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TESTO

1. Benché sia notte (La fonte)

Giovanni della Croce

Come conosco bene
la fonte che scaturisce e scorre,
benché sia notte.

Resta nascosta quell'eterna fonte,
ma io ben so dov'è la sua dimora,
benché sia notte.

L'origine non so, poiché ne è priva,
ma ogni origine so che ne deriva,
benché sia notte.

So che non può esister cosa tanto bella,
e che cieli e terra bevono da quella,
benché sia notte.

So bene che in lei non si ritrova il fondo
e che sondarla non può nessuno al mondo,
benché sia notte.

Il suo splendore non si oscura mai
e so che è la sorgente d'ogni luce,
benché sia notte.

So che le sue correnti traboccanti,
inferni e cieli irrigano, e le genti,
benché sia notte.

La corrente che sgorga da questa fonte
ben so quanto è capace e onnipotente,
benché sia notte.

La corrente che da queste due procede
so che nessuna di quelle la precede,
benché sia notte.

Giace nascosta questa eterna fonte
in questo vivo pane, per dare a noi la vita,
benché sia notte.

Sta qui chiamando le creature,
che di quest'acqua si saziano, benché allo scuro,
perché ora è notte.

Questa fonte d'acqua viva cui anelo,
in questo pane di vita io la vedo,
benché sia notte.

setesorgentericerca di Dio

inviato da Qumran, inserito il 02/05/2025

RACCONTO

2. Il bambino e il cucciolo zoppo   2

web

Il padrone di un negozio stava esponendo sulla porta un cartello con la scritta “Si vengono cuccioli”.
Da lì a poco si presentò un ragazzino:
«Quanto costano i cagnolini?»
«Tra i 30 e i 50 euro.»

Il bambino estrasse alcune monete dalla tasca.
«Ho solo 2,37 euro... posso vederli?»

L'uomo sorrise e fece un fischio. Dal retrobottega entrò il suo cane seguito da cinque cuccioli. Uno di questi era rimasto indietro zoppicando. Il ragazzino lo indicò:
«Che cosa gli è successo?»
L'uomo gli spiegò che alla nascita il veterinario gli aveva detto che quel cucciolo aveva un'anca difettosa e che sarebbe rimasto zoppo per sempre.

Il bambino esclamò:
«Vorrei comprare quel cagnolino!»
«No, non dovrai comprarlo! Se lo vuoi davvero te lo regalerò!»

Il bambino guardò l'uomo negli occhi:
«Non voglio che me lo regali: vale tanto quanto gli altri cagnolini e le pagherò il prezzo intero. Se è d'accordo, le darò subito ciò che ho, e 50 centesimi ogni mese fino a quando lo avrò pagato completamente.»

L'uomo insistette:
«Questo cagnolino non sarà mai in grado di correre, saltare e giocare come gli altri cagnolini!»
Allora il bambino si piegò ed estrasse dai pantaloni la sua gamba sinistra malformata e imprigionata in un pesante apparecchio metallico. Guardò di nuovo l'uomo e disse:
«Non importa: anche io non posso correre e il cagnolino avrà bisogno di qualcuno che lo capisca!»

disabilitàsofferenzaempatiacompassione

inviato da Simona, inserito il 23/02/2023

RACCONTO

3. Tre sacchetti pieni d'oro

Durante una terribile carestia tre fratelli ricevettero in eredità un sacchetto d'oro ciascuno.

Il primo comprò la terra, seminò il riso e lo vendette a delle persone affamate. E molto presto raddoppiò il suo oro.

Il secondo, sapendo che la fame prima o poi sarebbe finita e che la gente avrebbe preferito cibi più prelibati piantò susini. Dovette aspettare di più, ma poi riuscì a vendere il suo raccolto di susine. E triplicò il suo oro.

Il terzo fratello accolse i bambini abbandonati dalle loro famiglie, li sfamò e li crebbe come se fossero suoi dissipando così tutta la sua fortuna.

La carestia terminò, il riso perse valore, i corvi che non avevano più cadaveri di cui cibarsi distrussero tutti i susini.

Ma l'uomo circondato da tanti figli, nipoti e pro-nipoti fu proclamato padre della nazione.

Se pensate di fare progetti per un solo anno seminate il riso.
Se li volete fare per dieci anni, piantate alberi.

Ma se li volete fare per tutta la vita educate un uomo.

Generositàeducazionelungimiranzainvestimentorelazioni

5.0/5 (1 voto)

inviato da Simona Quinto, inserito il 23/02/2023

PREGHIERA

4. Signore, Dio di Misericordia

Colombano il Giovane

Se tu, Signore, Dio di Misericordia
mi mettessi vicino a quella Sorgente,
perché anch'io, con tutti i tuoi assetati,
possa bervi l'acqua viva della Fonte viva!
Sono certo che, preso dalla dolcezza di quell'acqua,
vi starei sempre attaccato e direi:
Quanto è dolce la Sorgente dell'acqua viva,
non viene mai meno e zampilla per la vita eterna.

O Signore, sei tu stesso questa Sorgente,
sempre desiderata e mai esaurita.
Dacci sempre, Signore Gesù,
che anche in noi scaturisca
una sorgente d'acqua viva,
che zampilli per la vita eterna.

Tu re di gloria,
sei abituato ai grandi doni
e alle grandi promesse:
non c'è niente più grande di te,
e tu ci hai donato te stesso,
hai dato te stesso per noi.
Perciò noi ti chiediamo di darci te stesso:
tu sei il nostro tutto:
vita, luce, salvezza, cibo, bevanda
il nostro Dio.

Ispira i nostri cuori, Signore Gesù,
col soffio del tuo Spirito
e trafiggi i nostri cuori col tuo amore.
Beata l'anima ferita dall'Amore!
Quella cerca la Sorgente,
beve e ha sempre sete,
si ciba e ha sempre fame,
ama e cerca sempre.

Misericordiaperdonoperdono di Diograziasalvezza

inviato da Eugenia Russo, inserito il 20/02/2023

RACCONTO

5. Chiamata

Giuseppe Impastato S.I.

Mi passò accanto
e mi trasse da sabbie mobili
di prospettive piccine:
«Percorri la terra e annunzia...»

Mi condusse fuori
da angusti cantucci
e mi indicò l'orizzonte:
«C'è il mio mondo che aspetta...»

Mi scrutò dentro
con occhi d'amore
e m'investì col suo spirito:
«Leggi nei cuori e conducili a me...»

missioneannunciodiscepolato

3.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 17/09/2022

PREGHIERA

6. Qualcosa non funziona nell'albero di Natale

Giuseppe Impastato S.I.

Ti abbiamo preparato un albergo,
e Tu vuoi una casa, la nostra casa,
per abitare la terra.
Ti abbiamo preparato un tempio
e Tu vuoi le strade,
le nostre strade,
per incontrare l'uomo.
Ti abbiamo preparato un altare
e Tu preferisci il cuore,
il nostro cuore
per essere intimo a noi.
Avevamo pensato ad un calice d'oro
e Tu cercavi un bicchiere,
quelli della nostra cucina,
per festeggiare l'incontro.
Oro, luci, regali, palchi, palazzi, chiese,
allegria, musica, champagne,
vestiti firmati, pellicce…
per festeggiare il tuo arrivo!
E tu eri a frugare nel cassonetto,
e tu eri riverso per strada…
Abbiamo mancato l'appuntamento con Te,
venuto ad incontrare noi.

natalepovertàaccoglienzacaritàattesaavvento

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 17/09/2022

ESPERIENZA

7. Esperienza del Discepolo

Giuseppe Impastato S.I.

Scorgere un uomo circondato da una folla
e tanti sguardi imploranti rivolti a lui,
inquadrare il Rabbì, percepire l'ineffabile,
avvertirne il fascino...
E poi avvicinarglisi,
coglierne il cenno che ti accoglie,
ascoltarlo, sempre più presi,
sino a sentirsi trafitti
e fremere di gioia,
scorgendosi poveri, inappagati...
E poi avvertire un fraterno abbraccio,
il tuo cuore sussultare,
e ritenere non più impellenti i tuoi impegni...
E quando Gesù lascia la folla
seguirlo, accettandone passo e ritmi,
senza perdere una parola del suo dire,
e capire che spalanca le tue porte chiuse
per donarti aria fresca e nuova...
E Lui continua ad agire, scava in te,
riportando alla luce quello che sei;
la Parola si fa specchio per te,
e rimani ammaliato dinanzi al riemergere
- ad ogni tocco, talora deciso, di bulino -
dell'immagine di te, antica e nuova...

E poi stare con lui, bearsi,
non riuscire a staccarsi,
non desiderare altro,
lucidamente ammaliati
da chi dolcemente ti prende,
ti porta dove il suo cuore pulsa d'amore.
E poi percepire altre voci, ora amiche,
e comprendere ora - sorpresi -
che solo il divino ci si addice,
che ci fa essere aperti al mondo,
totalmente vivi, pieni, nuovi....

ascoltotrasformazionediscepolatosequeladiscepoli

4.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 17/09/2022

TESTO

8. Grazie degli amici   2

José Tolentino Mendonça, Avvenire 08 novembre 2020

Grazie, Signore, per gli amici che ci hai dato.
Per gli amici che ci fanno sentire amati senza un perché.

Che hanno quella dote speciale di farci sorridere. Che, pur chiedendoci poco, sanno tutto di noi. Che sanno il segreto delle piccole cose che ci fanno felici.

Grazie, Signore, per coloro che sentiamo profondamente al nostro fianco, ovunque noi ci troviamo: fidi, benevoli, esigenti, complici di memorie e di progetti, che condividono con noi inquietudini, afflizioni, lutti e anche confidenze gioiose, anche speranze indimenticabili.

Grazie, Signore, per quelle e quelli senza i quali camminare nella vita non sarebbe la stessa cosa. Che ci sopportano quando il mondo pare un posto incerto.

Che ci spronano al coraggio con la loro sola presenza.
Che ci sorprendono di proposito, perché trovano sbagliata troppa routine.
Che ci fanno vedere l'altro lato delle cose, un lato - diciamolo! - fantastico.
Che possono rimanere in silenzio al nostro fianco e questo non ci disturba, diventa anzi una forma straordinaria di comunione.

Grazie, Signore, per gli amici incondizionati. Quando non sono d'accordo con noi ma restano con noi.

Che attendono per tutto il tempo che sarà necessario.
Che perdonano ancor prima delle scuse.

Sono i fratelli e le sorelle che ci scegliamo.
Coloro che metti al nostro fianco perché ci rendano l'aerea luce della gioia. Che fanno arrivare fino a noi, Signore, l'imprevedibilità del tuo cuore.

amicizia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Lorena Valenziano, inserito il 23/12/2020

TESTO

9. Chi sono io?   1

Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa, Lettere e scritti dal carcere, Edizioni Paoline

Chi sono io? Spesso mi dicono
che esco dalla mia cella
disteso, lieto e risoluto
come un signore dal suo castello.

Chi sono io? Spesso mi dicono
che parlo alle guardie
con libertà, affabilità e chiarezza
come spettasse a me di comandare.

Chi sono io? Anche mi dicono
che sopporto i giorni del dolore
imperturbabile, sorridente e fiero
come chi è avvezzo alla vittoria.

Sono io veramente ciò che gli altri dicono di me?
O sono soltanto quale io mi conosco?
Inquieto, pieno di nostalgia, malato come uccello in gabbia,
bramoso di aria come mi strangolassero alla gola,
affamato di colori, di fiori, di voci d'uccelli,
assetato di parole buone, di compagnia
tremante di collera davanti all'arbitrio e all'offesa più meschina,
agitato per l'attesa di grandi cose,
preoccupato e impotente per l'amico infinitamente lontano,
stanco e vuoto nel pregare, nel pensare, nel creare,
spossato e pronto a prendere congedo da ogni cosa?

Chi sono io?
Oggi sono uno, domani un altro?
Sono tutt'e due insieme? Davanti agli uomini un simulatore
e davanti a me uno spregevole vigliacco?
Chi sono io? Questo porre domande da soli è derisione.
Chiunque io sia, tu mi conosci, o Dio, io sono tuo!

identitàaccettazionelimitiimperfezioni

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 23/06/2020

RACCONTO

10. Papà sotto il letto

Erma Bombek

Quando ero piccola un padre era per me come la luce nel frigorifero. Ogni casa ne aveva uno, ma nessuno sapeva realmente cosa facevano sia l'uno che l'altro, dopo che la porta era stata chiusa.

Mio padre usciva di casa ogni mattina e ogni sera, quando tornava, sembrava felice di rivederci. Lui solo era capace di aprire il vasetto dei sottaceti, quando gli altri non riuscivano. Era l'unico che non aveva paura di andare in cantina da solo. Si tagliava facendosi la barba, ma nessuno gli dava il bacino o si impressionava per questo. Quando pioveva, ovviamente era lui che andava a prendere la macchina e la portava davanti all'ingresso. Se qualcuno era ammalato, lui usciva a comperare le medicine. Metteva le trappole per i topi, potava le rose in modo che ci si potesse affacciare alla porta d'ingresso senza rischiare di pungersi. Quando mi regalarono la mia prima bicicletta, pedalò per chilometri accanto a me, finché non fui in grado di cavarmela da sola. Avevo paura di tutti gli altri padri, ma non del mio. Una volta gli preparai il tè. Era solo acqua zuccherata, ma lui era seduto su una seggiolina e lo sorbiva dicendo che era squisito.

Ogni volta che giocavo con le bambole, la bambola mamma aveva un sacco di cose da fare. Non sapevo invece che cosa far fare alla bambola papà, così gli facevo dire: "Bene, adesso esco e vado a lavorare", poi la buttavo sotto il letto.

Quando avevo nove anni, un mattino mio padre non si alzò per andare a lavorare. Andò all'ospedale e morì il giorno dopo. Allora andai in camera mia e cercai la bambola papà sotto il letto. La trovai, la spolverai e la posai sul mio letto.

Mio padre non fece mai nulla. Non immaginavo che la sua scomparsa mi avrebbe fatto tanto male.

Ancora oggi non so perché.

Una signora confidò: «E' qualche anno che è morto mio padre e ancora sento fortemente il rimorso di non avergli mai detto: Papà, ti voglio bene!»

padremadrefamigliapaternitàpapà

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 23/06/2020

TESTO

11. La pace è finita, andate a Messa   1

Tonino Bello, Affliggere i consolati

Il frutto dell'eucaristia dovrebbe essere la condivisione dei beni. I nostri comportamenti invece sono l'inversione di questa logica. Le nostre messe dovrebbero smascherare i nuovi volti dell'idolatria. Le nostre messe dovrebbero metterci in crisi ogni volta. Per cui per evitare le crisi bisognerebbe ridurle il più possibile. Non fosse altro che per questo. Dovrebbero smascherare le nostre ipocrisie e le ipocrisie del mondo. Dovrebbero far posto all'audacia evangelica. Non dovrebbero servire agli oppressori.

Bonhoeffer diceva che non può cantare il canto gregoriano colui che sa che un fratello ebreo viene ammazzato. Non si può cantare il canto gregoriano quando si sa che il mondo va così.

Tante volte anche noi, presi da una fede flaccida, svenevole, abbiamo fatto dell'eucaristia un momento di compiacimenti estenuanti, che hanno snervato proprio la forza d'urto dell'eucaristia e ci hanno impedito di udire il grido dei Lazzari che stanno fuori la porta del nostro banchetto.

Se dall'eucaristia non parte una forza prorompente che cambia il mondo, che dà la voglia dell'inedito, allora sono eucaristie che non dicono niente.

Se dall'eucaristia non si scatena una forza prorompente che cambia il mondo, capace di dare a noi credenti l'audacia dello Spirito Santo, la voglia di scoprire l'inedito che c'è ancora nella nostra realtà umana, è inutile celebrare l'eucaristia. Questo è l'inedito nostro: la piazza. Lì ci dovrebbe sbattere il Signore, con una audacia nuova, con un coraggio nuovo. Ci dovrebbe portare là dove la gente soffre oggi. La Messa ci dovrebbe scaraventare fuori.

Anziché dire la messa è finita, andate in pace, dovremmo poter dire la pace è finita, andate a messa. Ché se vai a Messa finisce la tua pace.

eucaristiamessasolidarietàcambiamento

inviato da Eleonora Polo, inserito il 27/06/2019

RACCONTO

12. A cosa serve leggere la Bibbia?   3

fonte

C'era un ragazzo che viveva con suo nonno in una fattoria. Ogni mattina il nonno, che era cristiano, si alzava presto e dedicava del tempo a leggere le Scritture.

Il nipote cercava di imitarlo in qualche modo, ma un giorno chiese: «Nonno, io cerco di leggere la Bibbia ma anche le poche volte che riesco a capirci qualcosa, la dimentico quasi subito. Allora a cosa serve? Tanto vale che non la legga più!».

Il nonno terminò tranquillamente di mettere nella stufa il carbone che stava in una cesta, poi disse al nipote: «Vai al fiume, e portami una cesta d'acqua». Il ragazzo andò, ma ovviamente quando tornò non era rimasta acqua nella cesta. Il nonno ridacchiò e disse: «Beh, devi essere un po' più rapido. Dai, muoviti, torna al fiume e prendi l'acqua». Anche questo secondo tentativo, naturalmente, fallì.

Il nipote, senza fiato, disse che era una cosa impossibile, e si mise a cercare un secchio. Ma il nonno insistette: «Non ti ho chiesto un secchio d'acqua, ma una cesta d'acqua. Torna al fiume». A quel punto il giovane sapeva che non ce l'avrebbe fatta, ma andò ugualmente per dimostrare al vecchio che era inutile, per quanto fosse svelto l'acqua filtrava dai buchi della cesta. Così tornò al fiume e portò la cesta vuota al nonno, dicendo: «Vedi? Non serve a niente!».

«Sei sicuro? - disse il nonno - Guarda un po' la cesta». Il ragazzo guardò: la cesta, che prima era tutta nera di carbone, adesso era perfettamente pulita!

«Figlio, questo è ciò che succede quando leggi la Bibbia. Non capirai tutto, né ricorderai sempre ciò che hai letto, ma quando la leggi ti cambierà dall'interno. Dio lavora così nella nostra vita, ci raffina interiormente e a poco a poco ci trasforma perché possiamo assomigliargli».

bibbiaparola di Diocambiamentoconversione

4.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 06/07/2018

RACCONTO

13. Il re assetato

Un re, che andava a caccia, arrivò assetato ai piedi di una rupe da cui filtrava, a gocce, un po' d'acqua. Scese da cavallo e staccò dalla sella una coppa d'oro gemmata. Voleva bere. Sul braccio che teneva la coppa stava appollaiato un bel falco: il preferito del re.

Adagio adagio la coppa si riempì; ma quando il re l'avvicinò avidamente alle labbra, il falco scattò, come per lanciarsi in volo, e procurò al braccio che lo sosteneva una tale scossa che l'acqua si rovesciò...

Il re dopo aver accarezzato il falco prediletto, ritornò a raccogliere l'acqua a goccia a goccia; ma quando avvicinò di nuovo la coppa alle labbra, il falco dette uno strido, batté le ali, e il re sobbalzando, rovesciò nuovamente il liquido che aveva raccolto con tanta pazienza. Fece un atto più di dispetto che di rammarico. Pure si contenne, e iniziò la raccolta dell'acqua per la terza volta. Ma quando, per la terza volta, avvicinò la coppa alle labbra, il gioco del falco si ripeté. L'acqua si versò.

Allora il re proruppe in un gesto d'ira furioso. Afferrò il falco e lo scaraventò contro la roccia. Il volatile cadde morto con le ali aperte, come fosse ancora in volo. Intanto la gocciolina, che filtrava lenta dalla rupe, aveva smesso di scorrere. E il re, ora con la rabbia ora con il dispiacere nel cuore, aveva più sete che mai.

Mandò i servi a vedere se sopra la roccia si trovava la polla che dava acqua alla sorgente. La trovarono, ma si fermarono inorriditi: era uno stagno in cui galleggiavano i cadaveri putrefatti di parecchi animali. Certamente quell'acqua, bevuta, avrebbe avvelenato il re. Disse uno dei servi al ritorno: «Sire, se tu avessi bevuto quell'acqua saresti morto».

Il re guardò il falco che gli giaceva ai piedi e chinò la testa. Umilmente chiese perdono al fedele amico che si era sacrificato per lui e inutilmente rimpianse il suo impulsivo gesto d'ira.

comandamentidivietisacrificio

inviato da Qumran2, inserito il 31/05/2018

PREGHIERA

14. Dimmi che non sarà la morte   3

Donata Doni

Sarà come incontrarti per le strade di Galilea
e sentire il battito di luce delle tue pupille divine
riscaldare il mio volto.
Sarà la Tua mano a prendere la mia
con un gesto d'amore ignoto alla mia carne.
Dimmi che non sarà la morte, ma soltanto un ritrovo
di amici separati da catene d'esilio.
Dimmi che non saranno paludi d'ombra
a sommergermi, né acque profonde a travolgermi.
Solo il Tuo volto,
solo il Tuo incontro, Signore.

incontrorisurrezionemortevitadefuntivita eternaparadisoGesù Cristo

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 31/05/2018

RACCONTO

15. Cosa stai guardando?   2

Un giorno un giovane andò dall'eremita e disse: «Padre non andrò mai più in chiesa!»
L'eremita gli chiese il perché.
Il giovane rispose: «Eh! Quando vado in chiesa vedo la sorella che parla male di un'altra sorella; il fratello che non legge bene; il gruppo di canto che è stonato come una campana; le persone che durante le messe guardano il cellulare, e tante altre cose sbagliate che vedo fare in chiesa.»
Gli disse l'eremita: «Va bene. Ma prima voglio che tu mi faccia un favore: prendi un bicchiere pieno d'acqua e fai tre giri per la chiesa senza versare una goccia d'acqua per terra. Dopo di che, puoi lasciare la chiesa.»
E il giovane pensò: troppo facile! E fece tutti e tre i giri come l'eremita gli aveva chiesto. Quando ebbe finito ritornò dall'eremita: «Ecco fatto, padre...»
E l'eremita rispose: «Quando stavi facendo i giri, hai visto la sorella parlare male dell'altra?» Il giovane: «No!»
«Hai visto la gente lamentarsi?» Il giovane: «No!»
«Hai visto qualcuno che sbirciava il cellulare?» Il giovane: «No!»
«Sai perché? Eri concentrato sul bicchiere per non far cadere l'acqua. Lo stesso è nella nostra vita. Quando il nostro sguardo sarà unicamente rivolto a Gesù Cristo, non avremo tempo di vedere gli errori delle persone.»

Chi va via dalla Chiesa a causa delle persone non è mai entrato a causa di Cristo...

chiesacomunitàcritichegiudiziovita comunitariapreghiera

3.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 22/03/2018

PREGHIERA

16. Preghiera a Maria

Marina Guarino, poesie

Maria,
ricolmata di grazia dall'Onnipotente
tu che gioisti al saluto di Gabriele
mostrando una fede pura
come quella di Abramo

tu che accogliesti la Parola
lasciandoti fecondare
dal fuoco d'amore dello Spirito
sei diventata la porta
che ha fatto entrare Dio nel mondo.

Ti preghiamo Madre
“faccendiera del Paradiso”
sii per questa umanità
grembo che si fa culla
così come fosti arca di tuo Figlio.

Vedi Madre
le nostre idrie sono vuote del vino bello
è finito pure l'olio nella lampada
il nostro sguardo s'è fatto orbo

Disorientati
prendici per mano
e parlaci della Parola
di cui ti sei nutrita
sicché anche io possa generarla
in una parentesi di eternità.

mariamadreattesa

inviato da Marina Guarino, inserito il 15/01/2018

PREGHIERA

17. Preghiera del Natale

p. Antonio Rungi

Contemplando il tuo volto di Bambino,
o Gesù Redentore del mondo,
appena giunto tra di noi,
tocchiamo con le nostre povere mani
la bellezza, la grandezza e la tenerezza di Dio
fatto uomo nel grembo verginale di Maria
e venuto alla luce nella notte più luminosa di questo mondo.

Davanti a Te, Re Bambino,
dai connotati dolci e rassicuranti
noi ci immergiamo in questo Natale
per ricuperare amore, pace e serenità.

Inginocchiati, come i semplici pastori di Betlemme
che corsero subito a renderti onore,
noi ci prostriamo per chiederti di aiutarci
a ritrovare la strada che porta a Te, o nostro Signore.

Siamo qui ad adorarti, come i Re Magi,
e nelle nostre misere condizioni
ti offriamo in dono
ciò che possediamo di più prezioso dentro noi,
il nostro povero e sofferente cuore.

Da questa rinnovata grotta di luce e di speranza
di un piccolo villaggio della Galilea delle genti,
volgi il tuo sguardo d'amore e di bontà all'umanità intera,
che dalla tua annuale ricorrenza natalizia,
attende una risposta globalizzata dell'amore e della misericordia
che Tu ci hai insegnato e comunicato, o Emanuele, Dio con noi.
Amen.

natalenativitàGesù bambinore magipastori

4.0/5 (1 voto)

inviato da P. Antonio Rungi, inserito il 15/01/2018

RACCONTO

18. Un posto a sedere   1

Stefano Molisso

C'era una volta un uomo che acquistò una casa e impegnò tutto il suo tempo e le sue energie per farla diventare una reggia. Si alzava al mattino presto e subito a lavoro per realizzare la sua reggia.
Passarono gli anni, la casa cambiò d'aspetto, ma questo non gli bastava, la voleva ancora più bella, così continuò con modifiche e ritocchi, tanto che la gente del suo paese diceva: «Ma come è cambiata questa casa» e questo rallegrava il proprietario.
Questo signore aveva a cuore solo il suo progetto tanto che i compaesani bussarono alla sua casa per dirgli: «Il parroco vorrebbe vederti domenica in parrocchia». Ma lui non volle smuoversi dalla sua casa: «Ho da fare, devo finire qui, non mi scocciate». Altre persone gli fecero lo stesso annuncio ed ebbero la stessa risposta. Un giorno andò anche il parroco del paese a parlargli ed ebbe la stessa risposta.
L'uomo terminò la sua villa e un giorno anche la morte bussò alla sua porta: «Stavolta devi venire per forza». E comparve alla presenza dell'Altissimo però non trovò posto dove sedersi e si domandò: «Mi scusi, non trovo un posto per sedermi». E il Signore rispose: «Ti ho mandato tante persone per farti venire ad occupare il tuo posto e tu non sei mai venuto. Ora se vuoi sederti devi usare per forza questa». E gli mostrò la prima pietra che usò per erigere la sua villa. Era una pietra piccola e scomoda e non dava possibilità di sedersi bene.
L'uomo si lamentava e chiese se si poteva avere un'altra sedia. Il Signore gli disse: «Questa è la sedia che ti sei portato, hai fatto tutto tu, io non c'entro nulla».

giudiziomortevitasenso della vitaegoismoparadisoaperturachiusuraindifferenza

inviato da Stefano Molisso, inserito il 02/12/2017

RACCONTO

19. Disse un filo d'erba

Kahlil Gibran, Le parole non dette; Ed. Paoline, pag. 263-264

Disse un filo d'erba
a una foglia d'autunno:
«Fai un tale rumore, cadendo!
disperdi tutti i miei sogni
invernali».
Rispose, indignata, la foglia:
«Tu che sei nato in basso
e in basso vivi!
Piccola cosa stizzosa e senza suono!
tu non vivi nella regione
più elevata dell'aria
e non distingui la musica dei canti».
Poi la foglia d'autunno
giacque sulla terra
e si addormentò.
E quando venne la primavera si svegliò
ed era un filo d'erba.
E quando venne l'autunno e il sonno invernale
fu sopra di lei,
e su di lei
per tutta l'aria intorno
presero a cadere le foglie,
brontolò tra sé: «Queste foglie d'autunno!
Fanno un tale rumore!
Disperdono tutti i miei sogni
invernali».

criticagiudiziogiudicareuguaglianzamisericordiatolleranzaintolleranza

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 02/12/2017

PREGHIERA

20. Signore ti ringrazio

Paolo VI, Testamento spirituale e meditazioni sulla morte

Signore, Ti ringrazio che mi hai chiamato alla vita, ed ancor più che, facendomi cristiano, mi hai rigenerato e destinato alla pienezza della vita.

Parimente sento il dovere di ringraziare e di benedire chi a me fu tramite dei doni della vita, da Te, o Signore, elargitimi: chi nella vita mi ha introdotto, chi mi ha educato, benvoluto, beneficato, aiutato, circondato di buoni esempi, di cure, di affetto, di fiducia, di bontà, di cortesia, di amicizia, di fedeltà. Guardo con riconoscenza ai rapporti naturali e spirituali che hanno dato origine, assistenza, conforto, significato alla mia umile esistenza: quanti doni, quante cose belle ed alte, quanta speranza ho io ricevuto in questo mondo!

Il mio vuole essere un semplice atto di riconoscenza, anzi di gratitudine: questa vita mortale è, nonostante i suoi travagli, i suoi oscuri misteri, le sue sofferenze, la sua fatale caducità, un fatto bellissimo, un prodigio sempre originale e commovente, un avvenimento degno d'essere cantato in gaudio e in gloria: la vita, la vita dell'uomo! Né meno degno d'esaltazione e di felice stupore è il quadro che circonda la vita dell'uomo: questo mondo immenso, misterioso, magnifico, questo universo dalle mille forze, dalle mille leggi, dalle mille bellezze, dalle mille profondità. E' un panorama incantevole.

Perché non ho studiato abbastanza, esplorato, ammirato la stanza nella quale la vita si svolge? Tutto è dono; dietro la vita, dietro la natura, l'universo, sta la Sapienza; e poi, sta l'Amore! La scena del mondo è un disegno, oggi tuttora incomprensibile per la sua maggior parte, d'un Dio Creatore, che si chiama il Padre nostro che sta nei cieli! Grazie, o Dio, grazie e gloria a Te, o Padre!

vitamisterocreatogratitudine

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inviato da Maria Teresa Castagna, inserito il 26/09/2017

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