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RACCONTO

1. Il monaco, l'allievo e l'asinello

Tanto tempo fa un santo monaco aveva con sé un allievo, un ragazzo molto attento e ubbidiente.

Un giorno lo chiama e gli dice: «Vai a prendere l'asino e andiamo in città». Il giovane prende l'asino, aiuta l'anziano monaco a salirvi e si avviano verso la città, il monaco in groppa all'asino e il ragazzo a piedi.

Alla prima svolta incontrano un gruppo di persone. Qualcuno, naturalmente, ha qualcosa da ridire: «Ma guarda quanto è infingardo quel vecchio monaco: lui a cavallo, e quel povero ragazzo così gracile e delicato lasciato a piedi!»

Il vecchio monaco, appena udite queste parole, scende dall'asino, vi fa salire il ragazzo e tutti e tre si rimettono in cammino. Poco più avanti incontrano altre persone: «Oh, guarda cosa si deve vedere. Un giovane sano e robusto a cavallo e un povero vecchio a piedi. Non c'è più rispetto, non c'è più carità».

A queste parole il ragazzo salta giù dall'asino, aiuta l'anziano monaco a salirvi di nuovo, risale anche lui e proseguono verso la città.

Strada facendo, altra gente, altri commenti: «Guarda quella povera bestia! Fra poco morirà stremata, sotto il peso di quei due fannulloni! Ci vorrebbe almeno un po' di pietà». Il santo monaco e il ragazzo, allora, scendono in silenzio e proseguono il cammino a piedi.

Ma qualcuno non è ancora soddisfatto: «Guardate, guardate... S'è vista mai una cosa più sciocca? Quei due hanno l'asino, e vanno a piedi!». A questo punto l'anziano monaco dice al ragazzo: «Torniamo a casa».

Strada facendo gli spiega: «Hai capito la lezione, figliolo? Per quanto ti sforzerai di assecondare gli altri, ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa da ridire. E allora tu impara a tirar diritto per la tua strada e a non prestare ascolto alle chiacchiere della gente».

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5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 23/06/2020

PREGHIERA

2. Il sogno di un bambino

Adolfo Rebecchini

Da bambino ho fatto un sogno.
Ho sognato che i soldati Ti stavano inchiodando alla croce
E io, passando di la, ti guardavo incuriosito.

Ricordo ancora i volti delle persone che accorrevano.
Ricordo la curiosità e la paura e che provavo in quel momento:
Volevo guardare ma non volevo essere visto.

Più il tempo passava...
Più i soldati avanzavano con il loro lavoro...
...e il vicolo del mio paese si riempiva sempre più di gente.

Da allora ne è passato di tempo!
Una cosa, però, è sempre rimasta impressa nella mia mente:
Disteso sulla croce, c'eri tu che mi chiedevi aiuto.

Perché chiamassi me, io non lo so!
Del resto, lì vicino, c'erano tante altre persone:
grandi e piccoli che, come me, ti stavano a guardare...

Ricordo che per un attimo i nostri sguardi si sono incrociati.
I tuoi occhi, anche se sofferenti, mi incoraggiavano...
...sollecitavano un mio intervento in tua difesa...

Però, anch'io come Pietro, mi sono tirato indietro.
Anch'io ho preferito farmi gli affari miei; a non immischiarmi con Te...
...e andare a giocare un po' più in là, lontano dal tuo sguardo.

Insegnami, Signore, a non nascondermi mai da te,
ad accettare, sempre, anche le situazioni più difficili
e a non scappare mai davanti ai problemi.

Nella vita non farmi mai accontentare delle scorciatoie
e non farmi cercare quelle strade troppo facili
che portano alla gioia di un solo momento.

Insegnami a scegliere sempre
non tanto ciò che voglio io
ma solo ciò che è giusto ai tuoi occhi.

In famiglia fammi essere un bravo sposo,
un padre giusto e generoso con i miei figli,
un buon cristiano con chiunque mi incontra.

Fammi rimanere sempre vicino a te,
unica fonte di vera pace
e di vera gioia.

crocesofferenzadolorecrocifissorapporto con Gesùsacrificioredenzione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Adolfo Rebecchini, inserito il 31/12/2005

PREGHIERA

3. Eccomi fuori combattimento

Louis Joseph Lebret

Signore, questa volta non ne posso più.
Da mesi mi sono intestardito
a compiere tutto il mio dovere professionale,
ad accontentare diligentemente
tutti coloro che mi chiedevano
piccoli e grandi favori.
Mi ci sono ostinato.
E' così desolante
lasciare incompleto un lavoro
che in realtà non sarà mai completato.
È normale che uno si ostini
a tener duro, spossandosi.
Eccomi dunque, Signore,
per un certo tempo o per sempre,
non so, fuori combattimento.
Sia fatta la tua volontà.
So che siamo sempre dei servi inutili,
l'essenziale è amarti
e continuare ad amare
intensamente i propri fratelli
quando pare impossibile
poter essere utili per loro.
Tu solo sai ciò che è meglio
e io mi affido a te, Signore.

abbandonoumiltàpiccolezzaservizio

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 04/05/2002