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RACCONTO
Don Luca Murdaca, https://ilbuongiorno.wordpress.com
C'era un bambino che tutti i giorni chiedeva un pezzo di pane al nonno, poi lo metteva in tasca e si inoltrava nella foresta per poi riapparire dopo una decina di minuti. Dopo un paio di settimane il nonno incuriosito segue il nipotino e lo vede fermarsi in un pozzo abbandonato, tirato fuori il pezzo di pane lo getta nel pozzo, rassicurando: «Torno domani non piangere». Il nonno si avvicina e vede in fondo al pozzo un bambino di un'altra tribù che piangendo continuava a dire nel suo dialetto: «Aiuto, ti prego, salvami». Allora il nonno si rivolge al nipotino dicendo: «Che bravo nipotino che ho, che si prende cura di un bambino affamato, ma se conoscessi il suo dialetto, sapresti che lui ogni giorno ti diceva: "Grazie fratellino per il pane, ma la prossima volta, ti prego, porta una corda per tirarmi su!"».
Alcune volte il pane che doniamo ai poveri non è sufficiente, alcune volte i poveri hanno bisogno di una corda, per tirarsi fuori da quel pozzo di povertà che li rende così tristi.
Ti prego Signore, illumina coloro che hanno la possibilità di fabbricare quelle corde per poter sollevare tanti fratelli caduti nel pozzo poco dignitoso della povertà.
povertàresponsabilitàamiciziaaiutosolidarietà
inviato da Don Luca Murdaca, inserito il 08/05/2017
PREGHIERA
2. Contro te abbiamo peccato 1
Liturgia ambrosiana
O misericordioso, tu non ci hai respinto
quando ti abbiamo invocato nel dolore,
ma sei venuto a salvare il tuo popolo
nell'ora della redenzione;
sei re e liberi i prigionieri,
sei medico e guarisci i malati,
sei pastore e rintracci gli erranti,
per chi dispera, sei via della speranza.
Contro di te abbiamo peccato, Signore,
chiediamo un perdono che non meritiamo.
Tendi la mano a noi che siamo caduti,
tu che al ladro pentito apristi il paradiso.
La vita nostra sospira nell'angoscia,
ma non si corregge il nostro agire.
Se aspetti, non ci pentiamo; se punisci, non resistiamo.
Tendi la mano a noi che siamo caduti
tu che al ladro pentito apristi il paradiso.
Signore, se ti sdegnerai contro di noi,
chi verrà in nostro aiuto?
Chi avrà pietà delle nostre miserie?
Hai chiamato a conversione la cananea e il pubblicano,
hai accolto le lacrime di Pietro;
accogli pietoso Gesù, anche il nostro pentimento
e salvaci, salvatore del mondo.
pentimentoperdono di Diomisericordia di Diosalvezzaamore di Dio
inviato da Anna Barbi, inserito il 05/08/2012
PREGHIERA
Roberto Laurita, Servizio della parola, novembre 2008
Non hanno avuto il tempo di cambiarsi
per arrivare preparati alla sala del banchetto.
Sono arrivati con le loro tute, le loro divise e i loro elmetti,
e le loro scarpe di sicurezza,
talvolta, a causa dell'incuria umana,
con un vestito approssimativo per il lavoro che facevano.
Si sono portati dietro calcinacci e mattoni,
ferri pesanti e muletti, tronchi enormi e arnesi da lavoro.
Portano impresse sul loro corpo
le stigmate del lavoro che stavano compiendo:
della costruzione da cui sono caduti,
delle impalcature da cui sono scivolati,
dei pesi enormi che li hanno schiacciati,
delle macchine crudeli che hanno fatto a brandelli il loro corpo.
Ma non c'è nessuno di loro, per quanto sfigurato,
che non rechi il marchio della tua gloria:
tu li hai creati a tua immagine,
tu ora li riconosci come tuoi figli.
Figli operosi e talora figli sbadati,
figli stanchi, ma orgogliosi della loro attività,
figli straziati da troppe ore di lavoro,
figli caduti nel campo di azione.
inviato da Don Giuseppe Ghirelli, inserito il 05/09/2010
TESTO
Ippolito di Roma, III secolo
Cristo è risorto
e tu, inferno, sei stato distrutto.
Cristo è risorto
e i demoni sono caduti.
Cristo è risorto
e gli angeli si rallegrano.
Cristo è risorto
e nessun morto resta nel sepolcro.
Cristo è risorto dalla morte,
è il capo di coloro che dormono.
A lui gloria e potenza nei secoli! Amen.
pasquarisurrezioneresurrezione
inviato da Don Tommaso Cuciniello, inserito il 11/04/2007
TESTO
Romano il Melode, Inno XL
Corri presto, Maria, a radunare i miei discepoli.
Ho in te una tromba dalla voce potente:
suona un canto di pace
alle orecchie timorose dei miei amici nascosti,
svegliali tutti come dal sonno
perché mi vengano incontro
con le fiaccole accese.
Va' a dire loro:
«Lo sposo si è destato, uscendo dalla tomba,
e trascinando ogni cosa dalla morte alla vita.
Scacciate, apostoli, la tristezza mortale,
poiché si è ridestato
Colui che offre agli uomini caduti
la risurrezione.»
Pasquaresurrezionerisurrezionemariasperanza
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 29/07/2004
RACCONTO
6. Tukaram e la canna da zucchero
Tukaram era un grande devoto e di natura assai nobile. Nonostante sua moglie fosse una bisbetica, riuscì con la sua calma e la sua pazienza ad andarci d'accordo. Quando c'è l'abitudine di rintuzzare parola per parola, di render pane per focaccia, dente per dente e occhio per occhio, allora si va in discordia e nascono le difficoltà. Tukaram invece era davvero la personificazione della tolleranza.
Aveva una piccola fattoria di mezzo acro, che coltivava per mantenere la sua famiglia. Dietro l'insistenza dei vicini, una volta piantò della canna da zucchero in quel piccolo appezzamento di terreno. Quando il raccolto fu maturo, molti passanti, approfittando della mite natura di Tukaram, coglievano un paio di canne per succhiarne il contenuto.
Alla fine, Tukaram raccolse ciò che era rimasto, ne fece delle fascine e, mentre le stava portando a casa col carro, gli si fecero attorno i ragazzi del villaggio, che gli chiesero un pezzo di canna per ciascuno. E Tukaram, la cui generosità era ben nota a tutti, permise loro di servirsene.
Giunto a casa, sul carro era rimasta solo una canna. A quella vista, sua moglie si infuriò e gli fece una solenne lavata di capo, accusandolo di non essere adatto alla vita di famiglia.
In preda all'ira, la donna brandì l'unica canna rimasta e si mise a picchiare con essa Tukaram.
La canna si spezzò in tre parti, due delle quali caddero a terra, mentre le rimase in mano la terza. Tukaram, con gran calma, osservò: "Per tutto il tragitto mi sono chiesto come fare per distribuire in famiglia l'ultima canna rimasta! Sono felice che tu mi abbia risolto il problema: tu puoi mangiare il pezzo che ti è rimasto in mano; gli altri due caduti per terra dalli ai due ragazzi".
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 04/12/2002
PREGHIERA
Signore nostro Dio!
Quando la paura ci prende,
non lasciarci disperare!
Quando siamo delusi,
non lasciarci diventare amari!
Quando siamo caduti,
non lasciarci a terra!
Quando non comprendiamo più niente
e siamo allo stremo delle forze,
non lasciarci perire!
No, facci sentire
la tua presenza e il tuo amore
che hai promesso
ai cuori umili e spezzati
che hanno timore della tua parola.
E' verso tutti gli uomini
che è venuto il tuo Figlio diletto,
verso gli abbandonati:
poiché lo siamo tutti,
egli è nato in una stalla e morto sulla croce.
Signore,
destaci tutti e tienici svegli
per riconoscerlo e confessarlo.
affidamentoavversitàNatalesofferenzafiduciaabbandono
inviato da Luca Mazzocco, inserito il 17/09/2002