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RACCONTO

1. Seduto su un tronco   2

Questa è una leggenda degli indiani Cherokee a riguardo del "rito di passaggio".

Il padre porta il figlio nella foresta, gli mette una benda sugli occhi e lo lascia lì da solo. Il giovane deve rimanere seduto su un tronco tutta la notte senza togliere la benda finché i raggi del sole non lo avvertono che è mattino. Non può e non deve chiedere aiuto a nessuno. Se sopravvive alla notte, senza andare a pezzi, sarà un uomo.

Non può raccontare della sua esperienza ai suoi amici o a nessun altro, perché ogni giovane deve diventare uomo da solo.

Il ragazzo è chiaramente terrorizzato: sente tanti rumori strani attorno a lui. Ci sono senz'altro bestie feroci che lo circondano. Forse anche degli uomini pericolosi che gli faranno del male.

Il vento soffia forte tutta la notte e scuote il tronco su cui è seduto, ma lui va avanti coraggiosamente, senza togliere la benda dagli occhi. In fondo, è l'unico modo per diventare uomo!

Finalmente, dopo una notte terrificante, esce il sole e si toglie la benda dagli occhi. Ed è così che si accorge che suo padre è seduto sul tronco a fianco a lui. È stato di guardia tutta la notte proteggendo suo figlio da qualsiasi pericolo.

Il padre era lì, anche se il figlio non lo sapeva.

Anche noi non siamo mai soli. Nella notte più terrificante, nel buio più profondo, nella solitudine più completa, anche quando non ce ne rendiamo conto, Dio non ci abbandona mai, e fa la guardia, seduto sul tronco a fianco a noi.

pauraamore di Diorapporto con Diofedefiduciaabbandonoabbandono in Dio

inviato da Qumran2, inserito il 23/12/2020

RACCONTO

2. Il contadino e il poeta   2

Un contadino stanco della solita routine quotidiana, tra campi e duro lavoro, decise di vendere la sua tenuta. Dovendo scrivere il cartello per la vendita decise di chiedere aiuto al suo vicino che possedeva delle doti poetiche innate.

Il romantico vicino accettò volentieri e scrisse per lui un cartello che diceva:
"Vendo un pezzettino di cielo, adornato da bellissimi fiori e verdi alberi, con un fiume, dall'acqua cosi pura e dal colore più cristallino che abbiate mai visto."

Fatto ciò, il poeta dovette assentarsi per un po' di tempo, al suo rientro però, decise di andare a conoscere il suo nuovo vicino.

La sua sorpresa fu immensa nel vedere il solito contadino, impegnato nei suoi lavori agricoli.

Il poeta domandò quindi: "Amico non sei andato via dalla tenuta?"
Il contadino rispose sorridendo: "No, mio caro vicino, dopo aver letto il cartello che avevi scritto, ho capito che possedevo il pezzo più bello della terra e che non ne avrei trovato un altro migliore."

Non aspettare che arrivi un poeta per farti un cartello che ti dica quanto è meravigliosa la tua vita, la tua casa, la tua famiglia e tutto ciò che possiedi...

Ringrazia sempre Dio per la salute che hai, la vita che vivi, per la caparbietà che hai nel lottare per andare avanti.

Che il Signore benedica questo pezzettino di cielo che è la tua vita.
Il tuo risveglio al mattino è la parte migliore, perché è lì che Dio ti dice:
"Alzati, ti regalo un'altra opportunità".
Nasciamo per essere felici, non perfetti
I giorni buoni ti danno felicità
I giorni cattivi ti danno esperienza
I tentativi ti mantengono forte
Le prove ti mantengono umano
Le cadute ti mantengono umile
ma solo Dio ti mantiene in piedi.

accontentarsiringraziare Diogratitudinepresentefelicitàgioia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 29/12/2018

RACCONTO

3. Giuseppe e il pastore

Quella notte d'inverno, fredda e rigida, Giuseppe cercava disperatamente qualcosa che potesse riscaldare sua moglie e il figlio appena nato. Era andato di casa in casa, aveva bussato a tutte le porte, ma nessuno gli aveva dato un po' di carbone o una fascina di legna. Camminò fino ad essere esausto. Quando oramai credeva inutile ogni ricerca scorse in un campo un bagliore di fuoco. Corse verso di esso. Un gregge di pecore si riscaldava intorno alla fiamma mentre un vecchio pastore lo sorvegliava.

Quando il pastore, che era un vecchio scorbutico, vide avvicinarsi il forestiero afferrò il lungo bastone ferrato e glielo scagliò contro.

Giuseppe non fece una mossa per scansarlo, ma prima che lo raggiungesse il bastone deviò la traiettoria e cadde a terra innocuo. Giuseppe si avvicinò al pastore e disse gentilmente: «Ho bisogno di aiuto: per favore posso prendere alcuni carboni ardenti? Mia moglie ha appena messo al mondo un bambino e devo accendere un fuoco per riscaldarli». Il pastore avrebbe preferito rifiutare, ma vedendo che Giuseppe non aveva niente per trasportare le braci volle prendersi gioco di lui: "Prendine quanti ne vuoi," disse. Giuseppe, senza scomporsi, raccolse le braci a mani nude e le mise nel suo mantello come se fossero nocciole o mele. Il pastore disse meravigliato: «Che notte è mai questa?». Pieno di curiosità seguì Giuseppe e giunse così alla stalla dove c'erano Maria e il bambino adagiato sulla fredda paglia. Il suo cuore si intenerì. Per la prima volta provò il grande desiderio di offrire qualche cosa. Tirò fuori dallo zaino una morbida pelle di pecora e la offrì a Giuseppe perché vi avvolgesse il bambino. In quel momento i suoi occhi si aprirono e vide gli angeli e la gloria di Dio che circondava la mangiatoia dove il bambino sorrideva contento. Il pastore si inginocchiò tutto felice perché aveva capito che in quella notte il suo cuore si era aperto all'amore.

NataleamorecuoreGiuseppe

inviato da Anna Lianza, inserito il 13/07/2005

RACCONTO

4. Arriva Dio!   3

Un giorno un uomo "single" venne a sapere che Dio stava per venire a trovarlo. «Da me?», si preoccupò. «Nella mia casa?». Si mise a correre affannato attraverso tutte le camere, salì e scese per le scale, si arrampicò fin sul tetto, si precipitò in cantina. Vide la sua casa con altri occhi, adesso che doveva venire Dio.

«Impossibile! Povero me!», si lamentava. «Non posso ricevere visite in questa indecenza. E' tutto sporco! Tutto pieno di porcherie. Non c'è un solo posto adatto per riposare. Non c'è neppure aria per respirare». Spalancò porte e finestre.

«Fratelli! Amici!», invocò. «Qualcuno mi aiuti a mettere in ordine! Ma in fretta!». E cominciò a spazzare con energia la sua casa. Attraverso la spessa nube di polvere che si sollevava, vide uno che era venuto a dargli aiuto. In due era più facile. Buttarono fuori il ciarpame inutile, lo ammucchiarono e lo bruciarono. Si misero in ginocchioni e strofinarono vigorosamente le scale e i pavimenti. Ci vollero molti secchi d'acqua, per pulire tutti i vetri. Stanarono anche la sporcizia che si annidava negli angoli più nascosti.

«Non finiremo mai!», sbuffava l'uomo. «Finiremo!», diceva l'altro, con calma. Continuarono a lavorare, fianco a fianco, per tutto il giorno. E, finalmente, la casa pareva messa a nuovo, lustra e profumata di pulito.

Quando scese il buio, andarono in cucina e apparecchiarono la tavola. «Adesso», disse l'uomo, «può venire il mio Visitatore! Adesso può venire Dio. Dove starà aspettando?». «Io sono già qui!», disse l'altro, e si sedette al tavolo. «Siediti e mangia con me!».

Dio non ci lascia mai soli nel compito di «far pulizia» nella nostra casa-anima. E' con noi, dalla nostra parte. Ci incoraggia con la sua parola, ci affianca e agisce con la sua grazia. Il sacramento della Riconciliazione è opera contemporaneamente di Dio e del cristiano, che si incontrano per star bene insieme e «mangiare alla stessa tavola».

confessionericonciliazionepeccatorapporto con Diomisericordia di Dioattesaperdonoperdono di dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Cecilia Leone, inserito il 28/07/2004

RACCONTO

5. Così è scritto   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

"Maktub" significa "Così è scritto" Gli Arabi pensano che "Così è scritto" non sia una buona traduzione, perché, sebbene ogni cosa sia già scritta, Dio ha compassione, e ha scritto tutto solo per aiutarci. L'errante è a New York. E' in ritardo ad un appuntamento, e quando lascia il suo hotel, trova che la sua macchina è stata rimossa dalla polizia. Arriva tardi al suo appuntamento, il pranzo dura più del necessario, ed egli sta pensando alla multa che dovrà pagare. Sarà una fortuna. Improvvisamente, ricorda la banconota che trovò per strada il giorno prima, e vede una qualche strana relazione tra la banconota e quello che gli è accaduto la mattina. "Chissà, forse ho trovato quei soldi prima che la persona che avrebbe dovuto trovarli ne avesse avuta la possibilità. Forse ho rimosso la banconota dal cammino di qualcuno che ne aveva realmente bisogno. Chissà chi ho interferito con ciò che era scritto!?". Egli sente il bisogno di liberarsi della banconota, e in quel momento vede un mendicante seduto sul marciapiede. Gli porge velocemente la banconota, e sente di aver riportato un certo equilibrio alle cose. "Aspetta un attimo", dice il mendicante. "Non sto cercando aiuto. Io sono un poeta, e voglio leggerti una poesia in cambio". "Scegline una breve, perché vado di fretta", dice l'errante. Il mendicante risponde: "Se sei ancora vivo, è perché non sei ancora arrivato al punto in cui dovresti essere".

destinoprogetto di Diovita

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

6. La porta   1

Bruno Ferrero, C'è qualcuno lassù

C'è un quadro famoso che rappresenta Gesù in un giardino buio. Con la mano sinistra alza una lam­pada che illumina la scena, con la destra bussa ad una porta pesante e robusta.

Quando il quadro fu presentato per la prima vol­ta ad una mostra, un visitatore fece notare al pittore un particolare curioso.

«Nel suo quadro c'è un errore. La porta è senza maniglia».

«Non è un errore» rispose il pittore. «Quella è la porta del cuore umano. Si apre solo dall'interno».

L'aeroporto di una città dell 'Estremo Oriente ven­ne investito da un furioso temporale. I passeggeri attraversarono di corsa la pista per salire su un DC3 pronto al decollo per un volo interno.

Un missionario, bagnato fradicio, riuscì a trova­re un posto comodo accanto a un finestrino. Una gra­ziosa hostess aiutava gli altri passeggeri a sistemarsi.

Il decollo era prossimo e un uomo dell'equipag­gio chiuse il pesante portello dell'aereo.

Improvvisamente si vide un uomo che correva ver­so l'aereo, riparandosi come poteva, con un imper­meabile. Il ritardatario bussò energicamente alla porta dell'aereo, chiedendo di entrare. L'hostess gli spie­gò a segni che era troppo tardi. L'uomo raddoppiò i colpi contro lo sportello dell'aereo. L'hostess cer­cò di convincerlo a desistere. «Non si può... E' tar­di... Dobbiamo partire», cercava di farsi capire a se­gni dall'oblò.

Niente da fare: l'uomo insisteva e chiedeva di en­trare. Alla fine, l'hostess cedette e aprì lo sportello. Tese la mano e aiutò il passeggero ritardatario a issarsi nell'interno.

E rimase a bocca aperta. Quell'uomo era il pilo­ta dell'aereo.

Attento! Non lasciare a terra il pilota della tua vita.

libertàvocazioneprogetto Diorapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 13/06/2002