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TESTO
Tu forse non attendi più un Messia e un Salvatore.
Dillo pure: mi bastano le assicurazioni, la carta di credito, il libretto di assegni, le multi-proprietà, gli investimenti che rendono, le giuste conoscenze, le amicizie influenti...
Mi sta bene il Natale come fiaba, ricordi, festa per i bambini, regali, vacanze, ritrovarci con parenti.
Fratello, sorella, forse pure andrai in chiesa per Natale, ma se a Gesù che non ha e non dà nessuna sicurezza, e se non hai spalancato la tua vita al futuro di Dio, non celebrerai il vero Natale.
Se a Natale sai dire solo: "Auguri", "Buon Natale", "Buone feste", "Buona fine e buon principio", il Natale non è stupore, né dono divino, né cuore e occhi nuovi, né presenza inquietante, né luce dall'alto, né invito a novità di vita e gioia piena.
inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 17/09/2022
TESTO
2. Sentire il Natale - Auguri di Natale
Mi dispiace se non lo sentite il Natale, quest'anno. Io lo sento.
Lo sento perché sono stato un po' di tempo vicino al Presepe e mi sono ricordato che è bello, che è vero, che puro.
Forse alcuni non lo sentono perché non sentono più Cristo nella loro vita: e quindi cosa puoi voler festeggiare a Natale, l'amicizia degli uomini? Suvvia...
Mi dispiace se non lo sentite il Natale, quest'anno. Io lo sento.
Lo sento perché amo la vita, amo chi ha deciso di camminare con me. Amo chi in questa vita ci è entrato gattonando. Amo chi ci è entrato da pochissimo e non gattona ancora. Amo perché ho delle persone vere intorno. Che mi sopportano, mi aiutano, mi capiscono anche quando mi rendo incomprensibile. Amo la vita perché è una vita passata con loro.
Mi dispiace se non lo sentite il Natale, quest'anno. Io lo sento.
Anche nella gioia superficiale dei regali. Che ho preparato con attenzione pensando a quanta più gente potessi. E alla fine mi sono voltato a guardare il mucchio che è già in distribuzione e si sta rimpicciolendo: sono riuscito a trovare qualcosa per dire con un gesto che ti voglio bene. Lo so che non è essenziale, ma i malati dell'essenziale io proprio non li sopporto: l'hamburger è buono con le patatine di contorno, così ci capiamo tutti.
Mi dispiace se non lo sentite il Natale quest'anno. Io lo sento.
Perché sono fortunato ad ascoltare le confessioni dei miei parrocchiani: e sono commosso nel vedere che c'è tanto di grande in questo mondo, anche dietro il passeggiare incerto di una anziana signora che pensa di valere poco mentre è un gigante di umanità. Proprio come il Bambinello del Presepe: sembra nulla, eppure è Tutto.
Mi dispiace se non lo sentite il Natale quest'anno. Io lo sento. E se aprite il cuore siete ancora in tempo anche voi.
inviato da Qumran2, inserito il 25/08/2016
TESTO
3. Auguri di una mamma normale a un figlio speciale 2
Oggi è il tuo compleanno e da quando sei nato fai parte di me. Potrei dirti che dal giorno in cui sei nato tutto è diventato dolcissimo e rosa, ma sarebbe un'affermazione quanto mai ipocrita. Crescere un figlio costa un prezzo altissimo, e io l'ho pagato senza sconti. Un prezzo di notti insonni, di problemi sul lavoro, di amici perduti e di dubbi brucianti. Un prezzo di responsabilità pesantissime e di libertà sacrificate.
Posso dirti, però, che se tu non fossi venuto al mondo avrei passato il resto della mia vita a chiedermi "come sarebbe stato se". Che senza di te non avrei conosciuto mai la forza che mi hai dato di combattere la nostra battaglia insieme, che quando mi sorridi sei bellissimo amore mio, e io resto disarmata ogni volta. Che non cambierei nulla del tuo viso magretto, dei tuoi capelli, dei tuoi occhi dolcissimi, del tuo nasino a ciliegia. Che non saprei immaginarti diverso da come sei, e che quello che leggo nel tuo sguardo non saprei ripeterlo neanche con tutte le parole che conosco. Che da quando sei al mondo ogni cosa ha un colore più intenso. La fatica è più dolorosa, la paura più straziante, la solitudine più disperata. E l'amore è più colossale, la pazienza è più tenace, il coraggio più ostinato.
Hai cancellato via la "normalità" dalle mie giornate. Di questo, figlio mio, ti sarò grata finché avrò fiato in corpo. Posso anche dirti che combatterò contro il mondo intero e contro me stessa per farti crescere al meglio e ti prometto che ti amerò sempre con tutta me stessa, che questo basti per renderti felice, non oso sperarlo, ma è il meglio che io possa fare per te, e mi illudo che sarai in grado di capirlo, prima o poi. Intanto posso augurarti buon compleanno. Grazie.
La tua mamma.
normalitàgenitorifiglihandicapdisabilità
inviato da don Giovanni Benvenuto, inserito il 21/02/2016
TESTO
4. Auguri pasquali di Don Tonino bello 7
Cari amici,
come vorrei che il mio augurio, invece che giungervi con le formule consumate del vocabolario di circostanza, vi arrivasse con una stretta di mano, con uno sguardo profondo, con un sorriso senza parole!
Come vorrei togliervi dall'anima, quasi dall'imboccatura di un sepolcro, il macigno che ostruisce la vostra libertà, che non dà spiragli alla vostra letizia, che blocca la vostra pace!
Posso dirvi però una parola. Sillabandola con lentezza per farvi capire di quanto amore intendo caricarla: "coraggio"!
La Risurrezione di Gesù Cristo, nostro indistruttibile amore, è il paradigma dei nostri destini. La Risurrezione. Non la distruzione. Non la catastrofe. Non l'olocausto planetario. Non la fine. Non il precipitare nel nulla.
Coraggio, fratelli che siete avviliti, stanchi, sottomessi ai potenti che abusano di voi.
Coraggio, disoccupati.
Coraggio, giovani senza prospettive, amici che la vita ha costretto ad accorciare sogni a lungo cullati.
Coraggio, gente solitaria, turba dolente e senza volto.
Coraggio, fratelli che il peccato ha intristito, che la debolezza ha infangato, che la povertà morale ha avvilito.
Il Signore è Risorto proprio per dirvi che, di fronte a chi decide di "amare", non c'è morte che tenga, non c'è tomba che chiuda, non c'è macigno sepolcrale che non rotoli via.
Auguri. La luce e la speranza allarghino le feritoie della vostra prigione.
Vostro,
don Tonino, vescovo
Pasquaresurrezionerisortocoraggiosperanzafiducia
inviato da Laura Sardonini, inserito il 07/04/2012
TESTO
Ogni essere umano è una finestra:
la splendida, grandiosa finestra
di una cattedrale.
Ma cos'è una finestra così senza luce?
A Natale la luce si è levata.
A Natale è nato Colui che illumina la mia vita,
anche quando non vi trovo che tenebre.
Voglio porla, questa vita, nella Sua luce,
e la finestra s'infiammerà di colori
e molti vedranno la luce!
inviato da Lina Caliendo, inserito il 05/06/2009
RACCONTO
Bruno Ferrero, Il segreto dei pesci rossi
Il piccolo Carlo era un bambino timido e tranquillo. Un giorno arrivò a casa e disse a sua madre che avrebbe voluto preparare una cartolina di San Valentino per tutti i suoi compagni di classe.
La madre istintivamente esclamò: «Ma no! Non è il caso!».
Ogni giorno osservava i bambini quando tornavano a casa a piedi da scuola. Il suo Carlo arrancava sempre per ultimo. Gli altri ridevano e formavano un'allegra e rumorosa combriccola. Ma Carlo non faceva mai parte del gruppo. La madre decise di aiutare il figlio e acquistò cartoncini e pennarelli. Per tre settimane, sera dopo sera, Carlo illustrò meticolosamente trentacinque cartoline di San Valentino.
Giunse il giorno di San Valentino e Carlo era fuori di sé per l'emozione. Le accatastò con cura, le mise nello zainetto e corse fuori. La madre decise di cucinargli il suo dolce preferito e farglielo trovare con una tazza di cioccolata calda per quando sarebbe tornato a casa da scuola. Sapeva che sarebbe rimasto deluso e forse in questo modo gli avrebbe alleviato il dolore. Avrebbe dato una cartolina a tutti, ma lui non ne avrebbe ricevuta nemmeno una.
Quel pomeriggio preparò la torta e la cioccolata. Quando udì il solito vociare dei bambini, guardò fuori della finestra. Stavano arrivando, ridendo e chiacchierando come al solito. E come sempre l'ultimo era Carlo. Da solo.
Entrò in casa quasi di corsa e buttò lo zainetto su una sedia. Non aveva niente in mano e la madre si aspettava che scoppiasse in lacrime. «La mamma ti ha preparato la torta e la cioccolata», disse, con un nodo in gola. Ma lui quasi non sentì le sue parole. Passò oltre, il volto acceso, dicendo forte: «Neanche uno. Neanche uno!».
La madre lo guardò incerta.
E il bambino aggiunse: «Non ne ho dimenticato neanche uno, neanche uno».
«Questa è la volontà del Padre che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che mi ha dato» (Giovanni 6,39).
Neanche uno.
inviato da Luca Mazzocco, inserito il 15/06/2002