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TESTO
241. Chi intralcia la strada a se stesso non è in grado di proseguire 1
Se per me la ricchezza è ciò che conta di più
calcolerò il tempo in termini di denaro
invece di donare
ciò che ho, ciò che sono.
Se per me il potere è ciò che conta di più
calcolerò il mio agire in termini di successo
invece di mettermi al servizio
di coloro che hanno bisogno di me.
Se per me la sicurezza è ciò che conta di più
calcolerò il desiderio in termini di comprensione
invece di lasciare spazio dentro di me
al buio e alla sofferenza.
Se per me la felicità è ciò che conta di più
calcolerò il desiderio in termini di rischio
invece di compiere il primo passo
laddove le strade sono bloccate.
Se per me il focolare domestico è ciò che conta di più
calcolerò l'invito a partire in termini di insicurezza
invece di affrontare l'ignoto
con atteggiamento vivace e curioso.
Se per me le relazioni sono ciò che conta di più
calcolerò l'addio in termini di tristezza
invece di andarmene
per lasciare spazio al nuovo.
Se per me le abitudini sono ciò che conta di più
calcolerò le richieste in termini di disagio
invece di provare con interesse il nuovo
e mettermi così alla prova.
Se per me sono io ciò che conta di più
allora mi sarò d'impiccio da solo
invece di partire pieno di vigore
per trovare me stesso.
Se per me è Dio ciò che conta di più
allora mi abbandono
mi dono
vivo.
inviato da Maria Cristina Valdinocci, inserito il 29/05/2009
TESTO
Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l'oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l'unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch'esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: (...) tocca a noi aiutare te, difendere fino all'ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all'ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d'argento – invece di salvare te, mio Dio.
inviato da Giovanni Vacca, inserito il 29/05/2009
PREGHIERA
Signore, se penso perché sono nato
tu sei la risposta più bella,
perché mi dici "sei nato perché ti amo".
Signore, se mi chiedo dove sono nato
tu sei la risposta più dolce,
perché mi dici "eri nel mio cuore,
e sempre ci resterai".
Signore, se penso dove finirà la mia vita
ancora tu sei la risposta più serena,
perché mi dici "riposando
vivrai nel mio amore".
Signore, sono sempre io,
ora penso come vivere la mia vita
e, pensa un po', tu sei la risposta più sicura,
perché ti dico "tu sei con me, perciò
non ho nessuna paura di vivere con te".
Parlami sempre, ogni giorno di più,
perché io ogni giorno di più ti ami.
vitarispostavocazionecuoreamorevivere
inviato da Fr. Dario Rossetti RCJ, inserito il 29/05/2009
RACCONTO
Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: "Sono cieco, aiutatemi per favore".
Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete. Poi, senza chiedere il permesso dell'uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un'altra frase.
Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo: chiese se fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto. Il pubblicitario rispose: "Niente che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo in maniera diversa", sorrise e andò via.
Il non vedente non seppe mai che ora sul suo cartello c'è scritto: "Oggi è primavera... ed io non la posso vedere".
Cambia la tua strategia quando le cose non vanno bene e vedrai che sarà per il meglio. Abbi fede: ogni cambiamento è il meglio per la nostra vita.
cambiamentosperanzacoraggioperseveranzamiglioramento
inviato da Bianca Biscardi, inserito il 22/05/2009
PREGHIERA
245. Parlami, o Dio, nel mio silenzio 1
Henri J. M. Nouwen, A mani aperte
O Dio,
parla con dolcezza nel mio silenzio
quando il chiasso dei rumori esteriori di ciò che mi circonda
e il chiasso dei rumori interiori delle mie paure
continuano ad allontanarmi da te,
aiutami a confidare che tu sei ancora qui
anche quando non riesco a udirti.
Dammi orecchi per ascoltare la tua sommessa,
dolce voce che dice:
"Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi,
e io vi darò riposo...
perché io sono mite ed umile di cuore".
Che questa voce amorevole sia la mia guida.
inviato da Stella Pietropaolo, inserito il 19/05/2009
PREGHIERA
246. Spirito d'amore, vieni in me
Beata Elisabetta della Trinità
O Spirito d'amore, scendi sopra di me: rendi la mia anima una immagine vivente di Gesù, perché Egli possa rinnovarvi tutto il suo mistero.
E Tu, o Padre, chinati su questa tua piccola creatura, coprila con l'ombra del tuo Spirito e guarda in lei unicamente il figlio tuo prediletto, nel quale hai riposto tutte le tue compiacenze.
O mio Dio Trinità, mio tutto, mia beatitudine, immensità in cui mi perdo, mi consegno a voi come una preda.
Immergetevi in me perché io mi immerga in voi, in attesa di venire a contemplare, nella vostra luce, l'abisso delle vostre grandezze. Amen.
Spirito SantoPentecosteTrinità
inviato da Ester Da Ponte, inserito il 19/05/2009
RACCONTO
Giuseppe, ho fatto un sogno che non riesco proprio a comprendere, ma credo che riguardava la nascita di nostro figlio.
La gente stava facendo i preparativi con sei settimane d'anticipo: decoravano le case, compravano vestiti nuovi, uscivano spesso a fare spese e compravano regali molto elaborati.
Era tutto molto strano, perché i regali non erano per nostro figlio: li avvolgevano in fogli vistosi, li legavano con dei nastri preziosi e poi li mettevano sotto un albero. Sì, Giuseppe, un albero dentro le case; quella gente aveva decorato un albero e i rami erano pieni di ciondoli brillanti e in cima all'albero c'era una figura – mi sembrò che fosse un angelo – veramente molto bella.
Dopo ho visto una tavola splendidamente imbandita con piatti deliziosi e tanti vini: tutto sembrava squisito e tutti erano contenti, ma noi non eravamo stati invitati.
Si vedeva che la gente era felice, sorridente e perfino emozionata quando si scambiavano i regali, ma...
Sai, Giuseppe? Non rimaneva alcun regalo per nostro figlio e mi dava l'impressione che nessuno lo conoscesse perché nessuno fece mai il suo nome. Non ti sembra strano che la gente si dia tanto da fare e spenda tanto nei preparativi per celebrare il compleanno di qualcuno che non nominano mai e che forse neppure conoscono? Ebbi la strana sensazione che se nostro figlio fosse entrato in quelle case si sarebbe sentito un intruso.
Tutto era così bello e la gente così contenta, ma io avevo una gran voglia di piangere perché nostro figlio era completamente ignorato.
Che tristezza per Gesù non essere desiderato nella sua festa di compleanno!
Sono contenta perché si è trattato solamente di un sogno, ma che terribile sarebbe se ciò divenisse realtà!...
inviato da Roberto Jori, inserito il 03/05/2009
RACCONTO
Luigi Guglielmoni - Fausto Negri
«Guarda come sono forte» disse un grosso macigno a un piccolo seme.
Ciò detto si lanciò da un'altura abbattendo tutto ciò che incontrava: non si fermava davanti a nessun ostacolo e finì la sua corsa facendo un grosso buco nel terreno.
«Vedi - continuò il macigno - i miei risultati sono rapidi ed eclatanti».
Il seme sorrideva calmo. Una mano lo prese e lo seminò nel terreno. Anche il macigno fu sepolto dal vento sotto un manto di foglie di terra.
Passarono i giorni e dal seme nacque una spiga. Passò un anno e nacquero tante spighe. Dopo pochi anni, il macigno era sempre più sprofondato nel terreno mentre il seme era diventato un biondo campo di grano.
«Povero me», gemette il masso, «cosa ci sto a fare al mondo? Se qualcuno si ricorda di me, è solo per maledirmi. Come hai fatto ad essere tu il più forte?».
«Siamo forti tutti e due, ma di una forza diversa», rispose il seme.
«Tu hai bisogno di "spinte" per salire in alto, io mi affido ad una mano amica per scendere in un solco.
Tu fai molto rumore per essere vincente, io mi nascondo per crescere e lasciarmi mangiare.
Tu puoi servire al massimo per costruire archi di trionfo e lapidi da cimitero, io tolgo la fame e divento carne e sangue vitali.
Tu ti imponi con la tua mole, io attraggo per la mia bellezza.
Io sono piccolo ma ho una grande energia di dentro. Tu non puoi trascorrere una vita felice per il semplice motivo che in te non c'è neppure vita!».
piccolezzaforzavitainterioritàesterioritàdebolezzafecondità
inviato da Leonardo Salutati, inserito il 03/05/2009
PREGHIERA
Rendimi, Signore mio Dio,
obbediente senza ripugnanza,
povero senza rammarico, casto senza presunzione,
paziente senza mormorazione, umile senza finzione,
giocondo senza dissipazione, austero senza tristezza,
prudente senza fastidio, pronto senza vanità,
timoroso senza sfiducia, veritiero senza doppiezza,
benefico senza arroganza,
così che io senza superbia corregga i miei fratelli
e senza simulazione li edifichi con la parola e con l'esempio.
Donami, o Signore, un cuore vigile
che nessun pensiero facile allontani da te,
un cuore nobile che nessun attaccamento ambiguo degradi,
un cuore retto che nessuna intenzione equivoca possa sviare,
un cuore fermo che resista ad ogni avversità,
un cuore libero che nessuna violenza possa soggiogare.
Concedimi, Signore mio Dio,
un'intelligenza che ti conosca,
una volontà che ti cerchi,
una sapienza che ti trovi,
una vita che ti piaccia,
una perseveranza che ti attenda con fiducia,
una fiducia che, alla fine, ti possegga.
sapienzasaggezzaequilibriointerioritàforza interiore
inviato da Qumran2, inserito il 03/05/2009
PREGHIERA
250. Ma tu stai alla mia porta
Ma se io, Signore,
tendo l'orecchio ed imparo a discernere
i segni dei tempi,
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito della mia casa
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.
Alla tua mensa divido con te
il pane della tenerezza e della forza,
il vino della letizia e del sacrificio,
la parola di sapienza e della promessa,
la preghiera del ringraziamento
e dell'abbandono nelle mani del Padre.
E ritorno alla fatica del vivere
con indistruttibile pace.
Il tempo che è passato con te
sia che mangiamo sia che beviamo
è sottratto alla morte.
Adesso,
anche se è lei a bussare,
io so che sarai tu ad entrare;
il tempo della morte è finito.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo
per esplorare danzando
le iridescenti tracce della Sapienza dei mondi.
E infiniti sguardi d'intesa
per assaporarne la Bellezza.
mortevitarisurrezioneabbandono
inviato da Cesarina, inserito il 29/03/2009
RACCONTO
Si racconta che un alpinista, dopo lunghi anni di preparazione, decise di realizzare il suo sogno e di scalare una montagna molto alta. Volendo tutta la gloria per sé, decise di andarci da solo.
Le ore passarono in fretta e l'oscurità lo sorprese. Non avendo il necessario per accamparsi, decise di proseguire la scalata. Il buio gli impediva di vedere il proprio sentiero. Le nuvole nascondevano la luna e le stelle.
Aveva quasi raggiunto la vetta quando l'inevitabile capitò. Perse l'appoggio e cadde nel vuoto. Ebbe giusto il tempo di vedere delle macchie scure e si sentì inghiottito dall'abisso.
I principali avvenimenti della sua vita sfilarono altrettanto velocemente davanti ai suoi occhi.
Sentiva la morte avvicinarsi quando un violento colpo sembrò quasi squarciargli il ventre: aveva raggiunto la fine della corda di cui aveva fissato un'estremità nella roccia... e l'ancoraggio aveva fortunatamente resistito.
Riprese fiato e si rese conto di essere ancora lì, sospeso nel buio e nel silenzio assoluti. Ormai disperato, urlò:
- Dio mio, aiutami!!!
Immediatamente, una voce grave e profonda penetrò il silenzio:
- Che vuoi che faccia?
- Salvami, mio Dio!!!
- Credi veramente che io possa salvarti?
- Certamente, Signore!!!
- Se è così, taglia la corda che ti mantiene!!!
Ebbe un momento di esitazione, poi l'uomo si attaccò con maggiore disperazione alla corda. Il gruppo di salvataggio racconta che l'indomani trovarono l'alpinista morto. Il freddo l'aveva invaso e tra le sue mani indurite egli teneva ancora, disperatamente, la corda... a soli due metri dal suolo!!!
E tu, avresti tagliato la corda?
Nella vita, dobbiamo prendere decisioni che mettono alla prova la nostra fede.
E tu? Tu che conti tanto sulle tue corde... Accetteresti di tagliarle?
Tutti i giorni dobbiamo ravvivare la nostra fede e fare nostra, la preghiera di Isaia: "Il Signore nostro Dio ci tiene per mano e ci dice: non temere. Io sono con te."
inviato da Anna Mela, inserito il 05/02/2009
PREGHIERA
252. La tua volontà si compia in me
In questo istante, o mio Dio,
liberamente e senza alcuna riserva,
io consacro a te il mio volere.
Purtroppo, Signore, la mia volontà
non sempre si accorda con la tua.
Tu vuoi che ami la verità
e io spesso amo la menzogna.
Tu vuoi che cerchi l'eterno
e io mi accontento dell'effimero.
Tu vuoi che aspiri a cose grandi,
e io mi attacco a delle piccolezze.
Quello che mi tormenta, Signore,
è di non sapere con certezza
se amo te sopra ogni cosa.
Liberami per sempre da ogni male,
la tua volontà si compia in me:
solo tu, Signore, sii il mio tutto.
volontà di Dioabbandono in Dioconversioneinterioritàesteriorità
inviato da Qumran2, inserito il 25/01/2009
PREGHIERA
Lo sguardo tuo sereno
e mite incantò l'anima mia,
che cosa potrò dirti
in cambio, Signore,
quale lode ti potrò offrire?
Tu dai la grazia
perché l'anima bruci
incessantemente d'amore
e non conosca riposo,
né giorno né notte.
In te solo trovo riposo,
il tuo ricordo riscalda l'anima.
Ti cerco. Ti perdo.
Mostrami il tuo volto,
desiderato giorno e notte.
Signore, fa' che io ami te solo!
rapporto con Diopreghieraamore
inviato da Qumran2, inserito il 25/01/2009
TESTO
Le persone sono doni che Dio creatore ci manda... imballate.
Alcuni hanno un imballaggio bellissimo,
altri sono imballati in carta ordinarissima,
certe persone sono imballate in maniera molto sciolta,
altre in maniera molto stretta,
a volte il dono è stato maltrattato nella posta,
una volta ogni tanto c'è una consegna speciale!
Ma l'imballaggio non è il dono!
E' così facile commettere questo errore;
è simpatico se lo fanno i bambini.
Certe persone-dono sono facili da aprire;
altre hanno bisogno di aiuto per uscire dalle loro scatole:
sarà perché hanno paura?
Credono forse che fa male lasciarsi aprire?
Forse sono già stati aperti prima e sono stati buttati via!
Sarà che il loro dono non è fatto per me?
Io sono una persona. Perciò anch'io sono un dono!
Prima di tutto sono un dono a me stesso.
Dio creatore mi ha dato me stesso!
Ho mai guardato veramente dentro l'imballaggio?
Ho paura di farlo?
Forse non ho mai accettato il dono che io sono.
E' possibile che ci sia qualcosa di più,
dentro l'imballaggio, di quello che immagino?
Forse non ho mai visto il dono meraviglioso che sono io.
Può il dono di Dio essere altro che bello?
Mi piacciono i doni che mi danno quelli che mi vogliono bene,
perché non il dono di me stesso, il dono che sono io?
Io sono anche un dono dato agli altri.
Accetto di essere dato agli altri?
Di essere una persona per gli altri?
Dovranno gli altri accontentarsi dell'imballaggio,
senza mai godere del dono?
Ogni incontro fra persone è uno scambio di doni.
L'amore è una relazione fra persone
che si vedono come sono realmente:
doni dati da Dio per essere dati agli altri.
accettazione di séinterioritàesterioritàdonoaccettazioneprofondità
inserito il 25/01/2009
PREGHIERA
Tu hai chiamato, hai gridato,
e hai superato la mia sordità.
Tu hai sfolgorato,
e hai aperto i miei occhi.
Tu hai sparso i profumi,
li ho respirati
son corso dietro a te!
Io ti ho gustato,
e ho fame e sete di te.
Tu mi hai toccato,
e io brucio dal desiderio
della tua pace.
Quando sarò più vicino a te,
la mia sofferenza sarà finita.
O Signore, abbi pietà di me,
non nascondo le mie ferite;
tu sei il medico e io l'infermo.
Tu sei misericordioso,
e io tanto povero.
Donami ciò che tu comandi,
e poi comanda ciò che tu vuoi.
vocazionerapporto con Dioconversionechiamata
inviato da Miriam Bolfissimo, inserito il 25/01/2009
RACCONTO
Vita di Antonio, Atanasio
Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva nel deserto, fu preso da sconforto e da fitta tenebra di pensieri e diceva a Dio: "O Signore, io voglio salvarmi, ma i pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?".
Ora, sporgendosi un po', Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi interrompe il lavoro, si alza in piedi e prega, poi di nuovo si mette seduto ad intrecciare corde, e poi ancora si alza e prega. Era un angelo del Signore, mandato per correggere Antonio e dargli forza. E udì l'angelo che diceva: "Fa' così e sarai salvo". All'udire queste parole, fu preso da grande gioia e coraggio: così fece e si salvò.
preghieraazionelavoroorazionesalvezzaapostolatoimpegno
inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008
TESTO
Adrienne von Speyr, Esperienza di preghiera
Se io pregassi ora con ardore e facessi subito dopo di nuovo delle cose che non possono esistere davanti alla verità del Signore, allora danneggerei la verità del mio pregare: la frantumerei. Può sembrarmi temerario il pensiero che io posso nella verità aver parte alla verità di Cristo; ma questa temerarietà è esigita, perché Cristo possa assumermi.
preghieraveritàcoerenzaincorporazionedivinizzazionefedeltàrapporto con Dio
inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008
RACCONTO
258. Della vera e perfetta letizia
San Francesco d'Assisi, Fioretti
Un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria [degli Angeli], chiamò frate Leone e gli disse: "Frate Leone, scrivi". Questi rispose: "Eccomi, sono pronto". "Scrivi disse - quale è la vera letizia".
"Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell'Ordine, scrivi: non è vera letizia. Cosi pure che sono entrati nell'Ordine tutti i prelati d'Oltr'Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d'lnghilterra; scrivi: non è vera letizia. E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia".
"Ma quale è la vera letizia?".
"Ecco, io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, alI'estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d'acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: "Chi è?". Io rispondo: "Frate Francesco". E quegli dice: "Vattene, non è ora decente questa, di andare in giro, non entrerai". E poiché io insisto ancora, I'altro risponde: "Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te". E io sempre resto davanti alla porta e dico: "Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte". E quegli risponde: "Non lo farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là". Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell'anima".
letiziagioiainterioritàserenitàforza interiore
inviato da Pier Luca Bancale, inserito il 07/09/2008
PREGHIERA
Rainer Maria Rilke, Monte Croce di Perlè - Idro
Spegnimi gli occhi
e io ti vedo ancora.
Rendimi sordo
e odo la tua voce.
Mozzami i piedi
e corro la tua strada.
Senza parole
a te sciolgo preghiere.
Spezzami le braccia
e io ti stringo.
Se fermi il cuore
batte il mio cervello.
Ardi anche questo
e il mio sangue, allora,
ti accoglierà, Signore,
in ogni stilla.
amore verso Diorapporto con Diofedespiritualità
inviato da Sergio Gandellini, inserito il 07/09/2008
TESTO
- Ho appeso un cartello all'uscio del mio cuore - affittasi.
Un giorno Dio ha bussato in cerca di un abitazione per suo Figlio.
- Do in affitto a un prezzo basso - dico io.
- Non voglio prendere in affitto, intendo comprare - dice Dio.
- Questa storia l'ho già sentita; da quel che si dice in giro ci stai provando con tutti. Non so ancora se venderò, ma puoi entrare a dare un'occhiata.
- Si, certo - dice Dio.
- Potrei cederti una o due stanze...
- Mi piacciono - dice Dio. - Prenderò le due stanze. Un giorno forse ti deciderai a darmene altre. Posso aspettare.
- Vorrei darti di più, ma è un po' difficile. Ho bisogno di un certo spazio per me.
- Capisco - dice Dio - comunque aspetterò. Mi piace questa casa.
- Beh, forse posso cederti un'altra stanza, in fin dei conti non è che ne abbia poi tanto bisogno per me.
- Grazie - dice Dio - non ti butterei certo in mezzo alla strada. La tua casa sarebbe la mia casa e ci abiterebbe mio Figlio. E tu avresti più spazio di quanto non ne abbia mai avuto prima.
- Non ci capisco niente.
- Lo so - dice Dio - ma non te lo posso spiegare. Dovrai capirlo da te. E questo capiterà solo se gli darai tutta la casa.
- È un po' rischioso - dico io.
- Si - dice Dio - ma provaci con me.
- Non so proprio... Ci penserò e poi ti dirò qualcosa.
- Posso aspettare - dice Dio - Mi piace questa casa.
E tu, sei disposto ad accogliere Dio nella tua casa?
rapporto con Dioconversionecoerenza
inviato da Bianco Alessandro, inserito il 13/04/2008