Maria e Giuseppe. Abituati com'erano all'unica compagnia dei pastori, si trovarono quei signori sontuosamente vestiti, chini in adorazione del Bambino.

Si dice fossero sapienti venuti da oriente: stranieri dunque. Scrutando il cielo, o forse dentro se stessi, videro una stella che tracciò loro la via. A noi, che sperimentiamo tempi di soluzioni facili e di frastuoni diffusi, piace pensare fosse una stella grande. Enorme, con la coda pure. Dimentichi che il rapporto autentico con Dio può instaurarsi e maturare solo nel silenzio di un cuore disposto a sentirne il potente sussurro. Nel deserto, luogo privo di inutili echi, radunò il Signore il popolo eletto per manifestare la Sua volontà. Sempre in luoghi solitari si sarebbe ritirato Gesù, per pregare il Padre.

Con o senza l'aiuto degli astri, ma sicuramente con la promessa di Dio nel cuore, i Magi intrapresero il lungo e faticoso cammino. Solo chi lo desidera con passione, giunge a vedere il volto di Cristo.

re magiepifaniaricercarapporto con Dio

inviato da Kociss Fava, inserito il 05/02/2006

TESTO

18. Siete lì   1

Madre Teresa di Calcutta, ai giovani durante un Congresso Eucaristico

Oggi fra i giovani del mondo, Gesù vive la propria passione nei giovani sofferenti, affamati, handicappati... in quel bambino che mangia un pezzo di pane, briciola dopo briciola, perché sa che, quando quel tozzo di pane sarà finito, non ce ne sarà più e avrà di nuovo fame.
Ecco una stazione della Via Crucis. Siete lì con quel bambino?
E quelle migliaia che muoiono, non solo per un tozzo di pane, ma per un po' d'amore, di considerazione...
Ecco una stazione della Via Crucis. Siete lì?
E quando i giovani cadono, come Gesù è caduto più e più volte per noi, noi siamo lì come Simone il Cireneo, a risollevarli, a prendere su di noi la croce? I barboni, gli alcolizzati, i senzatetto vi guardano. Non siate come quelli che guardano senza vedere. Guardate e vedete.
Possiamo iniziare a percorrere la Via Crucis, passo dopo passo, con gioia.
Gesù si è fatto pane della vita per noi. Abbiamo Gesù, sotto forma di pane della vita a darci forza.

sofferenzariconoscere Gesùvia crucissolidarietàdoloreimpegnoresponsabilitàpovertà

inviato da Chiara Palmanti, inserito il 21/06/2005

TESTO

19. Andiamo fino a Betlemme (versione breve)

Tonino Bello

Andiamo fino a Betlem, come i pastori. L'importante è muoversi. Per Gesù Cristo vale la pena lasciare tutto: ve lo assicuro. E se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, con tutte le connotazioni della miseria, non ci venga il dubbio di aver sbagliato percorso.

Perché, da quella notte, le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi dell'onnipotenza di Dio. Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo. E saremo beati se sapremo riconoscere il tempo della sua visita.

Mettiamoci in cammino, senza paura. Il Natale di quest'anno ci farà trovare Gesù e, con lui, il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell'essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell'impegno storico, lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera.

Allora, finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra anima sarà libero di smog, privo di segni di morte, e illuminato di stelle.

E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza.

Clicca qui per la versione completa.

nataleincarnazionericerca di Diosperanza

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 19/06/2005

TESTO

20. Dio si è fatto bambino   1

Mons. Klaus Hemmerle

Quando un bambino si perde va a finire dove non è di casa. Sì, a Natale Dio si è perduto - non solo come un bambino, ma da bambino - là dove non era "di casa". Non è rimasto nella chiusa beatitudine del suo cielo o dentro lo spazio della nostra devozione, ma si è perduto per i piccoli e i poveri, per coloro che sono malati e in lutto, per i peccatori, per coloro che noi riteniamo lontani da Dio, di cui pensiamo che non abbiano niente a che fare con lui.

Dio si è perduto là dove si è perduto il figliol prodigo, lontano dalla casa paterna, per poi tornare dal Padre, in lui e con lui.

Dio si è perduto come un bambino, solo non si è trattato di un errore, ma dell'azione più divina che Dio potesse fare. Dio è il Dio di tutti o non è Dio. Dio è il Dio dei piccoli e dei lontani o non è Dio. Troviamo Dio là dove si è "perduto" o non lo troviamo affatto.

"Fatti trovare dove tu, Dio, ti sei perduto come un bambino. Sì, lascia che diveniamo noi stessi bambino, nel quale tu ti perdi per gli altri, per tutti!".

DioGesù bambinonataleincarnazionemisericordia di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lollo, inserito il 28/07/2004

Pagina 1 di 2