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TESTO
Helder Camara, Camminiamo la speranza
Partire è anzitutto uscire da sé.
Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro "io".
Partire è smetterla di girare in tondo intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l'importanza di questo nostro mondo l'umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire non è divorare chilometri, attraversare i mari, volare a velocità supersoniche.
Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farci loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore.
E' possibile viaggiare da soli. Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni.
Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato. Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi. Intuisce il momento in cui cominciano a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta, con intelligenza e delicatezza,
soprattutto con amore, ridà coraggio e gusto per il cammino.
Camminare è andare verso qualche cosa; è prevedere l'arrivo, lo sbarco. Ma c'è cammino e cammino: partire è mettersi in marcia e aiutare gli altri a cominciare la stessa marcia
per costruire un mondo più giusto e umano.
scoutpartireroutestradacamminosperanza
inviato da Maria Vitali, inserito il 30/04/2002
TESTO
922. Ballate come se nessuno vi guardasse 2
Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la vita sarebbe presto cominciata, la vera vita! Ma c'erano sempre ostacoli da superare, strada facendo qualcosa di irrisolto, un affare che richiedeva ancora tempo, dei debiti che non erano stati ancora regolati, in seguito la vita sarebbe cominciata. Finalmente ho capito che questi ostacoli erano la mia vita. Questo modo di percepire le cose mi ha aiutato a capire che non c'è un mezzo per essere felici, ma che la felicità è un mezzo. Di conseguenza, gustate ogni istante della vostra vita, e gustatelo ancora di più perché lo potete dividere con una persona cara, una persona molto cara per passare insieme dei momenti preziosi della vita, e ricordatevi che il tempo non aspetta nessuno. E allora smettete di pensare di finire la scuola, di tornare a scuola, di perdere 5 chili, di prendere 5 chili, di avere dei figli, di vederli andare via di casa. Smettete di aspettare di cominciare a lavorare, di andare in pensione, di sposarvi, di divorziare. Smettete di aspettare il venerdì sera, la domenica mattina, di avere una nuova macchina o una casa nuova. Smettete di aspettare la primavera, l'estate, l'autunno o l'inverno. Smettete di aspettare di lasciare questa vita, di rinascere nuovamente, e decidete che non c'è momento migliore per essere felici che il momento presente. La felicità e le gioie della vita non sono delle mete, ma un viaggio. Lavorate come se non aveste bisogno di soldi. Amate come se non doveste mai soffrire. Ballate come se nessuno vi guardasse.
vitaottimismosperanzafuturopresente
inviato da Gaetano, inserito il 29/04/2002
TESTO
Stefan Wyszynski, Appunti dalla prigione
17 gennaio 1954, domenica
Una cornacchia si è seduta in cima ad un alto abete. Si è guardata attorno con espressione autoritaria e ha emesso un grido di vittoria. A questo essere rumoroso sembra davvero che l'abete le debba tutto: la sua esistenza, la sua bellezza slanciata, il verde sempre vivo, la forza nella lotta col vento. Questa superbia della Cornacchia è stupefacente. Grande benefattrice dell'abete silenzioso! E l'abete neppure trema; sembra che non veda la cornacchia; meditabondo leva i suoi rami verso il cielo. Sopporta tranquillamente l'ospite rumoroso. Nulla turba i suoi pensieri, la sua serietà, la sua pace. Tante nubi sono già passate su di lui, tanti uccelli si sono fermati qui! E se ne sono andati, così come tu te ne andrai. Questo non è il tuo posto, non ti senti sicura e urlando così cerchi di supplire alla mancanza di forza. Io sono cresciuto da questa terra e sono piantato con le mie radici nel suo cuore. E tu, nube passeggera, che getti un'ombra di tristezza sulla mia cima dorata, sei in balia dei venti. Bisogna sopportarti tranquillamente. Tu gracchi la tua canzone noiosa, senza anima e povera, poi te ne vai. Che cosa riesci a fare con un urlo? Io resto, per perseverare nel raccoglimento, per costruire la mia pazienza, per sopportare turbini e tempeste, per andare sempre più in alto, tranquillamente. Non mi oscuri il sole, non mi affascini, non muti il fine del mio salire. C'era il bosco e voi non c'eravate, non ci sarete e ci sarà il bosco. Una favola? Non, non è una favola.
Stefan Wyszynski: nato nel 1901, nel 1948 primate di Polonia; nel 1953, dura fase di repressione contro la Chiesa; il 25 settembre è arrestato, internato, isolato da ogni contatto è liberato il 28 ottobre 1956, muore il 28.5.1981. "Appunti... 1953-56" date alle stampe 3 settimane prima di morire, sono note personali.
inviato da Don Angelo, inserito il 25/04/2002
PREGHIERA
924. Ciò che mi muove ad amarti...
Non mi muove, Signore,
ad amarti il cielo che tu
mi serbi promesso.
Né mi muove l'inferno tanto temuto
perché io lasci con ciò di amarti.
Mi muovi tu, mio Dio;
mi muove il vederti
inchiodato su quella croce,
scarnificato.
Mi muove il vedere
il tuo volto tanto ferito,
mi muovono i tuoi affronti
e la tua croce.
Mi muove infine il tuo amore
in tal maniera
che se non ci fosse cielo,
io ti amerei,
e se non ci fosse inferno,
ti temerei.
E non hai da darmi nulla
perché ti ami perché
se quanto aspetto
io non lo aspettassi,
nella stessa maniera che ti amo, io ti amerei.
gratuitàamore di Diotimore di Diocrocepassione
inviato da Sara D'Erasmo, inserito il 25/04/2002
TESTO
925. Decalogo della quotidianità 2
1. Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta
2. Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto, vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non pretenderò di migliorare o disciplinare alcuno, tranne me stesso.
3. Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo.
4. Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri.
5. Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche buona lettura, ricordando che, come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura è necessaria alla vita dell'anima.
6. Solo per oggi compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno
7. Solo per oggi mi farò un programma che forse non riuscirà a puntino, ma lo farò e mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione.
8. Solo per oggi crederò fermamente nonostante le apparenze che la Provvidenza di Dio si occupa di me come se nessun altro esistesse al mondo.
9. Solo per oggi farò almeno una cosa che non desidero fare, e se mi sentirò offeso nei miei sentimenti farò in modo che nessuno se ne accorga.
10. Solo per oggi non avrò timori, in modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà.
Posso ben fare per dodici ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare per tutta la vita.
Basta a ciascun giorno il suo affanno.
inviato da Rossella Di Cosmo, inserito il 23/04/2002
RACCONTO
926. La principessa e il rospo 1
Un giorno una bella principessa decise di andare a passeggiare per la foresta e qui incontrò un rospo. Il rospo la salutò molto delicatamente. La principessa si spaventò al sentire un rospo parlare la lingua degli uomini. Ma questi la rassicurò: "Altezza Reale, in realtà io non sono un rospo. Sono un principe, ma una strega mi ha trasformato in un rospo". La principessa, che aveva un cuore generoso, gli chiese: "Posso far qualcosa per spezzare questo sortilegio?". Il rospo rispose: "Sì. La strega mi ha detto che se riuscissi a trovare una principessa che mi ami tanto da restare con me per tre giorni e tre notti, il sortilegio verrebbe spezzato e io tornerei ad essere un principe". La principessa in quel rospo poteva già vedere il principe.
Portò con sé il rospo a palazzo. Tutti esclamavano: "Cosa è quella creatura ripugnante che ha portato con sé?". E lei rispondeva: "No, non è una creatura ripugnante, è un principe!". E teneva il rospo con sé giorno e notte, a tavola e seduto sul guanciale mentre dormiva. Dopo tre giorni e tre notti si svegliò e vide quel principe giovane e bello, che baciò la sua mano con gratitudine per aver rotto l'incantesimo e averlo trasformato nel principe che era.
apparenzenon giudicareinterioritàesterioritàgiudizio
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 22/04/2002
TESTO
Un sorriso non costa nulla e rende molto.
Arricchisce chi lo riceve,
senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante
ma il suo ricordo è talora eterno.
Nessuno è così ricco da poterne fare a meno.
Nessuno è così povero da non poterlo dare.
Crea felicità in casa; è sostegno negli affari;
è segno sensibile dell'amicizia profonda.
Un sorriso dà riposo alla stanchezza;
nello scoraggiamento rinnova il coraggio;
nella tristezza è consolazione;
d'ogni pena è naturale rimedio.
Ma è bene che non si può comprare,
né prestare, né rubare,
poiché esso ha valore solo nell'istante in cui si dona.
E se poi incontrerete talora chi non vi dona l'atteso sorriso,
siate generosi e date il vostro;
perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso
come chi non sa darlo ad altri.
amiciziasorrisogioiaamoredonarefelicitàsofferenzaconsolaredonare gioia
inviato da Nadia, inserito il 17/04/2002
TESTO
Kahlil Gibran, Il Profeta
Vi è stato detto
che, come una catena, siete fragili
quanto il vostro anello più debole.
Questa è soltanto mezza verità.
Siete anche forti
come il vostro anello più saldo.
Misurarvi dall'azione più modesta
sarebbe come misurare la potenza dell'oceano
dalla fragilità della schiuma.
Giudicarvi dai vostri fallimenti
è come accusare le stagioni
per la loro incostanza.
E voi siete come le stagioni,
e anche se durante il vostro inverno
negate la vostra primavera,
la primavera, che in voi riposa,
sorride nel sonno e non si offende.
fragilitàaccettazione di sétalentistima di sé
inviato da Alessandra Manfredi, inserito il 17/04/2002
TESTO
Kahlil Gibran, The Broken Wing
I momenti che ci hanno unito
sono più grandi dei secoli,
e la luce che ha illuminato il nostro spirito
è più forte del buio;
e se la tempesta ci separa
in questo implacabile oceano,
le onde ci riuniranno sulla placida spiaggia;
e se questa vita ci uccide,
la morte ci unirà.
Il cuore di una donna
non cambia con il tempo e le stagioni;
anche se muore in eterno,
non si distrugge mai.
Il cuore di una donna è come un campo
trasformato in terreno di guerra:
sradicati gli alberi, bruciata l'erba,
rosse di sangue le pietre
e trafitto di ossa e crani il suolo,
rimane calmo e tacito
come se nulla fosse accaduto,
poiché primavera e autunno
tornano nel loro tempo
e riprendono il loro lavoro.
fedeltàdonnaamorecoppiamatrimoniosposi
inviato da Alessandra Manfredi, inserito il 17/04/2002
TESTO
Kahlil Gibran, Il profeta
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
È il vostro campo, che seminate con amore e mietete ringraziando.
Egli è la vostra mensa e la vostra dimora
perché, affamati, vi rifugiate in lui
e lo cercate per la vostra pace.
Se il vostro amico vi confida il suo pensiero
non nascondetegli il vostro.
Quando lui tace
il vostro cuore non smette di ascoltarlo,
perché nell'amicizia
ogni pensiero, desiderio, speranza
nasce in silenzio e si partecipa con gioia.
Se vi separate dall'amico non addoloratevi,
perché la sua assenza vi illumina su ciò che più in lui amate,
come la montagna, per chi sale, è più nitida dal piano.
E non vi sia nell'amicizia altro intento
che scavarsi nello spirito a vicenda.
Perché l'amore che non cerca unicamente
che lo schiudersi del proprio mistero
non è amore, ma una rete che pesca soltanto cose inutili.
La parte migliore di voi sia per l'amico.
Se egli deve conoscere il deflusso della vostra marea,
fate in modo che ne conosca anche il flusso.
Perché cos'è il vostro amico,
se andate in cerca di lui per uccidere il tempo?
Cercatelo invece per avere tempo da vivere.
Perché egli è lì per servire il vostro bisogno,
non per riempire il vostro vuoto.
Condividetevi le gioie
sorridendo nella dolcezza amica,
perché nella rugiada delle piccole cose
il cuore scopre il suo mattino
e si conforta.
inviato da Cristiano Ciferri, inserito il 16/04/2002
PREGHIERA
Signore, siamo noi, i giovani,
ai quali tu affidi la missione di infondere speranze buone,
speranze vere, speranze nuove.
Ma sappiamo che la nostra lotta sarà efficace
solo se lotteremo non per la nostra, ma per la tua verità,
non per la nostra, ma per la tua giustizia.
Insegnaci a lavorare duramente e comportarci lealmente,
a combattere senza pensiero delle ferite,
a prodigarci senza aspettare ricompensa.
Aiutaci a lottare per il bene difficile contro il male facile.
Impediscici di prendere abitudini che rovinano la vita.
Allora, Signore, potremo levarci in volo al di sopra delle città,
alto sul mondo, al di sopra del tempo,
e dare vestito di giovinezza a tutto.
Comprenderemo che nulla è "profano",
nulla, né le cose, né le persone,
ma che tutto ha una dimensione sacra.
Grazie, Signore, per la vita, per la giovinezza;
falla crescere nel nostro corpo e nel nostro cuore;
donala a piene mani; donala a tutti, anche a chi la sciupa;
è sempre un segno della tua risurrezione.
giovinezzafuturoimpegnosperanza
inviato da Matteo Preto, inserito il 16/04/2002
TESTO
Se riesci a non perdere la testa, quando tutti intorno
la perdono, e se la prendono con te;
se riesci a non dubitare di te stesso, quando tutti ne dubitano,
ma anche a cogliere in modo costruttivo i loro dubbi;
se sai attendere, e non ti stanchi di attendere;
se sai non ricambiare menzogna con menzogna,
odio con odio, e tuttavia riesci a non sembrare troppo buono,
e a evitare di far discorsi troppo saggi;
se sai sognare - ma dai sogni sai non farti dominare;
se sai pensare - ma dei pensieri sai non farne il fine;
se sai trattare nello stesso modo due impostori
- Trionfo e Disastro - quando ti capitano innanzi;
se sai resistere a udire la verità che hai detto
dai farabutti travisata per ingannar gli sciocchi;
se sai piegarti a ricostruire, con gli utensili ormai tutti consumati,
le cose a cui hai dato la vita, ormai infrante;
se di tutto ciò che hai vinto sai fare un solo mucchio
e te lo giochi, all'azzardo, un'altra volta,
e se perdi, sai ricominciare
senza dire una parola di sconfitta;
se sai forzare cuore, nervi e tendini
dritti allo scopo, ben oltre la stanchezza,
a tener duro, quando in te nient'altro
esiste, tranne il comando della Volontà;
se sai parlare alle folle senza sentirti re,
o intrattenere i re parlando francamente,
se né amici né nemici riescono a ferirti,
pur tutti contando per te, ma troppo mai nessuno;
se riesci ad occupare il tempo inesorabile
dando valore a ogni istante della vita,
il mondo è tuo, con tutto ciò che ha dentro,
e, ancor di più, ragazzo mio, sei Uomo!
futuroimpegnovalorisenso della vitagenitorifiglieducatorieducare
inviato da Matteo Preto, inserito il 16/04/2002
RACCONTO
933. Un uomo, il suo fiume, il suo ponte 1
Un uomo, dopo molti anni di lavoro e di meditazioni sul miglior modo per attraversare il fiume davanti alla sua casa, costruì una passerella. Si racconta però che gli abitanti del villaggio raramente osavano passarvi sopra, a causa della sua precarietà.
Un bel giorno, da quelle parti comparve un ingegnere che, con l'aiuto della gente del posto, costruì un ponte, la qual cosa mandò su tutte le furie il costruttore della passerella. Questi, infatti, da quel momento incominciò a dire a quanti avevano la pazienza di ascoltarlo che l'ingegnere aveva mancato di rispetto nei confronti del suo lavoro.
"Ma la passerella è ancora lì - rispondevano gli abitanti del villaggio - ed è un monumento ai suoi anni di fatica e di meditazione".
"Nessuno però la usa" ribatteva l'uomo, stizzito.
"Lei signore, è un cittadino rispettabile e noi siamo fieri di lei. Tuttavia, se la gente trova il ponte più bello e utile della sua passerella, che cosa ci possiamo fare?".
"Il ponte attraversa il mio fiume!".
"Ma signore, con tutto il rispetto che abbiamo per il suo lavoro, vorremmo dirle che il fiume non le appartiene. Può essere attraversato a piedi, in barca, a nuoto o in qualsiasi altro modo: se le persone preferiscono attraversarlo utilizzando il ponte, perché non rispettare la loro scelta? Infine, come possiamo aver fiducia di una persona che, invece di cercare di migliorare la sua passerella, passa tutto il tempo a criticare il ponte?".
fiduciarispettotolleranzalibertà interiore
inviato da Matteo Preto, inserito il 16/04/2002
PREGHIERA
934. Preghiera dei Vincenziani 1
Signore, fammi buon amico di tutti,
fa' che la mia persona ispiri fiducia
a chi soffre e si lamenta.
A chi cerca luce lontano da te,
a chi vorrebbe cominciare e non sa come,
a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.
Signore aiutami,
perché non passi accanto a nessuno
con il volto indifferente, con il cuore chiuso,
con il passo affrettato.
Signore, aiutami ad accorgermi subito
di quelli che mi stanno accanto,
di quelli che sono preoccupati e disorientati,
di quelli che soffrono senza mostrarlo,
di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
Signore, dammi una sensibilità
che sappia andare incontro ai cuori.
Signore, liberami dall'egoismo,
perché ti possa servire,
perché ti possa amare,
perché ti possa ascoltare,
in ogni fratello che mi fai incontrare.
amoreserviziocondivisionedoloresofferenzacarità
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 12/04/2002
PREGHIERA
935. Spirito Santo, eterno Amore 1
Edith Stein, Santa Teresa Benedetta della Croce
Spirito Santo, eterno Amore,
che sei dolce Luce che mi inondi
e rischiari la notte del mio cuore;
Tu ci guidi qual mano di una mamma;
ma se Tu ci lasci non più d'un passo solo avanzeremo!
Tu sei lo spazio che l'essere mio circonda e in cui si cela.
Se m'abbandoni cado nell'abisso del nulla,
da dove all'esser mi chiamasti.
Tu a me vicino più di me stessa, più intimo dell'intimo mio.
Eppur nessun Ti tocca o Ti comprende
e d'ogni nome infrangi le catene.
Spirito Santo, eterno Amore.
inviato da Maria Grazia Guidetti, inserito il 12/04/2002
TESTO
Qualcuno mi ha chiesto giorni fa se, potendo rinascere, avrei vissuto la vita in maniera diversa. Lì per lì ho risposto di no, poi ci ho pensato un po' su e...
Potendo rivivere la mia vita, avrei parlato meno e ascoltato di più.
Non avrei rinunciato a invitare a cena gli amici soltanto perché il mio tappeto aveva qualche macchia e la fodera del divano era stinta.
Avrei mangiato briciolosi panini nel salotto buono e mi sarei preoccupata molto meno dello sporco prodotto dal caminetto acceso.
Avrei trovato il tempo di ascoltare ilnonno quando rievocava gli anni della sua giovinezza.
Non avrei mai preteso, in un giorno d'estate, che i finestrini della macchina fossero alzati perché avevo appena fatto la messa in piega.
Non avrei lasciato che la candela a forma di rosa si sciogliesse, dimenticata nello sgabuzzino. L'avrei consumata io, a forza di accenderla.
Mi sarei stesa sul prato con i bambini senza badare alle macchie d'erba sui vestiti.
Avrei pianto e riso di meno guardando la televisione e di più osservando la vita.
Avrei condiviso maggiormente le responsabilità di mio marito.
Mi sarei messa a letto quando stavo male, invece di andare febbricitante al lavoro quasi che, mancando io dall'ufficio, il mondo si sarebbe fermato.
Invece di non veder l'ora che finissero i nove mesi della gravidanza, ne avrei amato ogni attimo, consapevole del fatto che la cosa stupenda che mi viveva dentro era la mia unica occasione di collaborare con Dio alla realizzazione di un miracolo.
A mio figlio che mi baciava con trasporto non avrei detto: «Su, su, basta. Va' a lavarti che la cena è pronta».
Avrei detto più spesso: «Ti voglio bene» e meno spesso «Mi dispiace»... ma sopratutto, potendo ricominciare tutto daccapo, mi impadronirei di ogni minuto...lo guarderei fino a vederlo veramente... lo vivrei... e non lo restituirei mai più.
inviato da Barbara, inserito il 11/04/2002
TESTO
937. Amami come sei (versione breve) 1
Figlio mio, dice il Signore
conosco la tua miseria, le lotte
e le tribolazioni della tua anima,
so la tua debolezza e le tue infermità,
i tuoi cedimenti e i tuoi peccati,
ma ti dico ugualmente:
dammi il tuo cuore,
amami così come sei!
Se aspetti di essere Santo
per abbandonarti all'amore,
non mi amerai mai.
E' il canto del tuo cuore
che mi interessa
perché ti ho creato per amare.
In tutto ciò che vivi,
nel fervore o nell'aridità,
nella fedeltà o nell'abbandono
amami così come sei.
E allora ti concederò di amare
più di quanto possa immaginare.
accettazione di séamare Dioamore di Dio
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002
TESTO
938. Se siamo un mondo senza pace
Primo Mazzolari, "Tu non uccidere"
Se siamo un mondo senza pace, la colpa non è di questi o di quelli, ma di tutti. Se dopo venti secoli di Vangelo siamo un mondo senza pace, i cristiani devono avere la loro parte di colpa.
Tutti abbiamo peccato e veniamo ogni giorno peccando contro la pace. Se qualcuno osa tirarsi fuori dalla comune colpevolezza e farla cadere soltanto sugli avversari, egli pecca maggiormente, poiché, invelenendo gli animi, fa blocco e barriera col suo fariseismo.
Se la colpa di un mondo senza pace è di tutti, e dei cristiani in modo particolare, l'opera della pace non può essere che un'opera comune, nella quale i cristiani devono avere un compito precipuo, come precipua è la loro responsabilità.
Ogni sforzo verso la pace ha una sua validità: chiunque vi provi dev'essere guardato con fiducia e benevolenza. Il politico può far delle cernite, porre delle pregiudiziali: il cristiano mai. Il cristiano non può rifiutare che il male, per comporre universalmente ogni cosa buona.
La pace è un bene universale, indivisibile: dono e guadagno degli uomini di buona volontà.
La pace non s'impone ("Non ve la do come la dà il mondo"); la pace si offre ("Lascio a voi la pace"). Essa è il primo frutto di quel comandamento sempre "nuovo", che la germina e la custodisce: "Vi do un comandamento nuovo: amatevi l'un l'altro".
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002
TESTO
Comunità di Taizé
Se avremo il coraggio dell'autenticità
quando falsità e compromesso
sono più comodi:
la verità ci renderà liberi.
Se costruiremo la giovinezza
nel rispetto della vita e nell'attenzione
dell'uomo in un mondo malato d'egoismo:
daremo testimonianza di amore.
Se, in una società deturpata
dall'odio e dalla violenza,
sapremo accogliere e amare tutti:
saremo costruttori e artigiani della pace:
"I giovani e la pace camminano insieme".
Se sapremo rimboccarci le maniche
davanti al male, al dolore, alla disperazione:
saremo, come Maria, presenza amica e discreta
che si dona gratuitamente.
Se avremo coraggio di dire in famiglia,
nella scuola, tra gli amici
che Cristo è la certezza:
saremo sale della terra.
giovinezzatestimonianzacoerenza
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002
RACCONTO
940. La porta piccola è sempre aperta 3
Intorno alla stazione principale di una grande città si dava appuntamento una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, marocchini e giovani drogati.
Si vedeva bene che erano infelici e disperati. Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un po' di consolazione e coraggio per vivere.
Un giovane, sporco e trasandato, si aggirava in mezzo agli altri come se avesse una personale zattera di salvezza. Nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva. Poi lo ripiegava e lo rimetteva in tasca.
Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte. La lettura del bigliettino faceva effetto subito. Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio.
In quel biglietto c’erano soltanto sei piccole parole: "La porta piccola è sempre aperta". Glielo aveva dato suo padre. Significava che in qualunque momento sarebbe potuto tornare a casa. E una notte lo fece. Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta. Salì le scale in silenzio e si infilò nel suo letto. Il mattino dopo accanto al letto c'era suo padre. In silenzio si abbracciarono.
C'è sempre una piccola porta aperta per l'uomo. Può essere la porta del confessionale, quella della chiesa o del pentimento. E là c’è sempre un Padre che attende. Un Padre che ha già perdonato e che aspetta di ricominciare.
perdonopentimentoconversioneconfessionericonciliazionemisericordia di Dio
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 09/04/2002