I tuoi ritagli preferiti

PERFEZIONA LA RICERCA

Tutti i ritagli

Indice alfabetico dei temi

Invia il tuo ritaglio

Hai cercato i ritagli inviati da Luca

Hai trovato 230 ritagli

Ricerca avanzata
tipo
parole
tema
fonte/autore

Pagina 4 di 12  

TESTO

61. L'autentica preghiera   1

Adrienne von Speyr, Esperienza di preghiera

Se preghiamo in autentico abbandono e nella verità, allora la nostra preghiera sarà già compiuta nell'istante in cui la rivolgiamo, diversamente forse da come ce lo aspettavamo, ma tuttavia realmente. E noi ci stupiamo dell'infinita possibilità di compimento che Dio ha, della verità, della ricchezza. Mentre ci stupiamo, comprendiamo più profondamente, e sperimentiamo diversamente, siamo trascinati fuori dal nostro spazio nello spazio che Dio dona, siamo sollevati dalla nostra attesa all'attesa dell'eterna parola che parla.

preghieraveritàcontemplazioneabbandonostuporerapporto con Diofedefiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

TESTO

62. Dire messa

Thomas Merton

Se avete paura dell'Amore... non dite mai messa. La messa farà riversare sulle vostre anime un torrente di sofferenza interiore che ha un'unica funzione: di spaccarvi in due, affinché tutta la gente del mondo possa entrare nel vostro cuore.

Se avete paura della gente, non dite mai messa. Perché quando cominciate a dir messa, lo Spirito di Dio si sveglia come un gigante dentro di voi e infrange le serrature del vostro santuario privato e chiama tutta la gente del mondo affinché entri nel vostro cuore.

Se dite messa condannate la vostra anima al tormento di un Amore che è così vasto e così insaziabile che non riuscirete mai a sopportarlo da soli. Quell'amore è l'Amore del cuore di Gesù che arde dentro il vostro miserabile cuore e fa cadere su di voi l'immenso peso della sua pietà per tutti i peccati del mondo.

messacaritàamoresacerdoziopretesacerdotecomunitàservizioeucaristia

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

RACCONTO

63. Della vera e perfetta letizia

San Francesco d'Assisi, Fioretti

Un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria [degli Angeli], chiamò frate Leone e gli disse: "Frate Leone, scrivi". Questi rispose: "Eccomi, sono pronto". "Scrivi disse - quale è la vera letizia".

"Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell'Ordine, scrivi: non è vera letizia. Cosi pure che sono entrati nell'Ordine tutti i prelati d'Oltr'Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d'lnghilterra; scrivi: non è vera letizia. E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia".

"Ma quale è la vera letizia?".

"Ecco, io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, alI'estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d'acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: "Chi è?". Io rispondo: "Frate Francesco". E quegli dice: "Vattene, non è ora decente questa, di andare in giro, non entrerai". E poiché io insisto ancora, I'altro risponde: "Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te". E io sempre resto davanti alla porta e dico: "Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte". E quegli risponde: "Non lo farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là". Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell'anima".

letiziagioiainterioritàserenitàforza interiore

3.5/5 (2 voti)

inviato da Pier Luca Bancale, inserito il 07/09/2008

TESTO

64. Natale

Rabindranath Tagore

La Madre era seduta sulla paglia
con nel grembo il bambino,
come stella del mattino in grembo all'aurora.
Tutti piegarono le ginocchia:
il re e il mendicante, il santo e il peccatore,
il sapiente e l'ignorante.
Tutti ad alta voce gridarono:
vittoria per l'uomo, vittoria per il Neonato,
per colui che vive in eterno!
Come stella del mattino in grembo all'aurora.

nataleincarnazioneuguaglianza

inviato da Luca Simoni, inserito il 19/12/2007

TESTO

65. Amare è semplice

Leo Buscaglia

Amare è semplice. Siamo noi a essere complicati.

amaresenso della vita

inviato da Luca Lanari, inserito il 20/08/2007

TESTO

66. Idee

Ugo Bernasconi

L'importante non è di avere tante idee, ma di viverne una.

ideescelta di vitacoerenzafedeltàsenso della vitavita

inviato da Luca Lanari, inserito il 20/08/2007

TESTO

67. Essere se stessi   1

Jean Rhys, Addio, Mr.Mckenzie

Da bambini si è se stessi e si sa e si capisce tutto, come dei piccoli profeti. Poi all'improvviso accade qualcosa e si cessa di essere se stessi, si diventa ciò che gli altri costringono a essere. Si perde la saggezza, e l'anima.

identitàprofeziacrescereaccettazione di sé

inviato da Luca, inserito il 19/08/2007

TESTO

68. Quando ti senti solo

Trilussa

Quand'ero ragazzino, mamma mia
me diceva: «Ricordati fijolo,
quando te senti veramente solo
tu prova a recità 'n' Ave Maria
l'anima tua da sola spicca er volo
e se solleva, come pe' maggia.»
Ormai so' vecchio, er tempo m'è volato;
da un pezzo s'è ad dormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l'ho mai scordato.
Come me sento veramente solo
io prego la Madonna benedetta
e l'anima da sola pija er volo!

solitudinepreghieraMariaMadonna

inviato da Luca, inserito il 18/08/2007

TESTO

69. Presenza di Dio

Madeleine Delbrel

Dio non entrerà nella tua vita, perché egli è nella tua vita, e fare come se non vi fosse, non gli impedisce certo di esservi. L'obbedienza è la fame di essere nelle mani di Dio.

obbedienzarapporto con Dio

inviato da Luca, inserito il 11/04/2007

TESTO

70. Il presepe siamo noi

Marco Pappalardo

Il nostro corpo presepe vivente,
nei luoghi dove siamo chiamati a vivere e lavorare.
Le nostre gambe come quelle degli animali
che hanno visitato la grotta "quella notte".
Il nostro ventre come quello di Maria
che ha accolto e fatto crescere Gesù.
Le nostre braccia come quelle di Giuseppe
che l'hanno cullato, sollevato, abbracciato e lavorato per lui.
La nostra voce come quella degli angeli
per lodare il Verbo che si è fatto carne.
I nostri occhi come quelli stupiti di tutti coloro
che la Notte Santa l'hanno visto nella mangiatoia.
Le nostre orecchie come quelle dei pastori
che hanno ascoltato attoniti il canto divino proveniente dal cielo.
La nostra intelligenza come quella dei Magi
che hanno seguito la stella fino alla Sua casa
Il nostro cuore come la mangiatoia
che ha accolto l'Eterno
che si è fatto piccolo e povero come uno di noi.

Natalepresepepresepiofede

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 27/06/2006

TESTO

71. Il dogma: prigione o conquista?

Paolo VI, 5 giugno 1968

Il dogma non è una prigione del pensiero; è una conquista, è una certezza, che stimola la mente alla contemplazione e all'esplorazione, sia del suo contenuto, di solito profondo fino all'insondabile, sia del suo sviluppo nel concerto e nella derivazione di altre verità. Intellectus quaerens fidem, l'intelligenza esercita nella fede la sua ricerca, diceva il teologo medievale e tuttora degno d'esserci maestro, S. Anselmo; e aggiungeva: fides quaerens intellectum, la fede ha bisogno dell'intelletto. La fede infonde fiducia all'intelligenza, la rispetta, la esige, la difende; e per il fatto stesso che la impegna allo studio di verità divine, la obbliga ad un'assoluta onestà di pensiero, e ad uno sforzo che non la debilita, ma la conforta, tanto nell'ordine speculativo naturale, quanto in quello soprannaturale.

dogmaveritàfedeintelligenza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca, inserito il 01/05/2006

TESTO

72. Il dono supremo

Paolo VI, dall'omelia per il Giovedì Santo, 11 aprile 1974

Dove siamo? perché siamo qui riuniti? che cosa stiamo facendo? La celebrazione di questo rito esige da noi un momento d'intensa concentrazione.

È pur vero: essa non è in sostanza che una Santa Messa, quale noi celebriamo ogni giorno e moltiplichiamo in tanti luoghi diversi. Ma oggi questo rito vuole assumere il suo pieno e originario significato. Esso vuole ricordare, anzi rinnovare le sue ragioni costitutive, e acquista per noi, in ogni suo aspetto, un rilievo particolare; noi vogliamo onorare la sua misteriosa e complessa realtà; la sua origine, ch'è l'ultima Cena del Signore; la sua natura, ch'è il sacrificio eucaristico; i suoi rapporti con la Pasqua giudaica, memoriale della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù e poi segno della promessa messianica circa i futuri destini di quel popolo; il suo aspetto innovatore, ch'è l'inaugurazione d'un nuovo Testamento, d'una nuova alleanza, cioè d'un nuovo piano religioso, eminentemente più elevato e più perfetto, fra Dio e l'umanità, mediante il sacrificio d'una vittima unica e nuova, Gesù Cristo stesso.

Noi siamo collocati all'incrocio delle grandi linee traiettorie dei destini storici, profetici e spirituali dell'umanità: qui si conclude l'Antico Testamento; qui si inaugura il Nuovo; qui l'incontro con Cristo, da evangelico e particolare, si fa sacramentale e universalmente accessibile, qui la intenzione fondamentale della sua presenza nel mondo, con la celebrazione dei due misteri essenziali della sua vita nel tempo e sulla terra, l'Incarnazione e la Redenzione, si svela in gesti ed in parole indimenticabili: «Sapendo Gesù, dice infatti il Vangelo, che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Giovanni 13, 1), cioè fino all'estremo limite, fino al dono supremo di Sé.

Questo è il tema sul quale ora dobbiamo fissare la nostra attenzione. Non ne saremo veramente capaci, come non sono capaci i nostri occhi di sostenere lo sguardo diretto della luce del sole. Ma non dovranno questi nostri occhi umani e fedeli stancarsi di contemplare ciò che il misterioso fulgore dell'ultima Cena fa risplendere davanti a noi: i gesti dell'amore che si offre e si dà, e che assumono l'aspetto e la dimensione d'un amore assoluto, divino; l'amore che si esprime nel sacrificio.

Per la versione completa, clicca qui.

amoredonoeucaristiagiovedì santosacrificioultima cenamessa

inviato da Luca, inserito il 01/05/2006

ESPERIENZA

73. Celina: una madre che si è scoperta mamma.

Puntocuore.it

Celina è piccola, ma dall'alto del suo metro e sessanta, sa farsi sentire. Dalle 11.30 alle 13.00 passa quasi ogni dieci minuti alla Casa. A volte per chiedere un sacchetto di the, o per vedere cosa cuciniamo, per aiutarci a tagliare e a mangiare i pomodori.

Celina, la si trova più sovente al Punto Cuore che a casa sua. Il suo compagno o sua madre vengono sempre a cercarla da noi. Anche i suoi quattro monelli: Christian il maggiore, che ha compiuto sette anni, Janet ne ha cinque, Nazareno tre, e la piccola, cioè l'ultima Emiliana ha poco più di un anno. Per quanto riguarda il quinto, Celina è al suo sesto mese di gravidanza e l'impegno per noi è di sostenerla, ma per lei corrisponde a pomodori e cioccolato.

Celina vive in una catapecchia composta da una sola stanza, senza doccia né gabinetto; lì vive da cinque anni, con Carlos, che è cartonero. Entrambi soffrono per dipendenza dalla droga e dall'alcool. Celina riceveva degli uomini a casa per potersi procurare la polvere, delle pastiglie o delle bottiglie che l'aiutavano a dimenticare la monotonia, il sudiciume, e le difficoltà quatidiane.

Fino a quel momento noi vivevamo in grande amicizia con suo figlio, Christian, che passava le sue giornate al Punto-Cuore. Celina vedeva che noi volevamo bene a suo figlio senza comprenderne il motivo poiché a lei rendeva la vita impossibile.

Celina ha cominciato ad essere gelosa di quell'amore che notava, tra Esther e suo figlio. Aiutata da Jacinthe, ha compreso che aveva diritto anche lei a quell'amore. Un amore senza calcolo, che ricomincia ogni giorno. Un amore presente anche quando si è ubriachi o quando non sei riuscita ad alzarti al mattino. Che tu sia bella o sporca.

Tutto ha barcollato nella vita di Celina dal momento che ha capito che noi le vogliamo bene così com'è. Tale e quale è davvero. Senza aspettarci nulla in cambio. Allora, un giorno, quando passeggiava con Jacinthe, un uomo del quartiere l'apostrofò con il nome del suo mestiere. E Jacinthe gli rispose per le rime dicendo: "No, non è ciò che tu dici, né ciò che fa. Lei è una mia amica, lei è Celina". "Ma come? sono la tua amica? Io non sono quello che lui dice?".

Poi venne il giorno in cui la sua vita così agitata la portò all'ospedale. La miscela di pastiglie e vino avevano provocato i loro danni. Operata d'urgenza. Il medico fu chiaro: "A ventiquattro anni, tu hai più di quaranta calcoli tra la cistifellea e il rene. Non durerai a lungo se continui a drogarti e a bere in quel modo". Ci davamo il cambio al suo capezzale, con sua madre e sua sorella, ed ero presente quando si è svegliata dall'operazione. Così tu Celina hai finalmente capito che qualcuno ti voleva bene. Forse, né tua sorella né tua madre non te lo avevano mai detto. Ma là, accanto a te, esse te lo hanno fatto capire.

Oggi Celina conduce i suoi tre piccoli a scuola. Si alza per dare loro il bagno e per prepararli, li porta alla mensa. Alla nascita dell'ultimo, Celina è nata alla sua dignità di donna e alla sua vocazione di madre.

Poco alla volta, si è scoperta capace e felice di fare la mamma. Per amare, bisogna essere stati amati. Celina, per la prima volta in tutte le sue gravidanze, ha accettato di andare da un medico per preparare la nuova nascita.

Grazie Celina, per essere nata all'amore e di farlo nascere in noi. Grazie per la tua fiducia.

amarematernitàcrescitamaturazionefedefiducia

inviato da Luca, inserito il 19/04/2006

TESTO

74. Uomini e no

Manuel Bandeira, Brasile

Ieri ho visto una bestia tra le immondizie del mio cortile, cercava cibo. Quando trovava qualcosa, senza guardare e odorare, la trangugiava con avidità. Non era né un cane, né un gatto, né un topo. La bestia, mio Dio, era un uomo!

povertàuomoumanitàrifiutimiseria

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca, inserito il 18/03/2006

TESTO

75. Stare allo stretto

Giuseppe Angelini, Le virtù e la fede, Glossa

Che il luogo appaia angusto non deve stupirci: tutti i luoghi della terra sono angusti. Il rimedio non lo si può trovare in un altro luogo della terra, ma soltanto sfondando il cielo.

interioritàesterioritàvita

inviato da Luca, inserito il 18/03/2006

TESTO

76. Credere ad un mito

Gerhard Von Rad

E' proprio l'uomo devoto quello che corre il maggiore pericolo di configurare Dio a sua immagine o secondo un'altra immagine. Anche noi cristiani corriamo incessantemente il pericolo di credere a miti e adorare immagini. Non esiste una sola verità di fede che non possiamo manipolare idolatricamente.

idolatriaveritàfede

inviato da Luca, inserito il 18/03/2006

TESTO

77. Passato che non passa

Madeleine Delbrel

Non dovete nessuna fedeltà al passato in quanto passato; darete fedeltà soltanto a ciò che a voi ha portato di eterno, cioè di carità.

passatopresentecaritàeternità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca, inserito il 26/02/2006

TESTO

78. Cultura e religione

Rino Fisichella, Path, 3, 2004

Non esiste di fatto, una cultura senza religione, come se questo le fosse un corpo estraneo innestato in un imprecisato momento del suo sviluppo storico. La religione, al contrario, favorisce il nascere, il crescere e lo sviluppo della cultura e in essa immette i germi fondamentali che le permettono di comprendere e descrivere l'uomo con la sua storia. Imporre una divisione tra religione e cultura è un processo ideologico sterile che non porta lontano e concretamente conduce alla stessa cultura dell'asfissia. L'incontro tra la religione e la cultura, dunque, è una realtà che appartiene alla natura stessa delle cose, perché partecipe dell'essere stesso dell'uomo nel suo auto-comprendersi e progettarsi.

culturareligionesocietà

inviato da Luca, inserito il 26/02/2006

TESTO

79. Desideri di fronte a Dio

Madeleine Delbrel

Non devi temere di metterti di fronte a Lui insieme con coloro che ami e con ciò che ami. E questo, non con il desiderio di "esaltarti", né di demolirti, bensì di "diventare quello che tu sei", quello che è "dovuto" a tutti. Penso anche che tu debba stare davanti a Dio con tutti i desideri comuni che hai in cuore e che - figurati - Lui stesso ha inventato.

desideridiscernimentorapporto con Dio

inviato da Luca, inserito il 21/02/2006

TESTO

80. Scienza e Fede

P. Teilhard de Chardin, Scienza e Cristo ovvero analisi e sintesi, in La scienza di fronte a Cristo

La Scienza con le sue analisi non deve turbare la nostra Fede. Essa deve piuttosto aiutarci a meglio conoscere, comprendere ed apprezzare Dio. Sono convinto che non ci sia per la vita religiosa nutrimento naturale più potente del contatto con le realtà scientifiche ben comprese.

scienzafede

inviato da Luca, inserito il 21/02/2006

Pagina 4 di 12