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TESTO

41. Dio è nella vita e la vita è in Dio

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Dice il maestro: "Da una parte, sappiamo che è importante la ricerca di Dio. Dall'altra, la vita crea una netta distanza tra Lui e noi. Ci sentiamo ignorati dalla Divinità, o siamo preoccupati per i nostri problemi quotidiani. Questo crea un senso di colpa: sia che stiamo rinunciando in qualche modo alla vita a causa di Dio, o che sentiamo di rinunciare troppo a Dio a causa della vita. Questo apparente conflitto è fantasia: Dio è nella vita e la vita è in Dio. Uno deve essere solo attento a questo per poter capire meglio il destino. Se siamo capaci di penetrare nella santa armonia della nostra quotidianità, saremo sempre sul sentiero giusto, e completeremo i nostri obiettivi".

quotidianitàrapporto con Dio

inviato da Anna Lianza, inserito il 25/11/2002

RACCONTO

42. L'albero carico di frutti   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Un maestro stava viaggiando con i suoi discepoli, quando notò che stavano discutendo tra loro su chi fosse il migliore. "Ho praticato la meditazione per quindici anni", disse uno. "Sono stato caritatevole fin da quando ho lasciato la casa dei miei genitori", disse un altro. A mezzogiorno, si fermarono sotto un melo per riposarsi. I rami dell'albero raggiungevano il terreno. "Quando un albero è carico di frutti, i suoi rami si piegano fino a toccare il terreno. Il vero saggio è colui che è umile. Gli stupidi credono sempre di essere migliori degli altri".

umiltà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

43. Trovare le risposte   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

In un bar in un paese remoto della Spagna, vicino alla città di Olite, c'è un'insegna messa dal proprietario: "Non appena arrivavo a trovare tutte le risposte, tutte le domande cambiavano". Dice il maestro: "Siamo sempre preoccupati nel dare risposte. Sentiamo che le risposte sono importanti per capire il significato della vita. E' molto più importante vivere pienamente, e permettere che il tempo ci riveli i segreti della nostra esistenza. Se ci preoccupiamo troppo col dare un senso alla vita, preveniamo la natura dal suo agire, e diventiamo incapaci di leggere i segnali di Dio".

ricerca di sensosenso della vitadomanderisposte

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

44. Piangere come bambini   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Dice il maestro: "Se devi piangere, piangi come un bambino. Una volta sei stato un bambino, e una delle prime cose che hai imparato nella vita fu piangere, perché il pianto fa parte della vita. Non dimenticare di essere libero, e che mostrare le tue emozioni non è vergognoso. Urla, singhiozza forte, fai il chiasso che vuoi. Perché così è come piangono bambini, e loro conoscono il modo più veloce per confortare i loro cuori. Hai mai notato come i bambini smettono di piangere? Smettono perché qualcosa li distrae. Qualcosa li chiama alla prossima avventura. I bambini smettono di piangere velocemente. E così sarà per te. Ma solo se riesci a piangere come fanno i bambini".

diventare come bambini

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

45. I diamanti   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

"Andiamo sulla montagna dove risiede Dio", disse un cavaliere a un suo amico. "Voglio provare che tutto ciò che Egli sa fare è chiederci di fare qualcosa, mentre non fa nulla per alleggerirci dalle responsabilità". "Bene, andrò là per dimostrare la mia fede", disse l'altro. Arrivarono alla cima della montagna la notte, e udirono una voce dall'oscurità: "Caricate sui vostri cavalli delle pietre". "Vedi?!", disse il primo cavaliere. "Dopo una scalata del genere, vuole farci portare un carico ancora più pesante. Non obbedirò!". Il secondo fece come gli era stato ordinato. Come raggiunse i piedi della montagna, era l'alba, e i primi raggi del sole splendevano sulle pietre che il pio cavaliere aveva portato: erano diamanti puri. Dice il maestro: "Le decisioni di Dio sono misteriose; ma sono sempre in nostro favore".

progetto di Diovolontà di Dio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

46. Il discepolo e i desideri negativi

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Il discepolo disse al suo maestro: "Ho trascorso la maggior parte del giorno pensando cose che non avrei dovuto pensare, desiderando cose che non avrei dovuto desiderare e a preparare piani che non dovrebbero essere fatti". Il maestro invitò il discepolo a fare una passeggiata con lui nella foresta dietro la sua casa. Lungo il cammino, indicò una pianta, e chiese al discepolo se ne conoscesse il nome. "Belladonna", disse il discepolo. "Può uccidere chiunque mangi le sue foglie". "Ma non può uccidere nessuno che semplicemente la osservi", disse il maestro. "Allo stesso modo, desideri negativi non possono causare del male se non permetti a te stesso di esserne sedotto".

peccatotentazionedebolezza

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

47. L'illuminazione

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Il discepolo si avvicinò al suo maestro: "Per anni sono stato alla ricerca dell'illuminazione", disse. "Sento che sono vicino a raggiungerla. Ho bisogno di sapere qual è il prossimo passo". "Come ti mantieni?", chiese il maestro. "Non ho ancora imparato ad essere autonomo; i miei genitori mi aiutano. Ma quello è solo un dettaglio". "Il tuo prossimo passo è guardare direttamente al sole per mezzo minuto", disse il maestro. Il discepolo obbedì. Quando passarono i trenta secondi, il maestro chiese di descrivere ciò che li circondava. "Non riesco a vedere. Il sole mi ha accecato la vista", disse il discepolo. "Un uomo che cerca solo la luce, evitando le proprie responsabilità, non troverà mai l'illuminazione. E uno che tiene i propri occhi fissi sul sole rimane cieco", fu il commento del maestro.

responsabilitàimpegnoquotidianità

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

48. Il messaggio del petalo di rosa

Baba Bedi [Guru Baba Nanak]

Il Maestro dei Maestri, il Grande Guru, traboccava di ricchezza interiore. E siccome la sua anima traboccava, suo scopo e suo desiderio era di riversare sugli altri l'abbondanza della sua saggezza, disperdendo le tenebre dell'ignoranza. Ma difficilmente qualcuno accetta di essere l'oggetto si cui si riversa uno straripamento. Anzitutto, perché tutti credono di essere già tanto colmi da averne d'avanzo; e poi, essere "straripati", ossia disturbati, non manca di suscitare un po' di sgomento.

Avvenne così che un giorno il Grande Guru si recò a visitare il luogo di ritiro dove parecchi monaci Sufi vivevano in grande concentrazione spirituale. L'arrivo del Maestro suscitò grande subbuglio.

"Misericordia", dicevano i monaci, "costui vorrà ancora farci imparare qualcosa? Abbiamo già il nostro da fare a non dimenticare quello che sappiamo. E poi, qui dentro siamo già in troppi. Ognuno vuol dire la sua e si finisce col non capirci niente. Facciamogli dunque comprendere, con qualche segno che non lo offenda, che il nostro convento è al completo, che non c'è posto per lui". Perciò il Capo dei Sufi gli fece portare una coppa ricolma di latte, volendo significargli: questo luogo è già sovraffollato di maestri spirituali, non c'è posto per te.

Quando la coppa gli venne presentata, il Grande Guru la osservò, poi sorrise, e, colto un petalo di rosa, lo depose a galleggiare sul latte.

Il messaggio voleva significare che come il petalo di rosa galleggiava sul latte senza farlo straripare dalla ciotola, così anche in quel luogo la sapienza del Maestro poteva trovar posto senza sconvolgere le coscienze.

Il messaggio fu compreso, e le porte del romitaggio vennero spalancate di fronte all'ospite sacro.

La saggezza è come l'orizzonte: più ci si avvicina ad esso, più retrocede (Inayat Khan).

saggezzaintelligenzaprofonditàsuperficialità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Andrea Zamba, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

49. La scelta   3

Bruno Ferrero, Il segreto dei pesci rossi

Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito: "Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile".

Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: "Queste sono le tue sofferenze".

Tutta l'acqua del bicchiere s'intorbidì e s'insudiciò. Il maestro la buttò via.

Il maestro prese un'altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all'uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare.

La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente com'era prima.

"Vedi?" spiegò il maestro. "Ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d'acqua o il mare".

Troppi cuori piccoli, troppi animi esitanti, troppe menti ristrette e braccia rattrappite.
Una delle mancanze più serie del nostro tempo è il coraggio. Non la stupida spavalderia, la temerarietà incosciente, ma il vero coraggio che di fronte ad ogni problema fa dire tranquillamente: "Da qualche parte certamente c'è una soluzione ed io la troverò".

ottimismofiduciasperanzasofferenzacoraggio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 30/09/2002

TESTO

50. Stola e grembiule (versione breve)

Tonino Bello, Stola e grembiule, Ed. Insieme, Terlizzi, 1993

Di solito la stola richiama l'armadio della sacrestia dove, profumata d'incenso, fa bella mostra di sé. Non c'è novello sacerdote che non abbia in dono per la prima messa una stola preziosa. Il grembiule, invece, per ben che vada, richiama la credenza della cucina dove, sporco e macchiato, è sempre a portata di mano della massaia. Ordinariamente non è un articolo da regalo, tanto meno a un prete. Eppure è l'unico paramento sacerdotale registrato nel vangelo della messa solenne del giovedì santo. Il vangelo infatti non parla né di casule, né di amitti, ma solo di questo panno rozzo di cui "il Maestro si cinse i fianchi" per la lavanda dei piedi degli apostoli, in segno di servizio e umiltà suprema.

serviziogiovedì santocaritàlavanda dei piedisacerdozio

inviato da Stefania Raspo, inserito il 28/08/2002

RACCONTO

51. Le tre pipe   3

Bruno Ferrero, Il canto del grillo

Un vecchio saggio indiano dava questo consiglio agli irruenti giovani della sua tribù: «Quando sei ve­ramente adirato con qualcuno che ti ha mortalmente offeso e decidi di ucciderlo per lavare l'onta, prima di partire siediti, carica ben bene di tabacco una pipa e fumala.

Finita la prima pipa, ti accorgerai che la mor­te, tutto sommato, è una punizione troppo grave per la colpa commessa. Ti verrà in mente, allora, di an­dare a infliggergli una solenne bastonatura.

Prima di impugnare un grosso randello, siediti, carica una seconda pipa e fumala fino in fondo. Alla fine penserai che degli insulti forti e coloriti po­trebbero benissimo sostituire le bastonate.

Bene! Quando stai per andare a insultare chi ti ha offeso, siediti, carica la terza pipa, fumala, e quan­do avrai finito, avrai solo voglia di riconciliarti con quella persona».

I monaci di un convento trovavano molta difficoltà ad andare d'accordo. Spesso scoppiavano dispute, anche per motivi futili. Invitarono allora un maestro di spirito che affermava di conoscere una tecnica ga­rantita per portare l'armonia e l'amore in ogni gruppo. A loro il maestro rivelò il suo segreto: «Ogni volta che sei con qualcuno o ce l'hai con qualcuno, devi dire a te stesso: io sto morendo e anche questa persona sta morendo. Se pensi veramente a queste parole, ogni amarezza scomparirà».

perdonopazienzacomunitàconviverepace interiore

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 03/06/2002

PREGHIERA

52. Maestro!

don Giovanni Moioli

Signore, che nessun nuovo mattino venga ad illuminare la mia vita senza che il mio pensiero si volga alla tua Resurrezione e senza che in ispirito io vada, coi miei poveri profumi, verso il sepolcro vuoto dell'orto!
Che ogni mattino sia per me mattino di Pasqua!
Che ognuno dei miei risvegli sia un risveglio alla tua presenza vera, un incontro pasquale con Cristo nell'orto, questo Cristo talvolta inatteso.
Che ogni episodio della giornata sia un momento in cui io ti senta chiamarmi per nome, come chiamasti Maria!
Concedimi allora di voltarmi verso di te.
Concedimi con una parola sola ma con tutto il cuore, di rispondere: "Maestro!"

buongiornopasquarisurrezionerapporto con Dionuovo giorno

inviato da Mariangela Molari, inserito il 02/06/2002

RACCONTO

53. Mangia il tuo frutto   2

Anthony de Mello, Il canto degli uccelli

Un discepolo una volta si lamentava con il maestro: "Ci racconti delle storie, ma non ci riveli mai il loro significato."

Il maestro rispose: "Che ne diresti se qualcuno ti offrisse un frutto e lo masticasse prima di dartelo?"

Nessuno può sostituirsi a te per trovare il tuo significato. Neppure il maestro.

senso della vitaricerca di senso

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 28/05/2002

TESTO

54. Accosta di più il tuo orecchio alla terra

Helder Camara

Metti il tuo orecchio contro la terra
e interpreta i rumori.
Quello che domina
sono dei passi inquieti e agitati,
passi pesanti di amarezza e di ribellione...
Non si sentono ancora
i primi passi della speranza.
Accosta di più il tuo orecchio alla terra.
Trattieni il fiato.
Libera le tue antenne interiori:
il Maestro cammina lì vicino.
E' più facile che sia assente
nelle ore felici
che in quelle dure,
dai passi malcerti e difficili...

speranzafiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 27/05/2002

RACCONTO

55. Ascoltare   1

Anthony De Mello

Quando un uomo, il cui matrimonio era in crisi, cercò il suo consiglio, il maestro disse: «Devi imparare ad ascoltare tua moglie.»
L'uomo prese a cuore questo consiglio e tornò dopo un mese per dire che aveva imparato ad ascoltare ogni parola che la moglie dicesse.
Il maestro gli disse sorridendo: «Ora torna a casa e ascolta ogni parola che non dice.»

ascoltomatrimoniocoppiafamiglia

4.0/5 (3 voti)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 22/05/2002

RACCONTO

56. Ascolta il Maestro!

Anthony De Mello, Un minuto di saggezza nelle grandi religioni

Un viaggiatore disse a uno dei discepoli: «Sono venuto da molto lontano per ascoltare il maestro, ma non trovo niente di straordinario nelle sue parole.»
«Non ascoltare le sue parole. Ascolta il suo messaggio.»
«E come si fa?»
«Afferra una frase che lui dice, scuotila finché tutte le parole cadono. Ciò che rimarrà infiammerà il tuo cuore.»

ascolto

inviato da Stefania Raspo, inserito il 08/05/2002

PREGHIERA

57. Preghiera dello sportivo   1

Luigi Guglielmoni

Grazie, Signore, per il corpo
col quale possiamo muoverci,
giocare e fare festa.
Grazie per la salute e la pace
che ci fanno gustare la vita
con gioia ed entusiasmo.
Grazie per il tempo libero
che trascorriamo divertendoci
in compagnia degli amici.
Grazie per le persone e gli spazi
che ci consentono di fare sport,
di allenarci e di gareggiare.
Grazie per le vittorie e le sconfitte
che rivelano il cammino della vita
e fanno maturare "dentro".
Grazie perché dopo il gioco
possiamo affrontare più sereni
gli impegni quotidiani.
Grazie per quanto impariamo
dalla disciplina sportiva
e dai campioni sul campo e nella vita.
Grazie per la domenica,
giorno di riposo e di preghiera,
dl fraternità con tutti.
Grazie perché tu, Signore,
sei il nostro allenatore e maestro
e rimani con noi ogni giorno.

sporttempo libero

inviato da Don Benito Giorgetta, inserito il 08/05/2002

PREGHIERA

58. Preghiera per il parroco

Signore, ti ringraziamo
di averci dato un uomo, non un angelo
come Pastore delle nostre anime.

Illuminalo con la tua luce,
assistilo con la tua grazia,
sostienilo con la tua forza.

Fa' che l'insuccesso non lo avvilisca
e il successo non lo renda superbo.

Rendici docili alla sua voce.
Fa' che sia per noi
amico, maestro, medico, padre.

Dagli idee chiare, concrete, possibili;
a lui la forza di attuarle,
a noi la generosità
nella collaborazione.

Fa' che ci guidi
con l'amore, con l'esempio,
con la parola, con le opere.

Fa' che in lui crediamo,
stimiamo ed amiamo te.

Che non si perda nessuna
delle anime che gli hai affidato.
Salvaci insieme con lui.
Amen.

sacerdozioparroco

inviato da Luana Minto, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

59. Lo specchio e la finestra   1

Un giovane ebreo andò da un Rabbino, suo maestro di vita, a esporgli una sua perplessità: "Quando vado nella casa dei ricchi non mi sento a mio agio, ho l'impressione di non essere accolto e non riesco a comunicare. Quando, invece, entro nella casa dei poveri, non ho alcun problema, mi comporto e parlo così come faccio con gli amici di vecchia data. Che differenza c'è tra ricchi e poveri?".

Il rabbino lo invitò ad andare alla finestra e a descrivere ciò che vedeva. "Ci sono una donna e un bambino, su di un carro, che si dirigono contenti verso la zona del mercato".

Al che il rabbino soggiunse: "Ora va' davanti allo specchio e dimmi cosa vedi".
Il giovane rispose che scorgeva solo la sua immagine.

Il saggio maestro di vita così concluse: "Figlio mio, la finestra e lo specchio sono fatti entrambi di una lastra di vetro. Ma, mentre la finestra ti permette di vedere la vita che c'è attorno, lo specchio ti permette di vedere solo te stesso. Basta un foglio d'argento per non farti contemplare la realtà e renderti triste nel mostrarti solo la tua immagine".

ricchezzapovertàinteriorità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

60. La tazza traboccante   2

Nyogen Senzaki e Paul Reps, 101 storie Zen, ed. Adelphi Milano 1989

Un saggio maestro giapponese, noto per la saggezza delle sue dottrine, ricevette la visita di un dotto professore di università, che era andato da lui per interrogarlo sul suo pensiero.

Il saggio maestro, secondo l'usanza, prima di tutto servì il thé: cominciò a versarlo, colmando la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare tranquillamente, con una espressione serena e sorridente.

Il professore guardava il thé traboccare, ed era talmente stupito, da non riuscire a chiedere spiegazione di una distrazione così contraria alla norme della buona educazione.

Ad un certo punto non riuscì più a contenersi: "E' ricolma! Non ce ne sta più" - esclamò spazientito.

"Come questa tazza - disse il saggio imperturbabile - tu sei ricolmo della tua cultura, delle tue sicurezze, delle tue congetture erudite e complesse. E allora, come posso parlarti della mia dottrina, che è comprensibile solo agli animi semplici e aperti, se prima non vuoti la tua tazza?".

umiltàsenso della vitaricerca di senso

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

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