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PREGHIERA

161. Preghiera dell'angelo

fonte

Donaci, o Signore, un Angelo di luce che ci prenda per mano, ci accompagni a Te e ci insegni a compiere le tue opere.
Donaci, o Signore, un Angelo amico che ci riveli e ci faccia sentire la tua bontà e il tuo amore e ci renda capaci di pietà verso ogni creatura.
Donaci, o Signore, un Angelo di comunione con cui poter condividere i doni della vita illuminata dal tuo Spirito.
Donaci, o Signore, un Angelo buono che custodisca la nostra anima, che vegli sulla nostra vita, che guidi il nostro cammino.
Ci sia egli sempre vicino con il suo volto luminoso e ci conduca a Te, ai tuoi Santi, a coloro che amiamo e ci amano ed anche a coloro che non ci amano e che facciamo fatica a amare.
Amen!

amorevitacamminoanimaangeli

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 20/02/2017

TESTO

162. Dio sempre aspetta   1

Papa Francesco, Omelia 24 settembre 2013, Casa Santa Marta

Dio sempre aspetta. Dio è accanto a noi, Dio cammina con noi, è umile: ci aspetta sempre. Gesù sempre ci aspetta. Questa è l'umiltà di Dio. Nella storia del Popolo di Dio ci sono momenti belli che danno gioia e anche momenti brutti di dolore, di martirio, di peccato, e sia nei momenti brutti, sia nel momenti belli una cosa sempre è la stessa: il Signore è là, mai abbandona il Suo popolo!

vicinanzapazienzaamore di Diomisericordiaattesastradacammino

inviato da Qumran2, inserito il 20/02/2017

TESTO

163. Beati noi, poveri nello spirito

Paolo VI, Visita alla Basilica dell'Annunciazione in Nazareth (5 gennaio 1964)

Beati noi, se, poveri nello spirito,
sappiamo liberarci
dalla fallace fiducia nei beni economici
e collocare i nostri primi desideri
nei beni spirituali e religiosi;
e abbiamo per i poveri riverenza ed amore,
come fratelli e immagini viventi del Cristo.

Beati noi, se, formati alla dolcezza dei forti,
sappiamo rinunciare alla potenza funesta
dell'odio e della vendetta
e abbiamo la sapienza di preferire
al timore che incutono le armi
la generosità e il perdono,
l'accordo nella libertà e nel lavoro,
la conquista della bontà e della pace.

Tratto da "La vita in Cristo e nella Chiesa, maggio 2014, pag. 53"

beatitudinipovertàricchezzaforzadebolezzaperdonovendetta

inviato da Giuseppe Impastato, inserito il 20/02/2017

PREGHIERA

164. Siamo qui   1

Paolo VI, La vita in Cristo e nella Chiesa, maggio 2014, pag. 53

Siamo qui, Signore Gesù.
Siamo venuti come colpevoli che ritornano
al luogo del loro delitto.
Siamo venuti come colui che ti ha seguito,
ma ti ha anche tradito,
tante volte fedeli e tante volte infedeli.
Siamo venuti per riconoscere il misterioso rapporto
tra i nostri peccati e la tua Passione,
l'opera nostra e l'opera tua.
Siamo venuti per batterci il petto
e domandarti perdono,
per implorare la tua misericordia.
Siamo venuti perché sappiamo che tu puoi,
che tu vuoi perdonarci
perché hai espiato per noi.

Tu sei la nostra redenzione e la nostra speranza.

* Preghiera pronunciata dal Papa il 4 gennaio 1964 nel Santo Sepolcro, durante lo storico viaggio a Gerusalemme

passionepeccatomisericordia di Diosalvezzagiovedì santovenerdì santopasqua

inviato da Giuseppe Impastato, inserito il 20/02/2017

TESTO

165. Io non prego perché Dio intervenga   1

David Maria Turoldo, Intervista a Roberto Vinco, Il Gazzettino, 1° novembre 1991

Io non prego perché Dio intervenga. Chiedo la forza di capire, di accettare, di sperare. Io prego perché Dio mi dia la forza di sopportare il dolore e di far fronte anche alla morte con la stessa forza di Cristo.

Io non prego perché cambi Dio, io prego per caricarmi di Dio e possibilmente cambiare io stesso, cioè noi, tutti insieme, le cose. Infatti se, diversamente, Dio dovesse intervenire, perché dovrebbe intervenire solo per me, guarire solo me, e non guarire il bambino handicappato, il fratello che magari è in uno stato di sofferenza e di disperazione peggiore del mio?

Perché Dio dovrebbe fare queste preferenze? Perché dire: Dio mi ha voluto bene, il cancro non ha colpito me ma il mio vicino! E allora: era un Dio che non voleva bene al mio vicino? E se Dio intervenisse per tutti e sempre, non sarebbe un por fine al libero gioco delle forze e dell'ordine della creazione?

Per questo per me Dio non è mai colpevole. Egli non può e non deve intervenire. Diversamente, se potendo non intervenisse, sarebbe un Dio che si diverte davanti a troppe sofferenze incredibili e inammissibili.

Ecco perché, come dicevo prima, il dramma della malattia, della sofferenza e della morte è anche il dramma di Dio.

accettazionedoloremalattiasofferenzamorte

inviato da Qumran2, inserito il 20/02/2017

PREGHIERA

166. Rendici sale, Signore!   3

suor Mariangela Tasselli, Cantalavita.com

Rendici sale, Signore,
per rendere gustoso il mondo.
Rendici luce, Signore,
per illuminare ogni angolo buio.
Basta poco sale per dare un buon sapore;
poca luce può bastare
per sciogliere le tenebre più oscure.

Insegnaci a credere, Signore,
che non serve essere i migliori o i più grandi.
Per far risplendere nel mondo il tuo amore
basta essere, in semplicità e povertà,
sale buono e luce intensa. Amen.

testimonianzaluce

3.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 20/02/2017

PREGHIERA

167. Matita missionaria

don Paolo Nagari

Eccomi, Signore,
lieto di essere matita nelle tue mani.
Mi tieni amabilmente stretta,
mi fai scivolare sul foglio della vita
per disegnare il nuovo
e lasciare particolari impronte.

Missionaria è la matita toccata dalla Grazia.

Usa pure il tuo affilato temperino,
quando mi fermo nel solito tran-tran.
Aiutami a ridiventare punta fine,
insegnami a sopportare il dolore,
per essere persona migliore
toccata dalla potenza della croce.

Missionaria è la matita toccata dalla Grazia.

Spesso scrivo e disegno
in modo confuso e sbagliato,
coloro e macchio tanto:
gli errori mi sembrano insanabili.
Ti prego, rivoltami,
usami come gomma
che cancella, pulisce, risana,
per essere pronta a ricominciare.

Missionaria è la matita toccata dalla Grazia.

Signore, mi hai voluta mina forte dentro
per lasciare tocchi profondi fuori.
La missione è il mio orizzonte.
Voglio gridare al mondo:
«Dove passo io, guidata dalla tua mano,
nulla è più come prima"»

Missionaria è la matita toccata dalla Grazia.

Fa' che i segni di bene
diventino segnali per strade senza barriere,
curve armoniose per chi ama e osa l'uscire.
Fa' che ogni puntino
sia inizio del cerchio
dell'Abbraccio d'Amore
disegnato dal Padre.

Missionaria è la matita toccata dalla Grazia.

missionecaritàimpegnocollaborazione

inviato da Silvia Arieti, inserito il 20/02/2017

TESTO

168. Test del missionario

don Paolo Nagari

Da ogni parte si afferma che tutti siamo missionari, che la Chiesa per sua natura è missionaria, che esistiamo per evangelizzare.
Mettiti in discussione con il seguente test e poi verifica il tuo punteggio.

Ho orecchie:
- aperte a chi mi parla di lieto annuncio di Gesù
- tese all'inaudito di Dio
- pulite per non essere di freno all'urto dirompente
- fini per lasciar passare i sussurri misteriosi
- libere dal tampone del preconcetto
- liberate da virus velenosi e dal pensiero dominante di oggi.

Ho labbra:
- dolci grazie all'abitudinaria frequenza del buon sapore della Parola
- vere, pronte alla fermezza della verità
- sciolte, non tacciono il nome di Gesù, fonte del mio agire
- attraenti, invitano ad un sincero dialogo evangelico-caritativo.

Ho ginocchia:
- robuste, allenate alla frequenza del tabernacolo, per smuovere il cuore di Dio
- elastiche per abbassarsi davanti al fratello bisognoso
- agili per lanciare più in alto la gioia e la speranza
- umili per rimanere in terreni scomodi.

Ho piedi:
- sensibili e capaci di tornare indietro, come i discepoli di Emmaus
- veloci e capaci di andare rapidamente da chi ha bisogno, come Maria da Elisabetta
- allenàti per andare su ogni tipo di terreno vicino o lontano
- pronti a partire ad ogni invio parrocchiale o extra.

Se hai ritenuto questo test interessante, puoi verificare il risultato del punteggio ottenuto, chiedendo un dialogo personale con il direttore dell'ufficio missionario della tua Diocesi. Sarà ben lieto di incontrare chi è interessato alla collaborazione e all'impegno missionario.

missionarivocazionechiamatamissionarietàdiscernimentoaperturadisponibilitàevangelizzazione

inviato da Silvia Arieti, inserito il 31/01/2017

TESTO

169. Il Dio del non-ancora

Luigino Bruni, Avvenire, 4 luglio 2015

C'era una volta un uomo di nome Giobbe. Il Dio che Giobbe cercava, sperava, amava, però non è arrivato. Gli innocenti continuano a morire, i bambini a soffrire, il dolore dei poveri ad essere quello più grande che la terra conosca. Giobbe ci ha insegnato che se c'è un Dio della vita deve essere il Dio del non-ancora. E che quindi può venire in qualsiasi momento, quando meno ce lo aspettiamo, lasciandoci senza fiato. Vieni!

giobbesofferenzasilenzio di Diopazienzadoloreattesa

inviato da Qumran2, inserito il 31/01/2017

PREGHIERA

170. Troppo facile   2

Troppo facile, Signore, ringraziarti
perché mi offri l'acqua.
Io vorrei ringraziarti per la sete.
Non ti rendo grazie per il pane, ma per la fame.
Non ti lodo per la luce, ma per il bisogno di essa.
Non ti dico grazie per l'amore,
ma perché non posso fare a meno dell'amore "vero".
Non ti benedico per la strada,
ma per i passi che mi dai la voglia di fare.
Non ti sono riconoscente per le spiegazioni,
ma per le domande.
Ti ringrazio non per l'incontro,
ma per la veglia nel cuore della notte.
Non per il riposo, ma per l'inquietudine.
Non per l'appagamento, ma per l'insoddisfazione.
Non per il conforto, ma per la scomodità.
Non per le sicurezze e le evidenze, ma per il mistero.
Non per la scoperta, ma per l'avventura esaltante.
Non per le certezze, ma per la ricerca rischiosa.
Non per i risultati, ma per la pazienza ostinata.
Non per la terra promessa, ma per l'esodo.
Non per il dono, ma per l'attesa.
Non per la parola, ma per il silenzio
che la prepara e la esige.
Non per il traguardo raggiunto,
i risultati conseguiti,
ma per le infinite partenze.

attesadonoringraziamentoricercacamminostrada

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 28/12/2016

RACCONTO

171. Il filo di cotone   6

Bruno Ferrero, I fiori semplicemente fioriscono

C'era una volta un filo di cotone che si sentiva inutile. «Sono troppo debole per fare una corda» si lamentava. «E sono troppo corto per fare una maglietta. Sono troppo sgraziato per un Aquilone e non servo neppure per un ricamo da quattro soldi. Sono scolorito e ho le doppie punte... Ah, se fossi un filo d'oro, ornerei una stola, starei sulle spalle di un prelato! Non servo proprio a niente. Sono un fallito! Nessuno ha bisogno di me. Non piaccio a nessuno, neanche a me stesso!».
Si raggomitolava sulla sua poltrona, ascoltava musica triste e se ne stava sempre solo. Lo udì un giorno un mucchietto di cera e gli disse: «Non ti abbattere in questo modo, piccolo filo di cotone. Ho un'idea: facciamo qualcosa noi due, insieme! Certo non possiamo diventare un cero da altare o da salotto: tu sei troppo corto e io sono una quantità troppo scarsa. Possiamo diventare un lumino, e donare un po' di calore e un po' di luce. È meglio illuminare e scaldare un po' piuttosto che stare nel buio a brontolare».
Il filo di cotone accettò di buon grado. Unito alla cera, divenne un lumino, brillò nell'oscurità ed emanò calore. E fu felice.

accettazione di sélamentarsiunionesacrificioimpegnoimportanza del singolo

4.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 28/12/2016

RACCONTO

172. La lucciola di Natale

fonte

Ad adorare il bambino Gesù nella capanna di Betlemme insieme con gli altri animali accorsero anche gli insetti. Per non spaventare il piccolo restarono in gruppo sulla soglia. Ma Gesù, con un gesto delle rosee manine, li chiamò ed essi si precipitarono, portando i loro doni. L'ape offrì il suo dolce miele, la farfalla la bellezza dei suoi colori, la formica un chicco di riso, il baco un filo di finissima seta. La vespa, non sapendo che cosa offrire, promise che non avrebbe più punto nessuno, la mosca si offrì di vegliare, senza ronzare, il sonno di Gesù.

Solo un insetto piccolissimo non osò avvicinarsi al bambino, non avendo nulla da offrire.

Se ne stette timido sulla porta; eppure avrebbe tanto voluto dirgli il suo amore. Ma, mentre con il cuore grosso e la testa bassa stava per lasciare la capanna, udì una vocina: «E tu, piccolo insetto, perché non ti avvicini?». Era Gesù stesso che glielo domandava. Allora, commosso l'insetto volò fino alla culla e si posò sulla manina del bambino.

Era così emozionato per l'attenzione ricevuta, che gli occhi gli si colmarono di lacrime. Scivolando giù, una lacrima cadde proprio sul piccolo palmo di Gesù. «Grazie», sorrise il bambinello. «Questo è un regalo bellissimo». In quel momento un raggio di luna, che curiosava dalla finestra, illuminò la lacrima. «Ecco è diventata una goccia di luce!», disse Gesù sorridendo. «Da oggi porterai sempre con te questo raggio luminoso. E ti chiamerai lucciola perché porterai con te la luce ovunque andrai».

nataleluce

inviato da Don Antonello Pelisseri, inserito il 28/12/2016

RACCONTO

173. Le due candele   3

Don Luca Murdaca, ilbuongiorno.wordpress.com

In una piccola chiesetta di montagna, vi era ai piedi di una splendida croce un cesto pieno di candele, pronte per essere accese e così illuminare il volto di Gesù.
Quella mattina, una delle candele iniziò a dire alla sua vicina: «Non vedo l'ora che qualcuno mi prenda e mi accenda per illuminare il volto del mio Signore». L'altra invece preoccupata rispose: «No, io non voglio morire così presto... voglio vivere ancora...». Entra in chiesa una bambina con la sua nonna e prende proprio la candela che non vedeva l'ora di essere accesa, l'altra invece non appena vedeva avvicinarsi qualcuno, scivolava in fondo al cesto per non farsi prendere. A fine giornata la prima candela si era ormai consumata, ma per molte ore aveva fatto luce al volto di Gesù.
Il sacrestano ritirò il cesto con le candele avanzate in sacrestia, ma distrattamente le lasciò sul termosifone. Il mattino le ritrovò tutte sciolte e ormai inutilizzabili.

Vi sono persone che hanno speso la loro vita per illuminare le tenebre del mondo, altre invece che non hanno mai fatto luce e si sono sciolte nelle proprie paure e insicurezze.
Tu che candela vuoi essere?

vocazionesceltaresponsabilitàimpegnosacrificiotestimonianzaluce

4.5/5 (2 voti)

inviato da Luca Murdaca, inserito il 28/12/2016

TESTO

174. Cerca il Signore

Jorge Mario Bergoglio, Omelia Messa di mezzanotte, Natale 2010

Cerca il Signore in un presepio,
cercalo dove nessuno lo cerca,
nel povero, nel semplice, nel piccolo,
non cercarlo tra le luci delle grandi città,
non cercarlo nell'apparenza.
Non cercarlo in tutto questo apparato pagano che ci si offre ogni momento.
Cercalo nelle cose insolite e che ti sorprendono.

cercare Gesùnatalepresepepoveriincarnazione

inviato da Qumran2, inserito il 28/12/2016

TESTO

175. E' facile dire Natale

Giuseppe Impastato S.I.

Come dire "Natale" alle giovani braccia alzate
per fermare i carri armati? Che orrore: no! No!
non si sono arrestati quei carri... e fu stritolato
lo sterminato grido di popolo oppresso,
e tanto sangue innocente bagnò la grande piazza
sotto gli occhi muti e increduli del mondo!

Come dire ‘Natale' ad Auschwitz, Dachau, Nagasaki,
alle Fosse Ardeatine e di Katyn, a Piazza Fontana,
al mare di Lampedusa e ai cieli di Ustica? Che orrore,
mio Dio: non tacciono i fucili dei plotoni di esecuzione,
sono accesi i forni crematori, bruciano le Torri Gemelle...
e stadi e carceri sono affollati di nemici del potere!

Come dire ‘Natale' a Tobagi, Bachelet, Dalla Chiesa,
Anna Frank, Martin Luther King, Falcone, Pino Puglisi?
Che orrore, mio Dio! Non si sono inceppate le P38,
si ode il crepitio dei kalashnikov, si propagano le nubi
di Cernobyl, scoppiano le mine antiuomo, crollano
gli ospedali di Siria, il ponte di Mostar... Sangue, sangue.

Come dire ‘Natale' all'immenso coro di dolore,
che si innalza da ghetti, campi di sterminio, al pianto
di neonati buttati tra i rifiuti, di uccisi nelle strade,
agli occhi lucidi di vecchi soli buttati lontano dalla vita...
Cosa dire agli inebetiti dalle droghe e dall'alcool,
dagli istupiditi dal gioco, ad abusati e violentate?

Mescolate col sangue scorrono sangue e bestemmie.
Caino è sempre tra noi, su Abele si dirigono le belve umane,
a Betlem si levano urla di madri, Susanna è condannata a morte.
Su melma e su fango, tra lacrime grida e spari
si spande un biancore puro di luce: sei tu, Gesù. Per tutti
è Natale di attenzione, vicinanza, pace, gioia, speranza.

nataledolorepaceguerra

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 28/12/2016

RACCONTO

176. La bottega della speranza

Gianni Rodari

Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.
"Speranza a buon mercato!"
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.

speranza

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 28/12/2016

TESTO

177. Tempo da donare   3

Agostino Degas

Il più bel regalo che possiamo fare alle persone a noi care è il nostro tempo, cioè la nostra vita.
Non è mai tempo perso, quello dedicato alle persone per noi importanti.
Tutti i momenti a loro dedicati diventano ricordi che profumano di vita.
Chi ama veramente, il tempo lo trova sempre. Perché il tempo è una scelta.
La scelta di dare sempre la priorità ai sentimenti, alle emozioni.

temporegalodonareamarevalore del tempo

4.0/5 (2 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 28/12/2016

178. Lode al Dio dei vivi

Sei il Dio dei vivi.
Sei il Dio di chi ama tenacemente e fedelmente, pronto anche a morire per amore.
Sei il Dio di chi resiste a ogni desiderio di vendetta ed è capace di perdonare.
Sei il Dio di chi incoraggia chi è senza coraggio perché schiacciato dai fallimenti.
Sei il Dio di chi media la pace e riesce a intrecciare le mani di chi se le puntava contro.
Sei il Dio di chi benedice e con le parole non giudica.
Sei il Dio di chi apre la porta di casa e prepara la tavola a chiunque ha fame e freddo.
Sei il Dio di chi parla di te non con fredde parole ma con i caldi gesti quotidiani dell'amore.
Sei il Dio di chi vive anche se per la nostra società la sua vita non ha molto valore perché povero e straniero.
Sei il Dio di chi ha il corpo inefficiente e inutile ma dentro di se ha ancora il tuo respiro di vita,
Sei il Dio di mio papà, dei miei famigliari e amici che hanno lasciato questo mondo dove vivo io, ma che ora vivono in te.
So che sei il Dio dei vivi e questo dona al mio cuore a volte triste un soffio di vita e di speranza.

vitaviverecaritàsolidarietàmisericordiapovertàpoveri

inserito il 28/12/2016

RACCONTO

179. In Cielo e sull'Altare

Pietro Graziano, Mille esempi, 1940

Nella città di Emmerih, del duca di Cleves, alcuni inglesi, per schernire la fede romana, chiesero a un fanciullo cattolico:
- Lo sai il Pater?
- Sì, perché?
- Recitalo!
- Padre nostro che sei nei cieli...
- Basta, ragazzo... Se è nei cieli, come fa ad essere sull'altare?
- Dopo alcuni istante di riflessione, il fanciullo chiese:
- Sapete il Credo?
- Certo.
- Recitatelo.
- Credo in Dio Padre onnipotente.
- Basta. Se Dio è onnipotente, può stare in cielo e sull'altare!

eucaristiapresenza realeonnipotenza

inviato da Fra Roberto Brunelli, inserito il 28/12/2016

PREGHIERA

180. Preghiera per la terza età   2

Giacomo Perico S.I. (1911-2000), Resta con noi, Signore, pag.13-15, San Paolo 2001

Signore, insegnami a invecchiare!
Convincimi che la comunità
non compie alcun torto verso di me,
se mi va esonerando da responsabilità,
se non mi chiede più pareri,
se ha indicato altri a subentrare al mio posto.
Togli da me l'orgoglio dell'esperienza fatta
e il senso della mia indispensabilità.
Che la fermezza della mia fede
si irradi attorno a me umilmente e discretamente.

Che io colga,
in questo graduale distacco dalle cose
unicamente la legge del tempo,
e avverta, in questo avvicendamento di compiti,
una delle espressioni più interessanti
della vita che si rinnova
sotto la guida della tua Provvidenza.

Fa', o Signore,
che io riesca ancora utile al mondo
contribuendo con l'ottimismo e con la preghiera
alla gioia e al coraggio
di chi è di turno nelle responsabilità,
vivendo uno stile di contatto umile e sereno
con il mondo in trasformazione,
senza rimpianti sul passato,
facendo delle mie sofferenze umane
un dono di riparazione sociale.

Che la mia uscita dal campo d'azione sia semplice e naturale,
come un felice tramonto di sole.
Perdona se solo oggi, nella tranquillità,
riesco a capire quanto tu mi abbia amato e soccorso.
Che almeno ora io abbia viva e penetrante
la percezione del destino di gioia che mi hai preparato
e verso il quale mi hai incamminato
dal primo giorno di vita.

Signore, insegnami ad invecchiare così.

anzianiterza etàvecchiaiainvecchiare

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 28/12/2016

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