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TESTO

21. La nonviolenza, forza dello spirito

Mahatma Gandhi

Non sono un visionario. Mi ritengo un idealista pratico.

La religione della nonviolenza non è intesa soltanto per i saggi indù e per i santi.
E' intesa anche per la gente comune.

La nonviolenza è la legge della nostra specie, come la violenza è la legge dei bruti.

Lo spirito giace in letargo, nel bruto, ed egli non conosce altra legge
che non quella della forza fisica.

La dignità umana chiede che si obbedisca a una legge più alta: alla forza dello spirito.

vendettanon violenzaodioforzaspirito

inviato da Emilio Centomo, inserito il 27/11/2002

RACCONTO

22. La pettegola e la gallina

A una donna che si accusava di frequenti maldicenze, San Filippo Neri domandò: "Vi capita proprio spesso di sparlare così del prossimo?".
Molto spesso, Padre", rispose la donna.

"Figliola, il vostro errore è grande. E' necessario che ne facciate penitenza. Ecco cosa farete: uccidete una gallina e portatemela subito, spennandola lungo la strada da casa vostra fin qui".

La donna ubbidì, e si presentò al santo con la gallina spiumata.

"Ora", le disse Filippo, "ritornate per le strade attraversate e raccogliete ad una ad una le penne della gallina...".

"Ma è impossibile, Padre", ribattè la donna; "col vento che tira oggi non si troveranno più".

"Lo so anch'io", concluse il santo, "ma ho voluto farvi comprendere che se non potete raccogliere le penne di una gallina sparpagliate dal vento, come potrete riparare a tutte le maldicenze gettate in mezzo alla gente, a danno del vostro prossimo?".

non giudicaremaldicenzepettegolezzigiudizio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

PREGHIERA

23. Come una filigrana   2

Tonino Lasconi

Mi hanno spiegato a scuola
cosa è la filigrana.
E' una carta che,
se tu la guardi distrattamente
e in un posto poco illuminato,
sembra bianca, vuota, inutile.
Ma se tu la guardi controluce
ti rivela stupende figure.
il professore ce lo ha dimostrato.
Ha messo la carta bianca
contro i vetri della finestra:
è apparso un bellissimo volto di Cristo.
Io, Signore, ho pensato
che l'uomo è come una filigrana.
Se lo guardi, distratto,
vedi poco, quasi niente.
Ma se tu lo guardi per bene,
nella luce,
in ognuno scopri lo stupendo tuo volto.
L'uomo, ogni uomo
è una filigrana preziosa.
Signore, aiutami
a vedere gli uomini controluce.

non giudicareaccoglienzaDio in noigiudizio

4.3/5 (3 voti)

inviato da Suor Cristina Giustozzi, inserito il 07/05/2002

TESTO

24. Per cambiare il mondo

Bayazid

Quand'ero giovane ero un rivoluzionario e tutte le mie preghiere erano: "Signore, dammi la forza di cambiare il mondo!".

Verso la mezza età, modificai la mia preghiera: "Signore, dammi la grazia di cambiare tutti quelli che vengono in contatto con me. Anche solo la mia famiglia e i miei amici e sarò contento".

Ora, avanti negli anni, costatando che la vita passa senza poter cambiare nulla, prego: "Signore, fa' che cambi me stesso!".

Avessi sempre e soltanto pregato così! Se avessi sempre pregato così, avrei cambiato il mondo.

conversionecambiamentomiglioramentonon giudicareamoreaccoglienzagiudizio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 06/05/2002

TESTO

25. La Pace a tutti i costi

don Primo Mazzolari, Tu non uccidere

Ci siamo accorti che non basta essere custodi della pace e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri ne siano i soli testimoni. Come cristiani dobbiamo essere in prima linea nello sforzo comune verso la pace. Davanti per vocazione non per paura. Quando fa buio la lampada non la si mette sotto la tavola.

Opponendo guerra a guerra, violenza a violenza non si fa che moltiplicare le rovine. Invece di uno saremo in due a buttar giù, non importa se per ragioni o con animi opposti. Perché non ammazzo chi non è d'accordo con me, non vuol dire che io sia d'accordo con lui. Non l'ammazzo perché sono certo che la mia verità ha tanta verità da superare l'errore dell'altro. La verità non ha bisogno della mia violenza per vincere. Il cristiano è contro ogni male, non fino alla morte del malvagio, ma fino alla propria morte, dato che non c'è amore più grande che quello di mettere la propria vita a servizio del bene del fratello perduto. Vince chi si lascia uccidere, non chi uccide. La storia della nostra redenzione si apre con la strage degli Innocenti e si chiude con il Calvario.

Un cristiano deve fare la pace anche quando venissero meno le ragioni della pace. Al pari della fede, della speranza e della carità, la pace è vera beatitudine, quando non c'è tornaconto o interesse o convenienza, vale a dire quando incomincia a sembrare follia davanti al buon senso della gente ragionevole.

Tutti si battono e si sputano addosso e aizzano gli uomini, i tuoi figli, gli uni contro gli altri. Tutti si armano pieni di superbia. Tutti fanno come se la pace e la guerra fossero in loro potere.

paceperdononon violenzagiustiziaamare i nemiciconflitti

inviato da Gianmarco Marzocchini, inserito il 03/05/2002

RACCONTO

26. Il dromedario e il cammello   1

Gianni Rodari

Una volta un dromedario,
incontrando un cammello,
gli disse: - Ti compiango,
carissimo fratello;
saresti un dromedario
magnifico anche tu
se solo non avessi quella brutta gobba in più.

Il cammello gli rispose:
- Mi hai rubato la parola.
E' una sfortuna per te
avere una gobba sola.
Ti manca poco ad essere
un cammello perfetto:
con te la natura
ha sbagliato per difetto.

La bizzarra querela
durò tutto una mattina.
In un canto ad ascoltare
stava un vecchio beduino
e tra sé, intanto, pensava:
"Poveretti tutti e due,
ognun trova belle
soltanto le gobbe sue.
Così spesso ragiona
al mondo tanta gente
che trova sbagliato
ciò che è solo differente!"

Vedi altra versione di Gianni Rodari

diversitàmulticulturalitàaccettazione dell'altrocomunionenon giudicaregiudiziodifferenze

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuliana Babini, inserito il 02/05/2002

RACCONTO

27. Guardando dalle mura   3

«Chi sono io?» chiese un giorno un giovane a un anziano.

«Sei quello che pensi», rispose l'anziano «Te lo spiego con una piccola storia.»

Un giorno, dalle mura di una città, verso il tramonto si videro sulla linea dell'orrizzonte due persone che si abbracciavano.

- Sono un papà e una mamma -, pensò una bambina innocente.
- Sono due amanti -, pensò un nuomo dal cuore torbido.
- Sono due amici che s'incontrano dopo molti anni -, pensò un uomo solo.
- Sono due mercanti che han concluso un buon affare -, pensò un uomo avido di denaro.
- E' un padre che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra -, pensò una donna dall'anima tenera.
- Sono due innamorati -, pensò una ragazza che sognava l'amore.
- Chissà perché si abbracciano -, pensò un uomo dal cuore asciutto.
- Che bello vedere due persone che si abbracciano -, pensò un uomo di Dio.

«Ogni pensiero» concluse l'anziano, «rivela a te stesso quello che sei. Esamina di frequente i tuoi pensieri: ti possono dire molte più cose su te di qualsiasi maestro.»

conoscersinon giudicaregiudiziopensiericomportamenti

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 30/04/2002

RACCONTO

28. La principessa e il rospo   1

Anthony De Mello

Un giorno una bella principessa decise di andare a passeggiare per la foresta e qui incontrò un rospo. Il rospo la salutò molto delicatamente. La principessa si spaventò al sentire un rospo parlare la lingua degli uomini. Ma questi la rassicurò: "Altezza Reale, in realtà io non sono un rospo. Sono un principe, ma una strega mi ha trasformato in un rospo". La principessa, che aveva un cuore generoso, gli chiese: "Posso far qualcosa per spezzare questo sortilegio?". Il rospo rispose: "Sì. La strega mi ha detto che se riuscissi a trovare una principessa che mi ami tanto da restare con me per tre giorni e tre notti, il sortilegio verrebbe spezzato e io tornerei ad essere un principe". La principessa in quel rospo poteva già vedere il principe.

Portò con sé il rospo a palazzo. Tutti esclamavano: "Cosa è quella creatura ripugnante che ha portato con sé?". E lei rispondeva: "No, non è una creatura ripugnante, è un principe!". E teneva il rospo con sé giorno e notte, a tavola e seduto sul guanciale mentre dormiva. Dopo tre giorni e tre notti si svegliò e vide quel principe giovane e bello, che baciò la sua mano con gratitudine per aver rotto l'incantesimo e averlo trasformato nel principe che era.

apparenzenon giudicareinterioritàesterioritàgiudizio

1.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 22/04/2002

TESTO

29. Amate i vostri nemici   2

Martin Luther King, La forza di amare

Ai nostri più accaniti oppositori, noi diciamo: noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d'animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi. Noi non possiamo, in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché la non-cooperazione col male è un obbligo morale non meno della cooperazione col bene. Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case, nell'ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno, noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello al vostro cuore ed alla vostra coscienza che alla lunga conquisteremo voi, e la nostra vittoria sarà una duplice vittoria.

pacenon violenzaamare i nemiciperdono

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002

PREGHIERA

30. Santa Maria, donna del vino nuovo (versione breve)   1

Tonino Bello

Santa Maria, donna del vino nuovo,
quante volte sperimentiamo pure noi
che il banchetto della vita languisce
e la felicità si spegne
sul volto dei commensali!

È il vino della festa che vien meno.
Sulla tavola non ci manca nulla:
ma senza il succo della vite,
abbiamo perso il gusto del pane che sa di grano.

Mastichiamo annoiati i prodotti dell'opulenza:
ma con l'ingordigia degli epuloni e con la rabbia di chi non ha fame.
Le pietanze della cucina nostrana hanno smarrito gli antichi sapori,
ma anche i frutti esotici hanno ormai poco da dirci.

Tu lo sai bene da che cosa deriva questa inflazione di tedio.
Le scorte di senso si sono esaurite.
Non abbiamo più vino.
Gli odori asprigni del mosto
non ci deliziano l'anima da tempo.
Le vecchie cantine non fermentano più.
E le botti vuote danno solo spurghi d'aceto.

Muoviti, allora, a compassione di noi,
e ridonaci il gusto delle cose.
Solo così le giare della nostra esistenza
si riempiranno fino all'orlo di significati ultimi.

E l'ebbrezza di vivere e di far vivere
ci farà finalmente provare le vertigini.

Mariasenso della vitanozze di cananovità di vitanon accontentarsi

1.0/5 (1 voto)

inviato da Suor Irina Mandro, inserito il 10/04/2002

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