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PREGHIERA
21. Signore, fa' ch'io possa vederti negli ammalati 1
Madre Teresa di Calcutta, Something Beautiful for God
Signore amatissimo, fa' ch'io possa vederti oggi e ogni giorno nella persona dei tuoi malati, e servirti curandoli.
Se ti nascondi sotto la figura sgradevole del collerico, dello scontento, dell'arrogante, fa' ch'io possa ancora riconoscerti e dire: "Gesù, mio paziente, quanto è dolce servirti".
Signore, dammi questa fede che vede chiaro, e allora il mio compito non sarà mai monotono, sempre la gioia zampillerà quando mi presterò ai capricci e risponderò ai desideri di tutti i poveri sofferenti...
O Dio, poiché sei Gesù il mio paziente, degnati anche di essere per me un Gesù che ha pazienza, indulgente con i miei errori e che tiene conto dell'intenzione, perché la mia intenzione è di amarti e di servirti nella persona di ogni tuo malato.
Signore aumenta la mia fede (Lc 17,5), benedici i miei sforzi e il mio compito, ora e sempre.
malatoservizio ai malatipazienza
inviato da Maria Grazia Lucca, inserito il 21/02/2014
RACCONTO
Due fratelli, uno di cinque anni e l'altro di dieci, vestiti di stracci, continuavano a chiedere un po' di cibo per le case della strada che circondava la collina. Erano affamati, ma non riuscirono ad ottenere niente, i loro tentativi frustanti li rattistavano.
Finalmente, una signora diede loro una bottiglia di latte. Che festa per i due bambini! Allora si sedettero sul marciapiede, e il più piccolo disse a quello di dieci anni: "Tu sei il maggiore, bevi per primo...", e lo guardava coi suoi denti bianchi, con la bocca mezza aperta.
Il grande si portò la bottiglia alla bocca e, facendo finta di bere, stringeva le labbra per non far entrare nemmeno una sola goccia di latte. Poi passò la bottiglia al fratellino che, dando un sorso, esclamò: "Com'è saporito!".
Poi fu di nuovo il turno del maggiore. Anche questa volta si portò la bottiglia alla bocca, ormai già quasi mezza vuota, ma non bevve niente. E fecero così finché il latte non finì.
A quel punto il fratello maggiore, benché con lo stomaco vuoto ma col cuore traboccante di gioia, cominciò a cantare e a danzare.
Saltava con la semplicità di chi non fa niente di straordinario, o ancora meglio, con la semplicità di chi è abituato a fare cose straordinarie senza dargli importanza.
Noi che viviamo in un mondo di agiatezze, possiamo imparare una grande lezione da quel ragazzo: "Chi dà è più felice di chi riceve".
donaredareamoregratuitàfamiglia
inviato da Cinzia Novello, inserito il 06/07/2013
TESTO
23. Silenzio e comunicazione 1
Claudio M. Celli, Il silenzio è attivo, in Vita Pastorale n. 5/2012
Il silenzio non è mancanza di comunicazione; il silenzio fa parte del flusso di messaggi e informazioni che caratterizza la nuova cultura della comunicazione.
Il silenzio parla, il nostro silenzio può esprimere la vicinanza, la solidarietà e l'attenzione agli altri.
Il silenzio è un modo forte per esprimere il nostro rispetto e il nostro amore per gli altri. Nel silenzio ascoltiamo l'altro, diamo la priorità alla parola dell'altro. Il silenzio è un atteggiamento attivo. E' il nostro silenzio che permette e dà spazio all'altro per parlare.
Il silenzio rafforza il rapporto, il legame tra due persone. Nel silenzio riesco a capire chi è l'altro e proprio in questo trovo me stesso. Il silenzio mi permette di essere attento al contenuto della comunicazione. E' il silenzio che ci aiuta a vedere... In fondo è nel silenzio che riesco a dare il giusto significato alla comunicazione e non essere solamente sommerso dal volume della stessa comunicazione.
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 13/03/2013
TESTO
24. La bisaccia del cercatore 2
Tonino bello, La bisaccia del cercatore, ediz. La meridiana
Se io fossi un contemporaneo di Gesù, se fossi uno degli Undici ai quali Gesù, nel giorno dell'Ascensione, ha detto: "Lo Spirito santo verrà su di voi e riceverete da lui la forza per essermi miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, la Samaria e fino all'estremità della terra" (At 1,8), nell'atto di congedarmi dai fratelli, sapete cosa avrai preso con me? Innanzitutto il bastone del pellegrino e poi la bisaccia del cercatore e nella bisaccia metterei queste cinque cose: un ciottolo del lago; un ciuffo d'erba del monte; un frustolo di pane, magari di quello avanzato nelle dodici sporte nel giorno del miracolo; una scheggia della croce; un calcinaccio del sepolcro vuoto. E me ne andrei così per le strade del mondo, col carico di questi simboli intensi, non tanto come souvenir della mia esperienza con Cristo, quanto come segnalatori di un rapporto nuovo da instaurare con tutti gli abitanti, non solo della Giudea e della Samaria, non solo dell'Europa, ma di tutto il mondo: fino agli estremi confini della terra. Ecco, io prenderei queste cose. Ma anche il credente che voglia obbedire al comando missionario di Gesù dovrebbe prendere con sé queste stesse cose.
segnifedecredereobbedienzamissioneevangelizzazionelibertàinterioritàesterioritàtestimonianzaascensione
inviato da Don Fabio Sgaria, inserito il 23/09/2012
PREGHIERA
25. Decalogo dei ministranti 2
1. La Chiesa è la casa di Dio: entrato genufletti e fai il segno della Croce.
2. Cammina piano e compostamente.
3. Arriva in tempo per salutare il Signore e pregare un po' personalmente.
4. Accordati per il servizio prima dell'inizio della celebrazione.
5. Precedi il celebrante con ordine e serietà.
6. Fatta la genuflessione al tabernacolo va' al tuo posto in silenzio.
7. Ascolta con attenzione la Parola di Dio.
8. Stà composto sull'altare.
9. Presta attenzione al celebrante.
10. Sei vicino a Gesù: comportati come lui.
ministrantechiericochierichettocerimoniere
inviato da Simone Airaghi, inserito il 20/09/2012
TESTO
attribuito a Papa Giovanni XXIII
1. Essere buono è dimenticare se stessi per pensare agli altri.
2. Essere buono è perdonare sempre, pensando che la debolezza umana è più grande della cattiveria.
3. Essere buono è avere pietà della debolezza altrui, pensando che noi non siamo diversi dagli altri e che, nelle loro condizioni, forse saremmo stati peggiori.
4. Essere buono è chiudere gli occhi davanti all'ingratitudine.
5. Essere buono è dare anche quando non si riceve, sorridendo a chi non comprende o non apprezza la nostra generosità.
6. Essere buono è sacrificarsi, aggiungendo al peso delle nostre pene di ogni giorno, quello delle pene altrui.
7. Essere buono è tenere ben stretto il proprio cuore, per riuscire a soffocare le sofferenze e a sorridere costantemente.
8. Essere buono vuol dire accettare il fatto poco simpatico che più doneremo, più ci sarà domandato.
9. Essere buono è acconsentire a non avere più nulla riservato a noi stessi, tranne la gioia della coscienza pura.
10. Essere buono è riconoscere con semplicità che davvero buono è solo Dio.
bontàgenerositàmisericordiamagnanimitàsacrificiosorrisogratuità
inviato da Don Giuseppe Ghirelli, inserito il 23/08/2012
TESTO
27. Vogliamo essere animatori così - Decalogo animatore 3
1. La direzione dell'animatore è la direzione di Cristo: una e una sola!
2. Se c'è un metodo è lo stesso metodo di Dio: a) non sta dietro la cattedra ad insegnare; si siede in mezzo ai ragazzi per testimoniare, b) Condivide la loro vita e li conosce personalmente uno per uno, li chiama per nome.
3. L'obiettivo è "presentare i ragazzi a Dio oltre che solo Dio ai ragazzi" (la preghiera).
4. Portare nel cuore le realtà di vita di ognuno e farlo diventare un offertorio costante nella propria vita di preghiera (prega per il gruppo e per ciascun componente del gruppo).
5. Non pensare che il gruppo è completo e ti appartiene perché manca sempre qualcuno (la pecorella smarrita da andare a cercare).
6. La cosa bella è che l'animatore cresce nella misura in cui crescono i ragazzi.
7. Ricordati però che non sei solo, condividi questo servizio con altri con i quali devi essere in comunione di preghiera e di azione.
8. Parrocchia ma non troppa: la tua spiritualità è laicale: nel mondo attento alle cose del mondo (non chiudersi in sacrestia). Dì ai tuoi ragazzi di andare in piazza a fare le vasche... da cristiani però.
9. Se riconosci di avere il carisma dell'educatore, coltivalo! (parabola di talenti); prega e usa i mezzi specifici che la Chiesa e/o il tuo gruppo ti da.
10. "Animatore fai da te? no Diotour? AHI - AHI - AHI".
educatoreeducareanimatoregruppo
inviato da Don Giuseppe Ghirelli, inserito il 23/08/2012
TESTO
28. Le cinque tappe dell'amore
Ho voluto fare un viaggio in un'altra terra per scoprire le differenze tra gli uomini.
Nella mia prima tappa ho incontrato un bambino i suoi occhi erano pieni di gioia e curiosità; guardandolo bene ho scoperto che anche negli occhi dei bimbi della mia terra c'è la stessa gioia e curiosità.
Nella seconda tappa ho visto un contadino, era sudato con la schiena bruciata dal sole, le sue mani ferite e callose. Ho scoperto poi che anche nella mia terra i contadini sudano per il pane di ogni giorno.
Continuando il mio viaggio mi sono fermata per la terza volta, la mia terza tappa, qui ho visto una madre che cullava il suo bimbo, cantava una dolce melodia per addormentarlo, nei miei ricordi ho rivisto gli occhi di mia madre e ho risentito in fondo al cuore la ninnananna che mi cantava, sì anche nella mia terra le mamme sono piene d'amore.
Nella quarta tappa, ho incontrato un povero, chiedeva l'elemosina, la sua mano era tesa verso di me, nel suo sguardo tanta vergogna e desolazione, anche nella mia terra la povertà è uguale.
Alla fine del mio viaggio, nell'ultima tappa, la quinta, ho visto un uomo che pregava, il suo volto sprigionava serenità, le sue mani erano giunte e il capo chino, era immobile! Sembrava vivere in un'altra dimensione.
Mi sono inginocchiata al suo fianco e mi sono messa davanti a Dio, ho pregato, in quel momento ho capito che non esistono differenze tra gli uomini, tutti seguono un'unica strada, quella dell'amore!
inviato da Silvana Lunardi, inserito il 24/06/2012
TESTO
Cristo ti chiede di essere un uomo o una donna capace di portare gioia:
1 - ti chiede gli occhi per guardare la realtà del mondo senza chiuderti in te stesso;
2 - ti chiede la mente per escogitare facezie e battute umoristiche onde riuscire a far sorridere chi piange;
3 - ti chiede orecchie per ascoltare e far tuoi i problemi degli altri, dimenticando le proprie amarezze;
4 - ti chiede le spalle per aiutare i tuoi fratelli a portare la croce, senza infastidirti più di tanto di quella che già tu porti;
5 - ti chiede le braccia per sollevare i pesi che gli altri non riescono a rimuovere, temendo di restare schiacciati sotto di essi;
6 - ti chiede i piedi per andare da chi soffre e portare un sorriso;
7 - ti chiede il cuore per amare chi non ha mai ricevuto una carezza e chi si dibatte tra gli affanni;
8 - ti chiede la bocca per pronunciare parole di incoraggiamento e di consolazione al fine di ridare fiducia nella vita;
9 - ti chiede l'intelligenza e la volontà per diventare sale della terra laddove tutto sembra insipido;
10 - ti chiede di non restare indifferente di fronte al fratello che non riesce a venir fuori dalle tenebre in cui si dibatte e di essere per lui come la luce del sole e come l'aria che respiri.
Porterai gioia e calore, ma ricorda di nasconderti sempre come una viola in un grande prato, della quale tutti sentono il profumo, ma che nessuno riesce a trovare.
gioiaumiltàserviziosolidarietàtestimonianza
inviato da Qumran2, inserito il 28/05/2012
TESTO
Pino Pellegrino, Marino Gobbin, Omelie per un anno, Vol. 1 - Anno A, Elledici 2004
1. Prima di parlare controlla che il cervello sia inserito.
2. Non parlare di te: lascia che siano gli altri a scoprirlo.
3. Regala parole buone: la scienza sta ancora cercando una medicina più efficace delle parole buone.
4. Non dire tutto ciò che pensi, ma pensa a tutto ciò che dici.
5. Adopera ragioni forti con parole dolci.
6. Quando parli, pensa all'insalata: è buona se ha più olio che aceto.
7. Non basta parlare: bisogna comunicare. Chi parla difficile non comunica.
8. Ascolta! Ascoltare è la forma più raffinata di parlare.
9. Quando senti altrui mancamenti, serra la lingua tra i denti.
10. Parla per ultimo: sarai ricordato per primo.
parlarepredicaresaggezzacomunicarecomunicazioneascoltodolcezzabontàumiltà
inviato da Qumran2, inserito il 07/05/2012
TESTO
Epifanio di Salamina, Omelie per il Sabato Santo, PG 43, 349, 451, 462-463
Oggi un grande silenzio avvolge la terra. Un grande silenzio e una grande calma. Un grande silenzio, perché il Re dorme. La terra ha rabbrividito e si è ammutolita, perché Dio si è addormentato nella carne, e l'inferno ha tremato. Dio si è addormentato per un istante, e ha svegliato coloro che erano negl'inferi... Va alla ricerca dell'uomo come della pecorella smarrita... Prende per mano l'uomo e gli dice: «Svegliati, o tu che dormi, sorgi fra i morti e Cristo t'illuminerà» (Ef. 5, 14).
inviato da Qumran2, inserito il 07/04/2012
PREGHIERA
don Andrea Santoro, Urfa, 29 aprile 2001
Signore, benedici i tuoi figli che desiderano solo servirti servendo quelli che tu hai loro affidato. Effondi su di noi il tuo Spirito perché possiamo farlo traboccare con abbondanza.
Tienici uniti nella nostra diversità: non così uniti da spegnere la diversità, non così diversi da soffocare l'unità. Compi in noi il miracolo della tua unità: tu Uno nella sostanza eppure trino nella relazione personale.
Donaci la tua fecondità di Padre, la tua donazione di Figlio, la tua effusione di Spirito, perché il mondo creda che tu ci hai mandato e perché ci sia dato di amarlo questo mondo, di rigenerarlo con te, di portarlo stretto a noi come una madre porta stretto a sé il proprio figlio.
Donaci di amarti e di svuotarci per te per riempirci di te. Benedici questa terra già benedetta e donaci di essere per essa una benedizione.
Donaci quella benedizione che in essa lasciarono, calpestandola, i patriarchi, gli apostoli, Maria, e tutti i nostri padri nella fede.
don Andrea Santoro, missionario ucciso il 5 febbraio 2006
testimonianzamartiriofedemissione
inviato da Qumran2, inserito il 11/01/2012
PREGHIERA
Gomes L., Compendium perquambreve utriusque Signaturæ, insertum eius operi: Commentarii iudiciales Cancellariæ, Venetiis 1575, f. 84v, col. B. (rev. secondo EI nº 5).
Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo: sentiamo il peso delle nostre debolezze, ma siamo tutti riuniti nel tuo nome; vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori: insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire, compi tu stesso quanto da noi richiedi.
Sii tu solo a suggerire e guidare le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo, hai un nome santo e glorioso.
Non permettere che sia lesa da noi la giustizia, tu che ami l'ordine e la pace; non ci faccia sviare l'ignoranza, non ci renda parziali l'umana simpatia, non c'influenzino cariche o persone; tienici stretti a te con il dono della tua grazia, perché siamo una cosa sola in te e in nulla ci discostiamo dalla verità; fa' che, riuniti nel tuo santo nome, sappiamo contemperare bontà e fermezza insieme, cosí da far tutto in armonia con te, nell'attesa che per il fedele compimento del dovere ci siano dati in futuro i premi eterni.
Amen.
inviato da Qumran2, inserito il 03/06/2011
RACCONTO
Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un'ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9,00.
Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo. Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita. Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita.
Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie. Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall'Alzheimer. Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi. Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni.
Ne fui sorpreso, e gli chiesi: "E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?".
L'uomo sorrise dicendo: "Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei".
Dovetti trattenere le lacrime... Avevo la pelle d'oca e pensai: "Questo è il genere di amore che vorrei nella mia vita".
Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.
amorefedeltàcoppiamatrimoniomalattiaaccettazionevecchiaiaammalati
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 21/02/2011
TESTO
35. Decalogo per trattare con un arrogante 2
Mons. Domenico Sigalini, Messagero di Sant'Antonio, marzo 2009
1. Non ti sentire mai offeso, nessuno può entrare nel sacrario della tua coscienza.
2. Non perdere tempo a rendere pan per focaccia: peggiori tu e spingi l'altro a perseverare.
3. Non compatirlo, ma creagli attorno un contesto disarmante di amicizia.
4. Spesso è maleducazione incosciente la sua: aiutalo a scoprire i sentimenti tenui della vita.
5. Sappi che ogni uomo ha bisogno degli altri per essere felice, ma deve allargare il cuore per far loro spazio.
6. Si è fatto lui centro del mondo: aiutalo a scoprire il vero centro che è Dio.
7. Per valutarsi nella verità di se stesso, ha bisogno di lasciare il suo loculo, nel quale si sente papa, re e profeta.
8. Se comincia a chiedere scusa, anche tra i denti, non lo scoraggiare: è su una buona strada.
9. La buona educazione non è il politicamente corretto, ma il lasciarsi conquistare da un ideale.
10. Conquisti più arroganti con una goccia di miele che con un barile di aceto.
arroganzaviolenzaprepotenzagentilezzaumiltàserenitàperdono
inviato da Luca, inserito il 08/01/2011
TESTO
36. I dieci comandamenti del bambino 5
1° Non avrai altri bambini che noi oggi:
rispettaci, difendici, amaci: solo così saremo gli uomini del domani.
2° Non deturpare il nostro nome di bambini:
lasciaci giocare, sorridere e sognare; permettici di essere bambini.
3° Siamo noi bambini la festa della famiglia e del mondo,
perché siamo nati dal cuore stesso di Dio e siamo il futuro: santificaci col tuo amore.
4° Amando noi, onorerai Dio che è nostro Padre e Madre;
anche noi domani saremo Padre e Madre, se ci avrai trasmesso valori da vivere.
5° La vita è vita dal concepimento alla morte: dopo inizia la definitiva:
rispetta la nostra vita fin dal seno materno e continua a generarci, permettendo di nascere, vivere e cantare.
6° Non c'è niente al mondo di più bello, semplice e puro di un bambino;
difendi la nostra trasparenza col tuo affetto vero e non sporcarti della nostra innocenza.
7° Non rubarci la nostra spontaneità, il nostro sorriso, la nostra allegria con i tuoi idoli:
lasciaci essere bambini e non voler bruciare le tappe per noi: c'è tempo.
8° Non dire che ci vuoi bene finché ci saranno bambini soldati, minatori, schiavi del sesso e fonte di guadagni, piccoli lavoratori senza diritti e difesa: quante bugie su di noi.
9° Non desiderare di arricchirti, aver prestigio, potere e forza, magari calpestandoci, sfruttandoci, non trovando tempo da perdere con noi per giocare insieme: troppo in fretta diventeremo grandi.
10° Non desiderare l'ideale di noi, magari additandoci il figlio del vicino perché migliore: amaci come siamo, nel reale, perché così Dio ama anche te: solo così potremo cambiare insieme.
bambinicomandamentiinnocenzarispettoinfanziadieci comandamenti
inviato da Gianni Fanzolato, inserito il 08/01/2011
PREGHIERA
- Noi crediamo che Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto (cfr. Ef 1,4).
- Noi crediamo che quelli che Egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo (Rm 8,29).
- Noi crediamo che Dio ci ha scelti fin dal seno materno, ci ha chiamati con la sua grazia e si compiace di rivelare a noi suo Figlio, perché lo annunziamo (Gal 1,15-16).
- Noi crediamo che Dio ha scelto ciò che è debole per confondere i forti, affinché la nostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio (1Cor 1,27).
- Noi crediamo che a ciascuno Dio ha dato una manifestazione dello Spirito per l'utilità comune (1Cor 12).
- Noi crediamo di doverci comportare in maniera degna della vocazione che abbiamo ricevuto: con tutta umiltà, mansuetudine e pazienza, cercando di crescere in ogni cosa verso di Lui (Ef 4,1-2).
- Noi crediamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno (Rm 8,28).
- Noi crediamo a colui che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la sua potenza che già opera in noi (Ef 3,20).
- Noi crediamo che colui che ha iniziato in noi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù, perché colui che ci ha chiamati è fedele (Fil 1,6; 1Ts 5,24).
credocrederevocazioneelezioneamore di Diocarismi
inviato da Qumran2, inserito il 03/09/2010
TESTO
38. Un decalogo per il papà, proposto da un bambino 2
1. Non viziarmi. So benissimo che non dovrei avere tutto quello che chiedo. Voglio solo metterti alla prova.
2. Non essere incoerente: questo mi sconcerta e mi costringe a fare ogni sforzo per farla franca ogni volta che posso.
3. Non fare promesse: potresti non essere in grado di mantenerle. Questo farebbe diminuire la mia fiducia in te.
4. Non correggermi davanti alla gente. Ti presterò molta più attenzione se parlerai tranquillamente con me a quattr'occhi.
5. Non brontolare continuamente: se lo fai dovrò difendermi facendo finta di essere sordo.
6. Non badare troppo alle mie piccole indisposizioni. Potrei imparare a godere di cattiva salute se questo attira la tua attenzione.
7. Non preoccuparti per il poco tempo che passiamo insieme. È come lo passiamo che conta.
8. Non permettere che i miei umori suscitino la tua ansia perché allora diventerei ancora più pauroso. Indicami il coraggio.
9. Non dimenticare che non posso crescere bene senza molta comprensione ed incoraggiamento... ma non ho bisogno di dirtelo, vero?
10. Ricordati, io imparo di più da un esempio che da un rimprovero.
padrepaternitàeducazionebambinigenitorifigli
inviato da Qumran2, inserito il 26/08/2010
ESPERIENZA
39. Parlare dell'aborto in assemblea di classe 1
C. D'Esposito, Rivista "Vita Francescana", maggio 1975
PAOLO (anni 15): Io dico che l'aborto è lecito, quando si sa che il bambino nascerà deforme. A che serve farlo nascere? Io non vorrei vivere, se fossi deforme.
PROF.: (Eh già, bello e viziato come sei...) Paolo, ma allora lo scopo della vita è essere belli?
PAOLO: No, certo, non è essere belli. Ma nemmeno brutti!
MANUELA (anni 15; meditabonda e sagace): Lui vuol dire che lo scopo della vita è essere felici.
PROF.: E mi sai dire qual è lo scopo dell'aborto? Rendere felice la madre?
GIORGIO (interdetto): Lo scopo dell'aborto...
PROF.: La madre è più felice, dopo?
Vorrei dire a Paolo che il suo è un ragionamento fatto coi piedi. Se chi è deforme non ha diritto di vivere, allora dovremmo uccidere i gobbi, i paralitici, i pazzi.
MANUELA (indignata): Che c'entra! Quelli, ormai, sono nati. Sono vivi, sono interi. Prima di nascere non siamo nemmeno interi.
PROF.: fammi capire: essere uomini significa essere interi?
GIORGIO: Senta, non riattacchiamo con la filosofia.
PROF. (divertita): Io lo facevo per Paolo. Pensa a lui, che ragiona con i piedi. Se si sloga un piede, non è più Paolo. Vi do un suggerimento; facciamo fuori Paolo
GIORGIO (rassegnato): Vi saluto, gente. Parla la professoressa, quindi l'assemblea è finita.
PROF.: Ascolta, Giorgio: un uomo e una donna si sposano, pur sapendo di essere gravemente malati. Incoscienti, no? E fanno pure di peggio: questi criminali, questi irresponsabili, fanno pure cinque figli.
GIORGIO (atterrito): Cinque figli? Ma saranno tutti malati!
PROF.: Tutti malati, è evidente. Chi sordo, chi cieco, chi demente; uno sfacelo, uno spettacolo vergognoso; se ci fosse Hitler li infilerebbe nei forni. E così si perderebbe il sesto figlio.
GIORGIO (stravolto): Il sesto, professoressa?
PROF.: Che è Ludwig van Beethoven. E non dire: è bene inventata; perché è vera.
inviato da Angela Muscarella, inserito il 14/08/2010
TESTO
Ti ho visto fare il girotondo con quei bambini, sulla spiaggia.
Ti ho sentito nel mare, nel vento.
Ti ho guardato, crocefisso, con le braccia aperte per un abbraccio universale.
Ti ho perso, chiedendomi dov'eri, davanti alla foto di un bimbo di 5 anni, dilaniato dallo scoppio di una mina.
Ti ho chiesto perché gli uomini non ascoltano la tua voce, il tuo richiamo incessante.
Ti ho parlato, sperando di avere una risposta.
Ti ho urlato tutto il mio dolore e la rabbia, quando è morto mio nonno.
Ti ho sfidato dicendoti: «Tanto tu stai lassù!»
Ti ho chiesto aiuto, perché la mia fede è in crisi.
Ti ho sussurrato la mia gioia, in tutti i momenti belli.
E tu...
...mi hai sorriso attraverso gli occhi dei bambini.
...mi hai ascoltata quando andavo verso il mare, nel vento, per stare con te.
...mi hai guardata dalla croce, donando il tuo sangue anche per me.
...mi osservavi e piangevi insieme a me per ogni morte innocente.
...mi hai spiegato che l'uomo è libero di fare le sue scelte, nel bene e nel male; libero anche di non ascoltarti.
...mi hai parlato, ma ti sei accorto che adesso ero io a tapparmi le orecchie.
...mi hai fissata, comprendendo fino in fondo alla mia anima il dolore di aver perso una persona amata.
...mi hai perdonato con un abbraccio la mia presunzione e mi sono resa conto che non c'è stato un attimo della mia vita in cui tu mi abbia lasciata sola.
...mi hai aiutata non in un solo modo, ma in 100 modi diversi.
...mi hai sussurrato la tua gioia per tutti i miei momenti belli.
Mi hai amata...
rapporto con Diopresenza di Diolibertàaperturaamore di Diosilenzioascoltochiusura
inviato da Cristina Carmagnola, inserito il 14/08/2010