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RACCONTO

1. Il bambino e il cucciolo zoppo   1

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Il padrone di un negozio stava esponendo sulla porta un cartello con la scritta “Si vengono cuccioli”.
Da lì a poco si presentò un ragazzino:
«Quanto costano i cagnolini?»
«Tra i 30 e i 50 euro.»

Il bambino estrasse alcune monete dalla tasca.
«Ho solo 2,37 euro... posso vederli?»

L'uomo sorrise e fece un fischio. Dal retrobottega entrò il suo cane seguito da cinque cuccioli. Uno di questi era rimasto indietro zoppicando. Il ragazzino lo indicò:
«Che cosa gli è successo?»
L'uomo gli spiegò che alla nascita il veterinario gli aveva detto che quel cucciolo aveva un'anca difettosa e che sarebbe rimasto zoppo per sempre.

Il bambino esclamò:
«Vorrei comprare quel cagnolino!»
«No, non dovrai comprarlo! Se lo vuoi davvero te lo regalerò!»

Il bambino guardò l'uomo negli occhi:
«Non voglio che me lo regali: vale tanto quanto gli altri cagnolini e le pagherò il prezzo intero. Se è d'accordo, le darò subito ciò che ho, e 50 centesimi ogni mese fino a quando lo avrò pagato completamente.»

L'uomo insistette:
«Questo cagnolino non sarà mai in grado di correre, saltare e giocare come gli altri cagnolini!»
Allora il bambino si piegò ed estrasse dai pantaloni la sua gamba sinistra malformata e imprigionata in un pesante apparecchio metallico. Guardò di nuovo l'uomo e disse:
«Non importa: anche io non posso correre e il cagnolino avrà bisogno di qualcuno che lo capisca!»

disabilitàsofferenzaempatiacompassione

inviato da Simona, inserito il 23/02/2023

RACCONTO

2. Il tavolino della nonna

Robin Sharma, Il monaco che vendette la sua Ferrari

C'era una volta una vecchierella che restò vedova del suo adorato marito. Allora andò a vivere con il figlio, la nuora e la loro figlioletta. Un giorno dopo l'altro la sua vista si indeboliva, e il suo udito peggiorava. Le sue mani tremavano al punto che a volte le cadevano i piselli dal piatto, o versava la zuppa. Non sopportando più il disordine che lei involontariamente creava, un giorno il figlio e la nuora sistemarono un tavolino vicino all'angolo delle scope, e da allora la fecero mangiare lì, tutta sola. All'ora di pranzo la nonnina li guardava con gli occhi pieni di lacrime, ma loro le rivolgevano la parola solo per redarguirla quando le cadeva il cucchiaio.

Una sera, appena prima di cena, la bambina era seduta sul pavimento a giocare con le costruzioni. «Che cosa stai costruendo?», le domandò sollecito suo padre. «Sto costruendo un tavolino per te e la mamma, così quando sarete vecchi potrete mangiare nell'angolino». Per un momento, che sembrò durare un'eternità, il padre e la madre rimasero muti, poi scoppiarono a piangere. Si erano resi conto della crudeltà del loro comportamento, e del dolore arrecato alla vecchierella. Da quel giorno la nonna mangiò insieme a loro al grande tavolo da pranzo e se le cadeva un boccone o la forchetta, nessuno ci faceva più caso.

I genitori di questa storia non sono cattive persone. Avevano bisogno soltanto della scintilla della consapevolezza per accendere la candela della compassione. La compassione e i gesti quotidiani di gentilezza rendono la nostra vita assai più ricca. Ogni mattina rifletti sul bene che potrai fare agli altri durante il giorno. Un elogio sincero a chi meno se lo aspetta, un gesto di affetto regalato a un amico nel momento del bisogno, qualche piccola attenzione dimostrata ai tuoi cari senza nessuna ragione particolare, sono benedizioni della vita.

vecchiaiacompassionegentilezzabontàaccettazionepazienza

inviato da Qumran2, inserito il 22/03/2018

TESTO

3. Essere generosi è mollare la presa

Piero Ferrucci, La forza della gentilezza, Oscar Mondadori 2005

Essere generosi vuol dire vincere l'antica ansia di perdere ciò che possediamo. Vuol dire ridisegnare i nostri confini. Per la persona generosa i confini sono permeabili. Ciò che è tuo - la tua sofferenza, i tuoi problemi - è anche mio: questa è la compassione. Ciò che è mio - i miei possessi, le mie abilità e conoscenze, le mie risorse, il mio tempo, la mia energia - è anche tuo. Questa è la generosità.

Con la vittoria sui livelli antichi dell'inconscio e una ridefinizione dei confini, la generosità provoca in noi una trasformazione profonda. Inutile negarlo: spesso anche la persona più rilassata e gioviale nell'intimo è aggrappata ai suoi averi con tutte le sue forze. Questi muscoli emotivi sono sempre tesi. Ciò che abbiamo, o che crediamo di avere, ce lo teniamo stretto: una persona, una posizione sociale, un oggetto, la nostra sicurezza. E in questo trattenere c'è paura. Siamo come quei bambini, descritti da una parabola buddhista, che su una spiaggia hanno costruito i loro castelli di sabbia. Ognuno ha il suo castello. Ognuno ha il suo territorio. Tutti si sentono importanti: «È mio!», «È mio!». Magari si azzuffano, fanno la guerra. Poi cala la sera, i bambini ritornano alle loro case. Dimenticano i castelli di sabbia e vanno a dormire. Intanto l'alta marea cancella tutto. I nostri monumenti più preziosi sono castelli di sabbia. Vogliamo prenderci veramente così sul serio? La generosità molla la presa, è molto più rilassata.

generositàattaccamentolibertàavariziaschiavitù

inviato da Qumran2, inserito il 21/08/2017

PREGHIERA

4. Entra ancora, Gesù   2

Entra ancora, Gesù, nel nostro cuore
come nel santuario del Padre tuo e Padre nostro.
Posa ancora il tuo sguardo
nei suoi angoli più segreti, dove nascondiamo
le nostre più gravi preoccupazioni
e gli affanni più sofferti,
quelli che tante volte ci tolgono serenità e pace;
quelli che tante volte ci fanno vacillare nella fede
e rivolgere il nostro sguardo lontano da te.
Fa' luce e discerni, purifica, libera
da ciò che non vorremmo lasciare, ma pure ci opprime!
Sia casa di lode, di canto e di supplica
questo povero cuore.
Sia pieno di luce, aperto all'ascolto,
ricco solo di te, a lode del Padre.
Visita ancora, Gesù, le nostre comunità:
recidi all'insorgere qualsiasi radice di invidia,
di rivalità, di contesa.
La tua presenza porti mitezza, umiltà, compassione,
doni soprattutto la silenziosa capacità di sacrificarci
gli uni per gli altri.
Riscrivi nel cuore di ognuno e sul volto di tutti
le "dieci parole" che declinano l'unico Amore.

chiesacomunitàcambiamentopreghierainterioritàrapporto con Diocomandamenti

inviato da Qumran2, inserito il 08/05/2017

TESTO

5. Cristiani e pagani

Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa, Alba 1988, p. 427

Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione,
piangono per aiuto, chiedono felicità e pane,
salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte.
Così fanno tutti, tutti, cristiani e pagani.

Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione,
lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane,
lo vedono consunto da peccati, debolezza e morte.
I cristiani stanno vicino a Dio nella sua sofferenza.

Dio va a tutti gli uomini nella loro tribolazione,
sazia il corpo e l'anima del suo pane,
muore in croce per cristiani e pagani
e a questi e a quelli perdona.

sofferenzacompassioneamore di Dioconsolazionecristianisalvezzarisurrezione

inviato da Qumran2, inserito il 15/04/2017

TESTO

6. Il nome di Gesù

suor Chiara Carla Cabras, osc, La preghiera del cuore, dalla rivista "Gesù confido in Te"

Il nome di Gesù libera, salva, guarisce, caccia lo spirito del male, conduce ad ampi spazi di libertà, a nuove ragioni di speranza, a terre inesplorate dell'amore, purifica il nostro cuore e lo rende nuovo, lo fa passare dalla "sclerocardia" (durezza del cuore) alla tenerezza e misericordia; rende il cuore docile, malleabile, pronto a fare la volontà di Dio. Il cuore che conosce il nome di Gesù sarà anche tutto tenerezza e amore, dolcezza, forza e misericordiosa compassione.

nome di Gesùmisericordiaamorepreghieracuoresperanzagioiavolontà di Diotenerezzapurificazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefano Molisso, inserito il 03/02/2016

TESTO

7. Seguire Gesù irresistibile e compassionevole

Giovanni Paolo II, Omelia, 7 maggio 1990, Città del Messico

Quale meravigliosa "seduzione" emanava la persona di Gesù, che trascinava dietro di sé folle che dimenticavano persino di mangiare per essere accanto a lui ed ascoltare la sua parola!

Quale desiderio irresistibile di avvicinarsi alla fonte della Vita per soddisfare le ansie più profonde del cuore umano!

Che sensibilità ed umanità quelle di Gesù, al quale la predicazione del Regno di Dio non fa dimenticare il bisogno del sostentamento giornaliero di coloro che lo seguono!

buon pastorecompassionepredicazioneattenzione all'altrofamecaritàsolidarietà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 03/02/2016

PREGHIERA

8. Preghiera di Papa Francesco per il Giubileo della misericordia   3

Papa Francesco, Giubileo dedicato alla Misericordia (8/12/2015 - 20/12/2016)

Signore Gesù Cristo,
tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,
e ci hai detto che chi vede te vede lui.
Mostraci il tuo volto e saremo salvi.

Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro;
l'adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;
fece piangere Pietro dopo il tradimento,
e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.
Fa' che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana:
Se tu conoscessi il dono di Dio!

Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,
del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia:
fa' che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di te, suo Signore, risorto e nella gloria.
Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch'essi rivestiti di debolezza
per sentire giusta compassione per quelli che sono nel l'ignoranza
e nell'errore; fa' che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio.

Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione
perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore
e la sua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare ai poveri il lieto messaggio, proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà e ai ciechi restituire la vista.

Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia
a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

Clicca qui per la preghiera, con immagine, da stampare.

misericordiaperdonomisericordia di Dio

5.0/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 17/06/2015

PREGHIERA

9. A Maria, Madre del silenzio

Papa Francesco

Madre del silenzio,
che custodisci il mistero di Dio,
liberaci dall'idolatria del presente,
a cui si condanna chi dimentica.
Purifica gli occhi dei Pastori
con il collirio della memoria:
torneremo alla freschezza delle origini,
per una Chiesa orante e penitente.

Madre della bellezza,
che fiorisce dalla fedeltà al lavoro quotidiano,
destaci dal torpore della pigrizia,
della meschinità e del disfattismo.
Rivesti i Pastori
di quella compassione che unifica e integra:
scopriremo la gioia
di una Chiesa serva, umile e fraterna.

Madre della tenerezza,
che avvolge di pazienza e di misericordia,
aiutaci a bruciare tristezze, impazienze e rigidità
di chi non conosce appartenenza.
Intercedi presso tuo Figlio
perché siano agili le nostre mani,
i nostri piedi e i nostri cuori:
edificheremo la Chiesa con la verità nella carità.
Madre, saremo il Popolo di Dio,
pellegrinante verso il Regno.
Amen.

mariapastoripretichiesacomunitàapostolatomisericordia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Alessandro Bianco, inserito il 16/06/2015

RACCONTO

10. Le mani di Gesù

Un uomo, camminando, parlava con se stesso come fanno di solito coloro che nella vita non hanno amici con cui confidarsi.
- Ecco - diceva -, nessuno è più povero di me; avevo un cappello e me l'ha portato via il vento; avevo un mantello e me l'hanno rubato; avevo un bastone e ho dovuto bruciarlo per farne fuoco; avevo una ciotola per il cibo e la bevanda e il fiume me l'ha portata via; non ho che le mani per raccogliere acqua da bere. C'è al mondo qualcuno più povero di me?
- Io fratello.
L'uomo si volta e vede davanti a sé il Signore in abito da pellegrino.
- Io sono più povero di te. Tu, se hai sete, puoi raccogliere acqua con le mani: io no, perché me le hanno trafitte.

passionedolorecompassionepovertàricchezza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Il Patriota Cosmico, inserito il 09/06/2015

TESTO

11. Quanto dai

S. Ambrogio

Quanto dai al bisognoso, è un guadagno anche per te stesso.
Quanto riduce il tuo capitale, accresce in realtà il tuo profitto.
Il pane che dai ai poveri, è esso ad alimentarti.
Perché chi prova compassione per il bisognoso, coltiva se stesso con i frutti della propria umanità.

generositàamoreelemosinacaritàcondivisionepoverisolidarietà

4.7/5 (3 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 09/06/2015

TESTO

12. L'amore evangelico (in noi si dovrà trovare tutto)   1

Madeleine Delbrel, Indivisibile amore, Piemme 1994, p. 155

In noi si dovrà trovare tutto
il bicchiere d'acqua, il cibo per chi ha fame,
tutto il vero cibo per tutti i veri affamati,
tutti i veri cibi e tutti i veri mezzi per distribuirli,
l'alloggio per i senza tetto,
il pellegrinaggio alle carceri ed agli ospedali,
la compassione per le lacrime, quelle che si devono versare insieme
e quelle di cui occorrerebbe eliminare le cause,
l'amicizia per ogni peccatore,
per coloro che sono malvisti,
la capacità di mettersi al livello di tutte le piccolezze,
di lasciarsi attrarre da tutto ciò che non conta,
e tutto avrà il suo orientamento, la sua pienezza, nella parola "fraterno".

Infatti i nostri beni, se diventano i beni degli altri, saranno il segno della nostra vita donata per gli altri, come assimilata di diritto alla loro, e che, in realtà, non deve più far parte dei nostri interessi.

Il cristiano che vivrà in questo modo nella città, sperimenterà con tutto il suo essere la forza dell'amore evangelico. La realtà di questo amore risplenderà in torno a lui come una evangelizzazione e in lui come una illuminazione.

Sperimenterà che agire è illuminare, ma anche essere illuminati, sperimenterà che, se pregare è lasciarsi fare da Dio, è però anche imparare a compiere l'opera di Dio.

Un cristiano simile renderà grazie, perché tutti i suoi gesti diventeranno l'espressione di un amore che non conosce né limiti né eccezioni, un amore del quale soltanto Cristo ha detto agli uomini che lo devono e ricercare e donare.

amorecaritàservizioevangelizzazionevita donatadonogratuità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Michele Ferretti, inserito il 14/04/2014

PREGHIERA

13. Preghiera di un missionario

Renato Zilio, Il vangelo dei migranti

Ogni mattino,
quando mi alzo, Signore,
riprendo a respirare e ti dico grazie
di avermi fatto missionario di un popolo che cammina.

Perché vivendo in emigrazione
mi hai insegnato ad avere compassione
di uomini, di donne, di intere comunità che emigrano
con i loro piedi, con la loro testa e il loro cuore,
e con tutti i drammi che li inseguono ovunque,
con una fede e un coraggio a volte ben più grandi dei miei.

Lungo i confini di culture, di lingue o di religioni differenti,
mi hai insegnato ad avanzare con la tua stessa libertà,
che relativizzava ogni cosa e ogni idea,
anche la legge santa di Israele, perfino il giorno sacro a Dio.
Perché uno solo per te era l'assoluto: Dio stesso e il suo mistero
che segretamente accompagna la vita di ogni essere umano
a qualsiasi razza, cultura o lingua appartenga,
ed era questo il tuo insegnamento più bello.

Così ho imparato a non dettare mai legge,
a non impormi a nessuno, a non predicare alla gente,
ma semplicemente a parlare al loro cuore.
Perché è proprio là che tu ci attendi
per trasformarci in tuoi veri discepoli,
che ancora oggi sanno rifare la strada di Emmaus,
dove lo straniero si aggiunge, come allora, per caso...

Ma, in fondo, Signore, sei sempre tu lo straniero
che i nostri passi accompagnano,
ed è verso il tuo Regno che essi ci portano
nel costruire un mondo più aperto, più grande e fraterno;
è la fede di Abramo che viviamo in questo camminare infinito,
che impedisce alle nostre dimore e alle nostre certezze
di farsi eterne come fortezze.
Tutti siamo migranti e in cammino verso di te, Signore,
che esisti nella meraviglia dei secoli. Amen!

migrazionistranierimissionariemigratiemmaus

inviato da Padre Renato Zilio, inserito il 21/09/2012

PREGHIERA

14. Suppliche allo Spirito Santo per l'amica morente   2

Anna Marinelli

Spirito Santo aprile il cuore,
Spirito Santo illumina la sua mente,
Spirito Santo disponi al perdono,
Spirito Santo allevia la pena,
Spirito Santo effeta della luce,
Spirito Santo consiglio dei dubbiosi,
Spirito Santo dai orecchie per udire,
Spirito Santo sciogli la lingua per proferire parole di pace.
Spirito Santo fai chiarezza nel comprendere
la grandiosità del momento.
Spirito Santo frantuma la resistenza,
Spirito Santo dona balsamo all'amarezza,
Spirito Santo dischiudi l'uscio della compassione,
Spirito Santo consigliale l'abbandono.
Falle accettare la volontà del Padre,
falle lasciare questo mondo serena,
che non sia tentata dai rimpianti,
che non sia tentata dal maligno,
che resti salda al legno della croce,
che resti salda con la sua mano nella tua,
che si distacchi dalle cose di questo mondo.
Che senta fame e sete di giustizia,
che senta fame e desiderio di paradiso.
Che senta il passo leggero nel valicare la soglia,
che si protenda con le braccia tese verso il tuo abbraccio,
che si faccia prendere sulle spalle dal tuo Figlio diletto,
che si faccia portare in braccio dalla tua Sposa,
che pronunci il suo sì col sorriso di chi già t'intravvede,
che sia docile come agnella mansueta.
Che sia pronta col bagaglio di opere,
col suo sorriso dei giorni di festa,
col passo leggero come quando si danza,
senza più affanno come chi si riposa...
Con l'abito bianco come fosse una sposa...

buona mortemorteSpirito Santovita eternaaccettazione

4.5/5 (2 voti)

inviato da Anna Marinelli, inserito il 20/09/2012

TESTO

15. Non accusare   1

Isacco di Ninive

Non è adatto alla vita cristiana chi cerca giustizia contro qualcuno;
Cristo non ha insegnato questo.
Porta con amore le pene degli infermi;
piangi sui peccati dell'uomo;
tripudia del pentimento del peccatore.
Non accusare nessuno.
Stendi il tuo mantello sull'uomo che cade e coprilo perché nessuno lo veda.

misericordiaamore fraternocompassionenon giudicaregiudizio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 05/08/2012

TESTO

16. Pasqua   1

Comunità di San Biagio, Subiaco

Pasqua è Gesù che ha detto:
Io sono la risurrezione e la vita.
È una parola che ti sorprende anche oggi;
anche oggi, se credi, rinnova i tuoi giorni.
Pasqua è Gesù che vince la morte:
ogni tipo di morte.
Pasqua è gridare con la Chiesa delle origini:
"O morte, dove è la tua vittoria?".
Pasqua è questa certezza:
"Noi siamo più che vincitori"
con Cristo Risorto.
Pasqua è la forte chiamata
a far morire l'egoismo
perché risorga l'amore.
Pasqua è dunque comprensione e compassione
misericordia e perdono
pazienza e longanimità
empatia e simpatia
accoglienza e dono di te,
azzerando ogni titubanza e paura.
Pasqua è la pietra dell'indifferenza
ribaltata dal cuore
e gettata lontano, molto lontano dal tuo vissuto.
Pasqua è la primavera dell'umile amore
che germoglia in preghiera
e promette i frutti dello Spirito:
gioia - soprattutto - e bontà.
Risorto ora con Cristo,
hai di nuovo il coraggio di sperare
cantando la vita
alla sua perenne sorgente
che è perenne novità.
Pasqua è far morire ogni morte
perché con Cristo Signore
tutta la vita risorga
in fede speranza e carità.

pasquarisurrezioneresurrezionesperanzarinascita

5.0/5 (2 voti)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 24/06/2012

PREGHIERA

17. Maria donna dell'ascolto   1

Gérard Naslin

Maria,
tu eri tutta ascolto...
Per questo hai potuto rispondere "sì"
alla volontà di Dio.
Con te vogliamo ascoltare la Parola.
Dacci la tua fede per rispondere:
"Sia fatto di me secondo la tua Parola".
Tu eri piena di gioia...
per questo hai potuto cantare
le meraviglie di Dio.
Con te vogliamo gioire.
Dacci la tua speranza
per scoprire che già gli affamati
sono saziati
e i ricchi vanno a mani vuote.
Tu eri colma di dolore...
per questo hai potuto stare ai piedi della croce.
Con te anche noi
vogliamo stare in piedi
accanto al dolore del mondo.
Dacci la tua compassione per stare là,
accanto a quelli che soffrono.
Tu eri carica di attesa...
per questo hai potuto, con i Dodici,
accogliere lo Spirito.
Con te noi lasciamo
che questo Spirito ci invada.
Dacci il tuo amore per la comunità
perché possiamo uscire
ad incontrare i nostri fratelli.

MariaMadonnaattesafedesperanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da P. Vincenzo Di Blasio Pms, inserito il 24/06/2012

TESTO

18. Convertitevi e credete al Vangelo   1

K. Ware, Agenda Missionaria

Pentimento non è auto compassione o rimorso, ma conversione, incentrare la nostra vita sulla Trinità.
Non è guardare indietro con disgusto, ma avanti con speranza.
Non significa guardare in basso ai nostri errori, ma in alto all'amore di Dio.
Non significa guardare ciò che non siamo riusciti a essere, ma ciò che - per grazia divina - possiamo diventare.

conversionecredereottimismoveritàcambiamentosperanzamisericordia di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 07/04/2012

TESTO

19. Pasqua: due giorni di troppo   1

Giuseppe Impastato S.I.

Poteva tutto concludersi
quel venerdì santo!
Ci saremmo limitati a piangerti, Gesù,
per gratitudine e compassione,
a ricordare i giorni trascorsi con te,
ad aiutare le donne a imbalsamarti...

Ma tu sei risorto!
e questo inquieta, scuote, butta giù dal letto
e rivela limiti, riserve, tentennamenti, miserie...
Tu sei risorto e questo ci scomoda!
Ognuno di noi scopre le conseguenze:
c'è da accogliere, farsi impregnare di novità,
dobbiamo ricostruirci, cambiare progetti
per far maturare nel mondo la tua risurrezione.
E poi dobbiamo uscire dai nostri gusci,
perché la tua tomba svuotata è impegnativa:
devo anch'io annunziare, in modo credibile,
c'è da costruire un mondo di chiamati a risorgere...

Tommaso, perché non te ne restavi,
impaurito come gli altri, nel cenacolo,
o almeno quieto, senza contestare?!
Quante belle scuse avremmo accampato,
quanta Psicologia e Sociologia avremmo scomodato
per giustificare paure, pigrizie,
il nostro contentarci di orizzonti ristretti,
il nostro guardare quaggiù...

PasquarisurrezioneimpegnoTommasosperanzaresponsabilitàaperturacoraggio

4.3/5 (3 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 07/04/2012

RACCONTO

20. La pietra di Pietro   3

Una volta Gesù e gli apostoli, nei loro continui viaggi, si trovarono a dover superare le asperità di un monte.
Gesù disse: «Ciascuno prenda una pietra sulle spalle e la porti su». Volle provare il loro spirito di sacrificio.
S. Pietro osò chiedere: «Di quale grandezza?».

Rispose Gesù: «La grandezza non interessa». Mentre tutti si caricarono di grosse pietre, Pietro prese con sé un sasso, tanto piccolo da stare, diremmo noi, in una tasca.
La salita e il carico facevano sudare e ansimare gli apostoli; Pietro invece camminava spedito e rideva, sotto, sotto, dell'ingenuità degli amici.

Arrivati su, si fermarono presso una fontana per riposarsi e mangiare un boccone. Mancava il pane. Gesù allora con una benedizione cambiò le pietre in pane. Qui la sorpresa, l'umiliazione, la vergogna di Pietro, costretto a domandare, per favore, agli altri apostoli, che presero a guardarlo con un sorriso di compassione.
Gli apostoli ne ebbero d'avanzo: Pietro ebbe, sì e no, il necessario.

Questa leggenda può insegnare tante cose ai cristiani del nostro tempo!
Vogliamo raggiungere il paradiso con il minimo sforzo, il minimo sacrificio, la minima rinuncia... E poi?
In paradiso vivremo di rendita. Più vistoso è il capitale, più sostanzioso l'interesse... per tutta l'eternità.
Ricorda che il sacrificio, la rinuncia, lo sforzo, che oggi non affronti, mancheranno per sempre al tuo capitale. Per sempre!

sacrificiofatica

5.0/5 (3 voti)

inviato da Don Giuseppe Ghirelli, inserito il 08/07/2011

Pagina 1 di 3